L'uomo è creatura di Dio dotata di libertà e ragione. Eppure, con un atto volontario, libero e consapevole, può aderire al progetto di morte e distruzione del Maligno, che di Dio, dell'umanità e dell'intera creazione è acerrimo e instancabile nemico. L'adesione diabolica è una sfida perduta in partenza, perché la potenza divina, nell'amore e nella giustizia, non conosce limiti e governa la storia da prima che il mondo e l'uomo fossero. Eppure, chi aderisce al diavolo e al mistero di iniquità si illude di ottenere potere e vantaggi proprio da colui che è stato sconfitto da Cristo, il Verbo incarnato, con il suo annuncio di salvezza, il suo sacrificio e la risurrezione dai morti. L'adesione alle tenebre non è perciò solamente un patto scellerato, ma rappresenta una prospettiva esistenziale senza sbocchi, che col tempo si radica nel cuore e nell'anima della persona, soffocandone la libertà, privandola della dignità, fino al punto di soggiogarla e possederla. Chi si associa e coopera col demonio partecipa infatti al disegno tanto spietato quanto vano con il quale il «padre della menzogna», «omicida fin da principio» (Gv 8,44), cerca di distruggere l'uomo, in quanto creatura che è a immagine e somiglianza del Dio della vita. Questo libro apre squarci su una realtà spirituale complessa, presentandone i contenuti e le dinamiche, sia alla luce del dato biblico e teologico, sia in una prospettiva antropologica ed esistenziale che emerge anche dalla testimonianza degli esorcisti.
Cos'è il liberalismo? Difesa della libertà personale, della libertà privata, anti-statalismo, concorrenza, bene comune, tolleranza, sussidiarietà? Niente di tutto questo. Il liberalismo è una ribellione nei confronti della legge naturale, in particolare delle sue declinazioni morali e religiose. Durante la Guerra Fredda l'ideologia liberale e il cattolicesimo hanno avviato un processo di avvicinamento in funzione anti-sovietica. Ora, a trent'anni dalla caduta del muro di Berlino, questa alleanza ha ancora senso? Cattolicesimo e liberalismo sono compatibili? È possibile essere contemporaneamente cattolici e liberali? Quali sono i punti di contatto, e quali le differenze tra queste due filosofie? L'ideologia che ha vinto il confronto con il comunismo e che, dopo la caduta della «cortina di ferro» sembrava destinata a governare il mondo, pare aver perso gran parte del suo fascino. Liberato da quello che sembrava essere il suo antagonista, il comunismo marxista, il liberalismo ha mostrato ai popoli un volto meno amichevole e invitante, sempre più simile a quello dell'antico avversario. Quale, quindi, può essere il giudizio della Chiesa sul liberalismo e sulla sua versione economica, il liberismo? Che rapporto può intercorrere tra i cattolici e il liberalismo? La risposta è nella definizione di liberalismo che lo psicologo Roberto Marchesini fornisce con questo suo lavoro approfondito e documentato, tuttavia semplice e accessibile a chiunque. Una Introduzione di Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio Internazionale Cardinale van Thuân, impreziosisce il volume.
La psicologia gode ancora, presso l'opinione pubblica, di un certo prestigio; nonostante gli psicologi sembra facciano di tutto per eroderlo giorno per giorno. L'onda montante di sfiducia che travolge ogni istituzione (da quelle religiose a quelle politiche) sembra risparmiare gli psicologi, questi moderni «guru», e le loro teorizzazioni; entrambi apparentemente immuni da critiche e obiezioni. Gli autori delle varie teorie psicologiche, dalla più accettata a quella più strampalata, sembrano rivestiti di una certa aura di saggezza, bontà, profondità. Sembrano angeli dediti a salvare il mondo, privi di interessi, ideologia, vizi e peccati. La realtà, come al solito, è ben diversa. Lo psicologo Roberto Marchesini ripercorre le vie della psicologia mettendo in evidenza i nessi profondi tra le varie teorie psicologiche moderne e contemporanee e le correnti filosofiche alle quali esse fanno riferimento. Ne emerge un panorama nuovo, forse inedito; molto meno idilliaco ed etereo di quanto si possa pensare. Il risultato è una vera e propria «controstoria», disincantata e irriverente, della psicologia.
