L'enciclica Fratelli tutti affronta in maniera ricca e articolata il tema della fratellanza, sempre arduo ma ineludibile per il futuro dell'umanità e del nostro pianeta. Senza entrare nel merito di un commento puntuale del testo, il libro riprende alcuni aspetti della fratellanza e li analizza sotto il profilo psicologico, individuando ostacoli e percorsi in grado di promuovere l'incontro. La fratellanza universale è difficile da pensare prima ancora che da capire; il contributo delle scienze umane smentisce luoghi comuni ed evidenzia possibilità talora sconcertanti, ma alla portata di tutti.
Il libro indaga il contributo che l'enciclica Fratelli tutti ha donato all'umanità, chiedendosi in modo particolare quale sia la migliore politica in grado di generare fratelli e costruire sociale.
Papa Francesco ha la piena percezione che solo una politica di altissimo livello può aiutarci ad affrontare il cambiamento d'epoca che stiamo vivendo.
Il volume si compone di due parti. La prima è dedicata ai fondamenti (la scrittura, l'antropologia, il testo di Fratelli tutti, evidenziando in particolare la valenza della parola "popolo"); la seconda prende in considerazione le scelte necessarie, partendo dalla prospettiva dell’impegno cattolico, per arrivare al ruolo dei partiti, alla necessità di ricostruire il Welfare State, per capire come l'ambiente possa essere un attrattore essenziale per le decisioni future.
Il volume si conclude con l’appello alla speranza.
MATTEO PRODI (1966), laureato in Economia e Commercio all'Universita di Bologna nel 1990, ordinato presbitero nel 1997, dal 2008 è professore di Morale sociale alla FTER e ha collaborato con UNIBO per seminari sull’Etica d’impresa.
Dal 2018 insegna anche presso la PFTIM — Sezione "San Luigi" ed è responsabile della Scuola di Impegno Socio-Politico della Diocesi di Cerreto Sannita. Ha pubblicato numerosi volumi con Cittadella Editrice, tra i quali ricordiamo Per una nuova umanità,
L'orizzonte di papa Francesco (2018), Rigeneriamo il mondo.
La visione "superiore" di papa Francesco (2019) e Fratelli, tra briganti e locandieri? Fraternità ed economia (2021).
È ancora necessario soffermarsi sulle vicende straordinarie del fratello universale Charles de Foucauld, avventuriero, monaco ed eremita, forse oggi più di ieri. E di farlo con una preziosa bussola, l'enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, cuore pulsante di un progetto che - mettendo a fuoco il complesso reticolo dei rapporti fra cristiani e musulmani - può fungere da cartina di tornasole di una Chiesa autenticamente, e coraggiosamente, in uscita. In entrambi i casi, per de Foucauld e Bergoglio, il solo metro di paragone, il Modello Unico (come lo chiamava il primo) è - e non può essere altrimenti - Gesù di Nazaret.
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Il libro si confronta con la pandemia in atto, mettendo in dialogo due specialisti: Pasquale Tripepi rilegge gli eventi con la lente della psichiatria e della psicologia sociale; Pasquale Bua offre spunti per una riflessione in chiave teologica e spirituale. Il primo propone una descrizione del fenomeno e delle reazioni individuali e collettive in tempo di pandemia, passando a considerare gli esiti psicosociali e soprattutto le possibili strategie risolutive e, fra queste, la resilienza. Il secondo si interroga sulla possibilità di ri-definire la fede cristiana a partire dalla crisi del Covid-19, crisi che si rivela malgrado tutto un chairós per capire ciò che la fede è - e ciò che la fede non è. Dalla lettura dei due contributi emerge come la "salvezza" sia possibile solo "insieme", cioè nella riscoperta della fraternità e del primato del noi sull'io.
Questo volume presenta la "storia degli effetti" di una ecclesiologia della fraternità/sororità, che è ancora in cammino e potrà approdare a nuovi orizzonti.
Il libro indaga il contributo dell'enciclica Fratelli tutti a partire dalla domanda su come possa nascere e crescere un'economia in grado di generare fratelli. Il titolo annuncia il punto di partenza: la parabola del buon samaritano, icona biblica della FT, che pone davanti ai nostri occhi l'umanità scartata dall'attuale economia e la responsabilità di costruirne una radicalmente nuova. Lo sguardo spazia dall'enciclica agli studi sul superamento delle disuguaglianze; un superamento che implica una nuova antropologia e una politica - anche e soprattutto a livello globale - capace di indirizzare l'umanità verso la vera felicità. Le proposte concrete vertono sul lavoro e sugli imprenditori, sulle nuove regole e sul ruolo dello Stato, sull'imprescindibile attenzione alla casa comune e sul ripensamento del debito pubblico. Una nuova economia è possibile: occorre mantenere alto il livello della riflessione e partire. Con coraggio, senza esitare.
