Inizia con questo secondo Meridiano l'esplorazione del pensiero e della scrittura mistica cristiana di epoca tardomedievale e moderna. Nelle tre sezioni che compongono il volume viene offerta al lettore una cospicua scelta di testi di area renana, fiamminga e tedesca, di area francese e di area italiana, disposti a comporre un arco cronologico che copre oltre otto secoli: dal "Cantico dei cantici" di Sankt Trudperter a Meister Eckhart, ai testi del poeta Rainer Maria Rilke e di Edith Stein; da Marguerite Porete alle splendide e tormentate scritture di Marie de la Trinité passando per il catechismo spirituale dei gesuiti del XVII secolo; da Marsilio Ficino e Giordano Bruno a Padre Pio da Pietrelcina. L'introduzione storico-interpretativa delle diverse sezioni, il profilo degli autori e il commento puntuale ai singoli testi sono stati affidati a una équipe internazionale di studiosi coordinata da Francesco Zambon e composta da Michela Catto, Victoria Cirlot, Guido Mongini, Benedetta Papasogli e Amador Vega.
Primo di tre volumi dedicati a uno dei campi di maggiore interesse dell'esperienza spirituale e religiosa, questo Meridiano raccoglie i testi più importanti della mistica tardo-greca e bizantina, di quella orientale siriaco-armena e della tradizione latina e italiana medievale, commentati e annotati dai più illustri studiosi di ciascuna area. L'introduzione generale al volume è di Francesco Zambon, direttore dell'intero progetto editoriale, nonché curatore egli stesso della terza e più cospicua sezione. Un'occasione per il lettore di compiere un viaggio in grado di condurlo direttamente alla radici della cultura cristiana antica e premoderna, con l'ausilio di strumenti critici e interpretativi d'eccellenza.
II Meridiano, primo di due che offrono l'opera omnia di Malamud con molte nuove traduzioni, propone i romanzi e le raccolte di racconti pubblicati tra il 1952 e il 1966. A "The Natural" (1952) e "The Assistant" (1957), presentati con i titoli "Il fuoridasse" e "II giovane di bottega", si affiancano "Una nuova vita" (1961) e "L'uomo di Kiev" (1966), e i racconti di "II barile magico" (1958) e "Prima gli idioti" (1963). Autore peculiare per lo stile e la lingua ingannevolmente semplici e a tratti sorprendenti ottenuti trasferendo nell'americano le cadenze e l'ironia dello yiddish, Malamud affronta spesso nella sua narrativa il tema del "doppio" e quello dell'identità ebraica, offerta, ripudiata e amata, dando vita a personaggi attraverso i quali però offre un ritratto dell'umanità tutta. Il suo sguardo introspettivo e spietato eppure così indulgente e partecipe dà spessore ai protagonisti delle sue storie, li rende commoventi irritanti, umani. Il saggio introduttivo è firmato dal critico inglese Tony Tanner. La cronologia e le dettagliate notizie sui testi si devono a Paolo Simonetti.
Dal debutto di Franco Lucentini con il romanzo breve "I compagni sconosciuti" (1951) al congedo di Carlo Fruttero col poemetto "La linea di minor resistenza" (2012), il percorso di questo doppio Meridiano descrive un arco simmetrico che, oltre a offrire al lettore l'insieme dei testi più significativi di Fruttero e Lucentini, firmati insieme o singolarmente, svela la parte nascosta del loro lavoro, svolto in solitudine oppure, nella maggioranza dei casi, in coppia, dimostrando le molteplici possibilità dello "scrivere in due". Dei due autori, accanto al resoconto della loro formazione intellettuale e del sodalizio editoriale che li ha uniti a lungo nell'inesausto lavoro di ricerca in campi diversi - dal giallo alla fantascienza al fumetto -, la ricca, documentata curatela di Domenico Scarpa registra in presa diretta le idee e le vicissitudini compositive delle molte opere qui presentate. Scarpa ritaglia inoltre nei "backstage" uno spazio supplementare per le "chiacchiere di bottega" sui cui poggiano gli indimenticabili capolavori di Fruttero & Lucentini, dal primo grande successo, "La donna della domenica" (1972), alle nuove indagini del commissario Santamaria raccontate in "A che punto è la notte" (1979), e fino ai testi teatrali e poetici meno noti al grande pubblico.
