Molte persone oggi sono alla ricerca di una spiritualità libera da dogmi di fede e capace di condurre, in qualche modo, all'esperienza di Dio. Desiderano sperimentare un senso nel loro vivere quotidiano. In questo libro due teologi si confrontano e indicano una via percorribile: è possibile fare esperienza di Dio riconoscendolo nell'altro e nel creato perché in ogni singolo essere umano che si incontra e nel cosmo intero risplende qualcosa del mistero di Dio. Entrambi gli autori, quasi all'unisono, rivelano che tutto ciò è un immenso dono che diventa anche un'enorme responsabilità affidata alle donne e agli uomini di questo mondo.
Chi sei tu? Qual è la tua identità più profonda? Nel rispondere a questa domanda che posto ha il tuo corpo? È esperienza comune a tanti, forse a tutti, la difficoltà nello scorgere quel "filo rosso" capace di unire le dimensioni cruciali della vita: l'amore, la fede, la sessualità, i sentimenti, le sensazioni, i limiti e i desideri. Eppure, quel filo rosso è molto meno nascosto di quanto non possa sembrare: è custodito nel nostro corpo, magnifico e fragile capolavoro. Questo libro nasce dall'esperienza unita alla conoscenza della teologia del corpo di San Giovanni Paolo II e desidera svelare le tracce di Cielo inscritte nel nostro corpo, capaci di svelare chi siamo veramente come maschi e femmine, affinché ciascuno possa abbracciare la pienezza della sua identità e del suo destino.
Libro “feticcio” di Costanza Miriano, definita dal Catholic Herald “la scrittrice cattolica più pericolosa del mondo”, che per l’occasione ha scritto un testo introduttivo in cui racconta in che modo le ha cambiato la vita, “Il mistero della donna” di Jo Croissant torna in Italia in una nuova traduzione a opera di Giovanni Marcotullio dopo essere stato pubblicato negli anni 90 da Ancora.
Primo volume di un autore straniero nella collana “UOMOVIVO – umorismo, vita di coppia, Dio”, “Il mistero della donna” porta il lettore a indagare le Scritture per comprendere il ruolo della donna e la sua grandezza in un’epoca difficile come quella attuale.
L’autrice, un membro della Comunità delle Beatitudini fin dalla fondazione, cerca di rispondere ai tanti interrogativi e alle sofferenze che riguardano l’universo femminile alla luce della Parola di Dio, illuminandone le zone più oscure e tentando di definirne i confini.
“La donna è per natura assetata d’amore. Ha delle idee meravigliose sul matrimonio, sulle relazioni tra gli esseri, ed è completamente destabilizzata quando la realtà non corrisponde a quanto aveva immaginato. Ecco perché deve scoprire le sorgenti che Dio ha messo in lei”.
Jo Croissant
“Questo libro mi ha davvero cambiato la vita. È stato il libro che ha trasformato il mio sguardo su me stessa, su mio marito, sulla mia storia, sulle donne in generale”.
Costanza Miriano
«Quando la domanda riguarda la violenza e, in particolare, la violenza che le Scritture attribuiscono a Dio con maggiore o minore reticenza, l'unione dei punti di vista biblici e antropologici non può che stimolare. È comunque questa la sfida che abbiamo accettato, quando abbiamo deciso di scrivere il libro a più mani e ci siamo messi al lavoro, ognuno a partire dal proprio campo specifico, su questa questione lancinante, che chiunque apra la Bibbia non può schivare, una questione con effetti a volte allarmanti nella vita reale delle nostre società» (dalla Prefazione).
Animati dalla convinzione che l'esegesi biblica abbia grande interesse a nutrirsi di un dialogo con le scienze umane, specialmente con la psicoanalisi, nell'affrontare il tema della violenza di Dio gli autori alternano lo sguardo esegetico e la riflessione antropologica, indagando prima l'Antico e poi il Nuovo Testamento.
Sommario
Prefazione. I. «Adonai è un guerriero» (Es 15,3). La violenza divina nell'Antico Testamento. II. La violenza arcaica e il paradosso del sacrificio agli dèi oscuri. III. Violenza degli uomini, violenza di Dio. Uno sguardo su alcuni testi del Nuovo Testamento. IV. La religione dell'amore: una risoluzione della violenza divina? Alcuni libri per andare oltre.
Autori
JEAN-DANIEL CAUSSE è psicanalista e studioso di etica, docente alla Facoltà di teologia di Montpellier e all'Università Paul-Valéry-Montpellier III.
ÉLIAN CUVILLIER è docente di Nuovo Testamento alla Facoltà di teologia di Montpellier.