La fraternità/sororità, per sua natura, ha manifestazione massima nell'assemblea liturgica. La storia bimillenaria delle comunità cristiane ingenera però qualche dubbio. Eppure, in origine, ci si chiamava fratello e/o sorella e, come tali, si spezzava il pane nelle case... L'indagine sulla presenza e sulla valenza dei termini afferenti alla sfera familiare, nella traduzione italiana dell'edizione III del Messale, svela il permanere di una pesante ipoteca androcentrica e patriarcale. Da qui il tentativo di restituire l'assemblea alla sua costitutiva dimensione fraterna/sororale. Ripartire dall'ekklesia kat'oikon, dalla "Chiesa nella casa": ecco la sfida. Urge ridisegnare le Chiese secondo uno stile inclusivo sinodale e solidale, per un paradigma nuovo di fraternità/sororità e "amicizia sociale".
Un testo sulla “fraternità e l’amicizia sociale” può essere letto come un punto di confluenza di due linee di riflessione e di esperienza: da un lato il pensiero antropologico e politico sulla fraternità che scaturisce dalla utopia rivoluzionaria tardo-moderna, dall’altro il pensiero teologico ed ecclesiale che ha assunto anche la figura di magistero nei secoli XIX e XX. In questo modo una categoria è messa alla prova e l’esperienza di fraternità conosce nuovi orizzonti e nuovi problemi. Ne deriva una sfida inaggirabile per le forme di vita e per i concetti-chiave del nostro tempo, che il testo di papa Francesco affronta apertis verbis, alla luce del Vangelo e dell’esperienza umana, in vista di un chiarimento non soltanto delle evidenze della fede, ma anche della cultura etica e politica comune a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo.
Andrea Grillo (Savona, 1961) è professore di Teologia dei sacramenti e di Filosofia della religione presso l’Ateneo S. Anselmo in Roma e presso l’ILP S. Giustina di Padova. Ha pubblicato di recente: Domande al Padre. La forma cristiana del pregare (2016) e Eucaristia. Azione rituale, forme storiche, essenza sistematica (2019)
Quindici canti (Sal 120-134) che segnano i passi di un pellegrino che sale verso Gerusalemme, verso il tempio. Chi ha cantato questi salmi? Un pellegrino? Forse un esule che ritorna nella sua patria? Oppure un levita durante la liturgia del tempio? Non lo sappiamo. Tuttavia, questi salmi delineano un cammino spirituale di ritorno alla nostra terra, e di incontro con Dio e con gli altri, che ogni lettore oggi può sperimentare. I Salmi delle salite diventeranno come uno specchio per rileggere la nostra vita, quel “pellegrinaggio” che è la nostra esistenza.
Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli, è biblista e liturgista, autore di diversi libri. È vicedirettore dell’ISSR “Santa Caterina da Siena” della Toscana per il Polo di Arezzo e docente nel medesimo Istituto.
Il Vangelo ha donato a Francesco di Assisi una fondamentale buona notizia che ha dato una forma evangelica alla sua esistenza: Dio in Gesù si è fatto nostro Padre donandoci suo Figlio come fratello, così da farci suoi figli. Questa “storia di famiglia” è stata la fonte del suo progetto evangelico: diventare ed essere “frate Francesco” cioè “fratello di tutti”. Il presente volume, che vuole porsi in continuità ideale con l’enciclica del Papa Fratelli tutti, tenta di ripercorrere questo tema fondamentale della “novità francescana”, mettendo al centro dell’analisi i testi del Santo. Il lettore non solo sarà sorpreso dalla ricchezza di contenuti evangelici e dalla contemporaneità del suo stile fraterno, ma anche incoraggiato a credere e a impegnarsi per un mondo in cui “fratelli è possibile”.
Pietro Maranesi, frate cappuccino, coordinatore della licenza di Studi francescani ad Assisi e professore a Roma, ha pubblicato un grande numero di monografie su Francesco; gli ultimi due titoli: Caro Leone ti scrivo. Gli autografi di Francesco: memoria di una grande amicizia (Messaggero, 2020); Francesco e il lupo. Strategie politiche per una società più inclusiva (Aboca, 2020).
