Quattro linee di costa bagnate dal mare ed esposte alla furia dei venti. Così vicine al continente da poter essere raggiunte a nuoto, o sperdute nel cuore degli oceani. Luoghi di naufraghi e naufragi, di deserti e solitudini, o formicolanti di vita e umanità. Mete di esili e di vacanze, triangoli d'amore, ma anche teatri di delitti perfetti, nonché nascondigli di tesori senza tempo. Luoghi al di là di ogni luogo, piccole Atlantidi e Utopie, oppure incubi dai quali non è possibile scappare. Delle fate o di fuoco, delle voci o della felicità. In una parola: isole. Da Agatha Christie a Julio Cortázar, da Joseph Conrad a Don DeLillo, da David Herbert Lawrence a Alice Munro, una raccolta dei racconti più belli che gli autori di ogni epoca e latitudine hanno dedicato alle terre abbracciate dal mare, per salpare alla volta di un arcipelago fatto di carta e parole. Perché il viaggio più appassionante è quello di chi legge.
Regali da nascondere sotto l'albero che brilla di luci, accanto a un presepe da salotto. Profumo di neve e di aghi di pino. Il camino che crepita e qualcuno che racconta una storia, magari di fantasmi. Senza dimenticare il cenone della vigilia, il rito della messa di mezzanotte, i baci sotto il vischio e i bambini che non vogliono andare a letto per aspettare la slitta carica di doni. In una parola: Natale. Un'antologia di racconti tra fiaba e realtà, tra sogno e leggenda, per ricordarci la magia della festa più amata. Perché anche quando tutto cambia Natale rimane sempre Natale.
Fonte di antichissima sapienza o falso ben congegnato? Un'opera dall'intensissima forza contemplativa e letteraria che da più di sette secoli custodisce il proprio mistero. Frode di imbroglioni, lo definì l'Ottocento positivista. Libro santo e antichissimo lo credono, ancora oggi, gli ebrei ortodossi di tutto il mondo. Ai cabbalisti cristiani, dal Rinascimento al tardo Romanticismo, il Sefer ha-zohar (Il libro dello splendore) ha offerto materiale di propaganda missionaria, grazie alle profezie cristologiche che vi sarebbero adombrate. A storici del pensiero e antropologi appare come il prezioso documento di una rarefatta fenomenologia religiosa. A grandi scrittori come Proust e Borges è sembrato un'inesauribile fonte di racconti e scenografie cosmiche. In questo deposito di arcani ognuno ha trovato ciò che cercava, anche la ricetta della felicità.
Tutti gli amanti dei felini lo sanno: i nostri raffinati amici a quattro zampe adorano i libri. Non perdono occasione per accoccolarvisi sopra, per mordicchiarne la copertina, per sdraiarsi, se solo commettiamo l'errore di non dare loro le dovute attenzioni, tra il nostro sguardo e le pagine. Ma dentro i libri, altrettanto spesso, ci finiscono, grazie alla penna degli scrittori che decidono di farne i protagonisti o addirittura i narratori delle proprie storie. Dall'inquietante gatto musicale di Roald Dahl al ribelle a quattro zampe di Patricia Highsmith, dal randagio molto speciale di Doris Lessing agli affamati felini di Murakami Haruki (che nessuno vorrebbe avere la ventura di incontrare sul proprio cammino): una galleria dei racconti pili belli che la letteratura di ogni epoca e latitudine ha saputo regalarci.
"I fratelli Karamazov sono il romanzo più grandioso che mai sia stato scritto, l'episodio del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale, un capitolo di bellezza inestimabile... Non è certo un caso che tre capolavori di tutti i tempi trattino lo stesso tema, il parricidio: alludiamo all'Edipo re di Sofocle, all'Amleto di Shakespeare e ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij. In tutte e tre le opere è messo a nudo anche il motivo del misfatto: la rivalità sessuale per il possesso della donna." (Sigmund Freud)
La mamma per tutti noi è una sola. Ma le madri che incontreremo fra le pagine di questa antologia non potrebbero essere più diverse. Madri dolci e premurose, sempre pronte a riempire di coccole e attenzioni i loro bimbi. Madri severe, dure ed esigentissime. Madri sempre presenti, a volte anche ingombranti. Madri lontane e distratte. Madri perdute per sempre e madri ritrovate. Madri ricche di vita e di saggezza. Madri che sanno sempre perdonare. Da Edith Wharton a Francis Scott Fitzgerald, da Virginia Woolf ad Alice Munro: un caleidoscopio di narratori d'eccezione per raccontare le infinite sfumature dell'amore più grande.
Al caldo di un camino o su un marciapiede innevato, pieno di regali o spoglio come un albero, tra la folla degli amici o nella solitudine della natura, a una tavola imbandita o tra le briciole cadute a terra, colorato di palline o bianco come vuole la canzone: non c'è festa che come il Natale abbia ispirato, in ogni tempo, le storie e le voci più diverse. Perché, se è vero che a Natale si celebrano soprattutto l'amore e la bontà, è anche vero che il giorno più atteso dell'anno non è mai soltanto questo. Tra doni e tavole imbandite si rincorrono, da sempre, sogno e incanto, gioia e dolore, amarezza e mistero... Da Mark Twain a Francis Scott Fitzgerald, da Louisa May Alcott a Jeanette Winterton, da Dino Buzzati a Giorgio Scerbanenco, da Elsa Morante a Mario Rigoni Stern, un'antologia di grandi autori - e altrettanti classici - per svelare i mille volti della magia del Natale.
