Arsenio Frugoni tra il 1943 e il 1946 scrisse un ciclo completo e molto impegnativo di storia dell'arte, trentuno conferenze divise in tre gruppi: pittura, scultura e architettura dai tempi paleocristiani ai suoi giorni. I testi e l'elenco delle didascalie delle immagini proiettate si tradussero in minuscoli libretti, uno per conferenza, ciascuna corredata da una quarantina di immagini correlate a diapositive, pubblicati dalla Scuola Editrice di Brescia. Quest'opera sembrava scomparsa perché non ne è rimasta traccia nell'archivio della Scuola (devastato da un terribile bombardamento), né in alcuna biblioteca italiana. L'unica copia rimasta della sola parte cartacea era in casa, un cimelio custodito e insieme dimenticato. Scritte di getto, le quindici conferenze dedicate alla pittura italiana offrono citazioni selezionate e illuminanti; i giudizi non sono né scontati né banali, ma scaturiscono da personali meditazioni e apprezzamenti. Mio padre scrive con una prosa semplice e affascinante; gli aggettivi sorprendenti si rivelano sempre necessari. Con una frase spiega la sostanza di un'intera epoca, comunica di un'immagine l'essenziale, fa vibrare un'emozione. Descrive le immagini dal punto di vista stilistico ma è molto attento anche alla personalità del pittore, alla sua vita, al suo carattere: quanto ad esempio poté incidere nell'espressione artistica la povertà, la sfortuna, un pessimismo o un ottimismo di fondo, l'indole più o meno morale del pittore. Questo libro non è un manuale di storia dell'arte e nemmeno una storia dell'arte raccontata come ha fatto Ernst Gombrich. È come se le immagini fossero parole. Lo definirei: il romanzo della storia dell'arte. (Chiara Frugoni)
"Ascoltare Verdi" ci accompagna sapientemente nella conoscenza delle opere del grande compositore: dal Nabucco al Falstaff, ogni capitolo del libro è dedicato a una fondamentale composizione di Giuseppe Verdi, della quale si raccontano la trama, la genesi e il contesto, ma soprattutto si approfondisce la sostanza musicale e drammatica. Ampio spazio è infatti riservato al modo in cui il compositore usa le voci e gli strumenti dell'orchestra, alla sua personale, ricchissima concezione drammatica, all'originale ripensamento delle forme e delle convenzioni dell'opera ottocentesca. Il lettore, risalendo cronologicamente l'evoluzione del pensiero drammatico di Verdi, lo sviluppo della sua poetica, la costante volontà di guardare il mondo attraverso le note, scopre la sua visione allo stesso tempo artistica, morale e politica - il modo in cui, secondo molti studiosi, Verdi ha contribuito a fare l'Italia e soprattutto a fare gli italiani.
Il libro affronta con particolare cura il rapporto problematico e paradossale dell'arte con il tempo. un viaggio attraverso l'arte del moderno nelle sue tensioni e nelle sue rivelazioni. Le opere d'arte ci permettono di guardare a fondo nei nodi problematici che affondano nel nostro tempo e nella nostra coscienza e un ampio apparato iconografico ci guida in questa esplorazione del contemporaneo. L'arte è sempre stata al centro della riflessione critico-estetica di Franco Rella, articolandosi in una serie di riflessioni che hanno trovato spazio anche nei cataloghi della Galleria Nazionale di Roma, del Museo d'Orsay di Parigi, del MART di Rovereto, del PAC di Milano e in numerose altre istituzioni pubbliche e private. I saggi che costituiscono i capitoli di questo libro affrontato soprattutto il rapporto problematico e paradossale dell'arte con il tempo. L'opera d'arte sembra immune dal tempo, eterna e sempre uguale a sé stessa, e ciò nonostante è carica di tempo, il suo tempo e quello che essa mette in moto nel suo rapportarsi con altre opere, con altre epoche, con altre sensibilità. Il luogo in cui questa pluralità di tempi s'intreccia e si intrama è il museo, ma sono anche le immagini che popolano le strade delle moderne città metropolitane, come avevano visto Proust, Valéry e il surrealismo, e come vediamo nella Street art, o nell'opera di Kentridge.