Fortezze devastate, corpi avvizziti, guance solcate dalle lacrime. Urla laceranti. Interrogativi che sembrano spegnersi nel silenzio dei cieli. Un accenno velato di speranza. La distruzione, la morte e la sofferenza sono presenti ovunque, nei versi del libro biblico delle Lamentazioni. Ma proprio lì, in mezzo alle ceneri, i suoi locutori rimangono ostinatamente aggrappati alla vita e al loro Dio. Prendono l'assurdo visto e il dolore provato e lo fanno divenire preghiera. Esprimono, così, resilienza e fede, nonché la sinergia che tra esse può instaurarsi. Sinergia capace di realismo, di assunzione di responsabilità, di tenacia fattiva, di fede in grado di riconoscere il vero volto di Dio e con lui interloquire.
I progressi delle neuroscienze pongono interrogativi che coinvolgono tutti. Il fronte riduzionistico, che imprigiona la comprensione dell'uomo e delle sue facoltà nella sola dimensione cerebrale, sembra aver annientato la singolarità umana, rafforzando l'idea che le scienze e la teologia siano distanti tra loro e antagoniste. Gli studi neuroscientifici, in realtà, mostrano come l'intera e multiforme esperienza del soggetto non sia confinabile nella complessa rete neuronale. La svolta relazionale e l'embodied cognition evidenziano come la vita della mente si costruisce in forma dialogica e attraverso la realtà intercorporea. Le scienze, ritrovando l'unità perduta tra la mente e il corpo, valorizzano la matrice intersoggettiva della vita psichica. Né lo spiritualismo né lo scientismo sono in grado di dare ragione della incommensurabilità dell'uomo. Si delineano, così, nuovi punti di incontro fra le neuroscienze e la teologia, con significative possibilità di pensare l'uomo e la realtà in modi diversi.
«Tra i principali doveri dei vescovi eccelle la predicazione del Vangelo. I vescovi, infatti, sono gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo». Così la Lumen Gentium descrive un dovere, quello del magistero, che è funzione profetica. In un tempo in cui il fare catechesi conosce una profonda crisi, l’itinerario proposto da Maurizio Gervasoni si presenta in chiave profetica come un’ampia rilettura della realtà alla luce della Parola di Dio, del magistero della Chiesa e delle istanze della cultura. Non una comunicazione denotativa e immediata dei contenuti della fede, come lascerebbe intendere un’accezione “tradizionale” del termine catechesi, ma una serie di provocazioni che coinvolgono il vissuto di ogni giorno, invitando il lettore ad accogliere le domande di senso che l’autore lascia volutamente aperte, talora quasi insolute, come insoluta è spesso la quotidianità nella quale spendiamo la nostra esistenza.
Maurizio Gervasoni, ordinato sacerdote nella Diocesi di Bergamo l’11 giugno 1977, ha completato gli studi a Roma, presso il Pontificio Seminario Lombardo, conseguendo il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana nel 1982, con una tesi sulla “poetica” nell’ermeneutica teologica di Paul Ricœur. Docente di Antropologia teologica nel Seminario Giovanni XXIII di Bergamo dal 1982 al 2012, ha insegnato anche Spiritualità del clero diocesano e Antropologia delle religioni e, all’Università degli Studi di Bergamo, Storia delle religioni. Dal 2013 è vescovo di Vigevano, delegato per la Pastorale giovanile e gli oratori, per la Pastorale del lavoro e per la Pastorale sociale e la formazione socio-politica presso la Conferenza episcopale lombarda.
Chi è l'uomo? La visione dell'uomo che ci portiamo dentro anima le nostre scelte e plasma la società. Rispondere a questa domanda nel mondo di oggi, immerso nelle varietà culturali, richiede l'onestà di ammettere che non possiamo limitarci ai percorsi e ai concetti del passato. Per essere vigili nei confronti delle spinte anti-umane dei nostri tempi serve partire dalle sofferenze dei fratelli. Immedesimazione, riconoscimento e incontro sono il presupposto di una teologia vivida e capace di agire.
Sull'esempio di medici, infermieri e assistenti sanitari, tutti abbiamo imparato a sorridere con gli occhi, tenendo la mascherina, in attesa del rimedio contro il virus. La nostra faccia deve rimanere semicoperta proprio nei momenti in cui la dovremmo esibire per comunicare: al lavoro, nelle strade, in chiesa. La comunità cristiana nei mesi della pandemia ha imparato a sorridere con gli occhi, esprimendo una creatività eccezionale: nei suoi ministri, in tanti collaboratori laici e, soprattutto, nelle case e nelle famiglie. Sono emersi però anche sguardi arrabbiati e arcigni, sopra le mascherine, al punto da accentuare tensioni fortissime fra le diverse componenti nel mondo cattolico. Le nostre comunità cristiane che faccia avranno dopo la pandemia? Quale volto presenteranno quando alcune persone, timidamente, si riaffacceranno alla loro porta, per vedere se il viso fermo, accogliente e rassicurante di papa Francesco - punto di riferimento universale nella pandemia - è lo stesso viso delle loro comunità? L'esperienza del coronavirus ci avrà riportato davvero all'essenziale, ci avrà convertito?