Che la letteratura argentina abbia dato nuovo spazio vitale a un glorioso genere narrativo quale il racconto fantastico, è cosa nota. Dopo Borges, Julio Cortázar ha avuto, in questo, un ruolo preminente. La caratteristica del suo modo di narrare è la precisione realistica in cui la trasfigurazione visionaria affonda le radici, dando vita a una galleria quasi metafisica di personaggi invisibili, dove il misterioso e l'irrazionale prendono corpo tra atmosfere popolari e ambienti altolocati, sullo sfondo di una Buenos Aires multiforme. A cent'anni dalla nascita del grande scrittore argentino, una raccolta completa dei suoi racconti: un'introduzione all'opera di Cortázar, un "bestiario" di ossessioni, figure immaginarie, nate da una fantasia attica, eppure descritte con dolorosa determinazione.
I vangeli apocrifi sono una delle testimonianze più vive del cristianesimo primitivo. Qui i primi cristiani riversarono tutto il loro ingenuo bisogno di conoscere del proprio Salvatore e Maestro quanto i quattro Vangeli canonici non dissero. Così l'infanzia di Gesù nella casa di Nazareth, dopo i prodigi della sua nascita, o i misteri che accompagnarono e seguirono la sua morte vennero elaborati da una fantasia ricca di tutta la tradizione orientale ed ellenistica, con la freschezza di un mondo nuovo che stava sorgendo sulla decadenza dell'antico. Le letteratura popolare di tutti i tempi trova fra questi testi molte delle sue pagine migliori.
Natale è la festa dell'amore, della bontà, della felicità e nulla di male può accadere. Basta ascoltare i canti che le radio trasmettono di continuo per rallegrare gli animi o leggere i biglietti d'auguri, sempre così colorati e affettuosi. Oppure assaporare i dolci e i biscotti fatti in casa. Ma chi ha detto che a Natale bisogna per forza essere tutti più buoni? Da Arthur Conan Doyle ad Agatha Christie, da Thomas Hardy a Rex Stout, Ellery Queen e Fred Vargas, tredici variazioni sul tema di una festa che, quest'anno, ci mostrerà come i misteri si celino ovunque: in un giocattolo incartato o in cima al campanile di una chiesa, tra le fronde di un albero addobbato o sul treno della sera, in una scacchiera o persino, perché no, nel costume di Babbo Natale. Perché anche nella notte più attesa dell'anno può nascondersi un segreto. Prefazione di Margherita Oggero.
"In Paradiso si va per grazia ricevuta. Se fosse una questione di merito, tu resteresti fuori e il tuo cane entrerebbe al posto tuo" (Mark Twain). A sentirli abbaiare durante un temporale, o a vederli che mordono l'aria per acchiappare una mosca al volo, non penseremmo mai che anche loro, i cani, abbiano tante storie da raccontarci. E invece è proprio così. Se alcuni sembrano avere addirittura il coraggio di rubare la penna ai più grandi scrittori di ogni tempo, per aprirci gli occhi su un mondo fatto di visioni ad altezza di ginocchio, altri sono semplici protagonisti, eroicamente fedeli al padrone, così ingenui da lasciarsi comprare con una carezza o teneri e simpatici come solo alcune canaglie sanno essere. Ma sono tutti, sempre e comunque, a loro modo irresistibili.
Romanzo che si snoda per libera accumulazione di frammenti disordinati (o ordinati secondo una logica "altra"), lo Svejk si appaia alle grandi narrazioni digressive di Cervantes e di Sterne, alle quali lo affratellano anche alcuni procedimenti comici. Come scrive nell'introduzione Giuseppe Dierna, che ha interamente ritradotto il romanzo, "l'elemento centrale nello Svejk è il continuo sdoppiamento della narrazione, un'ambiguità di fondo, un discorso che procede costantemente su un doppio piano, mantenendosi in bilico tra una narrazione realistica e la sua continua messa in parodia, e questo ai vari livelli del testo (voce narrante, personaggio Svejk, linguaggio, sviluppo della trama). O ancora meglio: delegando ora a Svejk e ora al narratore la guida delle operazioni, Hasek mette premeditatamente in atto nel suo romanzo un ininterrotto e diabolico gioco parodico con i codici del linguaggio e della narrazione, in un contesto da ultimi giorni dell'umanità che di tanto in tanto affiora in tutta la sua violenza". Con questa edizione si ripropone dunque un'opera con la dichiarata intenzione di cambiarle radicalmente di posto nel panorama della letteratura del Novecento: da classico marginale, espressione di una facile tradizione popolare, a raffinato capolavoro di grande complessità. Ma non per questo di meno godibile lettura.