Se in Internet cerchiamo "omosessualità e sacerdozio cattolico", troviamo migliaia di pagine dedicate a questo argomento: è pruriginoso e quindi appetibile. La Chiesa cattolica è stata coinvolta in scandali relativi all'omosessualità e agli abusi sessuali nei confronti di minori, in cui erano compromessi sacerdoti e vescovi. Ma la maggioranza di loro è fedele alla vocazione e vive la scelta del celibato con coerenza e in molti casi con santità. Rimane, invece, poco considerata la realtà nascosta dei sacerdoti e consacrati che, per il disagio derivato dalla disarmonia che avvertono nella loro vita, scelgono di intraprendere liberamente vari percorsi di aiuto.
Sempre con rispetto delle persone, l'Autore affronta il problema del rapporto tra omosessualità e sacerdozio cattolico, analizzando la formazione psicologica della personalità, i documenti della Chiesa sull'argomento, e individuando le cause che hanno portato all'aumento di consacrati con orientamento omosessuale.
Sull'onda della "rivoluzione sessuale" del 1968, si è verificato un cambiamento antropologico: la scissione tra sessualità e procreazione, la sostituzione dell'identità psicosessuale con l'orientamento sessuale, e l'equiparazione tra eterosessualità e omosessualità, sono ora viste come espressioni della libertà dell'uomo svincolato da ogni limite naturale, morale e sociale.
Questo libro permette di analizzare il rapporto tra sacerdozio, omosessualità e formazione della personalità e dell'identità psicosessuale. La conoscenza di ciò permette di fare scelte libere e maturanti, per il bene proprio e della comunità.
Gli autori analizzano, sul piano psicologico con il contributo del dr. D'Auria, e su quello spirituale con le riflessioni del sacerdote don Zonin, il mondo delle relazioni in cui viviamo fin dalla nascita. Qualcuna di esse si sgretola, ma poi si ricostruisce; altre rimangono ferite aperte, generando una sofferenza che deve essere vissuta non come un ostacolo, ma come una possibilità di trasformazione e di crescita. Troveremo indicazioni per sostenere i giovani nei disagi dell'adolescenza, nei cambiamenti che toccano gli aspetti fisici, sociali e affettivi, nella sofferenza e nelle trasgressioni. Leggeremo le testimonianze di coloro che hanno visto il Male impossessarsi delle menti e dei corpi, attraverso malattie inspiegabili e reazioni terribili di fronte al sacro. Sofferenze che si possono alleviare grazie ai ministri della consolazione e alla preghiera, che anche dal punto di vista psicologico è considerata una valida forma di cura, perché il vero scopo è la guarigione interiore, dell'anima. Si sottolineano gli aspetti positivi come la forza dell'amore fra coniugi o fra genitori e figli e la tenacia usata come arma contro le tentazioni.
Nella prima parte, il libro ripercorre le vicende e i risvolti di questa aggressione ideologica che impone con la «rivoluzione gender» la sua visione sulla sessualità, sulla famiglia, sulla differenza tra i sessi.
La seconda parte è dedicata alla post libertà: «La libertà di pensiero ce l’abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero». Questo aforisma di Karl Kraus diventa per l’autore l’emblema di un’epoca in cui domina un regime di post libertà: l’adeguamento al pensiero unico, al politicamente corretto, all’obbligo dell’egualitarismo. L’uomo contemporaneo crede di essere libero e di avere a portata di mano qualsiasi scelta. È il carnevale della libertà. Ma quando tutto è possibile la libertà implode, si svuota dal suo interno, la libertà muore di troppa libertà.
Nella terza parte il tema della libertà è portato al centro dell’esperienza psicoanalitica. Il lavoro clinico può essere letto come un lavoro di libertà, come il percorso in cui un soggetto prova a ritessere il proprio destino. E a ritrovare il desiderio di progettare una libertà altra che ha il sapore di una conquista perenne.
Spesso cerchiamo la felicità rivolgendoci all’esterno di noi stessi, anziché guardarci dentro, ascoltarci, sentirci, emozionarci e apprezzare appieno come siamo: persone create per vivere in modo amorevole la propria esistenza nel momento presente, nel «qui e ora».
