Questo libro è il racconto di una vita vissuta drammaticamente all'insegna della fede, e insieme è la testimonianza dei rapporti e delle vicende in essa generati e affrontati. Il protagonista è don Savino Gaudio (1944-2016), sacerdote che ha operato in diverse parrocchie della periferia milanese (Baranzate, Cesano Boscone, Cormano, Dergano, Brugherio, Mezzate e Corsico). Dai ricordi, dalle testimonianze e dai dialoghi riportati nel libro dal fratello, emerge vivida la missione di don Savino, contrassegnata da un'esigenza di bene e di amore che si è composta per lui nell'umanità di Cristo.
La domanda sull'identità genitoriale si fa sempre più urgente. Dopo dieci anni dalla prima edizione, continua il dialogo attraverso la parola scritta sui grandi temi della nostra persona e della nostra vita. Oggi più che mai l'identità genitoriale rivela la ferita, la confusione, la crisi in cui la persona è immersa. L'amore per il figlio rappresenta ancora una risorsa per recuperare l'energia di un amore per la propria vita. Questa nuova edizione si propone ancora una volta come una tenera compagnia allo sforzo del genitore di essere vero.
“Immergersi in questo breve, sapiente libro è come fare un bagno rinfrescante – e rinvigorente – alla mente affaticata da troppi bisogni autoimposti, da troppe necessità inutili, da un’immagine del mondo oscurata da troppi steccati, che limitano e bloccano la vastità infinita dell’orizzonte possibile”. Antonia Arslan
“Si sente in queste pagine l’autenticità di un sapere che sgorga dall’esperienza, che non ha paura di accogliere la vita, di farsene nutrire e plasmare”. Don Luigi Ciotti
Una testimonianza breve e intensa: raccontando la sua rocambolesca avventura di accoglienza, l’autrice è capace di scardinare chiusure, mettere ironicamente in luce atteggiamenti normali di esclusione di ciò che non è “mio” e provocare a un modo diverso di accogliere l’altro, che sia il prossimo o il lontano.
Maria Poggi Johnson insegna alla Facoltà di Teologia dell’Università di Scranton, Pennsylvania. Madre di quattro figli, ha conseguito la laurea in Letteratura a Oxford e ha compiuto gli studi teologici in USA. In Italia, nel 2007, Il Mulino ha pubblicato il suo Stranieri e vicini.
Dopo aver raccontato in due precedenti libri la storia del suo incontro con don Luigi Giussani e della amicizia fedele che ne è nata (Luigi Giussani. La virtù dell'amicizia) ed avere approfondito le coordinate teologiche e pedagogiche del carisma che ha dato vita al movimento di Comunione e Liberazione (Luigi Giussani. La virtù della fede), Francesco Ventorino si sofferma in questo terzo volume sulla speranza cristiana. Il pensiero di don Giussani su questa fondamentale virtù viene presentato nel suo rapporto con la tradizione ecclesiale e col dibattito teologico contemporaneo. Soprattutto se ne sviluppano le conseguenze pratiche relative all'impegno politico dei cristiani e alla loro operosità, con particolare riferimento alla storia di C.L.
È stata un'avventura breve ed intensa la vita di Giovanni Calzone, giovane docente di filosofia presso un liceo classico napoletano, toccato dalla grazia di una fede viva. In queste pagine, che riportano i suoi pensieri e le sue annotazioni, si trova un sentimento profondo e religioso della vita, la serietà e la passione nello studio e nel rapporto con gli amici. Nessun particolare viene tralasciato, tutto (ogni entusiasmo così come ogni ombra e tristezza) è degno di essere guardato, vagliato e trattenuto nel suo valore. Oltre alle annotazioni di Giovanni, il libro contiene interventi inediti di don Luigi Giussani e l'omelia funebre di don Giacomo Tantardini.