Solo le donne possono raccontare le donne. Solo le donne possono rendere la fitta trama di pensieri della mente femminile, la complessa fabbrica di motivazioni che ne determinano scelte, sfide, sentimenti, sacrifici, capacità di amare e di lottare. Da Natalia Ginzburg a Franca Valeri, da Matilde Serao a Renata Vigano, da Sibilla Aleramo a Clara Sereni: una staffetta di scrittrici eccezionali celebra l'universo femminile e racconta la quotidianità dell'altra metà del cielo attraverso storie di donne impegnate, ognuna a suo modo, ognuna con la sua voce, in una battaglia: contro l'ipocrisia, il tradimento, le convenzioni, la guerra. O soltanto la paura. Donne che hanno deciso di non rinunciare a se stesse, di vivere con consapevolezza e autonomia i fondamentali ruoli di figlia, amante, madre, moglie
Tre insoliti personaggi, Melchiorre, Gaspare e Baldassarre, guidati da una stella, arrivarono a Betlemme per onorare una nascita miracolosa, e a quel bambino nato in una stalla offrirono in dono oro, incenso e mirra. Da questo episodio, così scarno e privo di dettagli, hanno tratto ispirazione scrittori di ogni epoca e letteratura, regalandoci storie originali e fantasiose, ricche di meraviglie e di misteri: dai Vangeli apocrifi a Marco Polo, da Jacopone da Todi a Goethe, da Gabriele d'Annunzio ad Anatole France, e ancora Lope de Vega, William Butler Yeats, Edzard Schaper e Arthur G. Clarke.
Con quali parole i poeti hanno espresso il sentimento umano piú dolce e intenso? Con quali versi hanno magnificato l'oggetto dei loro piú sospirati desideri? Con quale trasporto hanno descritto i piaceri dell'amore?
Da Petrarca a Leopardi, da Michelangelo a Montale, da Sibilla Aleramo ad Alda Merini le piú belle e intense poesie della nostra letteratura dedicate all'esperienza che piú di ogni altra sa illuminare o distruggere, dare la vita o portare alla morte: l'Amore.
L'amore che ci raccontano i poeti è quello dolce e appassionato dei primi incontri, ma anche quello che fa male al cuore, l'amore disperato che annienta chi ama, l'amore finito di cui resta solo il ricordo. Un caleidoscopio di situazioni, atmosfere, sensazioni in cui ogni lettore riconoscerà i misteri dell'amore, scanditi da quegli accenti di trepidazione, speranza, passione, sgomento che ognuno di noi ha vissuto, vive e vivrà ancora.
È vero, nella notte di Natale possono accadere dei miracoli. Ma ci si può anche perdere tra i ghiacci delle montagne. Si può morire di fame e di freddo. Si possono percepire strane presenze.
Si può gioire per un regalo inaspettato.
Hoffmann, Andersen, Stifter, Gogol´, Gaskell, Dickens, Dostoevskij, Maupassant, Van Dyke, Anstey, Le Braz, Hume, âechov, O. Henry, Yeats: un caleidoscopio di letture per aspettare insieme a quindici grandi autori l'arrivo della notte di Natale.
Voci diverse, atmosfere di sogno e di mistero, temi delicati e amari al tempo stesso: le storie qui raccolte ci raccontano miracoli, apparizioni di fantasmi, solitudini e improvvisi stupori.
Ma tutte ci parlano di speranza e di magia.
Nel 1927, lo «Strand Magazine» sfidò i suoi affezionati lettori a cimentarsi in un insolito concorso: indovinare quali delle sue innumerevoli storie con protagonista l'ineffabile Sherlock Holmes Arthur Conan Doyle avrebbe potuto considerare le sue preferite.
(Fu R. T. Newman di Spring Hill, Wellingborough, ad aggiudicarsi il premio di 100 sterline individuando dieci dei dodici racconti). In seguito, in un articolo pubblicato sempre sullo «Strand», Doyle rese nota la sua scelta e, nel suo stile inimitabile, ne spiegò per ciascun racconto le ragioni.
Le storie incluse - da La fascia maculata a I signorotti di Reigate - possono essere considerate dei veri e propri classici del genere poliziesco.
«Questi tre romanzi, che ne formano quasi uno solo, hanno piú di un titolo per essere ritenuti un'opera importante. Non solo infatti rappresentano il punto d'arrivo di un lavoro romanzesco che, cominciato con Viaggio al termine della notte e portato avanti regolarmente in seguito, colloca Céline entro la linea dei grandi innovatori del ventesimo secolo, ma sono anche una di quelle rare opere in cui la letteratura sia riuscita ad impossessarsi di quell'avvenimento storico che tanto piú paralizza le facoltà immaginative e le penne quanto piú radicalmente ha sconvolto il nostro mondo: la Seconda Guerra Mondiale».
Dalla Prefazione di Henri GodardS
"Di mamma ce n'è una sola", ma sono tantissime le sue personalità: dalla mamma dolce e protettiva a quella ossessionata dalle pulizie domestiche; dall'angelo del focolare a quella che da quel ruolo vuole fuggire a tutti i costi, e poi ci sono quelle cattivissime... Sono molti e sfaccettati i volti delle madri protagoniste dei racconti che vengono tematicamente organizzati in questo volume: dalla madre nelle fiabe classiche alla mamma immortalata dalle ansie proustiane; dalla mamma chioccia narrata dal russo Tolstoj alla sospettosa madre della pianista del dublinese Joyce; dalle madri raccontate con sensibilità tutta femminile dalle scrittrici (Giara Sereni, Natalia Ginzburg, Silvina Ocampo, Sandra Petrignani e Alice Munro) a quelle descritte da Svevo, De Roberto, Tozzi, Gadda, Piero Chiara; dalla madre canterina di John Fante, che non vuole proprio credere che il figlio sia un ladruncolo, alla Maria Annunziata di Giulio Mozzi che dopo la morte del figlioletto di quattro anni trova nella vita col fantasma del bambino un'immaginaria e verissima felicità terrena.