La «Teoria generale dell'occupazione», dell'interesse e della moneta - opera capitale del pensiero novecentesco - viene qui presentata nella traduzione di Giorgio La Malfa con un ampio commento a cura di La Malfa e Giovanni Farese che ne illumina non solo i riferimenti storici e dottrinali, ma anche i profondi legami con i maggiori intellettuali del tempo, da Virginia Woolf a T.S. Eliot, frequentati da Keynes nella fucina londinese di Bloomsbury. Il volume raccoglie inoltre una messe di scritti precedenti e successivi alla pubblicazione della «Teoria generale», ad essa strettamente correlati, incluse le prefazioni d'autore alle varie edizioni straniere nonché gli scritti con cui Keynes ha inteso difendere il valore delle sue idee.
Questa edizione delle opere di Antonio Tabucchi raccoglie in due tomi tutti gli scritti fondamentali dell'autore divenuto celeberrimo nel 1994 con Sostiene Pereira, bestseller internazionale. Oltre ai capolavori - tra i quali si ricordano Notturno indiano, Requiem e Tristano muore -, alle sue densissime pagine saggistiche, agli interventi civili politici, al teatro e agli scritti su Pessoa, il Meridiano accoglie per la prima volta in assoluto il romanzo inedito Lettere a capitano Nemo, surreale e onirica fantasmagoria tabucchiana risalente agli anni '70, e una sezione di pagine sparse con scritti rari o inediti. Il progetto editoriale è di Paolo Mauri, da sempre amico di Tabucchi, che firma inoltre l'introduzione e una partecipe cronologia; mentre le preziose notizie sui testi sono a cura della giovane studiosa Thea Rimini.
Secondo dei tre volumi dedicati alle opere narrative di Philip Roth, recentemente scomparso, questo Meridiano propone i grandi romanzi della maturità dell'autore - Operazione Shylock (1993), Il teatro di Sabbath (1995) e Pastorale americana (1997) - preceduti da Patrimonio (1991), piccolo gioiello di fiction autobiografica dedicato alla morte del padre. La curatela (saggio introduttivo e notizie sui testi) di Paolo Simonetti.
L'opera poetica di Shelley, già rappresentata in un Meridiano di recente pubblicazione a cura dello stesso Francesco Rognoni, presenta legami indissolubili con la sperimentazione teatrale e con il variegato catalogo di prose scelte all'interno di questo volume. Se I Cenci e Queen Mab costituiscono esercizi di teatro in versi, concepiti dall'autore per la rappresentazione e con in mente attori ben precisi, le prose testimoniano la forza di un animo versatile nell'indagare temi quali l'amore, il matrimonio, l'amicizia, culminando in testi di capitale rilievo come Difesa della poesia o il più cogente Considerazioni filosofiche sulla riforma. Completano il volume il romanzo giovanile Zastrozzi e un'accurata selezione di lettere di Shelley dall'Italia, che si accompagnano alle cronache del suo passaggio nel cuore dell'Europa altresì rappresentato nella Storia di un viaggio di sei settimane.
Il Meridiano, primo di tre che presenteranno una ricca selezione della narrativa di Roth, propone i più importanti romanzi del periodo giovanile, tra i quali spicca «Lo scrittore fantasma» (1979), preceduto dal romanzo breve «Goodbye, Columbus» (1959) e dall'esplosivo e mirabolante «Lamento di Portnoy» (1969) e «La mia vita di uomo» (1974); seguono «Zuckerman scatenato» (1981), «La lezione di anatomia» (1984), «L'orgia di Praga» (1985) e «La controvita» (1986). Il saggio introduttivo e gli apparati critici di Elèna Mortara e Paolo Simonetti contribuiscono a presentare l'opera di Roth a nuove generazioni di lettori offrendo informazioni preziose e inedite anche a chi di Roth è già lettore appassionato.
In questo secondo volume trovano posto quattro grandi romanzi della maturità dello scrittore: «La zia Julia e lo scribacchino» (1977), sospeso tra verità autobiografica e l'invenzione ispirata dagli sceneggiati radiofonici dell'eccentrico Raúl Salmón; «La festa del Caprone» (2000), incentrato sulla trentennale dittatura di Trujillo nella Repubblica Domenicana; «Avventure della ragazza cattiva» (2006), una storia d'amore moderna e antiretorica scritta sull'onda dei ricordi, segnata dai soggiorni in Europa dell'autore tra gli anni Sessanta e Ottanta; e, infine, «Crocevia» (2016), un affresco sociale che intreccia scandali sessuali e losche manovre politiche, ambientato a Lima verso la fine del XX secolo.
