Per Andrea Carandini è necessario che l'archeologo (ed è soprattutto ciò che devono fare i giovani archeologi senza preconcetti) si depuri d'ogni residuo classicistico e che sappia ricostruire il passato a partire da un presente in evoluzione perenne. I metodi d'indagine e le realtà trascorse non sono da considerarsi concetti e dati stabili, ma problemi le cui soluzioni si perfezionano nel tempo, restando pur sempre provvisorie. L'autore dipinge un insolito affresco dell'archeologia del mondo antico, che mira a destabilizzare tradizioni di studio congelate e istituzioni accademiche e amministrative vetuste e deteriorate. "Essere giusti" verso il passato è possibile oggi soprattutto se si è mentalmente oltre l'antichità: "tanto meglio capiremo gli antichi quanto meno fuggiremo dalla realtà loro preferendo l'"ideale classico", quanto più riusciremo a creare nuove possibilità di vita dalle quali più acutamente osservarli nella stranezza più che nella familiarità dei loro costumi".
Il volume, riccamente illustrato, ripercorre la storia dell'antica Roma dei Cesari. In particolare fa riferimento al periodo dei tre imperatori: Cesare Gaio Augusto, Augusto Cesare Ottaviano e Costantino I.
Questo volume riapre, con prospettive nuove, il dossier relativo alla cultura figurativa della Roma antica, radice imprescindibile della civiltà europea e da sempre al centro dell'interesse da parte degli studiosi. La lettura degli eventi, che ripercorre i mille anni di storia della città dalla fondazione al declino dell'impero, non è la mera descrizione di un susseguirsi di esperienze artistiche, alla quale la critica tradizionale ci ha abituato, ma vuole innanzitutto ricostruire la mentalità, le esigenze espressive di una committenza e, nel contempo, descrivere i luoghi e le modalità di svolgimento dei cerimoniali sociali, con una specifica accentuazione delle valenze ideologiche che ne sono alla base. Con il supporto di oltre quattrocento immagini, gli autori hanno articolato la narrazione storica della cultura figurativa romana in due filoni, quello formale, storico-artistico, e quello relativo ai modi specifici di esplicazione del fenomeno artistico. A Mario Torelli, storico dell'arte e della civiltà antica, si deve, oltre al progetto del libro, una ricostruzione delle strutture e delle mentalità della committenza romana, mentre Mauro Menichetti e Gian Luca Grassigli, docenti di archeologia classica nelle Università di Salerno e Perugia, hanno ripercorso i mille anni dell'arte di Roma, illustrando al lettore spazi e occasioni: dalle dimore ai sepolcri, dalle feste ai banchetti.
Il volume rappresenta una sintesi delle conoscenze acquisite dall'archeologia europea sul complesso fenomeno dei monasteri altomedievali, dei quali si indagano strutture materiali, natura, rappresentazioni, memorie e relazioni.
Gli Etruschi, con le palesi diversità che li distinguevano dagli altri popoli dell'Italia antica, le "sconosciute origini", il "mistero della lingua", "l'oscura scomparsa", hanno in ogni tempo, suscitato curiosità e desiderio di conoscenza. Lo scopo di questo volume è quello di tracciare, con l'ausilio di suggestive immagini, i lineamenti della straordinaria avventura storica degli Etruschi, dal IX al II sec. a.C. Descrive le diverse fasi della cultura etrusca dalla formazione dei centri protourbani del periodo villanoviano all'affermarsi della società gentilizia, dal momento di massima espansione del periodo arcaico con prestigiosi edifici pubblici e sacri, e produzioni artigianali e artistiche ineguagliabili, all'evoluzione che condusse la società etrusca a omologarsi al mondo romano. Rivolto a un pubblico non specialistico il volume, scritto con un linguaggio semplice e accessibile, tiene conto dei risultati delle ricerche più recenti fornendo notizie e osservazioni rintracciabili nei più attuali studi di etruscologia.
Questo manuale, ricco di esempi illustrati, si rivolge agli archeologi con l'intento di insegnare l'uso di una serie di strumenti che sono indispensabili per la documentazione e lo studio dei resti antichi. Si descrivono i principali strumenti di rilievo indiretto - stazione totale, GPS, fotogrammetria, laserscanner -, ma viene dato anche grande spazio al rilievo diretto, procedimento che è essenziale per interpretare correttamente il contesto da rappresentare. La seconda parte del testo descrive in dettaglio il funzionamento di alcune tipologie di programmi che servono per l'archiviazione, l'elaborazione e l'interscambio dei dati: software di grafica raster, DBMS, GIS e in particolar modo il CAD, sia per il disegno 2d che per la modellazione tridimensionale. La finalità è quella di indicare un metodo operativo il quale, aggiornato dalle recenti tecnologie, sia in grado di produrre risultati coerenti rispetto ai principi dell'archeologia stratigrafica, favorendo l'analisi e la ricostruzione dei monumenti del passato.