La rappresentazione sociale delle emozioni che attraversano un gruppo umano è la chiave interpretativa per cercare di comprendere le dinamiche più profonde. Nella società liquida del mercato globale dilaga la paura di massa, l'altra faccia della corsa sfrenata verso il godimento ed il consumo compulsivo di merci. Se si va più a fondo, oltre il velo della paura, si scopre che l'umanità è attraversata da una diffusa angoscia di morte, determinata da uno sviluppo economico che priva il mondo della sua realtà.
La dissoluzione della realtà e lo scioglimento di ogni vincolo affettivo sono il "lutto" negato dalla paura di superficie, che può essere ritrovato indagando per riscoprire le dinamiche profonde della psiche umana, la cui rimozione ha spento la speranza che consentiva la trasformazione dalla crisi alla progettazione di un nuovo futuro.
Si è cancellato il nesso crisi-speranza perché di è cancellata ogni idea di trascendenza.
Affinché emerga la speranza è necessaria un'elaborazione del dolore, in una ricerca di alternative al presente, che ricostruiscano un legame tra persona, mondo e trascendenza.
Negli anni Cinquanta una ragazza diventa suora nella Congregazione delle Missionarie fondata da Santa Francesca Cabrini. Quella ragazza è Maria Barbagallo, oggi settantenne, autrice di questa fresca e appassionante biografia in cui ripercorre l'esperienza di una vocazione che diventa scelta di vita.
Una vita "attiva", passata in giro per il mondo, in una serie di "salti nel vuoto", a contatto con la fatica ma anche con l'entusiasmo di dover reinventare la propria esistenza e il rapporto con gli altri e con Dio, giorno per giorno, nelle piccole come nelle grandi cose.
Suor Maria Barbagallo racconta senza retorica gli incontri, gli affetti, i contrasti, le paure e la felicità di una scelta difficile, che non perde forza con il tempo
Due persone unite nella tragicità del loro destino ad Auschwitz. Il volto di Edith Stein: catturato nel quadro dei suoi contemporanei, di coloro che poterono guardarla, apprendere e memorizzare i suoi tratti, entrare nel flusso del suo sguardo. Il volto di Etty Hillesum: tracciato dai suoi stessi scritti nell'incontro con altri volti, incisi «sulle ampie pareti del cuore». Una scoperta fontale e coinvolgente che lega le due testimoni di umanità e di ricerca di Dio: il volto quale principio di interiorità propria e altrui
Un libro testimonianza che ripercorre quarantacinque anni di amicizia e di collaborazione fra l'autore e don Luigi Giussani. I ricordi di una storia comune, in anni decisivi per la Chiesa e la società italiana, si mescolano alla riflessione sull'indirizzo teologico e sul metodo educativo di una delle personalità ecclesiali più significative dei nostri giorni. Così l'amicizia, che per Giussani era la suprema virtù, si rivela un cammino al vero, e il vero appare lo spessore di un rapporto. Sia che rintracci concrete circostanze, sia che esponga e discuta l'una o l'altra linea di un pensiero intenso e ricco, questo profilo è dunque costantemente "dal vivo". E restituisce un padre e un maestro che sapeva ascoltare e nello stesso tempo non rinunciava ad insegnare: sempre aperto all'incontro personale, ogni volta decisivo nel richiamo. Era il temperamento che distingueva anche la personalità teologica di don Giussani, in dialogo con la cultura moderna nella certezza di Cristo e della Chiesa. Lo attesta la lucida prefazione di monsignor Luigi Negri; il quale ha voluto, a sua volta, testimoniare.
Il mondo sta attraversando un cambiamento senza precedenti che, per essere fronteggiato, richiede un'analisi all'altezza della dimensione epocale.
Nessuno ha il coraggio di discutere davvero della crisi, come crisi definitiva di un modello di capitalismo non più proponibile, e come crisi dell'ideologia del godimento effimero e del vorace consumo, illimitato e alimentato artificialmente da una pubblicità assertiva al mercato.