"Foglie d'erba" è il libro di una vita che, come un albero, cresce su se stesso attraverso varie edizioni, ciascuna caratterizzata da ritocchi, tagli, accrescimenti, spostamenti, espunzioni o nuove riammissioni. Un libro che nella sua veste iniziale conteneva 12 poesie e che nella versione ultimativa qui presentata - quella stabilita da Whitman in punto di morte - arriva a contarne 389, dimostrando in maniera piena e convincente tutta la carica esplosiva, la sensualità, l'innovazione linguistica e la pluralità di registri dispiegati nella voce di un animo tormentato e sempre sfuggente. La nuova traduzione e l'apparato critico a cura di Mario Corona testimoniano con attenzione e motivata partecipazione lo sviluppo di un'opera fondamentale della nostra modernità.
Il volume raccoglie in due tomi tutti gli scritti editi e le numerose pagine inedite di don Milani. I soli due libri dati alle stampe in vita: Esperienze pastorali, del 1958, che il Sant'Uffizio fece ritirare dal commercio; e Lettera a una professoressa, cui Milani deve la sua fama e che uscì a firma della Scuola di Barbiana un mese prima della morte del priore. Accanto ad essi: l'epistolario privato e tutti gli scritti sparsi; gli articoli su quotidiani e riviste dedicati a scuola, istruzione, emancipazione e sfruttamento del lavoro; e le due lettere pubbliche sull'obiezione di coscienza rivolte ai giudici e ai cappellani militari.
Una vasta raccolta commentata dì documenti grazie ai quali sono ricostruite le origini e le concezioni, la vita sociale e l'espansione politica di un popolo che rivelò agli Spagnoli sbarcati nel 1519, una prosperità, una potenza e una raffinatezza paragonabili a quelle dei maggiori stati europei. La prima parte del volume mette in luce i presupposti della mentalità e delle vicende degli aztechi, e la loro concezione del cosmo. La seconda presenta la vita quotidiana governata dalla politica, da feste e cerimonie religiose, dai sofisticati meccanismi di un doppio calendario solare e rituale, da una severa istruzione e da un'economia cui contribuivano i pesanti tributi dei popoli assoggettati. Su questa società dinamica e fiorente nei commerci, nei lavori agricoli e nell'artigianato (oreficeria, arte piumaria e tessitura) si abbatte l'apocalisse portata da Cortés, che è il tema della terza parte. Nei testi tramandati l'assedio della capitale Tenochtitlan e la fine eroica dei suoi difensori assumono un sapore quasi omerico. Dalle prime testimonianze della conquista del Messico (1519-1529), attraverso quelle della storiografia ufficiale, dei difensori degli indios, dei missionari, delle nuove élites indigene e meticce, delle storie universali, i testi presentati giungono fino a "La Hìstoria antigua de México" (1780- 1781), in cui il gesuita messicano Francisco Clavijero assume come proprio il passato indigeno.
II volume raccoglie una scelta di testi di Valéry suddivisi in sezioni per genere letterario. La poesia è presente con i grandi testi che gli hanno dato fama, un'ampia raccolta delle poesie giovanili e una scelta delle poesie ritrovate nella corrispondenza con gli amici: versi finora ignoti, ove l'erotismo si fonde con la tenerezza. Accanto alla poesia, il Meridiano presenta un campione di prosa poetica, i grandi dialoghi, il teatro e un'ampia sezione di saggistica - dedicata all'arte, al pensiero astratto, ai problemi concreti del mondo attuale. Ma è la sezione "Modelli e strumenti del pensiero" a delineare il percorso del tutto personale di Valéry: da "Monsieur Teste" che fece dello scrittore l'idolo dei surrealisti - al suo particolare "Leonardo da Vinci", dall'analisi del funzionamento della mente condotta attraverso i "Quaderni", alle riflessioni sulla creatività letteraria che hanno costituito il suo "Corso di Poetica" al Collège de France, totalmente inedito. Tutte le traduzioni sono nuove.
L'intensa e variegata attività letteraria di Hasek, si apre con Le avventure del bravo soldato Svejk nella grande guerra, capolavoro della letteratura parodistica e umoristica ceca e grande classico della letteratura europea del Novecento. Segue una selezione di racconti, i risultati più alti della sua produzione nel ventennio 1902-22, gran parte dei quali mai tradotta in italiano. La terza sezione comprende un piccolo campione di versi giovanili, brani di cronaca giornalistica locale e due pezzi teatrali di cui Hasek è coautore.