Una raccolta di racconti in attesa del giorno più speciale dell'anno, Natale, argomento per una storia, ma anche semplicemente sfondo, ispirazione o morale.
De Marchi, la Deledda, la sorprendente Haydée, Bianciardi, l'anderseniana Contessa Lara, Verga, Buzzati, Bedeschi, Pirandello, D'Annunzio, Guareschi, Zavattini, ma anche Mozzi e Lodoli, sono solo alcuni tra i venticinque scrittori italiani dell'Otto e Novecento presenti in questo volume.
Ci narrano la solitudine del giorno che più accomuna, la povertà tra l'abbondanza più sfacciata. Rammentano, a chi l'avesse scordata, l'origine della festa, ammoniscono chi dà per scontati la gioia, il calore, la famiglia. Per una volta, infatti, lo scopo dello scrittore non è intrattenere la compagnia, ma ricordarle perché si è riunita; il suo compito, solenne e sentito, è spiegarci che cos'é veramente il Natale.
Evelyn, Strana vigilia di Ceppo
Giovanni Verga, Il Carnevale fallo con chi vuoi; Pasqua e Natale falli coi tuoi
Camillo Boito, Notte di Natale
Marchesa Colombi, Chi prima non pensa in ultimo sospira
Carlo Dossi, Il Natale
Contessa Lara, Miracolo di Natale
Cordelia, Da un Natale all'altro
Ugo Fleres, L'ultimo giocattolo
Emilio De Marchi, Due scarpe vecchie
Gabriele D'Annunzio, Un albero in Russia
Luigi Pirandello, Natale sul Reno
Luciano Zuccoli, Il miracolo
Haydée, Racconto di Natale
Diego Angeli, Lettera trovata
Grazia Deledda, Il dono di Natale
Federigo Tozzi, Il porco del natale
Guido Gozzano, Il Natale di Fortunato
Cesare Zavattini, Racconto di Natale
Dino Garrone, Una notte di Natale
Dino Buzzati, Una torta e una carezza
Giovannino Guareschi, La lettera
Giulio Bedeschi, Da Il Natale degli Alpini
Luciano Bianciardi, I Re Magi
Marco Lodoli, Bolle natalizie
Giulio Mozzi, Ti ricordi quanta neve, l'anno scorso?
Nel 1887 un medico scozzese, Arthur Conan Doyle, dà vita a uno dei detective più famosi di ogni tempo e letteratura. Eccentrico, arrogante, geniale, Sherlock Holmes, insieme con il suo fidato amico, il dottor Watson, tra le pareti del confortevole appartamento al 221B di Baker Street, risolve con logica deduzione i casi più misteriosi, gli enigmi pili oscuri, gli omicidi pili agghiaccianti, servendosi di ogni più piccolo e apparentemente insignificante dettaglio. Storia dopo storia, Holmes mette a segno la sua brillante intelligenza smascherando un insospettabile omicida in "Uno studio in rosso", occupandosi di un misterioso fatto accaduto molti anni prima a migliaia di chilometri di distanza ne "Il segno dei quattro", svelando una strana e antica maledizione ne "Il mastino dei Baskerville", districando il bandolo di un inspiegabile delitto in "La valle della paura".
Uno scienziato travalica i confini della coscienza per dare vita a una creatura abominevole. Un giovane avvocato è sopraffatto dalle trame segrete di un diabolico conte. Un medico esplora il suo lato più oscuro cadendo vittima di se stesso. Titoli diventati presto leggendari e parte di un linguaggio universale, Frankenstein, Dracula, Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde, sono riusciti a rappresentare in modo tragico ma realistico l'eterna lotta fra Bene e Male che da sempre alberga in ognuno di noi. Stessa sorte mitica è toccata ai loro autori - Mary Shelley, Bram Stoker, Robert Louis Stevenson - che grazie al potere della loro inventiva, alle situazioni terrificanti, alle atmosfere "gotiche" catturano e lasciano sgomenti i lettori di ieri e di oggi, e, come le creature che hanno creato, sono diventati immortali. Con l'introduzione di Stephen King.
Tutti i racconti dell'incubo, del mistero e del terrore nella straordinaria versione di Giorgio Manganelli. Inventore del racconto poliziesco e del thriller psicologico, nella sua sterminata produzione Edgar Allan Poe ha affrontato atmosfere torbide e terrificanti, trame allucinanti e bizzarre, intrecci misteriosi decifrabili solo con l'utilizzo di una lucida logica, mondi inquietanti e anche grotteschi, riuscendo sempre a penetrare a fondo nell'anima delle situazioni fino alle più estreme conseguenze. Questo volume che raccoglie i suoi racconti restituisce tutta la sua suprema intelligenza, la sua visionaria lucidità, la sua acuta percezione della realtà. Il lungo saggio introduttivo di Julio Cortázar aiuta a leggere la vita e l'opera di Poe sotto una luce spogliata di quei riflessi che a partire dalla sua morte hanno così spesso fuorviato i lettori di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. (Introduzione di Julio Cortázar)
Nel 1897 Jack London lasciò San Francisco per l'Alaska sulla scia della febbre dell'oro scoppiata in quegli anni. Tra mille peripezie raggiunse il Klondike, e proseguì al di là delle montagne, fino a Dawson City in Canada e lungo il fiume Yukon. Non trovò l'oro che cercava ma riportò a casa qualcosa di più prezioso: un immenso tesoro di osservazioni e di ricordi che trasformò poi nelle sue opere più famose. È così che nascono alcuni dei suoi capolavori "Il richiamo della foresta", "Zanna Bianca", "Farsi un fuoco", "Baitard" dove in uno scenario di sterminate distese di neve, fiumi gelati, foreste brulle e tetre, si muovono uomini e animali legati indissolubilmente dalle leggi di natura che li costringono a lottare per la vita, uccidere per non essere uccisi, giocare d'astuzia, combattere gli istinti più selvaggi.