Disorientamento e solitudine disperata sono i veri temi della crisi. Siamo di fronte a un mutamento antropologico: gli uomini e le donne del nostro tempo, sedotti per decenni dal miraggio dell'opulenza di massa e dal consumo senza limiti, abbandonano la speranza e la fiducia nel futuro. Ciò che accade richiede una svolta capace di incidere profondamente sugli stati d'animo: oltre l'economia, occorre cercare un ubi consistam dell'umanità che ridia un ruolo centrale allo spirito di fratellanza. Trasformare la crisi nella ricerca di un nuovo spazio umano che ridia senso al bisogno di affetti e di comunità: questo è il tema centrale di questo passaggio d'epoca.
Accompagnare nella vita dello Spirito è un'arte che si incide sulla persona fin da quando è stata a sua volta accompagnata. E. Stein "come" venne a scoprire "il linguaggio di Dio nel Cuore della persona"? "Come" a sua volta ne fece dono? L'antropologia evangelica diventa allora personale, inedita, e i volti degli accompagnatori sfilano delineando relazioni personali ricche e trasparenti con grandi "la più grande donna nel cielo dei filosofi tedeschi" approda al Carmelo e Scopre Teresa di Gesù, formatrice di "pietre vive", che vivono la fede e hanno "afferrato e tengono la mano di Dio".
Perché Gesù Cristo mi appare sempre più come un nodo decisivo della mia esistenza, la pietra dello scandalo che diventa pietra angolare, la rottura della linearità del tempo con l’improvvisa irruzione dell’impensato? Ripercorrendo gli strati della mia vita, in questo Incontro con Gesù ho vissuto un’esperienza che non può trovare risposte né sul terreno della filosofia speculativa, né su quello della teologia e della mistica, poiché la domanda su chi sia Gesù non è mai pienamente colmabile.
La storia umana non può essere "salvata" - nel senso della compresione del significato di ciò che accade - senza che il divino innervi intimamente le vicende terrene degli uomini e delle donne in carne ed ossa. Ecco perchè sono stata affettivamente colpito dal Vangelo di Gesù Cristo. La nascita di Cristo è, infatti, una rottura epocale rispetto al tradizionale modo di vedere il rapporto tra divino e umano: il Verbo incarnato, figlio dell'uomo e figlio di Dio, nato da donna, con una maternità affettiva, rappresenta una novità assoluta nel grande dramma della storia umana.
Prefazione di Francesco Ventorino
GLI AUTORI
PIETRO BARCELLONA (Catania, 1936) è docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera. È autore di molte pubblicazioni.
Muovendosi idealmente sulle orme del precedente Ho sete, per piacere, l'autrice propone una riflessione, con profonda attenzione e semplice realismo, sulle tematiche più essenziali che caratterizzano la relazione genitore-figlio: origine, identità, legame di riconoscimento, appartenenza. Come in tutti i suoi libri, Vittoria Maioli Sanese non offre "concetti", "opinioni", "idee", ma piuttosto riflessioni nate e sviluppate nell'esperienza di quarant'anni di lavoro con i genitori, le coppie e le famiglie, in compagnia intelligente nel grande percorso della vita.
GLI AUTORI
Vittoria Maioli Sanese (Rimini 1943) è psicologa della copia e della famiglia, ha fondato nel 1970 il Consultorio Famigliare (associato U.C.I.P.E.M.) di Rimini di cui è tuttora direttore. Oltre al lavoro clinico con le coppie, guida da anni gruppi di riflessione e di formazione per genitori, operatori sociali, educatori, psicologi. Ha svolto e svoge un lavoro di ricerca sulla coppia e sulla famiglia dal punto di vista psicologico, esistenziale, sociale, culturale e antropologico. Numerosi i suoi interventi in convegni, congressi e seminari.
"L'impulso umano primordiale che nessuno può negare e a cui, ultimamente, nessuno può opporsi, è il desiderio di felicità."
