Giuseppe "Nino" Sgarbi (novantaquattro anni, oltre sessanta dei quali trascorsi nella sua casa-museo, cenacolo di scrittori, artisti e personalità della cultura) tesse, in un delicato gioco di rimandi fra passato, presente e futuro, le tre correnti che sono state vento alla vela della sua vita: l'aria - la passione per il volo, la caccia, il cinema; l'acqua - il fiume, la pesca, il mare; il pensiero - i grandi incontri con i libri e la poesia, ma anche con alcuni tra i protagonisti della scena culturale del Novecento. Come scrive Claudio Magris nella prefazione, "I toni tragici non si addicono alla ferma dignità di un vecchio signore familiare con la ruvida terra e l'acqua del fiume, ma sempre attento alle buone maniere. Sarebbe bello potergli assomigliare, almeno un pochino...".
La straordinaria sensibilità e lo scavo psicologico di Eschilo non solo danno vita nel suo teatro a personaggi grandiosi e complessi, ricchi di risvolti, ma fanno irrompere sulla scena, e con la massima violenza, le grandi questioni politiche e sociali dell'epoca, incredibilmente attuali e moderne: il diritto d'asilo, il sorgere dello stato dalle ceneri delle lotte intestine, la necessità del voto e della democrazia. Il linguaggio è ricchissimo di risorse e accosta registri lirici ed epici, espressioni del parlar comune o dialettali, e quando si gonfia e tende al solenne ha sempre, come in Shakespeare, il crisma dell'autenticità. Introduzione di Umberto Albini.
I Cisterciensi hanno avuto un ruolo chiave nella riforma del monachesimo europeo e nella storia della cultura occidentale. L'evoluzione artistica dal Romanico al Gotico in Europa non sarebbe stata possibile senza comprendere la "rivoluzione cisterciense" del XII secolo, il cui protagonista fu san Bernardo di Chiaravalle: dalla sobrietà estetica promossa da san Bernardo, critica rispetto ai suoi stessi eccessi di decorazione e ricchezza, è nata un'architettura elegante e dallo stile incomparabile. Sotto la direzione di Terryl N. Kinder e Roberto Cassanelli, il mondo cisterciense è scandagliato sia sul piano dell'apporto teologico, intellettuale e spirituale (una ripresa del monachesimo secondo le sue più profonde radici), sia su quello della cultura materiale: l'oreficeria, la miniatura, la musica, ma anche gli aspetti legati alla vita monastica quotidiana, che hanno visto nei monaci degli straordinari innovatori, quali l'agricoltura, la siderurgia, il governo delle acque, le Grange (stupende costruzioni per il lavorò contadino). L'Ordine si è propagato non solo in Europa, ma anche in Cina, nelle Americhe, in Australia e in Africa, e recentemente in Norvegia si è insediato in un sito del XII secolo. Ha dovuto adattarsi alle condizioni dettate dal tempo, creando soluzioni inimmaginabili alle origini, pur rimanendo fedele alla sua Regola. La presente opera, contestualizza il fenomeno artistico dentro la storia del fenomeno cisterciense, dal XII secolo a oggi.
Palazzi e castelli, ville e abbazie, chiese e complessi archeologici: ci sono "meraviglie" che raccontano storie straordinarie e sono il punto di riferimento indispensabile di città e culture. L'aspetto caratteristico dell'arte italiana consiste nella sua capillare diffusione sul territorio, una presenza fitta, costante, sempre affascinante: ma questa rete di tesori si annoda intorno ad alcuni straordinari monumenti-simbolo, vere e proprie "icone" universali, conosciute e amate in tutto il mondo. In questo volume presentiamo alcuni dei complessi architettonici, archeologici e artistici più celebri d'Italia, per ritrovare la loro centralità nel formarsi di una coscienza culturale e civile e per godere ancora una volta della loro bellezza. Edifici e capolavori inconfondibili che tuttavia vengono proposti in un modo nuovo, inseriti nel contesto storico e urbanistico di cui fanno parte, in una trama di significati artistici, sociali e umani. Un grande omaggio all'eterna bellezza delle grandi "meraviglie" italiane che da secoli si offrono ai visitatori, per un messaggio di serena bellezza e di profonda umanità.