Gli strumenti forniti nel libro sono rivolti a tutti coloro che sono interessati al proprio benessere personale: si ha necessità di «nutrire» il bisogno di amare la vita, di riscoprire il bello che c’è in sé. Le emozioni represse possono essere recuperate proprio come un reperto archeologico, per essere valorizzate.
Attraverso la lettura di brevi frammenti di storie si possono risvegliare in noi le parti vitali e creative a cui non abbiamo dato ascolto. Pur non essendo nello studio dello psicoterapeuta, il lettore potrà vivere l’esperienza dell’analisi, sarà lui a decidere se abbandonarsi all’introspezione spontanea per ascoltare i propri ricordi e i propri vissuti. Potrà, con delicatezza, ascoltare cosa accade dentro di sé, cogliere le similitudini delle storie riportate e scoprire come alcuni processi di ricerca interna siano somiglianti ai propri, rafforzare l’idea che anche nei momenti più difficili si possa fare qualcosa per vivere meglio. Il libro guida alla riscoperta di una dimensione umana, proponendosi di stimolare lo sviluppo della capacità di cogliere in sé e negli altri il «bello» dell’esistere in modo amorevole, solidale e interdipendente.
In questo libro – uno dei più famosi di Ortega – si intrecciano due motivi fondamentali: quello della vita come dialogo fra l’io e la circostanza e quello della ragione storica come via maestra per giungere a comprendere il dramma di un soggetto. Analitica esistenziale e sociologia storica cessano così di essere due ottiche antitetiche e si trasformano in modi complementari di radiografare la realtà umana.
I due autori navigano nel mare, piuttosto agitato, dei «disagi dell’anima», affrontando una serie di malesseri allarmanti.
Don Silvio Zonin – parroco, docente di teologia liturgica e da qualche anno «ministro della consolazione» nella diocesi di Verona – racconta le prime scoperte che un prete post-conciliare fa addentrandosi nel mondo sconosciuto dell’esorcismo, un ministero a cui si fa sempre più ricorso e richiede impegno e competenze poliedriche. L’autore lo inquadra anzitutto in una concreta storia e tradizione e lo rivede alla luce della prassi liturgica della Chiesa. Questo permette il ridimensionamento di un’antropologia eccessivamente dualistica e la correzione di una religiosità segnata da un certo razionalismo, con la conseguente riscoperta del valore della Parola e dell’esperienza sacramentale.
Alberto D’Auria – psicologo, psicoterapeuta e consulente educativo – offre la sua competenza maturata in anni di professione e di collaborazione con il «ministero della consolazione». Nel suo contributo affronta aspetti ormai indispensabili anche nella pastorale ordinaria, quali: la relazione interpersonale tra operatore e «paziente», la comunicazione con le sue diverse componenti, la necessità dell’ascolto attivo e dell’empatia, le tecniche e la struttura del colloquio, l’accompagnamento nel proseguo della vita interiore e la direzione spirituale, in vista di un cammino costante di riconciliazione con se stessi, con gli altri e con Dio.
Una meditazione sulla sofferenza chiude questo lavoro, che viene messo a disposizione di quanti sono attenti e impegnati, in diversi modi, nel difficile compito di curare i disagi dell’anima.
Dalla più antica redazione conosciuta, la parabola della perla caduta nella notte, contenuta in un dialogo tra Timoteo I e al-Mahdī nella Baghdad del secolo VIII, alla terza novella della prima giornata del Decameron, fino al dramma teatrale illuminista Nathan il Saggio di Lessing, i racconti degli anelli, migrando tra Oriente e Occidente, trasformandosi, varcando confini identitari, ridisegnando mappe geopolitiche, schiudono nelle religioni del Libro - Ebraismo, Cristianesimo, Islam - un elemento di perturbante problematicità. Si tratta della 'lacuna' segnata dall'anello autentico confuso tra copie fatte forgiare da un buon padre - così nella versione di Boccaccio - per non mortificare nessuno dei tre figli, ugualmente amati, il cui esito è l'indistinguibilità del gioiello originale, il dubbio su chi lo possegga e sul luogo in cui rinvenirlo. È il 'vuoto' che, sospendendo la pretesa di un'origine esclusiva, ricorda alle religioni la vanità di ogni chiusura e intolleranza.