Joseph Ratzinger
Waters racconta il viaggio, avvincente e drammatico, che lo riconduce sorprendentemente alla sua origine. Una "conversione" nel senso di un ritorno a ciò che c'era già, ma che adesso è nuovo.
Un racconto sincero in cui l'autore non risparmia il resoconto dei propri insuccessi e della lotta contro l'alcol, attraverso esperienze drammatiche e incontri che l'hanno portato a riscoprire la libertà, la ragione e la forza di una tradizione autentica e vitale.
Con lui ripercorriamo anche cinquant'anni di storia dell'Irlanda, dalla ribellione della generazione post-sessantottina al rifiuto della tradizione. Ma qual è stato il prezzo di questa presunta riconquista della libertà?
Nel finale, la sorprendente ipotesi di una speranza ancora possibile per la civiltà europea.
GLI AUTORI
John Waters è nato a Casterlea (Irlanda) nel 1955. Scrittore, giornalista e autore di sceneggiature per il teatro e per la radio, attualmente è editorialista dell'"Irish Time". I suoi interessi e i suoi scritti spaziano dalla critica rock alla politica, dalle questioni sociali e culturali più scottanti e impopolari alla memoria storica dell'Irlanda. In Italia è stato recentemente pubblicato il suo Soggetti smarriti. Come siamo diventati troppo intelligenti per ricercare Dio e il nostro stesso bene. (Torino, 2010).
IL LIBRO
Un'isola greca, un gruppo di persone che si ritrova al bancone di un bar di un vecchio pescatore, in attesa di un ospite che li condurrà alla ricerca di emozioni e segreti. Un percorso di scoperta dello stare insieme, tra dinamiche di gruppo e meccanismi della psiche, che mette in luce il segreto della presenza dei corpi, delle espressioni gestuali, della comprensione dell'alterità. Una ninfa che danza distribuendo vino e sorrisi, grandi capre bianche che sorvegliano le coste, alberi d'arancio profumati e scogliere bianche che discendono verso il mare. In uno spazio mitologico, il gruppo trasforma i pensieri ed apre prospettive inedite sul registro affettivo dei comportamenti. Un finale a sorpresa, forse un po' amaro, che mette a nudo i meccanismi inconsci nelle relazioni tra le persone e rimette in discussione tutte le certezze del racconto
Postfazione di Sergio Erba
GLI AUTORI
PIETRO BARCELLONA (Catania, 1936) è docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera. È autore di molte pubblicazioni.
Sono qui raccolti gli interventi più significativi di don Alberto Zanini, testimonianze di un'umanità che ha come origine e metodo l'appartenenza totale a Cristo. L'eccezionalità del libro sta nella passione di vita che ci comunica: in ogni parola si percepisce la vibrazione di un uomo che ha incontrato Gesù Cristo e in questo incontro si è realizzato. Leggendo queste pagine si incontra un uomo, non il suo ricordo, ma il suo cuore, la sua tensione alla felicità, e la presenza viva del mistero che risponde, segno che l'avventura umana ha, ieri e oggi, una speranza di compimento.
L’agnosticismo è impraticabile: l’uomo non può vivere neanche in istante senza prender posizione su un problema che inesorabilmente lo sfida. Un sacerdote catanese, Francesco Ventorino, che ha speso la sua vita nell’educazione alla fede di tante generazioni secondo il metodo imparato da don Luigi Giussani, affronta l’ineludibile questione di Dio insieme a Pietro Barcellona, studioso di diritto e militante comunista con quarantacinque anni di insegnamento laico e di impegno politico sulle spalle. Questo libro, in due atti e un epilogo, affianca al saggio del teologo rigoroso il saggio dell’intellettuale inquieto e si conclude con un dialogo appassionato e appassionante tra loro. Non è una contrapposizione di teoremi, ma un paragone fra uomini; e riesce tanto più significativo in quanto sorge e si sviluppa sul terreno di un’amicizia.