Tutto Renato Zero, anno per anno, disco per disco, canzone per canzone, parola per parola. Una ricostruzione attenta e scientifica della vita e della carriera, partendo dalla sua opera e attraversando migliaia di documenti: interviste, rassegne stampa, programmi di sala, saggi, inchieste, testimonianze, filmati, speciali TV, registrazioni radio.
Il volume racconta la storia architettonica e artistica della Basilica di S. Pietro in Vaticano dalle origini costantiniane, passando attraverso l'evoluzione medievale, fino alle trasformazioni rinascimentali e barocche che oggi le danno forma. Simbolo della Chiesa Cattolica e della Città Eterna, S. Pietro è il luogo desiderato e costruito dai papi del Rinascimento, che vi hanno chiamato all'opera i più grandi artisti di tutti i tempi. Ma la Basilica è stata in realtà ricostruita sulle ceneri di uno dei più antichi e grandi edifici di culto del primo cristianesimo, l'antica S. Pietro voluta dall'Imperatore Costantino sopra il luogo del martirio e della sepoltura dell'Apostolo. Giulio II e Bramante hanno creato il cuore del nuovo edificio, Michelangelo ne ha plasmato la fisionomia architettonica e determinato l'altezza fino al progetto della cupola, Maderno ha completato la facciata, e Bernini le "braccia aperte" del colonnato che accoglie i pellegrini nella grande piazza. Con l'aiuto di disegni ricostruttivi, stampe, incisioni e grandi opere pittoriche, i più qualificati studiosi del tardo antico, del Medioevo e dell'età moderna propongono un grande affresco della vita della Basilica Petrina mostrando anche ciò che oggi non è più visibile: l'antico edificio costantiniano con il grande atrio antistante e i mausolei adiacenti, le trasformazioni architettoniche ma anche artistiche dell'interno medievale, l'antica navata centrale...
Dio ha tanto amato il mondo è una nuova raccolta di canti liturgici di Mons. Marco Frisina. Una Messa per orchestra e coro, registrata con l'esecuzione dell'Orchestra Supernova e del Coro della Diocesi di Roma, realizzabile da Scholae Cantorum e cori parrocchiali, ma anche, per la sua cantabilità, dalle assemblee liturgiche.
Il cuore misericordioso di Dio
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16).
Il dialogo tra Gesù e Nicodemo, riportato nel Vangelo di Giovanni, ci rivela il cuore misericordioso di Dio. Il Padre ha donato il Figlio per amore del mondo, per redimerlo, per accoglierlo nuovamente tra le sue braccia, come il figlio della parabola che si era allontanato dalla casa del padre dissipando tutti i suoi beni in una vita di peccato. Il cuore del Padre è sempre aperto verso il mondo e per questo invia il Figlio unigenito affinché il suo sacrificio d'amore lo salvi liberandolo dalle tenebre che lo stringono.
Le vicende odierne creano a volte paure ed ansie, sembra che il peccato dilaghi, che la violenza e l'ingiustizia trionfino, sembra che il mondo sia irreparabilmente perduto e che il Vangelo non sia ascoltato. Ma il Signore ci ricorda che il suo amore è più forte, che la misericordia può vincere la durezza del cuore dell'uomo, la grazia che scaturisce dall'amore di Cristo può trasformare il mondo ridonando speranza, pace e gioia.