Il titolo allude al significante intreccio tra le storie di vita e i Racconti della storia sacra. La proposta formativa degli Adulti di Azione cattolica è qui rivista alla luce del primato della Vita. Con questa espressione si intende che il luogo della presenza, e quindi dell’incontro con il Signore, è nella vita ordinaria: una presenza riconoscibile alla luce della parola di Dio."
I vari contributi del volume tentano, da prospettive diverse e complementari, di illuminare l'intreccio tra Parola e Vita che da sempre l’Ac sperimenta come generativo per l’esistenza concreta degli adulti credenti.
Se è vero che nella storia non esistono facili determinismi, crediamo sia riconosciuto da chiunque che viviamo un’epoca di avversione profonda nei confronti della famiglia, sia a livello ideologico sia soprattutto a livello della vita vissuta. Si tratta di un’avversione che tocca il piano culturale, anzitutto, ma anche politico e giuridico. Questo libro racconta la storia di un’aggressione culturale, politica e giuridica alla famiglia, cominciando dal Sessantotto e in particolare dall’introduzione della legge sul divorzio, per arrivare al gender e alle unioni civili, grazie alle quali si permette di definire famiglia ciò che famiglia non può essere.
Nella prima parte, Marco Invernizzi esamina il processo politico e culturale che ha progressivamente eroso la centralità della famiglia in Italia fino all’esplicita avversità e al considerarla come una delle possibili espressioni affettive, da famiglia a famiglie. Nella seconda, Giancarlo Cerrelli affronta il percorso legislativo e giuridico con il quale la cellula fondamentale della società è diventata una semplice somma di individui.
L’analisi realistica dei fatti non induce tuttavia alla perdita della speranza. La famiglia fondata sul matrimonio rimane un desiderio di ogni persona, anche se non sempre espresso in maniera consapevole.
Mentre tutto scorre velocemente senza più tempo e spazio per soffermarsi a meditare e interrogarsi sul proprio agire e sul suo senso, in un periodo storico dominato da grandi conflitti mondiali, dove vengono alimentati l'odio e il risentimento che producono sofferenza e distruzione, si avverte l'esigenza di riflettere sul "perdono". L'invito proposto di imparare a perdonare non ha l'intento moralistico di contrapporre un'azione buona alla cattiveria della vendetta. Il perdono è oggi una delle forze più rivoluzionarie, controcorrente e costruttive che si possano mettere in campo per migliorare l'esistenza di ognuno di noi. Guardare al nostro presente e al nostro passato, indagando i meccanismi psicologici e le implicazioni emotive che caratterizzano il nostro vissuto quotidiano, per capire chi siamo e cosa ci spinga a comportarci in un modo o in un altro, serve non solo a comprendere noi stessi, ma anche a entrare in empatia con gli altri, evitando così atteggiamenti giudicanti. Questa guida lungo l'affascinante sentiero del perdono ci accompagnerà in un percorso stimolante di conoscenza, accettazione di sé e riconciliazione con gli altri.
Giornale intimo e documento della crisi della civiltà europea, il Diario non vuole presentare gli esiti pacificati di una lotta già vissuta e vinta: assai più suggestivamente esso è l'itinerario in fieri di una liberazione, in primo luogo interiore, con tutto il suo carico di incertezze e di aporie. È la testimonianza di un cammino morale, intellettuale e spirituale, assai più ricco di domande che di risposte. Un romanzo di formazione, lo si potrebbe anche definire, o la fenomenologia di una coscienza acutissima e unica, ma al contempo, per la quantità di personaggi che vi hanno parte, racconto corale agli italiani di oggi del farsi progressivo della coscienza democratica del nostro popolo.