"A confronto con l'opera di Proust, quasi tutti i romanzi che si conoscono sembrano dei semplici racconti. Alla ricerca del tempo perduto è una cronaca ricavata dal ricordo: nella quale la successione empirica del tempo è sostituita dal misterioso e spesso trascurato collegarsi degli avvenimenti, che il biografo dell'anima, guardando all'indietro e dentro di sé, sente come l'unica cosa vera. Gli avvenimenti passati non hanno più potere su di lui, ed egli non finge mai che quanto da tempo è accaduto non sia ancora accaduto, e che non sia ancora deciso quanto da tempo è deciso. Perciò non c'è tensione, non c'è acme drammatico, non c'è assalto e scontro, ne susseguente soluzione e pacificazione. La cronaca della vita inferiore scorre con armonia epica, poiché è soltanto ricordo e introspezione. E la vera epica dell'anima, la verità stessa, che qui irretisce il lettore in un dolce, lungo sogno in cui egli soffre molto, ma soffrendo gode anche la libertà e la pace; è il vero pathos del decorso delle cose terrene, quel pathos che sempre scorre, che mai si esaurisce, che costantemente ci opprime e costantemente ci sostiene." (Erich Auerbach)
Nel 1325 Ibn Battuta, partito da Tangeri 28 anni prima, torna definitivamente in Marocco dopo ventotto anni di viaggi e centoventimila chilometri percorsi con tutti i mezzi di trasporto allora in uso, dal cavallo al dromedario, dal carro ai più svariati tipi di imbarcazione. Secondo un odierno atlante geografico, ha attraversato l'equivalente di quarantaquattro stati moderni dall'Africa a tutto il Medio Oriente, dalla pianura del Volga alle isole Maldive, dall'India alla Cina, incontrando migliaia di persone e prendendo nota dei loro usi e costumi. Tre anni dopo il suo ritorno, un giovane letterato di origine andalusa, Ibn Juzayy, inizia per ordine del sultano ad annotare i ricordi di Ibn Battuta e le sue osservazioni di viaggio, scrivendo cosi uno dei libri più famosi della letteratura araba medievale.
Questo volume riunisce i capolavori narrativi di Cesare Pavese. Testi che dipingono con straordinaria efficacia i temi più cari alla poetica di Pavese, dall'impegno politico al disagio esistenziale, dalla perdita dell'innocenza all'ineluttabile destino dell'uomo, rivelando allo stesso tempo la tormentata personalità artistica di uno degli scrittori che hanno segnato piú in profondità il Novecento.
Verso la fine degli anni '30 tre amici di Buenos Aires - Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares e sua moglie Silvina Ocampo - decidono di inventare una sorta di personalissima antologia dei propri autori preferiti. Nasce così, nel 1940, l'"Antologia della letteratura fantastica", una silloge di settantacinque racconti fantastici: da Niu Sengru a Martin Buber, da Lewis Carroll a Cocteau, da Chesterton a Joyce, da Kafka a Kipling. Naturalmente, il "fantastico" va inteso in senso borgesiano: una letteratura segnata dall'immaginario e da un nuovo modo di rappresentare la realtà, che determina una rottura con la tradizione realista in voga negli anni Trenta, e che nulla ha a che vedere con il genere "gotico".
"Canto di Natale" ebbe immediato successo fin dal suo primo apparire nel 1843. Vi si narra l'inquietante notte di Natale di Ebenezer Scrooge, un uomo d'affari avaro ed egoista, che ha sempre preferito contare i suoi soldi piuttosto che pensare agli altri e festeggiare il Natale. Questa volta, però, lo aspetta una Vigilia molto speciale, durante la notte riceve infatti la visita di tre spiriti: il fantasma del Natale passato, il fantasma del Natale presente e quello dei Natali futuri, che gli faranno capire ciò che veramente conta nella vita... Questo primo racconto inaugurò una consuetudine natalizia che avrebbe visto Dickens scrivere negli anni successivi altri quattro "Canti di Natale". Cinque storie animate da fantasmi, folletti e fate, che della festività sacra propongono diverse interpretazioni, sottolineandone, di volta in volta, la giocosità, la solitudine, le miserie dell'infanzia, l'aspetto soprannaturale o di satira sociale.
Un'antologia letteraria, una guida alle idee, alle esperienze, alle crisi e alle memorie del popolo più affascinante e misterioso del Mediterraneo. Opere morali e sapienziali, testi politici e profetici, raccolte religiose e funerarie, astrologiche e oniromantiche, dialoghi filosofici, opere narrative e autobiografiche: dai giacimenti della cultura egizia Edda Bresciani ha scelto, tradotto e commentato una ricca silloge di scritti, dando spazio alle ricchezze della letteratura demotica e greco-egiziana, così spesso trascurata a favore di quella faraonica.