“La questione dell’esistenza di Dio non è un itinerario pacifico che aspira al paradiso dopo l‘inferno della valle di lacrime del dolore e della sofferenza. È l’esperienza di un corpo a corpo feroce fra l’idea che io sia tenuto alla “carità” di una legge eterna e fuori dalla storia e l’esperienza di un doloroso tentativo di prendere sulle proprie spalle l’esperienza dello stare al mondo insieme ad altri uomini"
Un chirurgo così era difficile trovarlo. Non si arrendeva mai. Aveva gli occhi indomiti e curiosi di un bambino. Era uno che sapeva rischiare dove gli altri si fermavano. Se un malato si rivolgeva a lui per aiuto, lo prendeva a cuore e non lo abbandonava, anche quando dal punto di vista chirurgico, non c’era più nulla da fare. Ma, se esisteva anche solo una piccola possibilità di soluzione, la perseguiva, con tenacia. Enzo Piccinini era un grande chirurgo ma soprattutto era un amico vero, un padre, non solo per i suoi quatto figli, ma anche per i molti giovani che ha guidato all’incontro con il fatto cristiano. Dopo l’incidente automobilistico in cui morì nel maggio del 1999, Emilio Bonicelli fa rivivere in questo libro la figura di Enzo, di cui era profondamente amico. Il libro è scritto come una memoria viva attraverso le parole di chi lo ha conosciuto e come un dono per chi non è stato scaldato dal fuoco della sua compagnia. Enzo Piccinini è stato uno dei protagonisti più significativi del cattolicesimo contemporaneo, uno dei responsabili nazionali del Movimento di Comunione e Liberazione, che con la sua testimonianza ha aperto migliaia di cuori alla verità e alla bellezza del fatto cristiano. Di lui ha scritto Monsignor Luigi Giussani, che considerava Enzo come un figlio prediletto: “Enzo fu un uomo che, dall’intuizione avuta in dialogo con me venti anni fa, disse il suo sì a Cristo con una stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva e rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa. La cosa più impressionante per me è che la sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo”.
Introduzione di Giancarlo Cesana
Cominciare a fare cronaca nera a vent'anni, girando per questure e quartieri malfamati con lo sbalordimento di chi si trova d'improvviso dentro un gioco drammatico e vero. Guardare, all’inizio, ai morti dei regolamenti di conti e agli imputati dietro ai banchi di Assise con curiosità e attenzione, ma in fondo come a estranei, dagli estranei destini. Imparare a tornare in redazione solo con in tasca la foto del morto. E uscire dall'obitorio di Bologna, una notte di Natale e di strage, annichilita, perchè quei poveri corpi inerti sotto le lenzuola ti sembravano solo materia, cose. Poi, un anno dopo l'altro, scoprire nelle facce, in fondo agli sguardi degli altri, che nessuno ti è davvero straniero. Che proprio nelle situazioni estreme di cui un cronista racconta, più facilmente viene a galla degli uomini ciò che abbiamo in comune, come una profonda radice: il coraggio, la paura, e una speranza taciuta. Da inviato, poi, incontrare in paesi lontani missionari che curano gli Indios nella foresta, o ricostruiscono monasteri trappisti nell’Est delle chiese abbandonate. Uomini che ti meravigliano: perché, della loro speranza, sanno dare, e quasi far toccare, la ragione. Dalle spiagge dello tsunami al superstite del Vajont, venticinque anni di appunti per imparare che anche dietro le vicende più buie c’è un mistero nascosto in fondo agli uomini. Per cominciare a guardarli con uno stupore nuovo.
GLI AUTORI
MARINA CORRADI è inviato e editorialista di «Avvenire» e collabora a «Tempi». Ha iniziato a lavorare come cronista di "nera" al quotidiano milanese «La Notte», poi è passata a «Repubblica» e da qui nel 1988 al quotidiano cattolico. Ha ricevuto nel 2006 il premio "Dino Buzzati" della Provincia di Milano e il premio dell'Unione cattolica stampa italiana per il 2007. Nello stesso anno per la rubrica "Prima che venga notte" ha ricevuto uno dei premi giornalistici Saint Vincent, sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica. Ha tre figli.