Il nuovo protagonismo delle fedi apre lo scenario a un'epoca postsecolare dove le religioni entrano nel dibattito democratico, spronando le istanze culturali e politiche a un reciproco apprendimento in forza del bene comune. In questo nuovo orizzonte si sono modificate categorie e paradigmi di interpretazione del reale con cui il cristianesimo deve fare i conti per elaborare nuove modalità narrative e immaginative, perché il Vangelo possa avere ancora rilevanza in uno spazio condiviso con altre visioni della vita. La stessa teologia è di nuovo sfidata a riconfigurarsi e a riposizionarsi nello spazio-mondo, il che oggi vuol dire una diversa presenza della fede cristiana "tra i popoli". L'apertura alla dimensione pubblica la sollecita a un'ermeneutica in cui questa istanza non è solo ambito di interesse, ma stile interpretativo che investe il senso delle sue categorie. La riflessione teologica è chiamata ad affinare i suoi strumenti linguistici, ad aprire canali comunicativi altri, più legati agli snodi esistenziali delle persone, per incrociare in modo adeguato le loro domande e poter accompagnare la loro ricerca di Dio. Occorre allora sperimentare nuove alleanze interpretative con la mistica, la letteratura e le arti per restituire una rinnovata vitalità all'annuncio del Vangelo.
«C'è un momento che emerge dalla riflessione filosofico-teologica intorno al principio di Carità, che l'autore inquadra dentro un preciso riferimento della cultura d'Occidente, a partire da un chiarimento essenziale: si può essere caritatevoli o esprimere apprezzabile filantropia anche una tantum [...] la Coscienza della Carità del Cuore di Gesù Cristo, invece, è per sempre, è uno stile di vita, per quanto difficile da interpretare. Una carità che trova la sua linfa vitale nella verità, come ricorda il Santo Padre Benedetto XVI; una carità che non è, eventualmente, soltanto figlia del dovere, come direbbe Kant, ma che ha un carattere duraturo perché, nel senso cristiano, è figlia dell'amore» (dalla Prefazione di Fabrizio Turoldo). Il lavoro di Giuseppe Manzato si ispira direttamente al Premio "Nervo-Pasini", intitolato Teologia della Carità e Solidarietà, promosso dalla Caritas Nazionale e dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova.
l cristianesimo diventa e diventerà sempre più globale e sempre meno eurocentrico. La crescita del cristianesimo al di fuori dell'Occidente denota spostamenti di baricentro non solo geografici ma anche teologici. Questo metterà in crisi il tipo di globalizzazione e diffusione cristiana ed ecclesiale, segnate fortemente dalla razionalità occidentale moderna, percepita spesso come discriminante e giudicante, come un logos che non facilita il dia-logos, come "straniera" ed "estranea". In tale contesto di accentuata mondialità e pluralità, quali sono le nuove inculturazioni possibili per attestare la portata universale della verità cristiana? Dove si radica l'universalità del vangelo, dal momento che non esiste un vangelo astratto, ma sempre mediato culturalmente? Quali sono le vie per realizzare una effettiva "cattolicità" della Chiesa, ovvero la sua attuazione nei diversi luoghi culturali del mondo, il suo carattere realmente e visibilmente universale?
Il nostro presente, afferma Roberto Mancini, richiede il coraggio dell'utopia, intesa come trasfigurazione della realtà che preme nelle nostre coscienze per trovare posto nella storia. Ciò che ha spinto gli autori a scrivere questo libro, rivolto ai figli e ai giovani adulti che vivono la tensione spirituale e lottano per uscire dai loro deserti, è il desiderio di generare e promuovere percorsi di senso. Percorsi scaturiti dalla rilettura delle scelte di vita di Charles de Foucauld, un uomo che ha esplorato oltre i confini, fisici e spirituali, consentiti a un europeo vissuto tra la seconda metà del XIX secolo e la Grande Guerra. Dal primo viaggio in Marocco alla morte cruenta in Algeria, la vita di Charles è stata una continua ricerca dell'Assoluto e un progressivo spogliamento di tutto ciò che era d'impedimento per divenire "fratello universale". Per liberare la figura di Charles de Foucauld da alcune incrostazioni ottocentesche e renderla significativa anche per chi oggi è lontano dai contesti religiosi, sono state utilizzate nuove chiavi interpretative. La dimensione spirituale si apre così alla logica comunionale, che è interreligiosa, planetaria e cosmica e consente di accogliere in una sintesi nuova i vari aspetti del reale. La sfida, per citare Antoine Chatelard, uno dei più attenti seguaci di Charles, è quella di «...lasciarsi trascinare dalla forza che spinge ogni uomo affinché scorga il luogo in cui è chiamato a realizzarsi nei deserti di questo mondo».