II volume, che configura una vera e propria biografia "sacra" di Maometto, propone gli elementi essenziali per conoscere e comprendere la figura del Profeta secondo la prospettiva islamica. Due i generi letterari tradizionali in cui tali elementi sono stati espressi: il primo è il genere biografico, rappresentato dalle Vite antiche di Maometto, delle quali nel volume è presentata una scelta dei primi testi sulle imprese del Profeta che non ha equivalenti nell'editoria occidentale. Il secondo genere, quello sapienziale dei Detti (Hadith), raccoglie le sentenze più significative attribuite a Maometto. Tratti dalle raccolte canoniche più autorevoli, i Detti rappresentano per i musulmani una scrittura sacra a tutti gli effetti, nonché un complemento alla parola di Dio che è contenuta nel Corano. Si tratta dunque di opere fondamentali, che ci permettono di vedere "dal di dentro" l'immenso valore attribuito al Profeta dai fedeli dell'Islam, un valore che si perpetua da secoli ed è oggi condiviso da più di un miliardo di credenti.
"Ci ho messo molto di me. Basii Hallward è come ritengo di essere; Lord Henry è come il mondo ritiene che io sia; Dorian è come vorrei essere - in altri tempi, forse." Quando, nel luglio 1890, sul "Lippincott's Monthly Magazine" uscì "Il ritratto di Dorian Gray", si gridò allo scandalo. Nel preparare il romanzo per la successiva edizione in volume, Oscar Wilde fu quindi spinto dalle furiose polemiche e dalle pressioni commerciali e legali a eliminare scene o battute sessualmente allusive, e ad ampliare alcuni capitoli, inserendo nella trama elementi melodrammatici e moraleggianti. Eppure quella pubblicata sul "Lippincott's" era una versione edulcorata del romanzo, in cui i riferimenti di natura erotica o omoerotica erano stati censurati. Quello che qui si pubblica, con un ricchissimo apparato critico, è il testo originale del dattiloscritto inviato da Wilde alla rivista all'inizio del 1890. Il Dorian Gray come l'autore lo aveva ideato si rivela una grande sorpresa: oltre che più breve, è un romanzo assai più audace e perturbante.
Il volume ripercorre in otto sezioni l'intera produzione hrabaliana offrendo al lettore non solo le opere narrative più note, ma anche un consistente numero di inediti, un'interessante proposta di scritti sperimentali e giovanili, due poemetti ("La bella Poldi" e "Adagio lamentoso", posti rispettivamente ad apertura e chiusura dell'antologia) e una ricca sezione di interviste. I testi sono corredati da note ad opera di Annalisa Cosentino, docente di Letteratura ceca all'Università di Udine, utili per orientarsi nella vasta produzione dell'autore e seguirne le complesse vicende editoriali, spesso condizionate dalla censura. Saggio introduttivo di Jiri Pelán.
"Lo stomaco non mi perdonerà mai le schifezze che l'ho costretto a ingurgitare e l'anima la devastante disperazione di cui son stato testimone... Sono nauseato di quest'umana voragine infernale che ha nome East End." A Londra nell'estate del 1902 Jack London condivide la vita di vagabondi, disoccupati e operaie, si veste da clochard e abita nel dedalo di vicoli dove, un quindicennio prima, si aggirava Jack lo Squartatore. Per raccontare il cuore di tenebra della metropoli, il vasto slum proletario a ridosso del fiume e dei docks, questo autore promettente, fiore all'occhiello del giovane movimento socialista statunitense, non si limita a usare la penna in modo magistrale: con la sua Kodak scatta decine di folgoranti istantanee, alcune delle quali sono qui riprodotte per la prima volta in un'edizione italiana. Visi e corpi colti con attenzione da etnografo ma sempre con profonda umanità - che dialogano efficacemente con la parola scritta.
Il volume raccoglie una settantina di testi di Norberto Bobbio - filosofo, storico, politologo, grande maître à penser del Novecento - definibili (per occasione, contenuto e stile) come "scritti d'impegno civile": quelli cioè in cui con maggior nettezza emerge il problematico rapporto tra l'etica e la politica. Frutto di una selezione estrema, i testi si dispongono secondo uno schema binario, per coppie dilemmatiche o contigue, secondo un caratteristico modo di procedere del suo pensiero. La scelta dei testi e la ricca curatela sono firmate da Marco Revelli, noto storico, sociologo, professore "antiaccademico" e saggista.