La silloge di iscrizioni cristiane latine e greche che qui si presenta si riferisce a Neapolis, a Stabiae, ad Aenaria, e a Capri. Si tratta di epigrafi spesso note singolarmente, ma mai studiate complessivamente. La gran parte delle epigrafi di Napoli proviene dalle catacombe di San Gennaro e dagli altri cimiteri suburbani della città; il restante numero di titoli, invece, deriva dai vari monumenti urbani o da occasionali ritrovamenti. Le epigrafi di Stabiae funo trovate per la maggior partenegli scavi eseguiti alla fine dell'Ottocento nei pressi della cattedrale cittadina, mentre quelle di Aenaria provengono dal sito di Santa Restituta, a Lacco Ameno. La maggior parte del materiale epigrafico è pertinente ai secoli fine IV, V e VI, e sembra manifestare la situazione, le credenze, la composizione di comunità di fedeli oramai mature e completamente sviluppate. Non a caso, il latino è la lingua della maggior parte delle iscrizioni qui esposte, tranne poche eccezioni. È stato possibile raccogliere, specialmente per Napoli, un interessante numero di iscrizioni cristiane certae originis, prendendo atto asclusivamente dei dati sicuri attraverso il contatto diretto con i materiali; oppure, quando ciò non è stato possibile, confontando le diverse posizioni degli studiosi, specialmente di quelli che hanno realmente visto le iscrizioni. Le epigrafi studiate, giudicate globalmente, possono certamente aggiungersi alla documentazione tardo-antica di questi centri...
I Bronzi di Riace e il Satiro danzante di Mazara del Vallo, la nave romana rinvenuta intatta nelle acque antistanti l'antica città di Aquileia e le statue bronzee nel mare di Brindisi, le navi romane a Pisa, la città sommersa di Baia, la nave cinquecentesca e i cannoni francesi di Sciacca, in Sicilia. Nel corso dei secoli il mare ha inghiottito, e poi lungamente celato, tesori inimmaginabili. Con il progredire della tecnica subacquea e il diffondersi di moderne e sofisticate attrezzature per la ricerca sottomarina, l'esplorazione dei fondali ha consentito il recupero di un patrimonio sommerso di inestimabile valore. Queste pagine perlustrano le coste italiane seguendo il filo tracciato dai più recenti ritrovamenti di relitti e di manufatti. La storia avvincente di scoperte spesso sensazionali - che hanno permesso di ricostruire inaspettate geografie e hanno accresciuto la conoscenza delle rotte commerciali dei secoli passati - si allaccia strettamente a una rigorosa analisi dei metodi e delle tecniche dell'esplorazione archeologica subacquea in Italia. Una storia che va dalla scoperta, nel 1950, della nave romana di Albenga, alla nascita dello STAS, Servizio Tecnico per l'Archeologia Subacquea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La pittura allegorica compare nelle decorazioni interne delle case romane alla fine degli anni 80 del I secolo a.C. Scompare una quarantina díanni pi˘ tardi con la generazione che ne aveva creato la moda, durante gli sconvolgimenti politici seguiti allíassassinio di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. Le sontuose composizioni, che rappresentano architetture in parte immaginarie e prive di qualsiasi presenza umana, sono state devotamente preservate dai successivi proprietari delle dimore, a causa probabilmente della condizione sociale di coloro che le avevano commissionate, fino a che líeruzione del Vesuvio le ha a sua volta conservate permettendoci di ammirarle. Si indaga questa moda decorativa, dalla sua probabile nascita sul Palatino, nella casa di uno dei capi della fazione conservatrice dellíaristocrazia senatoria, fino alla sua fase conclusiva nelle ville della ricca zona residenziale del golfo di Napoli. Il significato di queste pitture Ë analizzato in dettaglio, con un tentativo di ritrovare lo sguardo dei proprietari che le fecero eseguire. Si tratta di ricostruire in tutti i suoi aspetti sia la memoria di questi personaggi che le loro abitudini di percezione visiva.
Tra il gruppo di giovani aristocratici decisi a resistere alle azioni dei populares e coloro che erano andati a cercare presso i filosofi di Atene le ragioni per credere nel loro destino, spicca la grande figura di Cicerone, che possedeva una residenza nel territorio di Pompei. » una delle ambizioni di questíopera provare a far rivivere qualcosa di quello che fu lo sguardo di Cicerone.
Questo volume, attraverso le fonti greche e latine, utilizzando la documentazione archeologica, fa il punto delle conoscenze relative all'ethnos ligure, che dal IX al III secolo a.C ha occupato e abitato quella che poi Augusto chiamerà la IX Regio. Da un giudizio spesso negativo lasciato dagli antichi, che osservavano soprattutto l'asprezza dei luoghi, la mancanza di ricchezze agricole e la difficoltà di sostentamento per gli abitanti, le recenti ricerche archeologiche mostrano un quadro molto più complesso della realtà ligure, al cui interno si muovono gruppi culturali differenti: etruschi e greci, ma anche fenici e le varie popolazioni settentrionali, fino alla conquista di Roma, che, però, non riuscirà facilmente ad acculturare queste genti: i liguri "rudi et aspres" manterranno infatti i loro usi e costumi. La prima parte del volume traccia un quadro generale (leggende; paesaggio, ambiente e risorse; religione), la seconda parte esamina gli abitati e le necropoli. Nella prima età del Ferro (IX-VII secolo a.C.) si verifica la progressiva definizione culturale dei liguri; nella media età del Ferro (VI-V secolo a.C.) la realtà genovese prospetta uno spaccato chiaro e definito della società ligure con il suo fitto intreccio di rapporti; nella tarda età del Ferro (IV-metà del III secolo a.C.) si affaccia in Liguria il potere economico di Roma, tanto che nei corredi tombali di Ameglia è evidente la presenza di una fitta rete commerciale ormai gestita quasi esclusivamente dai romani.