Prima della caduta del Muro di Berlino, le città non avevano mai pensato alla visibilità internazionale: i gemellaggi rispondevano alla necessità del secondo dopoguerra di ricostruire relazioni e avevano una vaga impostazione ideologica, erano infine per lo più limitati alla sfera culturale. Negli anni di Albertini si riuscì a dare una significativa svolta allargando l’orizzonte di una attività internazionale ricca di nuovi temi e contatti. Con il venire meno della contrapposizione ideologica, esplode il fenomeno della globalizzazione e una città come Milano, capitale economica d’Italia, diviene un appetibile interlocutore dal punto di vista economico e, a seguire, istituzionale. Più di 40 sono stati i Capi di Stato e di Governo che hanno visitato Milano; le delegazioni ministeriali hanno superato quota cento; innumerevoli i Sindaci e Governatori; decine i gemellaggi firmati o consolidati così come le mostre internazionali, i roadshow, le tournée teatrali patrocinate. Il libro racconta queste vicende attraverso episodi curiosi, ritratti di protagonisti inediti e piccanti, osservazioni originali e divertenti sul serioso scenario della "politica internazionale"...di una città nel mondo.
Prefazione di Antonio Ferrari
Questo volume di lettere racconta il viaggio di due amici. Partono entrambi da una posizione agnostica, poi l’uno diventa sacerdote cattolico, l’altro approfondisce sempre più le sue radici ebraiche fino a condividere la sorte tragica del suo popolo. Lungo la strada da Montréal a Roma, e da Parigi a Gerusalemme, si raccontano i loro amori, la loro musica, la loro vita. È una testimonianza di amicizia e di speranza.
Postfazione di Massimo Camisasca
«Da questa esperienza semplice è scaturita la mia grande speranza. Tu non morrai. Nell’amicizia abbiamo gustato un poco di ciò che sarà la vita eterna. L’aspettiamo, in questa vita temporale piena di gioia e dolore, di amore e violenza, luci e ombre. Ma aspettiamo insieme».
dall’introduzione di Jonah Lynch
GLI AUTORI
JONAH LYNCH (1978) è sacerdote dal 2006. Dopo essersi laureato in Astrofisica alla McGill University a Montreal, è entrato in seminario. Ha studiato filosofia e teologia all’Università Lateranense, e ha ottenuto un Masters in Education presso la George Washington University. Ora vive a Roma ed è vicerettore del seminario della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.
DAVID GRITZ (1978 – 2002) è nato e cresciuto a Parigi. Ha iniziato gli studi universitari alla McGill University e poi ha conseguito la laurea presso l’Institut des Sciences Politiques a Parigi. Nel 2002, sotto la direzione della professoressa Catherine Chalier, ha ottenuto un Master in Filosofia all'Université de Nanterre con una tesi in Estetica intitolata Lévinas face au beau, pubblicata da Éditions de l'éclat. Durante l’estate di quell’anno ha cominciato a studiare all’Università Ebraica di Gerusalemme, dove è stato ucciso in un attentato il 31 luglio 2002.
Quelle di Gramsci e di Moro sono due storie diverse: un comunista e un cristiano; un rivoluzionario sconfitto e un democratico che guida il partito al governo da trent’anni; due tempi diversi; due mondi diversi. Ma analogie e comparazioni possono aiutarci a vedere cose nuove, rivelano connessioni nascoste. La luce proiettata su una storia si riflette sull’altra, le due esperienze si illuminano a vicenda. Questo saggio di storia comparata le racconta entrambe, come due vite parallele. Dei due prigionieri offre un ritratto, un’analisi del contesto storico e un’interpretazione dei testi che scrissero nel carcere: Quaderni e lettere di Gramsci, Memoriale e lettere di Moro.