"Ma perché io scrivo tutte queste osservazioni, che, se pervenissero in mano a qualche competente autorità, sarebbero sufficienti a mandarmi almeno al confino? Per due ragioni: primo perché se questo periodo passerà prima che io muoia, e se io vedrò il tempo in cui poter fare la storia sincera di questi anni, tutti i piccoli episodi che registro potranno servire a ricostruire l'atmosfera in cui oggi soffochiamo; secondo perché, se questo tempo non passerà per qualche mezzo secolo, e se noi siamo veramente i superstiti malinconici di una civiltà al tramonto, potrebbe tra qualche secolo questo scartafaccio cadere in mano di qualche studioso di storia e apparire un documento di vita non privo di interesse... E poi e poi: scrivo tanto per protestare, tanto per far sapere a me stesso, rileggendo quello che ho scritto, che c'è almeno uno che non vuol essere complice!" Testimonianza della crisi definitiva del regime fascista, il "Diario" è anche il racconto del farsi di una rinascita civile collettiva del paese che precedette quella economica e materiale.
Benedetto XVI lascia al suo successore Francesco un magistero che tratta in modo sistematico tutti i grandi temi della vita cristiana. Dall'interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II come "riforma nella continuità" discende anzitutto un'intransigente difesa della libertà religiosa, una nozione che Benedetto XVI fonda e spiega contro ogni relativismo. Alla denuncia della "dittatura del relativismo" corrisponde un grande rilancio della dottrina sociale della Chiesa intorno ai "princìpi non negoziabili", vita, famiglia, libertà di educazione, a sua volta radicato in un ritorno alla teologia della storia che mostra le tappe di un processo di scristianizzazione dal Rinascimento all'Illuminismo, dalle tragiche ideologie del secolo XX a quelle non meno insidiose dell'era postmoderna. Come antidoto a questa grande crisi, papa Ratzinger propone il ritorno alla fede. Per tanti cattolici italiani è stata quella di Massimo Introvigne la voce che quotidianamente ha presentato e spiegato il magistero di Benedetto XVI. Con questo libro Introvigne propone una sintesi degli insegnamenti degli ultimi anni di papa Ratzinger: un'eredità preziosa per il nuovo pontificato che si apre.
Nell'attuale dibattito sull'omosessualità maschile e sull'identità di genere questo libro propone, in modo critico, punti di vista nuovi esposti in modo agevole in una quarantina di voci. Ne risulta una sorta di mappa delle problematiche più significative: dagli scenari sociali dell'ideologia di genere alla genesi dell'identità sessuale, dall'ipotesi biologica sull'origine dell'omosessualità alla vicenda della sua derubricazione dal DSM. Con gli strumenti della psicanalisi l'autore si inoltra sul terreno clinico esplorando i motivi psichici e familiari che portano all'orientamento omosessuale. I temi affrontati sono ampi: l'assenza del padre e il predominio della madre, il nodo dell'adolescenza, ma anche il vissuto traumatico, l'abuso, la diffusione della pornografia. Affrontando il dibattuto tema della domanda di cura, l'autore si sofferma sulle diverse forme di omosessualità che differiscono anche per il manifestarsi o meno di un disagio soggettivo. La nostra epoca, che festosamente si compiace del declino del padre, sembra celebrare il trionfo di un "godimento smarrito ", barattandolo con un concetto di libertà e di emancipazione in cui tutto è permesso.
L'Italia è un paese speciale e gli italiani lo hanno sempre saputo: a volte vivono questa specificità come una malattia e un'anomalia, a volte, più di rado, come un eccezionale primato. Quali sono le radici storiche, civili e culturali del caso italiano e quali sono i frutti più recenti? Marcello Veneziani percorre i luoghi teorici e storici in cui nasce e si sviluppa l'ideologia italiana, lo stile, il gusto, la sensibilità civile e religiosa, unita al carattere nazionale. Il suo viaggio va a ritroso dal presente al passato, dal berlusconismo - di cui traccia un bilancio - all'Italia democristiana, dal fascismo all'Italia liberale, dal Novecento al Risorgimento. Prezzolini e Papini, Pareto e D'Annunzio, Malaparte e Berto Ricci, Rensi e Gentile, Evola e Del Noce sono i principali testimoni nel Novecento di questa linea italiana. Sullo sfondo emerge il ritratto filosofico e civile di una Nazione Culturale e di un'italianità scandita attraverso idee e autori, passioni e illusioni di élite e di popolo
Nato da un progetto di ricerca promosso da adulti e giovani dell'Azione cattolica diocesana e da esperti ricercatori della facoltà di economia dell'università di Bologna, Il bene che abbiamo in comune si propone di approfondire il rapporto tra comunità parrocchiale e bene comune attraverso strumenti di analisi e interpretazione scientifica specifici. Il risultato è un'idea di bene comune concreta e tangibile, che parte da un'analisi quantitativa, per arrivare a descrivere beni relazionali prodotti e diffusi dalle nostre comunità.