"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre 'Andiamo', e non sanno perché. (...) Che nobili storie, viaggiatori incredibili, nei vostri occhi profondi come il mare! Su, dei vostri ricordi mostrateci gli scrigni, gli splendidi gioielli fatti d'etere e d'astri! Senza vele o vapore vogliamo navigare! Per alleviare il tedio delle nostre prigioni, sui nostri spiriti, tesi come tele, esponete gli squarci d'orizzonte della vostra memoria! Che avete visto, diteci?" (Charles Baudelaire). "Uomo occidentale, la tua paura dell'Oriente è paura di dormire o di svegliarti?" (Antonio Machado)
Si conclude l'edizione nei Meridiani dei testi più significativi della "Commedia umana": dopo gli otto romanzi che hanno decretato il successo di Balzac narratore pubblicati nel primo volume e i due capolavori proposti nel secondo, qui la curatrice Mariolina Bongiovanni Bertini ha selezionato opere che illustrano i più diversi interessi di Balzac. Si va dal celebre "Cugino Pons", storia di un colto e sfortunato collezionista di opere d'arte e della sua imponente raccolta, al "Giglio nella valle", romanzo d'amore e morte, di virtù e di passione contrapposte sullo sfondo di un paesaggio le cui descrizioni sono veri e propri pezzi di bravura; da "Una passione nel deserto", racconto lungo sull'amicizia fra un ufficiale perso nel deserto e una pantera, non priva di risvolti sensuali che fecero rabbrividire la critica contemporanea, ai "Proscritti" che vedono protagonista Dante Alighieri, esule a Parigi e seguace di un singolare Sigieri di Brabante molto vicino a Balzac; dalla vicenda fantastica del "Capolavoro sconosciuto" i cui personaggi si fanno portavoci delle teorie balzachiane sull'arte, al non meno fantastico e misterioso "La pelle di zigrino"; si approda infine al filosofico "Séraphîta", dove le teorie mistiche di Swedenborg rielaborate da Balzac trovano forma romanzesca fra abbaglianti panorami norvegesi.
II Meridiano propone un'ampia scelta di narrativa breve e lunga, a partire da "Itinerario di Paolina" del 1937, "ricordi di una donna che rievocava, in terza persona, la sua infanzia e la sua adolescenza". Tra i romanzi, il più famoso è "Artemisia" (1947), che ripercorre la vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, "una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale". Anche gli altri romanzi presentati sono ciascuno una perla: "Il bastardo" (1953), una "storia di famiglia", espressione di una società "intimamente logorata"; "Noi credevamo" (1967), ispirato alle vicende del nonno rivoluzionario calabrese; "La camicia bruciata" (1973), in cui la Banti colloquia con Marguerite d'Orléans; "Un grido lacerante" (1981), pagine scritte a dieci anni dalla scomparsa di Longhi, compagno di una vita. Inframmezzati ai romanzi, in ordine cronologico, sono collocati i racconti, tratti da raccolte che spesso già nel titolo dicono l'appartenenza alla "rivoluzione" femminile e il profondo interesse dell'autrice per le "epoche di profonda crisi".
In occasione dei centocinquant'anni dalla nascita di d'Annunzio, si completa con il teatro l'edizione delle sue opere nei Meridiani. I due tomi, a cura di Annamaria Andreoli con la collaborazione di Giorgio Zanetti, raccolgono, per la prima volta, corredate di ricchissimi apparati, tutte le opere drammatiche dannunziane, da "Francesca da Rimini" alla "Figlia di Iorio", dalla "Fiaccola sotto il moggio" a "Fedra" e al "Martyre de saint Sebastien", solo per citare le più celebri. Versatile e aperto a ogni sperimentazione, d'Annunzio lascia nel suo tempo il segno sull'intero mondo dello spettacolo: tragedia, commedia, melodramma, sacra rappresentazione, pantomima, balletto, cinema (film e documentario). Ogni testo è accompagnato da un'introduzione che ne ripercorre le fasi ideative e compositive, soffermandosi poi sull'allestimento scenico, sulla regia, sugli interpreti e sulle reazioni del pubblico, e da note esplicative, indispensabili quando si tratta di drammi storici di ambientazione remota o esotica. Anche il saggio cronologico è mirato alle opere teatrali: sottolinea la centralità del teatro nella vita di d'Annunzio e getta nuova luce sulla sua travagliata relazione amorosa con Eleonora Duse, grazie a documenti solo di recente recuperati. Non meno nuovo risulta il suo rapporto con il cinema, di cui è pioniere entusiasta, sia in veste di soggettista che di teorico.
"Le fiabe sono vere. Sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è appunto il farsi di un destino". A metà degli anni '50 Calvino raccoglie e riscrive completamente le più belle fiabe di tutte le regioni italiane, preservando così la tradizione orale. Prefazione di Mario Lavagetto.
Il volume raccoglie i sei romanzi fondamentali della Woolf: "La stanza di Jacob", "La signora Dalloway", "Al faro", "Orlando", "Le onde", "Tra un atto e l'altro".
