
"Diceva Marcel Duchamp che è impossibile, forse addirittura blasfemo, commentare un'opera d'arte. Solo gli occhi e un determinato atteggiamento mentale possono collocarci in giusta disposizione davanti a una tela, una scultura, un'incisione. La parola è non solo arbitraria ma insolente e ridicola, e rischia sempre di sovrapporsi a quanto la tela o la scultura dicono. La parola può tradire. Inoltre: chi siamo noi, uomini d'oggi? E con quali metri possiamo misurare il frutto d'un'arte antica? Tre secoli esatti ci dividono da Rembrandt, una distanza infinita. Noi abbiamo perduto la nostra misura, mentre un europeo del Seicento era davvero il signore dell'universo. Rembrandt e noi: corre una differenza come tra la sua Lezione d'anatomia del 1632 e il documentario cinematografico d'una operazione sul cuore. Che è già un altro cuore. Il Seicento fu certamente l'ultimo dei secoli d'oro. Subito dopo, corroso e svanito l'oro, dovettero inventare i Lumi. Il Seicento è il grande teatro, è la sicurezza di un continente battagliero e soddisfatto, l'Europa." (dalla presentazione di Giovanni Arpino)
Poema drammatico in un Prologo e quattro Azioni Si tratta di un dramma in quattro atti, pubblicato in italiano a Parigi nel 1932 e finora inedito in Italia, in cui l’autore intende dare libero sfogo alla sua visione di fede: la storia umana, dalla creazione, attraverso il peccato e la redenzione, fino al giudizio universale (dunque: da Dio a Dio), è intesa agostinianamente come un dramma d’amore che si svolge tra Dio e l’umanità. La storia si qualifica, dopo la ribellione dell’uomo a Dio, come il terreno sul quale si scontrano le potenze del bene e del male. Solo alla fine, secondo la promessa divina, sarà possibile contemplare il definitivo trionfo del bene sul male nell’epifania dell’ultimo giorno, quando apparirà Cristo risorto. Il libro, nella successione dei suoi quattro atti, fornisce il rigoroso sfondo teologico su cui si imposta anche il pensiero politico di Sturzo. Esso infatti si fonda sul presupposto della libertà umana, dove coerentemente viene lasciato ampio spazio alla teoria delle autonomie, del pluralismo, del confronto politico, del partito aconfessionale e dello stato laico. Saggio introduttivo di Franco Buzzi
A disposizione del grande pubblico il metodo di Betty Edwards, sperimentato nei suoi laboratori sull'uso del colore, per apprendere come mescolare e combinare efficacemente le tinte nel dipingere: una serie di esercizi di vari livelli, dai più semplici ai più complessi, permettono di imparare a conoscere il linguaggio del colore; conoscere con precisione tinte, valore e intensità del colore; creare combinazioni armoniche tra i colori; percepire come la luce influenza il colore e i colori si influenzano a vicenda; calibrare il colore nel dipingere una natura morta; comprendere la funzione delle implicazioni psicologiche dei colori nell'espressione artistica.
Una città mutevole e inafferrabile, ma insieme ideale e metafisica. Così appare Venezia riflessa nei vetri delle proprie finestre. Non si tratta del suo doppio, ma di un'altra Venezia, una Venezia immaginaria che cambia forme e colori, che diffonde la sua presenza in prospettive inaspettate e in accostamenti stupefacenti, con cupole, alberi, campanili, colonne, nuvole, statue e comignoli che spuntano, con fattezze più o meno snaturate, da dentro gli infissi di case e palazzi. Particolarmente adatti alle immagini sono i versi persiani di Mirza 'Abdolqader Bidel che accompagnano le fotografie: tutti dedicati al motivo del riflesso nello specchio, essi sono opera del genio visionario di Bidel (1644-1720), poeta mistico vissuto in India e fra i massimi esponenti della letteratura in lingua persiana.
Primo volume di un grande dittico dedicato all'arte universale, questo libro introduce ai mondi artistici estranei al percorso storico dell'Occidente. Si tratta di contesti culturali e di forme espressive che necessitano di strumenti propri per essere accostati e compresi, gettando un ponte con la "nostra" propensione, squisitamente occidentale, a leggere l'avventura artistica di un popolo nell'avvicendarsi e nel reciproco superarsi di "stili" e di "forme". Gli autori coinvolti in questa opera non mirano a ricostruire una simile "Storia" degli orizzonti artistici su cui sono stati chiamati a scrivere, ma anzitutto a offrirne una chiave di lettura che consenta di aprire una porta varcando la soglia che ci separa da quei mondi. Si è trattato di costruire ponti con il passato paleolitico e neolitico, pur ancora presenti in varie parti del globo; ponti con tradizioni artistiche che hanno saputo mostrare una impressionante continuità al di là dei cambi di regimi, di imperi, di confessioni, come l'arte persiana o indiana; ponti con civiltà scomparse, come quelle precolombiane, i cui segni espressivi chiedono di essere interpretati quali poderosi messaggi e non più solo come documenti archeologici.
"Scultura è un termine oggi abitualmente utilizzato nell'ambito dell'arte contemporanea non solo per le opere tradizionali ma anche per ogni tipo di lavoro con caratteristiche tridimensionali effettive, dalle costruzioni e assemblaggi agli oggetti, dalle installazioni spaziali agli ambienti e agli interventi in contesti esterni. Perché si è arrivati a estendere, forzandola all'estremo, una categoria che per secoli ha avuto un'identità precisa, tale da non dare mai adito ad ambiguità interpretative di fondo? Di fatto oggi ci troviamo in una situazione culturale in cui si registra una compresenza delle più diverse forme operative, tutte legittimate al livello della produzione artistica più avanzata." Dalle sculture plastiche di Rodin e Medardo Rosso ai rilievi cubisti di Picasso, da Boccioni ai ready made di Duchamp, agli artisti pop, dai concetti spaziali di Fontana alle realizzazioni tridimensionali che incorporano nell'opera lo spazio dell'installazione o il corpo dell'artista, la parabola straordinaria e vitale della scultura del Novecento, nelle sue eclettiche modalità creative.
Il testo traccia l'evoluzione del museo dalla metà del Settecento a oggi. Dal ruolo del museologo, al cambiamento della definizione di museo, il concetto di pubblica utilità, la specificità dei musei americani e di quelli italiani, come esempi di due diverse concezioni e strategie, fino alle differenti opzioni odierne che spaziano dalla spettacolarità allo stretto rapporto del museo con la comunità locale, dalla concezione del museo come strumento di marketing territoriale alla conferma del suo ruolo "sacrale". Una serie di schede illustra sinteticamente casi esemplari di musei, differenti per tipologie e identità, al fine di fornire strumenti di lavoro e approfondimento.
Timothy Verdon affronta in questo volume l'iconografia cristologica, che ha attraversato la storia della pittura sacra in Occidente fin dalle origini dell'arte cristiana. Infatti, come mostra il percorso di immagini voluto dall'autore, Cristo vi compare prima di Maria, poiché già gli artisti tardoantichi mascherano i simboli cristiani come il "Buon pastore" tra i personaggi che animano sarcofagi, placchette votive e mosaici fin dal IV secolo dopo Cristo. Attraverso cinque capitoli tematici, l'autore segue con attenzione il ruolo di Cristo nell'arte come rappresentante del Verbo visibile, come figlio di Maria, come predicatore e guaritore, come protagonista della Passione, infine come simbolo supremo della Gloria divina. Il volume raccoglie 200 illustrazioni a colori che ricostruiscono le vicende e il ruolo della figura chiave dell'iconografia cristiana.