Oggi circa il 52% della popolazione mondiale vive in contesto metropolitano, e si prevede che nel 2025 si arriverà al 70%. Non sorprende, per questo, che la città contemporanea si trovi sotto la lente di ingrandimento di innumerevoli discipline, non esclusa la teologia. I saggi raccolti in questo volume offrono spunti per l'elaborazione di un pensiero sulla Chiesa nella città odierna, considerando quest'ultima come un "segno dei tempi" nella linea del Vaticano II, additando in essa lo spazio dell'unità e della pace sulla scia della lezione biblica, proponendo la città come "luogo teologico" alla luce del magistero di papa Francesco.
Il volume presenta un breve itinerario in 4 passaggi sul "dispositivo di blocco", che è stato introdotto nel magistero cattolico per proteggere la Chiesa da ogni possibile dinamica, confermando la sua autorità mediante una "negazione di autorità". Tale "dispositivo" però induce la Chiesa ad una progressiva autoreferenzialità, cui ha reagito prima il Concilio Vaticano II e ora papa Francesco, con il suo magistero "in uscita". «Andrea Grillo ha scelto un'immagine particolare per orientare la riflessione di queste pagine, quella della differenza tra un museo e un giardino. Si tratta di ambienti diversi, con vocazioni o finalità diverse: il museo conserva e protegge reperti rari, testimonianze di epoche perdute e documenti preziosi per riuscire a riscostruire una rappresentazione di quel che è stato e che non è più...L'immagine è di aiuto per comprendere il tema di queste pagine, che invitano anzitutto a riconoscere nella Chiesa cattolica una realtà viva e perciò bisognosa di essere curata come un giardino e non come un museo» (Giovanni Grandi).
L'homo faber, tentato di sfruttare la natura come una semplice cava di materiali, e l'homo oeconomicus, tentano di attingervi come a una cassa continua, devono integrarsi nell'homo sapiens, capace di sfruttare la propria intelligenza per custodire il creato come casa comune, pensando alla propria generazione e a quelle successive. La vera sapienza richiesta oggi è la fraternità. L'uomo del futuro sarà l'homo frater, oppure homo demens, finendo per distruggere completamente la stupenda tela che il Creatore gli ha consegnato perché la custodisse e ne fosse custodito.
Il principe e la tartaruga sanno gustare il tempo, senza consumarlo o farsene mangiare. Il tempo va regalato, impegnato nelle relazioni, vissuto come dono. Il Vangelo è una mappa per chiunque intenda vivere il tempo dell’esistenza umana con gioia, assaporandone il significato. E la Chiesa custodisce, nella sua tradizione viva, nel tempo della storia, la perla preziosa donata da Gesù: la sua presenza viva. Il Risorto continua a camminare accanto agli uomini, percorre il tempo della loro vicenda; lui solo, che è il vivente, è sempre giovane e rende giovane il cuore di chi a lui si affida.
Ernesto Olivero, sua moglie Maria e pochi amici, un rigagnolo che si allarga e diventa fiume, centinaia di migliaia di persone che ne aiutano altrettante, un grande "condominio" che abbraccia i cinque continenti, incontri che sono Provvidenza, la fragilità e la bellezza dei giovani, arte e tecnologia a servizio dei più poveri... È quello che tenta di narrare questo libro esponendo per la prima volta la storia, la spiritualità, il metodo e la vita del Sermig-Fraternità della Speranza. Un testo corale per condividere lo stupore di una "storia sacra".
"Il cuore del Buon Pastore non è soltanto il Cuore che ha misericordia di noi, ma è la misericordia stessa. Li splende l'amore del Padre, li mi sento sicuro di essere accolto e compreso come sono, li, con tutti i miei limiti e i miei peccati, gusto la certezza di essere scelto e amato" (Dall'omelia di Papa Francesco, nel Giubileo dei sacerdoti). Questo studio mette in evidenza come tali parole trovino un'applicazione esemplare nell'esperienza e nell'insegnamento dell'apostolo Paolo e di tanti Pastori santi del nostro tempo, trai quali spiccano le figure di Don Carlo Gnocchi, don Secondo Pollo, Padre Igino Lega, don Pino Puglisi, don Primo Mazzolari, don Andrea Santoro, mons. Luigi Padovese e il cardinale Francois Xavier Nguyen van Thuan.