Le "Figure bizantine" di Charles Diehl sono il frutto di una duplice vocazione. Da una parte, quella del grande accademico, che in quasi cinquant'anni di carriera universitaria esplorò e spesso rivoluzionò ogni singolo settore della bizantinistica. Dall'altra, quella del pubblicista di grande talento che ancor oggi affascina i lettori con ricostruzioni limpide e godibili di personaggi, episodi e scene di vita della corte dell'Impero d'Oriente. Nei vari ritratti che, nei primi anni del '900, andò pubblicando su prestigiose riviste parigine, e che poi sarebbero confluiti nelle "Figure", Diehl fece rivivere, miscelando armoniosamente l'intuizione psicologica con il rigore storico, le pagine delle cronache con l'aneddoto civettuolo, uomini e donne che animarono il fastoso, mistico, scintillante millennio bizantino. Con introduzione di Silvia Ronchey, nota biografica e bibliografia dell'autore di Tommaso Braccini.
Immigrato, attaccabrighe, ribelle, megalomane, sprezzante e perennemente in lite con tutti. È Arturo Gabriel Bandini, alter ego di John Fante, antieroe per eccellenza che cattura il lettore fin dalle prime pagine di "Aspetta primavera Bandini" dove in un inverno desolante il lettore fa la conoscenza di questo quattordicenne italo-americano ancora ignaro delle proprie potenzialità e impegnato ad adorare il padre Svevo. Negli altri tre atti della saga "La strada per Los Angeles", "Chiedi alla polvere", "Sogni di Bunker Hill", l'aspirante scrittore vive i suoi quotidiani fallimenti senza mai riuscire a coronare i suoi sogni di gloria.
"Humour nero, azioni fulminee, diàloghi serrati e scoppiettanti, uno stile secco e rapido, come quello di un Hemingway eroicomico", scriveva Italo Calvino a proposito della scrittura di Soriano. E non vi è modo migliore per scoprirla che leggendo i testi editi e inediti compresi nei "Racconti degli anni felici". Questa raccolta presenta un'estesa panoramica dei suoi scritti "brevi": un'antologia di racconti e reportage di altissimo livello, dove lo stile del giornalista sconfina e si ibrida con quello del narratore smaliziato. E dove compaiono tutti i temi che hanno reso famoso Soriano: da Gardel alla Coca-Cola, dagli emigrati italiani agli esuli argentini, da Monzón a Cassius Clay, da Cortàzar a Garcia Marquez... Inoltre, appaiono qui per la prima volta quattro testi sinora inediti in Italia, che consentono di apprezzare come agli esordi del "mestiere" Soriano fosse già uno scrittore dotato e capace di praticare con esiti eccellenti "quella piccola utopia e quella piccola avventura che è il racconto".
In questa antologia Guido Davico Benino propone due dozzine di racconti sul Doppio, ciascuno preceduto da una nota critica che funge da "invito alla lettura". Si spazia dai tedeschi (Hoffmann, Kafka) ai russi (Gogol'), dagli inglesi (Stevenson, Conrad, Wells, Woolf) ai nordamericani (Hawthorne, Poe, James), dai francesi (Gautier, Maupassant) ai sudamericani (Quiroga, Borges, Ocampo, Cortázar). E non mancano gli italiani: Papini, Tarchetti, Pirandello, Bontempelli e Savinio. Una antologia di racconti su un tema che ha affascinato filosofi e psicanalisti, ma che soprattutto ha stimolato, dalla metà dell'Ottocento a oggi, i più grandi narratori moderni.
Racconti della guerra civile, Racconti del parentado e del paese, Racconti del dopoguerra, Racconti fantastici: è in base a quest'ordine voluto dallo stesso Fenoglio che vengono qui raccolti per la prima volta tutti i suoi racconti. Oltre alle storie partigiane il cui nucleo tematico fu inaugurato dai Ventitrè giorni delle città di Alba, la parte più cospicua del volume è costituita dai racconti "langhigiani", che tra vari progetti occuparono lo scrittore piemontese prima e dopo Il partigiano Johnny. Dietro ad essi sta l'enorme lavoro di Fenoglio, dagli anni Cinquanta fino ai suoi ultimi giorni: i personaggi e le vicende raccontati con un linguaggio vero e preciso penetrano il "mistero" della spietatezza dei rapporti umani e riportano a un paesaggio esistenziale che, attingendo a una memoria parentale o collettiva, rivela stralci di vita di una provincia per sempre perduta. In appendice il Diario e un breve testo velatamente autobiografico.
"I Quaderni costituiscono un classico del pensiero politico del Novecento. Gramsci fu un uomo politico e nella politica è da cercare l'unità della sua opera. Anche negli anni del carcere fascista, che ne logorò irrimediabilmente la fibra e ne spense prematuramente la vita, Gramsci fu "un combattente politico", un grande italiano e un riformatore europeo. Nel movimento comunista egli fu l'iniziatore della critica più pregnante dello stalinismo e del marxismo sovietico. Ma il suo pensiero trascende l'orizzonte storico-politico del suo tempo e, quando più passano gli anni e le sue opere si diffondono in contesti culturali lontani da quello in cui furono originariamente concepite, tanto più la sua ricerca si afferma come un "crocevia" delle maggiori "questioni" del nostro tempo: i delemmi della modernità, la soggettività dei popoli, le prospettive dell'industrialismo, la crisi dello Stato-nazione, il fondamento morale della politica".