Questo volume ha il duplice intento di fornire gli strumenti concettuali per affrontare criticamente sia lo sviluppo dei metodi di indagine storico-artistica che il campo, di sempre più attuale urgenza, della conservazione e fruizione delle opere d'arte. Al primo intento si riferiscono le prolusioni dedicate alla Storia della critica d'arte e all'Iconografia e iconologia, che ripercorrono le linee fondamentali dello sviluppo di questi ambiti disciplinari e propongono all'attenzione del lettore i principali nodi problematici presenti nel dibattito contemporaneo. Nella seconda parte del volume, il Dizionario, i lemmi relativi alla storia della critica d'arte sono dedicati essenzialmente, anche se non esclusivamente, ai concetti, colti sempre nel loro divenire storico, adoperati per definire, classificare, comprendere e apprezzare le opere d'arte. Al secondo intento si rifanno le prolusioni di Museologia e di Restauro, nonché i relativi lemmi del Dizionario. Le voci di museologia/museografia descrivono le diverse tipologie museali e le relative problematiche. Le voci sul restauro, scritte in stretta interconnessione con la relativa prolusione, affrontano con acume critico, ma anche operativo, le metodologie di intervento, i materiali che costituiscono l'opera d'arte e i problemi - che potremmo quasi definire «epistemologici» - che hanno condizionato e condizionano le valutazioni sulle scelte da operare quando si interviene su un'opera d'arte.
Eminente storico ma anche abile narratore, Cesare De Seta possiede un bagaglio di conoscenze tali da potersi destreggiare con finezza tra arti e stili che hanno segnato il passaggio all'età moderna. Classico e romantico sono le chiavi che si fronteggiano nel corso del secolo della borghesia. Il romanticismo di Schinkel, costruttore di Berlino, e le tele di Friedrich, che tanto affascinarono e affascinano il pubblico ancora oggi. Solo un grande storico dell'architettura e dell'arte europea poteva concepire questa appassionante cavalcata che ha inizio al termine dell'ancien régime, circa alla metà del Diciottesimo secolo, e giunge fino a comprendere quel grande movimento di rivoluzione nel modo di «vedere» l'arte che fu l'Impressionismo. Anche la costruzione della Tour Eiffel, realizzata fra il 1887 e il 1889, assurse subito a simbolo universale di modernità. L'autore segue tutte le arti, fino alla nascita della fotografia. Essendo anche un abile narratore, de Seta ha scritto un'opera di godibile scrittura e agevole lettura, ben corredata da note di pronto reperimento. Dunque una storia che comincia con David, Blake e Goya, per giungere a Manet e Monet, i quali attingono alla grande pittura di paesaggio inglese con Gainsborough e altri.
Anna Coliva e Mario Codognato, curatori della mostra e autori, tra gli altri, dei saggi in catalogo, esponendo Damien Hirst nella Galleria Borghese, hanno compiuto un'operazione culturale straordinaria. L'artista inglese, assoluta e controversa celebrità del mondo artistico contemporaneo, non ha realizzato un progetto site-specific per il museo, eppure le sculture prodotte nel corso degli anni e la nuova serie dei dipinti Color Space sembrano assolutamente e indubitabilmente concepiti per legarsi alle opere, ai colori, alla materia antica e moderna che la Galleria Borghese conserva, e di cui è integralmente tessuta.
Una sera d'estate del 1605, nel cuore della Roma papalina, un uomo di legge viene aggredito alle spalle nel buio, e ferito gravemente con un colpo di spada. Interrogato, l'uomo dichiara di non avere dubbi: a colpirlo è stato Michelangelo Merisi da Caravaggio, il «pittor celebre» con cui qualche sera prima aveva avuto un violento alterco a proposito di una donna chiamata «Lena, che è donna di Michelangelo». Nella vicenda del Caravaggio, pur caratterizzata da continue turbolenze, l'episodio era fino ad oggi rimasto anomalo, sproporzionato, indecifrabile. Chi era Lena? Di cosa era stata incolpata? E perché Caravaggio si era schierato a sua difesa, con un comportamento così violento e scellerato? Per secoli una documentazione scarna e reticente aveva impedito di trovare risposte che andassero oltre le più fantasiose congetture. Finalmente, questo libro scioglie ad uno ad uno i nodi di quella trama oscura, attraverso un'indagine storica rigorosa, costruita su un potente apparato di documenti, in larga parte inediti e qui integralmente trascritti, che porta a una serie successiva di disvelamenti.