Il fascino di Yeoshua, chiamato Gesù, per quanti vivono i sentimenti di inaudita solitudine interiore della condizione postmoderna. Il volume, frutto di lettere inviate ad una comunità digitale, ricostruisce l'esistenza di Gesù attraverso l'idea dello stile di vita. Un Gesù esistenziale capace di dare risposta ai grandi interrogativi che pone la vita. Un mythos ancora da raccontare e tramandare.
Il volume tratta alcuni grandi e scottanti problemi: il rapporto uomo-ambiente e uomo-animali; la manipolazione da parte della tecnica e in particolare delle biotecnologie; l'oscillazione tra individualismo selvaggio e riduzione del soggetto a relazione sociale; la trasformazione della bipolarità sessuale uomo-donna in una galassia di orientamenti sessuali; la possibile liquidazione dell'umano in nome dell'avvento del post-umano. Non c'è alcuna pretesa di dare risposte definitive, ma solo la speranza di far prendere coscienza di alcuni interrogativi, come punto di partenza per elaborare nuove prospettive, nella direzione di un possibile umanesimo "in Gesù Cristo".
Questo non è un libro per "addetti ai lavori" (nella fattispecie, per gli educatori) ma un libro rivolto a tutti. Perché ciascuno di noi, giovani o anziani che siamo, laici o consacrati, è osservato dai giovani e può trasmettere loro con il suo comportamento, quasi per osmosi, tanto bene o tanto male, speranza o sfiducia. Mi auguro perciò di aver realizzato uno strumento utile a tutti coloro che amano i giovani e desiderano davvero valorizzarli come un "patrimonio dell'umanità".
Con questa raccolta di studi e riflessioni sul concilio Vaticano II l'autore intende fare memoria di quel grande evento affinché non vada smarrito il tesoro racchiuso nei documenti conciliari e mettere in risalto la portata profetica del concilio stesso, che in gran parte attende ancora di essere realizzato nelle restanti riforme. Sollecitato dalla recente nomina di Francesco a vescovo di Roma, Carlo Ghidelli fa continuo riferimento alle nuove e sorprendenti decisioni di papa Francesco, oltre che al suo magistero affidato per lo più alle omelie quotidiane. In ciò che scrive e propone al Papa, l'autore vuole dar voce a quella corresponsabilità ecclesiale che deriva dalla collegialità episcopale che, a quanto traspare dalle sue parole e dalle sue prime decisioni, sta tanto a cuore al nuovo vescovo di Roma.
Il celebre romanzo di J. Barrie, "Peter Pan", delinea un'inedita visione della vita all'insegna della paura di diventare adulti, una paura che i decenni successivi, come un commento vivente all'opera, hanno puntualmente confermato, fino a classificarla come disturbo psicologico: la Sindrome di Peter Pan. In queste pagine se ne presentano le caratteristiche salienti: le sue origini, le peculiarità, ma soprattutto il suo dramma profondo, che esprime una preoccupante crisi di civiltà. Quando una società non vuole più crescere, puntando i piedi per non entrare nelle tappe successive dell'esistenza, significa che non sa più educare a vivere, non vede un futuro dopo di sé e muore, simbolicamente prima che fisicamente.
In un momento in cui i cattolici sentono l'esigenza di ritornare da protagonisti sulla scena politica, questo libro si propone di mettere a fuoco i "nodi" cruciali che essi devono sciogliere, se vogliono superare le ambiguità che li hanno resi irrilevanti nella Seconda Repubblica e tornare ad essere di nuovo credibili. Tra questi "nodi" forse i più evidenti sono quello del ruolo preponderante dei vescovi nell'ambito pubblico, direttamente proporzionale alla invisibilità dei laici cristiani, e quello dei cosiddetti "valori non negoziabili". Ma, più a monte, è in gioco il significato dell'impegno politico dei cattolici, che deve essere ripensato coraggiosamente, recuperando le esperienze più significative del passato e guardando con fiducia al futuro.