II Meridiano presenta tutte le raccolte poetiche della Spaziani. Dopo la raccolta d'esordio, "Le acque del sabato" (1954), caratterizzata da una spiccata tensione lirico autobiografica e dalle suggestioni delle avanguardie europee, in "Luna lombarda" (1959), "Il gong" (1962), "Utilità della memoria" (1966), "L'occhio del ciclone" (1970) nel dettato poetico della Spaziani si stagliano passioni costanti; le cose concrete, i volti e i paesaggi del mondo, la gioia dei sensi e dei sentimenti, degli amori e dei disamori si fondono in un impasto caldo e affabile con le tessere della sua prolifica memoria letteraria - che attinge sia alla letteratura classica che a quella moderna, alla grande poesia europea (Montale su tutti), al teatro francese dal Rinascimento al Novecento. Le ultime raccolte - da "Geometria del disordine" (1981, Premio Viareggio) a "La stella del libero arbitrio" (1986) alle recenti "Poesie della mano sinistra" - testimoniano il passaggio a una scrittura via via più diaristica, "impura" e aforistica, il lato insomma più sapienziale e ironico della sua ispirazione
Questo secondo volume si compone di quattro testi, poderosi e intensi. "Un indovino mi disse" (1995), forse il suo libro più "popolare" ed "esistenziale" quello in cui il cronista vigile e attento sceglie di dare ascolto a una profezia e la trasforma in un'occasione per guardare il mondo da un'altra prospettiva. In "Asia" (1998), una ricchissima raccolta di articoli che da metà anni '80 a metà anni '90 abbracciano la storia di un continente raccontata con la voce "orientale", esente da ogni stereotipo, del grande reporter. "Lettere contro la guerra" (2002), la prima tappa del suo "pellegrinaggio di pace": dopo l'11 settembre 2001, Terzani ha infatti ritenuto di non poter più tacere di fronte alla barbarie, all'intolleranza, all'ipocrisia, e ha affermato con forza che "la nonviolenza è l'unica chance che l'umanità ha". Infine "Un altro giro di giostra" (2004), ancora un viaggio ma questa volta interiore, spirituale: quello alla ricerca di una cura per un "male incurabile", che per l'ennesima e ultima volta diventa per Terzani occasione di riflessione sull'esistenza. Alen Loreti che da diversi anni si dedica all'opera e al messaggio di Terzani, nelle "Notizie sui testi" ricostruisce, grazie a documenti d'archivio e a testimonianze dell'Autore stesso e soprattutto della moglie Angela Staude, la genesi e il percorso di riflessione politica ed esistenziale che li attraversa.
Il volume - una ricchissima antologia di scritti - è suddiviso in tre sezioni, seguendo la metafora delle tre città, Roma, Milano, Gerusalemme: tre Luoghi simboleggiati nei tre cuori presenti nello stemma arcivescovile - carichi di profondi significati storici, morali, evocativi e anche mistici. Gerusalemme simboleggia la Parola di Dio, Roma la Chiesa, Milano l'azione pastorale. Quattro i temi fondamentali sottesi agli scritti: studio, ascolto e predicazione della Parola di Dio; pratica del Ministero arcivescovile a Milano (Lettere pastorali); i temi, insieme soggettivi e universali, dell'uomo di fronte alla fede, al dolore, al silenzio di Dio, all'ingiustizia; il rapporto tra Chiesa e società, nelle sue manifestazioni sociali, economiche, politiche. La raccolta mostra la ricca tessitura culturale e dottrinaria e la dimensione umana e storica del pensiero del Cardinale, ma evidenzia anche come questo si sia tradotto, giorno dopo giorno, nella prassi attiva dell'azione pastorale. Il primo saggio introduttivo è firmato dallo scrittore Ferruccio Parazzoli, il secondo, di taglio biografico, da Marco Garzonio, giornalista autore di una monografia su Martini. Ricche le notizie sui testi, stese da Damiano Modena e Virginio Pontiggia, che di Martini sono stati, in tempi diversi, i segretari.
L'edizione, affidata alla germanista Anna Maria Carpi, presenta l'intera opera di Kleist suddivisa tra Racconti, Teatro, Scritti minori e Saggi. Alcuni testi poetici e alcune prose sono qui tradotti per la prima volta in italiano. Nella maggior parte dei casi si è fatto ricorso a traduzioni classiche firmate da traduttori importanti (Giorgio Zampa, la stessa Carpi, Enrico Filippini, Renata Colorni, Marina Bistolfi), in un paio di casi le traduzioni sono nuove (in particolare quelle di Cesare Lievi, uomo di teatro, della "Brocca rotta" e del "Principe di Homburg"). Ricchissimo il commento, che per ciascuna sezione e testo affianca una lettura di taglio critico-interpretativo a informazioni di carattere filologico ed esegetico. Di grande respiro critico è il saggio introduttivo e ricca la Cronologia che ripercorre in modo approfondito la breve ma intensa vita di Kleist, fondandosi principalmente sull'epistolario.