Sollecitati dalle questioni fatte filtrare abilmente da compagni di partito e dai familiari o nel dialogo drammatico con i carcerieri-inquisitori, i due prigionieri scrivono lettere, appunti e "memoriali" in cui cercano di interpretare e risolvere la situazione tragica che si è creata. Così, nelle dure condizioni di prigionia, prosegue la loro riflessione sulle crisi del Novecento italiano – il fascismo, la rivoluzione, il comunismo, la democrazia. E diventa, per certi versi, addirittura più acuta.
GLI AUTORI
MASSIMO MASTROGREGORI (Roma, 1962) insegna Storia contemporanea all'Università di Roma "La Sapienza". Dirige la rivista internazionale «Storiografia» (Fabrizio Serra editore, Roma-Pisa) e la «International bibliography of historical sciences» (K.G. Saur, München). Ha pubblicato numerosi volumi e saggi sulla storia culturale del Novecento. Tra questi: Il genio dello storico (1987), Il manoscritto interrotto di Marc Bloch (1996), Introduzione a Marc Bloch (2001). Ha curato l'edizione critica di scritti di Benedetto Croce (Il carattere della filosofia moderna, 1990) e numerosi lavori sulla storiografia e la memoria, tra cui Il potere dei ricordi (1998).
Benedetto XVI ha parlato recentemente di una «rassegnazione» dell’uomo di fronte alla verità, indicando in questo atteggiamento il «nocciolo della crisi dell’Occidente». Se per l’uomo non esiste una verità – aggiungeva il Papa – egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male e quindi non può fondare ragionevolmente il giusto e l’ingiusto.
Da qui l’attualità della questione trattata in questo libro, che può riassumersi nella domanda: da dove nasce il diritto? Un interrogativo reso oggi più urgente e nello stesso tempo più arduo dalla crisi della metafisica e dalla progressiva perdita di fiducia nella ragione, nella sua capacità di conoscere la verità.
Un teologo, un filosofo del diritto, un costituzionalista affrontano qui il problema del fondamento del diritto, intervenendo a partire dalle rispettive competenze, ma mettendo in ogni caso in gioco le proprie convinzioni di fondo sull’etica, la politica, la società. Tre distinti contributi esprimono il punto di vista di ciascuno. Segue un dibattito in cui gli autori si coinvolgono in un serrato paragone, discutendo insieme punti problematici e prospettive di approfondimento.
Con un intervista a cura di Sergio Cristaldi e Giuseppe Di Fazio
GLI AUTORI
FRANCESCO VENTORINO (Catania 1932) già ordinario di Storia e Filosofia nei Licei, è docente emerito di Ontologia e di Etica presso lo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania. Per Marietti ha pubblicato Amicizia coniugale (Milano, 2007).
PIETRO BARCELLONA (Catania, 1936) è docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera. È autore di molte pubblicazioni.
ANDREA SIMONCINI (Giulianova, 1961) è professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l'Università degli Studi di Firenze dove insegna anche Diritto dell'Ambiente. Le sue pubblicazioni sono rivolte allo studio delle fonti del diritto.
Nell’aprile 1975, in Libano scoppia la guerra. Jocelyne Khoueiry, che allora aveva appena vent’anni, imbraccia il fucile per difendere il suo Paese minacciato dai palestinesi che hanno instaurato uno stato nello stato. Una delle poche donne a lottare contro i reparti scelti, diventa una figura della Resistenza cristiana e si ritrova ben presto alla testa di un migliaio di soldatesse.
La notte del 6 maggio 1975, da sola con sei giovani compagne, riporta una vittoria decisiva contro trecento combattenti palestino-siriani. Nasce così la leggenda di “Jocelyne e le sue ragazze”.
A quella data corrisponde anche un cambiamento: la conversione della giovane donna, che fino allora aveva professato un cristianesimo esclusivamente di consuetudine, da quella vittoria, non cesserà di comunicare la sua fede al gruppo delle Forze libanesi. Per dieci anni, fino al 1985, si troverà su tutti i fronti per portare la speranza nel cuore del conflitto.