Stendhal e Dostoevskij, Flaubert e Dickens, Balzac e Hugo, Mann e Svevo: attraverso cento capolavori della narrativa mondiale, dal primo Settecento agli esordi del Novecento, Guido Davico Bonino guida alla scoperta di quelle pagine esclusive e segrete in cui i protagonisti di altrettanti romanzi celebri "confessano" il loro sentimento amoroso.
"Le mille e una notte" è uno dei classici più celebri. Gran merito va alla ricchezza dell'antico testo, comprendente veri e propri cicli epici, cavallereschi o avventurosi disseminati all'interno di una foresta di arguta novellistica.
Mostri, streghe, fantasmi, vampiri: nella notte di Halloween, quando il Male esce per strada, l'unica salvezza è chiudersi in casa e restare svegli e all'erta, raccontandosi storie di orrori che si spera di non dover mai affrontare. Perché se sono solo storie, come mai ci inquietano a tal punto? Se sono pura invenzione, perché ci suonano profondamente vere? Da Poe a Bradbury, da Lovecraft a Matheson, passando per Benni, Cortázar, Buzzati e Moody, una raccolta dei racconti più spaventosi mai scritti, in cui l'unica costante è quel brivido, magnifico e insopportabile, che colpisce all'ultima riga, all'ultima parola.
Gli animali aprono davanti all'uomo una profondità che attira e imbarazza, che rimanda a luoghi o meccanismi della psiche spesso dimenticati, se non rimossi. Kipling è lo scrittore che ha cercato, con curiosità e dedizione, di spiare nelle bestie questi mondi sommersi. Il volume raccoglie tutte le scritture "animali" di Kipling mostrando come, pur nelle differenze di genere, ci sia una continuità di sguardo, un'elaborazione mitica, uno straniamento della narrazione che le carica di un fascino particolare.
Jean Valjean, un forzato, si rifugia presso il vescovo di Digne, ma lo deruba di due candelabri. Arrestato, il vescovo testimonia in suo favore e Valjean, commosso, cambia vita. Il suo nuovo nome è Madeleine e, diventato sindaco, difende una donna, Faustine che, sedotta e abbandonata con la figlia Cosette, era stata arrestata e maltrattata dal commissario Javert che sospettava che Madeleine e Valjean fossero la stessa persona. Per salvare un innocente, Valjean confessa la sua vera identità. Poi fugge, si rifugia a Parigi dove, dopo varie vicende, riuscirà a salvare Colette dal violento Thénardier. Nel 1832 si trova sulle barricate con Marius che, salvato da lui, sposerà Colette. Quando Valjean morirà al suo capezzale ci saranno i candelabri del vescovo.
Dalle storie della Grande Guerra, scaturite dall'album di famiglia e dai bollettini ufficiali, a quelle della seconda guerra mondiale che ripercorrono la campagna di Francia, la tragica spedizione albanese, il drammatico fronte russo, la prigionia, il ritorno sull'Altipiano: pagina dopo pagina, attingendo alla sua memoria personale e a quella collettiva, "il sergente" Rigoni costruisce un quadro scarno e spietato di un tempo che non è il nostro ma che ci viene lasciato in eredità. Tutti i racconti che Rigoni Stern ha dedicato al tema della guerra nelle sue opere precedenti, oltre a numerosi altri testi sparsi in giornali e riviste, vengono qui pubblicati in un ordine storico-narrativo a cura dell'autore.
La creazione, il rito, la tradizione, l'alfabeto come conoscenza mistica, l'alchimia delle lettere e il mistero dei numeri, il golem, il male e l'albero della vita: questa antologia è stata pensata per consentire al lettore di conoscere le testimonianze dirette di una delle tradizioni esoteriche di maggiore profondità simbolica. Accanto ai grandi classici si trovano alcuni scritti meno noti; le diciotto opere tradotte sono collegate tra loro da una comunanza di motivi e di rimandi interni, tanto da poter essere pensate come un curriculum di studi cabbalistici. Introduzione e appendice bibliografica di Giulio Busi. Completa l'edizione l'indice bibliografico, l'indice analitico e il glossario.
Il volume ospita innanzitutto "Feria d'agosto", l'unico testo licenziato dall'autore stesso, e il lungo racconto giovanile "Ciau Masino". Accanto a questi sono presentati i racconti giovanili e gli altri racconti sparsi ricostruiti secondo le testimonianze a stampa e le carte delle prime stesure. Firma l'introduzione Marziano Guglielminetti, mentre Mariarosa Masoero cura il volume, firma il testo introduttivo "Fra le carte dei racconti", le note e le notizie sui testi.
Nel quarto centenario del "Don Chisciotte" viene riproposta la traduzione, ormai classica, che Vittorio Bodini realizzò per i "Millenni" Einaudi nel 1957. Una traduzione lineare, limpida, e al tempo stesso arguta per la resa dei bisticci, delle battute e dei proverbi. Questa edizione comprende, oltre all'introduzione di Bodini, una biografia dell'autore e una bibliografia essenziale degli studi sul "Don Chisciotte" in Italia e all'estero, un'originale interpretazione di Erich Auerbach e un commento "per immagini" di Gustave Doré.