Il volume si interroga sulla relazione tra la creatività giovanile e alcune nuove forme dell'audiovisivo, concentrando l'attenzione sul successo della piattaforma di contenuti YouTube. La domanda di fondo da cui muove il testo non è come i media influenzano i giovani spettatori, quanto piuttosto come questi si avvicinano ai loro meccanismi tramite la mediazione di processi di riscrittura creativa. Abbandonare i pregiudizi verso queste forme della cultura partecipativa giovanile è essenziale per avvicinarsi alla comprensione del modo in cui si costruisce e si trasforma l'esperienza mediale di molti ragazzi. Per molti adolescenti che smontano, manipolano e riassemblano materiali audiovisivi l'abilità sul versante tecnico è chiaramente uno strumento per esprimere la propria posizione nei confronti di un racconto e per entrare in relazione con una comunità. Nel testo, con l'ausilio di molti esempi, vengono prese in esame alcune delle modalità espressive più ricorrenti tramite le quali giovani consumatori creativi contribuiscono a trasformare e a condividere le forme e i linguaggi dell'audiovisivo.
La constatazione delle evidenti difficoltà collegate alla responsabilità educativa degli adulti e la mancanza di consapevolezza da parte della cosiddetta società educante hanno fatto emergere in maniera forte la crisi della questione educativa. Tuttavia non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalla complessità dell'attuale situazione: andare oltre l'emergenza significa affrontare e analizzare i problemi legati ai diversi contesti educativi (famiglia, scuola, comunità sociale ed ecclesiale) e affrontare la sfida per il futuro con rinnovata attenzione e adeguate risorse, per non rinunciare a educare ancora, con competenza e passione.
Dalla famiglia alla scuola, fino alle importanti istituzioni della parrocchia e dell'oratorio, i modelli educativi sono coinvolti oggi in un turbinio di importanti trasformazioni. Il cinema, medium dalla forza mitopoietica, si è rivelato negli anni testimone e interprete del nostro tempo, evidenziandone l'emergenza educativa e tratteggiando un quadro preciso del passaggio dall'età del gioco a quella dell'innocenza perduta. Molti sono gli insegnanti ad essere ritratti sul grande schermo, nei loro tentativi - a volte eroici oppure frustrati e imprigionati nella rigidità dello schematismo del sistema scolastico - di avvicinarsi ai giovani. Numerosi studenti, colti nel pieno del loro percorso di crescita, sono stati fotografati nella loro lotta ribelle di sottrazione alla massificazione. Il testo offre un'ampia panoramica di un cinema che, in una terra deserta di sentimenti e di relazioni, ci consente di continuare a guardare il futuro con un atteggiamento di ottimismo.
Basandosi su testi musicali di Rino Gaetano, Francesco De Gregori, Fabrizio Moro, Jovanotti, Caparezza, Peter, Paul and Mary, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Modena City Ramblers, Edoardo Bennato, il testo cerca di riflettere sulla necessità della formazione e dell'impegno politico, partendo dai loro contenuti di fondo. In un tempo che tutti definiscono di "crisi", i testi musicali sono utilizzati per approfondire diversi interrogativi sul mondo politico: partecipazione e assenteismo, persone e istituzioni, corruzione e mafia, competenza e politica-spettacolo, giustizia e pace, impegno e moralità, cattiva politica e italiani, scuole di formazione e candidature politiche.
Una breve presentazione della "vocazione rituale" della Chiesa può permettere di scovare diversi livelli in cui educazione umana e educazione cristiana si aiutano e si completano a vicenda. Intesa così, la sfida educativa vede il primato della "celebrazione dei misteri" sulla "affermazione dei valori". In un percorso che attraversa i sette sacramenti, ciò che è più divino e profondo viene attestato e promosso da ciò che è più umano e superficiale, almeno in apparenza. Ne risulta una rilettura dell'esperienza umana e cristiana insolita e promettente.
Una risposta alla sfida educativa consiste nell'aumentare la competenza fraterna.
Con uno stile elegante e asciutto, il testo ci regala un irripetibile viaggio dentro il mondo delle nostre comunità ecclesiali. Ne mette in risalto le mille luci, ma non ne nasconde le numerose ombre. Riesce con garbo a segnalare ancora le tante potenzialità sopite e a distinguere con spirito critico ciò che è vivo e ciò che non lo è più nella prassi pastorale ordinaria.
Dall'ascolto della vita della gente, dei loro problemi e delle loro attese, il libro diventa, pagina dopo pagina, eco dell'antico e sempre nuovo invito a prendere il largo dentro la storia che oggi tocca vivere ai credenti. Una frizzante e intelligente riflessione sull'omelia viene offerta, da ultimo, alla meditazione di tanti sacerdoti, settimanalmente alle prese con il loro centrale ministero di annunciatori della Parola.