"Il potere dei servi" si propone di ricostruire l'immaginario teologico-politico del cinema italiano. Da "Roma città aperta" a "Habemus Papam" e "The New Pope", il presente studio indaga in che modo il cinema, attraverso il confronto con il dispositivo cattolico del potere, ha raccontato il processo di costruzione dell'identità italiana. Una storia controluce, che fa emergere, attraverso le vicende dei partigiani durante l'occupazione nazista, dei fraticelli francescani, dei diseredati di Pasolini, delle vittime della cecità rivoluzionaria, dei dubbi di intellettuali scettici o dei papi, una lotta contro i meccanismi sacrificali di esclusione e i loro orizzonti ideologici. Queste storie di liberazione indagano la tensione antinomica tra le scelte del potere e l'urgenza messianica di una forma di vita imperniata sulla povertà e la letizia. In tale tensione si specchia il cinema italiano, in grado di liberare il proprio sguardo per arrivare, al di là di interessi economici o di propaganda politica, alle cose nella loro "complessa povertà".
Gli inni della Liturgia delle Ore sono presentati con testo originale e parzialmente riadattato ed arricchiti da elaborazioni musicali per operare la restituzione della loro caratteristica intrinseca: la ritmicità. Un itinerario che congiunge tradizione, revisione ritmico-verbale e soluzioni melodiche per consentire al popolo di Dio di partecipare con fluidità al canto della comunità cristiana raccolta nella preghiera di santificazione delle ore del giorno.
Parlare e comprendere sono i modi in cui ogni parlante si traduce nella lingua che considera propria e in cui abita invece in esilio. Queste pagine muovono dall'ermeneutica filosofica di Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer, di cui radicalizzano i temi decisivi guardando alla convergenza con la decostruzione di Jacques Derrida. Se è possibile riconoscere in Auschwitz la Babele del XX secolo - questa la tesi originale del libro - è anche alla luce delle riflessioni di quegli ebrei tedeschi che, da Franz Rosenzweig a Walter Benjamin, avevano riflettuto sull'estraneità nella lingua offrendo il loro prezioso contributo alla questione del tradurre. Nell'esilio planetario del mondo globalizzato l'utopia riletta in senso anarchico è il luogo che non c'è più, ma che ci sarà pur sempre. Sulle tracce di Paul Celan, protagonista dell'ultima parte, l'utopia si staglia oltreconfine, in quella «rivoluzione del respiro» che rompe il silenzio, nell'apertura di una parola, che non è dimora fissa e non è statica, ma è nomade, migra, è una tenda precaria e malsicura, l'unico riparo nel deserto della promessa. Questa tenda dell'incontro, già la sfida di un altro abitare, è la parola della cospirazione.
Sussidio per le celebrazioni festive in assenza di presbitero e per ripensare la pastorale a partire dal giorno del Signore, utile a chi cerca un aiuto nel compito di guidare l'assemblea quando non fosse possibile celebrare la Messa. Per ogni tempo liturgico sono proposti schemi diversificati per la liturgia della Parola e la Comunione eucaristica.
Migliaia di chiese sono oggi inaccessibili, saccheggiate, pericolanti. Altre sono trasformate in attrazioni turistiche a pagamento. Oggi non sappiamo cosa farcene, di tutto questo «ben di Dio», e bene pubblico: mancano visione, prospettiva, ispirazione. Ma è anche lì che si potrebbe costruire un futuro diverso. Umano. Le antiche chiese italiane ci chiedono di cambiare i nostri pensieri. Con il loro silenzio secolare, offrono una pausa al nostro caos. Con la loro gratuità, contestano la nostra fede nel mercato. Con la loro apertura a tutti, contraddicono la nostra paura delle diversità. Con la loro dimensione collettiva, mettono in crisi il nostro egoismo. Con il loro essere luoghi essenzialmente pubblici sventano la privatizzazione di ogni momento della nostra vita individuale e sociale. Con la loro viva compresenza dei tempi, smascherano la dittatura del presente. Con la loro povertà, con il loro abbandono, testimoniano contro la religione del successo. Possiamo decidere che anche questi luoghi speciali che arrivano dal passato devono chinare il capo di fronte all'omologazione del pensiero unico del nostro tempo. O invece possiamo decidere di farli vivere: per aiutarci a vivere in un altro modo.