Il volume raccoglie, per la prima volta, tutti i racconti di Primo Levi, lo scrittore-chimico che si è rivelato come testimone dell'esperienza del lager per affermarsi poi come narratore e saggista. Il libro, curato da Marco Belpoliti, consente al lettore di seguire lungo un percorso coerente lo sviluppo narrativo e stilistico di Primo Levi, evidenziando i molti aspetti dell'opera dello scrittore: le storie autobiografiche ambientate nel lager, i racconti fantastici, i racconti di atmosfera onirico-kafkiana, i racconti di animali costruiti come apologhi morali.
"Oliver Twist", la storia del bambino che, nato in ospizio, maltrattato in un'impresa di pompe funebri, reclutato a Londra da una banda di ladri, è intrappolato nella malavita vittoriana, uscì a puntate nel 1837-38. Ora viene proposto nella traduzione di Silvio Spaventa Filippi con cura redazionale di Patrizia Schisa, in occasione dell'uscita del film diretto da Roman Polanski.
La grandissima fortuna del "Milione" è testimoniata dalle molteplici redazioni dell'originale e da oltre centotrenta codici che ci hanno tramandato il testo in moltissime lingue. Quella che qui si presenta è la redazione toscana detta dell' "ottimo" ("ottimo" perché desunta dal più autorevole manoscritto italiano tra le antiche traduzioni toscane), cui si affianca una traduzione in italiano moderno dovuta a Maria Vittoria Malvano.
Chi l'ha detto che il Natale deve essere noioso, edificante, sdolcinato? Oltre al classico "bianco Natal" ne esistono di gialli, di neri, di rosa, di blu: Natali esilaranti e Natali scioccanti, Natali che danno i brividi e Natali che mettono pace, Natali cinici, poetici, svagati, smagati. Natali inaspettati. In questo volume tutti questi Natali vengono riuniti in una raccolta di racconti, in cui i più bei nomi della letteratura di ogni tempo - da Stevenson ad Austee, da Calvino a Buzzati, dalla Alcott a Conan Doyle - fanno a gara per stupire, commuovere, divertire, emozionare, in un coro di voci uniche e ormai classiche che regalano il ritratto più completo del giorno più speciale dell'anno.
La fine di un amore raccontata dalla parole del secolo romantico da venticinque narratori italiani, scelti da Guido Davico Bonino. Vi spiccano autori romantici e postromantici come Nievo, Fogazzaro, De Marchi; gli scapigliati Boito, Tarchetti, Dossi; i realisti o "naturalisti" Capana, Verga, De Roberto, Di Giacomo; sino agli "eversori" Svevo, Pirandello, D'Annunzio, Tozzi. L'antologia offre una particolare attenzione al punto di vista delle donne, che della separazione offrono una prospettiva coraggiosamente inedita: Neera, Marchesa Colombi, Contessa Lara, Matilde Serao, Grazia Deledda.
I vangeli apocrifi sono una delle testimonianze più vive del cristianesimo primitivo. Qui i primi cristiani riversarono tutto il loro ingenuo bisogno di conoscere del proprio Salvatore e Maestro quanto i quattro Vangeli canonici non dissero. Così l'infanzia di Gesù nella casa di Nazareth, dopo i prodigi della sua nascita, o i misteri che accompagnarono e seguirono la sua morte vennero elaborati da una fantasia ricca di tutta la tradizione orientale ed ellenistica, con la freschezza di un mondo nuovo che stava sorgendo sulla decadenza dell'antico. Le letteratura popolare di tutti i tempi trova fra questi testi molte delle sue pagine migliori. All'edizione curata da Marcello Craveri nei "Millenni" si aggiunge una nuova prefazione di Dario Fo.
"Il brutto anatroccolo", "Il burattinaio", "Il principe cattivo", "La principessa sul pisello"... Tramandate di generazione in generazione, le fiabe di Hans Christian Andersen sono storie vere e inventate di uomini, cose e animali, che hanno un'impronta indefinibile di bonarierà, ironia e ingenua finezza popolana. Un mondo a volte spietato, a volte allegro e generoso che esprime in modo semplice e genuino la paure, le speranze e le malinconie della vita. In occasione del bicentenario della nascita di Andersen (nato in Danimarca nel 1805) viene riproposta questa raccolta con introduzione di Gianni Rodari, prefazione di Knud Ferlov e traduzione di Marcella Rinaldi e Alda Manghi Castagnoli.
I tre figli di Fedor Karamazov, un vecchio malvagio e dissoluto, sono molto diversi tra loro. Dmitrij, detto Mitja, odia il padre perché vuole conquistare col suo denaro Grusenka, una bella mantenuta da lui amata. Ivan è un filosofo dell'ateismo e un raffinato intellettuale. Alesa, il più giovane, è novizio in un convento e si trova costretto a tornare a casa per il precipitare degli eventi. Infine un quarto figlio illegittimo è Smerdiakov, epilettico e tenuto in casa come un servo. Il vecchio viene ucciso, è accusato del delitto Mitja, ma Smerdakov confessa a Ivan di essere lui il colpevole, poi si impicca. Mitja viene condannato ai lavori forzati, Ivan è colpito da una febbre cerebrale, Alesa riprende con alcuni giovani la via della spiritualità.