Operatori di misericordia
L'anno giubilare che ci accingiamo a vivere ci ricorda proprio questo e ci invita a tornare fiduciosi alla casa del Padre per essere abbracciati da lui e poter vivere la festa stupenda che è stata preparata per coloro che sono perdonati e amati. Nello stesso tempo sarà un anno in cui ritrovare il coraggio della testimonianza e dell'impegno per farci strumento di salvezza per il mondo che ha bisogno della luce del Vangelo. Sarà un anno di gioia e di misericordia, di pace e di riconciliazione, saremo chiamati a riscoprire il volto misericordioso del Padre e a divenire noi stessi operatori di misericordia, come suoi veri figli.
Questa raccolta di canti vuole essere un contributo per riscoprire la ricchezza inestimabile del Vangelo che rivela il cuore misericordioso del Padre.
Tematiche dell'opera
Oltre alle parti dell'ordinario della Messa, sono proposti alcuni canti il cui testo richiama le tematiche dell'Anno della Misericordia. La parabola degli invitati alle nozze ci ricorda l'invito che Dio fa al mondo di partecipare al banchetto dell'amore di Dio, così come le parole di Gesù a Nicodemo, che sottolineano la grandezza dell'amore del Padre. Il giudizio finale, raccontato dal Vangelo di Matteo, ci presenta il mistero della presenza di Gesù tra noi, egli si identifica con ogni povero a cui abbiamo aperto il nostro cuore. L'inno alla Mater misericordia ci ricorda l'intercessione materna della Vergine Maria, mediatrice di grazia e di misericordia, che ci accompagna nella vita di ogni giorno e sotto il cui manto possiamo trovare rifugio e conforto. La Preghiera semplice della tradizione francescana ci presenta invece le esigenze della vita cristiana: tutti noi siamo chiamati a farci strumento di misericordia e di amore per poter vivere la gioia e la pace vera che nascono dall'amore di Dio, vissuto concretamente e attivamente a vantaggio dei nostri fratelli.
Possa questo nuovo anno di grazia plasmare il nostro cuore ad immagine del cuore di Cristo, affinché possiamo annunziare al mondo il canto nuovo d'amore e di gioia che scaturisce dalla Redenzione.
La raffigurazione del divino è tra le espressioni più problematiche e affascinanti del cristianesimo, l'arte sacra è stata protagonista di una storia articolata sia nel rapporto dialettico con la Parola sia nella sua piena affermazione dopo qualche secolo di silenziosa assenza.
Il volume ripercorre il retroterra teologico dell'itinerario che si snoda dal primo aniconismo al fuoco incrociato dell'iconoclasismo, fino alla definitiva legittimazione della raffigurazione religiosa, con particolare attenzione alle declinazioni estetiche e teologiche assunte nel cristianesimo d'Oriente e d'Occidemte.
Attraverso una riflessione speculativa coniugata al racconto delle opere d'arte, l'intento è indagare il senso, il compito e il ruolo dell'immagine sacra nel cristianesimo per restituire la complessa ricchezza del pensiero su questo tema e sollecitare un dialogo proficuo tra Parola e immagine, nel continuo confronto tra Occidente e Oriente.
Un personaggio femminile entra dal lato destro di un affresco che rappresenta la nascita di san Giovanni Battista, dipinto dal Ghirlandaio nella chiesa fiorentina di Santa Maria Novella. La grazia eterea del suo passo ne fa quasi una dea o una ninfa pagana, un fantasma femminile che attraversa la scena religiosa in modo leggero e quasi aereo. Questa figura nomade e sensuale che sfida ogni gravità e oppone il suo dinamismo all'immobilità delle altre figure proviene da un altro spazio simbolico e da un altro tempo (il passato del paganesimo) rispetto a quello della solennità borghese (il presente degli usi fiorentini) o evangelica (il passato delle storie sante). Per Aby Warburg l'ancella del Ghirlandaio che porta dalla campagna frutta fresca e vino per la madre di Giovanni Battista è la quintessenza della Ninfa fiorentina, il personaggio in movimento che nelle immagini rinascimentali - da Botticelli a Pinturicchio, da Mantegna a Leonardo, da Perugino a Raffaello - sembra emergere dal retroscena e modificare l'economia della rappresentazione, suggerendo una riflessione sulla "porosità" delle immagini e sul loro "sapere eccentrico".