Le piazze italiane sono vuote. Vuoti i cinema, le chiese, gli stadi. Sono andati tutti all'outlet: una parola magica sulle insegne delle città, il luogo dove oggi ferve la vita sociale. Il nuovo libro di Aldo Cazzullo, inviato di punta del "Corriere della Sera", si apre con il racconto dell'outlet di Serravalle Scrivia, il più grande d'Italia, e prosegue descrivendo i posti degli incontri e del divertimento di massa, quelli classici e quelli più recenti, dalla mostra del fumetto di Lucca alla Riviera romagnola, dal carnevale di Viareggio al turismo enogastronomico di Alba. E conduce il lettore in un viaggio nelle metropoli e nella provincia italiane, da "quel ramo del lago di Clooney" al nuovo Sud, mostrando, tramite storie poco conosciute (i pozzi di petrolio della Lucania, gli scandali di Parma, i pellegrini di Assisi e di padre Pio) e sorprendenti ritratti di personaggi noti, i punti di forza e di crisi di un paese che cambia.
Da sempre i governi e gli stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi spesso cinici che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo Luciano Canfora, il proposito americano di esportare la libertà in Iraq è solo l'ultimo esempio di questo oliatissimo meccanismo propagandistico. Sparta combatté la guerra del Peloponneso sostenendo di voler liberare i Greci dall'oppressione ateniese; le guerre napoleoniche determinarono la trasformazione della Francia rivoluzionaria in impero bonapartista; i conflitti regionali della Guerra Fredda (Vietnam, Medio Oriente, Afghanistan), furono sempre inseriti nel contesto di una lotta per l'affermazione della democrazia nel mondo. Canfora dimostra in un'analisi acuta e spesso provocatoria che la politica internazionale si è sempre servita del richiamo all'ideale libertario per coprire le logiche di lotta per il dominio che inevitabilmente condizionano lo scenario internazionale. Un appassionato atto d'accusa contro le nefandezze compiute in nome di nobili principi e supremi ideali e allo stesso tempo un disincantato repertorio di casi storici recenti e remoti, accomunati da quella che Canfora definisce una emblematica "torsione morale, culturale e politica" che consente a uno stato di perseguire una cinica politica di egemonia, fregiandosi allo stesso tempo del titolo di difensore della libertà.
Che cosa significa vivere una vita virtuosa? Nel continuo compito di dare forma alla vita per orientarla al bello, al bene, al giusto, al vero l'uomo di oggi si sente in bilico tra virtualità e virtuosità. Vivere è la virtù. Siamo invitati ad assumere la nostra condizione umana adulta in un mondo in continuo movimento, in cui al camminare lento del pellegrino si sta sostituendo la bramosia del correre, dell'"essere al corrente". Virtù significa vita piena, vita dialogica, capace di recuperare quest'esercizio quotidiano, a portata di tutti, ordinario e non straordinario, vita bella, capace di cogliere sinfonicamente la propria esistenza assieme a quella degli altri, vita con abiti virtuosi, che occorrono per agire e per pensare. Prendere sul serio la vita quindi, ritrovare lo spazio dell'interiorità, ascoltare le ragioni che muovono ogni nostro fare, pensare, volere. Esercizio e strumento fondamentale per il rinnovamento delle comunità è il discernimento personale, radicato nel primato della coscienza, e comunitario. Le virtù, così come noi oggi le pensiamo, ci piacciono. Non sono regole da imparare a memoria. Sono belle e qualche volta ci fanno soffrire. Ma sono anche lo specchio della nostra laicità a confronto con un mondo che non può dimenticare lo sguardo sorridente di Dio.