Se si cerca un libro di ricette educative prestampate è il volume sbagliato. Il testo, attraverso alcune pagine evangeliche, non offre soluzioni, ma invita a ricalcare i passi del maestro. E come Lui, da pensierosi, chiede di diventare generosi.
Lasciandosi guidare dal rito dell'Ordinazione presbiterale, l'Autore propone con un linguaggio semplice e chiaro una meditazione biblica e pastorale sull'identità, la missione, la spiritualità del prete. Lo sguardo spazia dal passato al presente, senza temere la tradizione, e guardando con speranza e coraggio al futuro. Un aiuto prezioso per seminaristi, sacerdoti e laici di tutte le età, che intendono vivere questo Anno Sacerdotale come tempo di preghiera e riflessione sul valore e l'importanza della vocazione al presbiterato nella Chiesa di oggi. NAZZARENO MARCONI, biblista, docente di Esegesi dell'Antico Testamento all'Istituto Teologico di Assisi, è Rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro. Particolarmente interessato alla pastorale biblica attraverso i mass media, ha collaborato al progetto ''Bibbia'' della LUX-RAI.
E' ancora attuale il tema della vocazione? Cosa c'e' in gioco in una questione cosi decisiva per la vita della chiesa? E' possibile parlare oggi in termini positivi di vocazione", quindi non necessariamente in una prospettiva di crisi? Il testo di Bellet, attraverso una riflessione di carattere filosofico, ritrova i lineamenti essenziali della vocazione, la sua figura originaria dentro le forme storiche in cui si e' realizzata e si realizza. Potremmo definire quest'opera un'antropologia fenomenologica della vocazione cristiana. "
Un'opera approfondita sul diaconato tout court che chiarisce la prassi degli attori in campo e guarda anche al diaconato femminile. Nel 1968 Paolo VI ordino i primi diaconi permanenti. Oggi alla distanza di oltre trent'anni il diaconato e diffuso in tutte le Chiese. Perche il diaconato permanente e scomparso nella Chiesa latina prima che fosse ristabilito dal Concilio Vaticano II? Come comprendere la piena sacramentalita di questo ministero? La situazione odierna ci prepara a passare dalle diaconesse della Chiesa primitiva al diaconato femminile di domani? Ma soprattutto, come il diaconato permanente si rapporta al presbiteriato e all'episcopato? Il volume esamina le prospettive del rinnovamento del diaconato e fornisce originali risposte ai problemi presenti nell'attuale dibattito sui ministeri ordinati nella Chiesa.
Le prospettive per un lavoro pastorale nella sfida al nuovo millennio lanciata dal Papa. Sulla scia della novo millennio ineunte di giovanni paolo ii sul fondamento del concilio vaticano ii e sulle suggestioni che le vengono dall'evoluzio ne e dalle conquiste della societa attuale - con la quale la chiesa deve vivere in una continua dialettica di dare e ricevere - l'autore prospetta qu ale potrebbe essere il cristiano e quindi il cristianesimo del futuro. Non piu`cristiani che, avendo ricevuto il battesimo da bambini e poi non seguito da alcune seria iniziazione alla fede non hanno mai conosciuto il vangelo, ma cristiani che saranno tali per libera e maturata scelta, consapevoli e responsabili. Non piu`un cristianesi-mo sociologico" connotato prevalentemente dal diritto canonico, dall'obbligo e d all'istituzione, ma piuttosto dalla vita, dall'amore e dal la gioia della buona notizia proposta e accolta nella liberta. "
Un percorso di ricerca insieme ai figli adolescenti per dare un senso alla vita.
Un acuto quadro di sintesi sulla realta della Chiesa della societa di fine millennio. In questo saggio l'autore pr ende in esame l'odierna civil ta occidentale e, d'accordo c on altri autori che se ne sono occupati, la trova malata e in pieno decadimento. Egli da un nome alla malattia: morositi, qui tradotto con apatia". In sostanza, il termine sta a designare stanchezza e incapacita di reagire, per la mancanza di senso della vita e quindi di speranza. Attraverso una breve rievocazione della storia occidentale, l'autore mostra come si e`giunti all'attuale stato di apatia: la causa fondamentale egli la vede nell'ab bandono progressivo del cristianesimo, giunto fino al ripudio di esso. Sennonchi il cristianesimo, puo`non restando esso stesso del tutto indenne dai germi di apatia diffusi nella societa, ha conservato tutta la sua vitalita e quindi la capacita di comunicare senso e speranza anche al mondo di oggi."
A che punto e il laicato? I laici si sono riappropriati della Parola? Sono soggetti di evangelizazione? Il volume risponde a queste e ad altre domande.