ANDRÉ WÉNIN, dottore in scienze bibliche, insegna greco, ebraico biblico ed esegesi dell'Antico Testamento all'Università Cattolica di Louvain-la-Neuve. È professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana, dove insegna teologia biblica. Presso le EDB ha pubblicato: Entrare nei Salmi (2003), Non di solo pane... Violenza e alleanza nella Bibbia (2004), Da Adamo ad Abramo o l'errare dell'uomo. Lettura narrativa e antropologica della Genesi. I. Gen 1,1-12,4 (2008), L'uomo biblico. Letture nel Primo Testamento (22009), Il Sabato nella Bibbia (2006), Giuseppe o l'invenzione della fratellanza. Lettura narrativa e antropologica della Genesi. IV. Gen 35-50 (2007), con C. Focant La donna la vita. Ritratti femminili della Bibbia (2008). Collabora con la rivista Parola Spirito e Vita.
Salute, potenziamento dell'intelligenza e immortalità sono le principali mete da raggiungere secondo le nuove correnti di pensiero denominate Transumanesimo e Post-umano. I più recenti sviluppi della genetica, della nanotecnologia, della robotica, della neurofarmacologia, della bionica e delle scienze informatiche consentirebbero, infatti, di creare un homo novus in grado di raggiungere perfezione, resistenza e stabilità psico-fisica esercitando nel contempo un controllo totale sull'evoluzione. Gli interrogativi teologici suscitati da queste nuove correnti del pensiero si rivelano inquietanti e attualissimi e si sommano a quelli sollevati dagli inevitabili aspetti collaterali dell'eugenetica e della manipolazione biotecnologica. Si può sostituire l'amore con il perfezionismo e la tecnologia? E la salvezza cristiana con una versione secolare di immortalità prodotta dall'uomo? Si può concepire la redenzione limitandola al solo corpo? E sostituire il creatore con esseri che si ritengono a tutti gli effetti co-creanti e non più bisognosi di alcun Dio?
Un viaggio straordinario nel gesto più semplice e profondo del sentire umano, la carezza. Esplorando il suo significato antropologico, e poi la prospettiva teologica con le preziose piste che ci sono state lasciate dall’Antico Testamento e dal Vangelo, fino alle carezze racchiuse nei sacramenti, don Carlo Rocchetta mostra la straordinaria portata trasformativa del linguaggio delle carezze. Un'esperienza dl continuo rinnovamento dell'amore coniugale, ma anche nuova grammatica delle relazioni umane, antidoto a una cultura di odio e di morte per un modello di relazionalità fondato sul rispetto e l'apprezzamento, la reciprocità paritaria, l'affetto, la gentilezza.
Qui si offre una ricerca transdisciplinare che segue il metodo dell’expert meeting. Con “transdisciplinare” non intendiamo l’ambito comune a diverse discipline (l’inter di una ipotetica interdisciplinarietà) che potrebbe essere studiato con metodi e prospettive diverse tra loro; intendiamo invece la realtà al di là della sua formalizzazione nei diversi linguaggi, quella realtà alla quale ogni disciplina è chiamata ad aprirsi per entrare in sinergia con le altre, un’eccedenza che supera ed è al contempo ciò su cui le diverse prospettive si basano. L’esperienza di due anni di lavoro ci permette di affermare che questa realtà previa a qualsiasi tipo di formalizzazione è la relazione. Nel corso di questo lavoro, abbiamo comprovato che il “paradigma relazionale” proposto da Donati, serve da interfaccia ontologico, epistemologico e metodologico meglio di altri paradigmi, permettendo un dialogo fruttifero fra le discipline e consentendo di illuminare aspetti essenziali della realtà spesso trascurati. I risultati del lavoro che il lettore ha tra le mani sono senz’altro parziali e a volte vengono offerti più sotto forma di riflessioni e di domande che di soluzioni vere e proprie. Ciononostante, pensiamo che siano già delle buone indicazioni per una migliore comprensione della differenza uomo-donna in quanto relazione originaria, e per affrontare una serie di fenomeni socio-culturali in cui si osserva la perdita di questa differenza, e la sostituzione di tale relazione con altri tipi di relazione.
Il discernimento è riproposto nell’attuale cammino ecclesiale come dinamica necessaria dell’esistenza credente e metodo nella prassi pastorale. Si pensi alle Assemblee sinodali sulla famiglia e sui giovani; al Magistero di papa Francesco. Tuttavia, sebbene già dal Vaticano II sia auspicato un ritorno all’esercizio della coscienza personale ed ecclesiale, permangono riserve circa l’autonomia morale, quale costitutivo dell’agire etico. Di conseguenza appare il pericolo di una fallacia: in linea teorica si riconosce la possibilità razionale dell’uomo, ma sotto il profilo morale ci si limita a valutare la correttezza di un’azione dalla giustezza del procedimento e dalla conformità alle norme. Riflettere sull’agire intenzionale, dunque, colloca la riflessione sugli atti umani tra l’ordine morale, la serietà del capire/decidere in coscienza e il ruolo di Dio in questo impegno di responsabilità. È chiamata in causa l’identità stessa del discernimento, che rischia di ridursi a espediente sofistico per dilazionare situazioni complesse o per differire decisioni spigolose. Discernere è attraversare la decisione per giungere alla scelta; si tratta di un presupposto e non di un correlato. Nel testo si analizzano diverse prospettive argomentative con il supporto di J. M. Aubert ed E. Chiavacci e di altri teologi post-conciliari. L’enciclica Veritatis splendor afferma che «la legge di Dio non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario la garantisce e la promuove» (n. 35), la vera autonomia è dono creazionale ed effetto della redenzione. L’uomo, pertanto, è creato capace di partecipare alla sapienza divina e in questa relazione, razionale e storica, è abilitata la sua creatività nel mondo.