Quando l'Italia scoprì questa ragazzina dai capelli rossi tutta grinta ed energia, Rita Pavone aveva solo diciassette anni e una voglia infinita di cantare. Forse ancora più determinato era il papà, Giovanni, che continuava a iscriverla ai concorsi anche quando lei si era ormai rassegnata a lasciar perdere la musica per un lavoro più sicuro in una camiceria della sua Torino. La vittoria alla Festa degli Sconosciuti di Ariccia del 1962, organizzata dal futuro marito Teddy Reno, segna l'inizio di un percorso ricco di successi e soddisfazioni: le indimenticabili hit di Rita (La partita di pallone, Come te non c'è nessuno, Il ballo del mattone) sono entrate nella storia del nostro Paese, così come la sua interpretazione nel "Gian Burrasca" di Lina Wertmüller, le apparizioni in "Studio Uno" e "Stasera Rita!", quelle al cinema accanto ad attori del calibro di Totò e Giancarlo Giannini, quelle in teatro. Ma l'Italia è sempre stata troppo piccola per Rita, icona pop in anticipo sui tempi: ospite per ben cinque volte all'Ed Sullivan Show, ha riempito veri e propri templi della musica come la Carnegie Hall di New York e venduto milioni di dischi in tutto il mondo. E se mai ogni tanto si è fermata per un momento è stato solo per programmare nuove avventure e ripartire con più energia. In occasione dei suoi settant'anni, Rita ha voluto fare un regalo a se stessa ma anche a tutti i suoi fan: per questo ha ripercorso tutto d'un fiato le tappe della sua carriera.
Una nuova edizione del più grande classico di Walter Bonatti. Dal Monte Bianco alla Patagonia, fino alla salita in solitaria della parete Nord del Cervino, il racconto di "Montagne di una vita" procede attraverso le parole dell'alpinista affiancate dalle sue fotografie. Ad arricchire il tutto sono stati inseriti anche alcuni brani inediti tratti dai dattiloscritti autentici di Bonatti.
"Noi eravamo lì per un miracolo, per un'assoluzione laica per le nostre follie e i nostri amori... Noi eravamo lì per non dover più piangere per i nostri cari, per non suicidarci, per riprendere a mangiare..." A scrivere è Stefano Dionisi, che una notte in Estremadura, dove sta girando un film, perde la drammatica battaglia con i fantasmi che da tempo lo cingono d'assedio. L'inevitabile ricovero coatto in una struttura psichiatrica diventa così la prima stazione di un tormentato viaggio nella malattia mentale, sia dentro di sé sia dentro le cliniche pubbliche e private, dove ogni giornata è identica alla precedente, scandita dalle visite del Prof e dei suoi assistenti Tacchi a Spillo e Sbrano, dal cigolio delle ruote del carrello con i pasti sottovuoto e di quello con la "terapia", dai fugaci incontri con i familiari e con gli altri pazienti, e da ore e ore passate sdraiati sul letto o in piedi davanti a una finestra ermeticamente chiusa, nell'ansiosa attesa di "un treno che è sempre in ritardo". Nelle stanze, nei saloni e nei corridoi illuminati giorno e notte dalla fredda luce dei neon si muovono Ciuf Ciuf, il Conte, il Pilota, il Toscano e molti altri uomini e donne fragili, bisognosi, ciascuno con la propria angoscia, ma tutti disperatamente aggrappati a ciò che resta della loro identità e a ogni minimo spazio di libertà. Per continuare a nutrire e a manifestare, in condizioni estreme e contro il regolamento, sentimenti di amicizia, affetto, tenerezza e un insopprimibile desiderio di amore...