Una riflessione su tre nuclei fondamentali per il presente e il futuro dell'intera convivenza umana, Unità, Diversità Dialogo. Si saluta, a 25 anni dalla sua morte, la voce profetica e il penseiro di vita di Giorgio la Pira, ma soprattutto in questo volume si tenta di esprimere una rinnovata capacità di lettura sapienziale del nostro tempo. Una lettura teologica, attuale, in grado di aiutarci a riflettere su alcuni grandi interrogativi attraverso gli interventi di Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose; Riccardo Petrella, Docente di Scienze Sociali e Politiche - Università Cattolica di Lovanio; Giovanni Conso, Presidente emerito della Corte Costituzionale Italiana; mons. Felix A. Machado, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Esiste un prima e un dopo l'11 settembre? Quegli eventi hanno aperto un nuovo spazio strategico, ponendo fine al vecchio ordine mondiale? Il terrorismo internazionale, oggi islamico domani d'altra natura, mira a seminare morte e distruzione, o non è piuttosto frutto del conflitto in Medio Oriente, che spinge la gioventù araba a radunarsi sotto il vessillo dell'Islam radicale, esasperata dalla politica americana in Palestina? L'autore conduce un'analisi delle relazioni tra Stati Uniti, Europa e mondo islamico che mostra come i mutamenti emersi alla coscienza collettiva fossero in atto ben prima dell'11 settembre. Quanto è accaduto quel giorno ha solo accelerato alcune decisioni politiche e ha definito la complessità delle realzioni fra Occidente e Islam.
Quale significato ha il lavoro alla luce della parola di Dio e del Magistero sociale della Chiesa?Il volume contiene riflessioni sul tema proposte durante uno dei moduli formativi curati dal settore adulti di Azione Cattolica e alcune schede di approfondimento. L'esperienza adulta è segnata da due tra le dimensioni più importanti della vita delle persone, il lavoro e il volontariato. La riflessione incontra l'impegno degli adulti di Ac a ricercare e riscoprire i fondamenti e a verificare i criteri che costituiscono oggi l'identità dell'adulto in un ambiente caratterizzato fondamentalmente dal cambiamento. Come è possibile allora difendersi dalla precarietà? Cosa comporta la flessibilità in termini di costi? L'alienante perdita del senso del lavoro, tipica della società industriale, fa riflettere il mondo cattolico. Siamo di fronte a nuovi rischi, si richiede una grande convocazione di responsabilità ed una profonda ricerca di sperimentazione. Il testo si arricchisce di un'appendice `Lavorare perché` contenente le schede di approfondimento elaborate sulla base di contributi personali e alcuni articoli del Magistero sociale.
La Cina contemporanea appare come un immenso cantiere. L'impetuoso sviluppo capitalistico, da un lato, e la rigidità del controllo politico comunista, dall'altro, ci offrono lo spettacolo di un paese che si avvia sul cammino del progresso in un clima di incredibile confusione e incertezza. Se è vero infatti che da più di dieci anni il paese asiatico accumula successi - si è sviluppato e consolidato all'interno, conduce una politica estera sempre più ambiziosa - è anche vero che presenta una situazione interna fragile. Alle soglie del suo ingresso nel WTO e prossima ad ospitare i giochi olimpici, la Cina deve ancora conquistare una propria maturità e costruire un rapporto equilibrato con il resto del mondo. Quale sarà il suo futuro?
L'Autore, già presidente del Settore Adulti di Azione Cattolica, rivisita le motivazioni che sostengono gli adulti nell'esperienza quotidiana all'interno e all'esterno dell'Associazione, delineando le coordinate per una testimonianza cristiana che parte dal vissuto; umile ma nello stesso tempo vivace e coraggiosa. Emerge con forza la necessità di rifare il tessuto associativo per rendere significativa e stimolante la presenza laicale sul territorio. Una sfida decisiva per l'Azione Cattolica che deve rinnovare la sua proposta proprio a partire dal mondo degli adulti che sono chiamati a riflettere sul proprio impegno negli ambiti loro prossimi: la famiglia, il lavoro, lo studio, la Chiesa, la società. Sono qui raccolti alcuni brani di articoli pubblicati sulla stampa associativa e stralci di relazioni tenute in occasione di convegni ed iniziative locali.