Il Meridiano - curato con affetto e rigore da Raffaele Manica, con la collaborazione di Simone Casini - riunisce una selezione di opere di Siciliano che intende dare conto del ricco ventaglio dei suoi interessi di intellettuale e di scrittore. I più significativi racconti e romanzi ("Rosa pazza e disperata", "La notte matrigna", "La principessa e l'antiquario", "Carta blu") sono seguiti da un'ampia scelta dell'attività saggistica, organizzata in sezioni tematiche: si mettono così in luce non solo gli interessi letterari, ma anche l'attenzione per la pittura, la musica, il cinema e l'attualità politica e sociale. Importante la presenza di "Campo de' Fiori" (uno dei capolavori di Siciliano), una sorta di pellegrinaggio nei luoghi pasoliniani, e insieme un emozionante ritratto della cultura di Roma del tempo.
Questo volume conclusivo – curato come i precedenti da Bruno Falcetto – è un’ampia antologia. La sua prima sezione, “Viaggi”, presenta, oltre al capolavoro America primo amore, Un viaggio a Lourdes (un’opera a cavallo tra reportage e pamphlet, racconto autobiografico e saggio di psicologia sociale), Fuga in Italia (racconto della fuga da Roma a Napoli durante l’occupazione tedesca), e articoli tratti dalle raccolte Fuori (resoconto di viaggi compiuti negli anni Sessanta, dalla Grecia alla Libia, dall’Italia all’URSS), Vino al vino (attraverso l’esperienza del viaggio si valorizza la produzione vinicola italiana), Addio diletta Amelia (racconto del ritorno in America dopo quarant’anni) e L’avventura in Valtellina. La seconda sezione raccoglie tematicamente (Società, Letteratura, Arti figurative e musica, Cinema, teatro e tv) pagine di diario, saggi, recensioni. L’ultima sezione contiene, oltre alla produzione poetica e di canzoni, una scelta tratta da copioni teatrali, tra cui l’inedito giovanile Nerone.
L'equipe che cura per i Meridiani le opere di Dante tradizionalmente definite "minori" è diretta da Marco Santagata. L'edizione si articola in tre volumi in cui le opere per la prima volta sono disposte in ordine cronologico, superando la consueta divisione fra il Dante latino e quello volgare. Significativa è l'attenzione riservata al pensiero politico di Dante, alla sua speculazione filosofica, alle sue riflessioni sulla lingua, che vengono studiati da esperti dei singoli ambiti. In questo primo volume viene presentata la poesia di Dante e la sua riflessione sulla poesia. Punti di forza sono il ricchissimo e innovativo commento di Claudio Giunta alle Rime; e quello di Mirko Tavoni al De vulgari eloquentia, le cui ricerche modificano in profondità il quadro del pensiero linguistico dantesco. Per la Vita Nova si ripropone, appositamente rivista e aggiornata, l'edizione pubblicata da Einaudi nel 1996 a cura di Guglielmo Gorni. La collocazione cronologica delle Rime prima della Vita Nova consente di seguire lo sperimentalismo di Dante giovane, impegnato su ogni accordo della tastiera lirica contemporanea e capace poi di operare una consapevole scelta critica e interpretativa. Di grande respiro l'Introduzione generale, firmata dallo stesso Santagata, che delinea un panorama originale della poetica e del pensiero di Dante, seguendone l'evoluzione e rintracciandone i motivi ricorrenti all'interno delle opere. Introduzione di Marco Santagata.
Il volume, che comprende quattro imprescindibili Romanzi di Alba de Céspedes, “Nessuno torna indietro” (1938), “Dalla parte di lei” (1949), “Quaderno proibito” (1952) e “Nel buio della notte” (1976), offre anche un importante inedito, “Con grande amore”: un romanzo incompiuto su Cuba cui l'autrice lavorò a lungo e che contiene splendide pagine di ricordi familiari e di storia cubana. Troppo spesso aggiogata al carro della "letteratura rosa", la de Céspedes con giusto risentimento rivendicava invece il riconoscimento critico del valore letterario e innovativo della sua scrittura, e il lettore moderno non faticherà a individuarlo in questa scelta di testi, operata da Marina Zancan, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'università romana della Sapienza. Zancan guida il lettore alla scoperta di un'autrice oggi un po' dimenticata ma che fu fra le prime e più convinte sostenitrici dell'impegno e dell'importanza del ruolo della donna anche al di fuori dell'ambito familiare. Un'analisi psicologica attenta, una scrittura tesa a rispecchiare il parlato, la forzatura - quando non la dissoluzione - della forma-romanzo tradizionale fanno di questi testi una lettura interessante e avvincente.