Il libro si divide in otto parti tra di loro interconnesse. La prima parte si concentra sul tema dell'Incarnazione partendo dall'affermazione del Logos giovanneo: «Il Verbo si fece carne». La seconda parte propone una presentazione sintetica della teologia del corpo di Giovanni Paolo II, seguita da una riflessione sull'Humanae vitae, il cui fondamento è il tema del corpo/carne. La terza parte riflette su Eros e Agape, sviluppandosi in rapporto alla Deus caritas est. Nella quarta parte, il riferimento è alle nuove scoperte della tecnoscienza con un excursus sulle neuroscienze. Le parti quinta, sesta, settima e ottava descrivono più analiticamente i fattori costitutivi del mistero nuziale: differenza sessuale; apertura all'altro: matrimonio e famiglia come soggetto di evangelizzazione e partecipazione all'edificazione della vita buona; procreazione e genealogia del figlio. Il libro si conclude con una serie di riflessioni sull'antropologia adeguata al mistero nuziale. Prefazione Michael Konrad.
Addentrarsi ad esplorare oggi il tema della vocazione alla propria identità è più che mai appassionante e delicato. Si tratta infatti di attraversare un territorio in cui si incrociano in modo misterioso, e ogni volta unico, natura e cultura, auto-trascendenza e condizionamenti, biologia e simboliche, relazioni e solitudini esistenziali, molteplicità e unità. Con questo volume il gruppo di Ricerche di Ontologia Relazionale (ROR) ha voluto aprire uno spazio affinché speculativi ed educatori, insieme a terapeuti e sociologi, potessero condividere l'indagine di questo territorio mettendo in comune le mappe delle proprie esplorazioni, tracciate con molto lavoro e in tanti anni nell'ambito delle rispettive aree di competenza. Come sappiamo una mappa non può rappresentare esaustivamente la realtà che rappresenta, ma permette di orientarsi nel pensiero, senza il cui apporto riflessivo non è possibile trarre dalla vita una esperienza e tanto meno trasformare il vissuto in cultura. Abbiamo perciò titolato il volume Identità relazionale e formazione perché crediamo che il farsi delle identità - siano esse professionali, sociali o spirituali - non sia osservabile senza una stabile attenzione al farsi e al moltiplicarsi delle relazioni.
Dalla pietà del popolo e precipuamente da quella del popolo aragonese muove questa ricerca a carattere storico- teologico che cerca di rinvenire nei luoghi, nell'economia, nelle sonorità, nei riti e financo negli usi culinari, la «fondatezza delle pratiche religiose che da Aragona abbracciano tutta la vita cristiana ed in special modo quella del Meridione, legata sin dai primi secoli di storia a quel sensus fidei popolare che unisce ogni ceto e ogni rango». Se molte delle forme di pietà del passato sono ormai reminiscenza, la Settimana Santa e la Pasqua Aragonese sono ancora vive perché le realtà che significano sono costituenti l'identità di popolo. Nel piccolo centro dell'agrigentino, Settimana Santa e Pasqua, hanno avuto e continuano ad avere la funzione di nesso nel processo di formazione popolare. La complessa Settimana Santa e Pasqua Aragonese è una concrezione nella quale si stratificano e amalgamano elementi liturgici, catechetici e della pietà popolare. Si intrecciano nelle ricche tessiture del volume memoria storica, intelligenza teologica, demologia e saggezza popolare: elementi di una crasi vera e propria che tende a rendere il lettore partecipe protagonista e mai freddo spettatore.
Tutte le posizioni della Chiesa a proposito delle questioni morali si basano sulla sua antropologia, cioè sulla visione della natura e del destino dell'uomo basata sulla Rivelazione e in dialogo con la scienza. Angelo Biscardi espone in queste pagine ai lettori tutti gli elementi fondamentali della tradizione cristiana e ne mette in luce le conseguenze pastorali. Partendo da temi come la creazione dell'uomo e della donna, la predestinazione, la natura sessuata dell'umanità, la libertà e il peccato, l'autore affronta le questioni attuali e urgenti, compresa la "teoria del gender" e del giudizio che la Chiesa riserva a questa impostazione.