La traduzione poetica, per Ungaretti, è un'autentica opportunità di creazione poetica. Per questo motivo, eccezionalmente rispetto agli altri poeti del Novecento presenti nei Meridiani, di lui si offrono anche le traduzioni, a completare quel progetto di «Vita d'un uomo» che ha preso forma nel corso del suo lunghissimo rapporto di fedeltà con la casa editrice Mondadori. Al pari delle poesie, infatti, le traduzioni scandiscono le tappe della «Vita d'un uomo»: la prima traduzione pubblicata da Ungaretti (1910), da poco ritrovata, precede anzi l'edizione delle prime liriche; le ultime traduzioni escono, come la poesia estrema, “L'Impietrito e il velluto”, nel 1970. Il Meridiano comprende innanzitutto i volumi "canonici": “Traduzioni” (1936), “40 sonetti di Shakespeare” (1946), “Da Gongora e da Mallar- Mé” (1948), “Fedra” di Jean Racine (1950), “Pau Brasil” (1961), “Visioni di William Blake” (1965); esso raccoglie quindi le numerose versioni - in italiano e anche in francese - edite su rivista (alcune del tutto dimenticate dalla critica), e due importanti dossiers inediti: uno studio sulla canzone leopardiana “Alla Primavera”, che conserva diverse traduzioni, e una conferenza tenuta da Ungaretti in occasione della riunione annuale delle Accademie Straniere romane. Le traduzioni sono corredate di un apparato variantistico e di un ricco commento che dà voce innanzitutto all'autore, attingendo estesamente dai suoi autocommenti, editi (epistolari, interviste, prose, saggi) e inediti: per questa sezione i Curatori si sono infatti potuti avvalere di una sistematica esplorazione del Fondo Ungaretti al Vieusseux di Firenze e di quelli, finora ignorati dalla critica, di alcuni suoi corrispondenti.
La tradizione poetica neogreca ha toccato nel Novecento vertici assoluti. Dei quattro poeti più celebri - Constantinos Kavafis, Ghiannis Ritsos, Ghiorgos Seferis e Odisseas Elitis - ben due vinsero il Nobel (Seferis 1963, Elitis 1979). Gli inizi della poesia neogreca vengono comunemente posti alla fine del Settecento, quando nasce l'idea culturale e politica della Grecia moderna: l'antologia si radica perciò nell'Ottocento per giungere praticamente sino a oggi e comprende di fatto quasi due secoli di poesia. Il percorso antologico propone non solo poesie dei grandi maestri del Ventesimo secolo ma anche di voci poco note, e mette in evidenza il ruolo culturale e sociale della poesia nella creazione dell'identità nazionale ellenica e spazio pubblico privilegiato che essa occupa, senza eguali in altre tradizioni europee. Si pensi ad esempio che due funerali di poeti - di Kostìs Palamàs nel 1943, in un'Atene presidiata dai nazisti, e di Seferis nel 1971, durante il regime dei Colonnelli - si trasformarono in occasioni di autocoscienza collettiva (di nobile resistenza all'occupante nel primo caso, di muta oceanica protesta nel secondo). Oltre all'impegno politico, altri temi attraversano la letteratura neogreca fin dalle origini: il rapporto con la musica, attestato dalle numerose liriche adottate come testi di canzoni dai più popolari chansonniers e compositori del Novecento, e il persistente e problematico rapporto con l'antichità classica e con la passata grandezza culturale della Grecia.
È questo il secondo atto dell'impresa di ritraduzione della narrativa di Mann, avviata nel 2007 dal Meridiano "Romanzi" ("I Buddenbrook" e "Altezza reale"). Con il titolo "La montagna incantata", il capolavoro di Mann, uscito a Berlino nel 1924, venne tradotto in Italia nel 1932 e poi da Ervino Pocar nel 1965. Con questa pubblicazione, il romanzo di Mann - una vera e propria "opera-mondo" - ritorna in libreria in una nuova traduzione corredata da un vasto commento analitico, viatico per penetrarne la complessità anche filosofica. La traduzione di Renata Colorni - traghettatrice dell'opera di Freud presso il pubblico italiano a partire dagli anni Settanta, oltre che traduttrice di numerose e importanti opere della narrativa tedesca - grazie all'attenzione verso i suoi caratteri linguistici distintivi, restituisce al dettato manniano la sua caleidoscopica unicità. La curatela è del germanista Luca Crescenzi, che oltre al commento firma anche una introduzione che si affianca allo scritto dello studioso tedesco Michael Neumann.