Negli anni sucessivi la sua lotta per la vita non è mai cessata. Al fine di portare il suo aiuto ai bambini, alle famiglie e ai bisognosi, ha fondato il Centro Giovanni Paolo II, nelle vicinanze di Beirut. È inoltre membro dell’Accademia Mariana Pontificia Internazionale e rappresentante dei laici del Medio-Oriente in Vaticano.
Attraverso il ritratto di questa donna fuori dal comune, si ricostruisce un tratto della storia dolorosa e complessa del Libano, che prelude ai tragici fatti della cronaca odierna.
GLI AUTORI
NATHALIE DUPLAN scrive da quindici anni ed effettua regolarmente servizi dal Medio-Oriente per la stampa periodica.
VALÉRIE RAULIN, giornalista accreditata presso il Ministero della Difesa per molti anni, da più di venti anni realizza reportage in Medio-Oriente per la stampa e la televisione.
Il titolo allude a I demoni di Dostoevskij, che sono assunti a simbolo dei due grandi mali che hanno condotto alle tragedie del Novecento e hanno alimentato le ideologie totalitarie: il mito della palingenesi sociale e il mito della gestione scientifica dei processi sociali. L'idea aberrante che l'umanità debba essere ricostruita dalle fondamenta ha generato quell'"odio di sé" che ha corrotto la civiltà europea e che François Furet ha definito come la capacità di generare uomini che odiano l'aria che respirano senza averne mai conosciuta un'altra. Le manifestazioni estreme di questa malattia – lager e gulag – esprimono quei miti fondatori: i miti palingenetici (politica razziale o purificazione sociale di classe), la gestione scientifica della deportazione, del lavoro forzato e dello sterminio di massa. L'umanità europea compie azioni di penitenza ma sembra non aver compreso le radici della catastrofe che l'ha devastata. L'"odio di sé" si manifesta nelle ideologie postcomuniste e dell’estremismo pacifista; mentre l'adesione critica all'ideologia scientista assume le forme di un relativismo radicale che nega ogni spazio all'etica, alla morale e alla religione nella vita pubblica, e oltretutto nega la scienza come conoscenza, aumentando così il degrado civile.
In Nord Uganda ci si saluta dicendo: «Kop ango?», che vuol dire: «C’è qualcosa?». E il sottinteso è: «C'è qualcosa che forse non va?». La risposta obbligata è «Kop pe», e cioè: «Non c’è niente» (che non va). A parte il rebus delle doppie negazioni risultanti dall’italiano, il senso è chiaro: tutto bene, possiamo andare avanti. Tra il popolo degli Acholi la giornata e le relazioni iniziano così, con un piccolo dubbio che va fugato. E così comincia il racconto di questo libro, con un saluto scambiato nell'alba di Kitgum. Il racconto di ventiquattro ore nella vita del Nord Uganda, terra squassata dalla guerra e dalle epidemie. Come tanti altri angoli dell'Africa, si dirà. C'è un dubbio, però, che vale la pena approfondire: tutti noi sappiamo come muore l'Africa, ma che ne sappiamo di come vive?
GLI AUTORI
Roberto Fontolan è nato nel 1956. Vissuti i primi infuocati anni ’70 al liceo milanese Berchet (il "liceo rosso"), fin dai tempi dell’università si è dedicato al giornalismo. Un’avventura cominciata alla radio ("Supermilano", una emittente libera milanese) e proseguita poi al settimanale "Il Sabato", al quotidiano "Avvenire", alla Rai, dove ha ricoperto diversi incarichi tra cui la direzione del Centro di Produzione di Milano e la vicedirezione del Tg1, alla televisione del gruppo "Sole 24ore", della quale è stato direttore fino al dicembre 2003. Ha realizzato numerosissimi reportage e inchieste in Italia e all’estero, ha curato e organizzato programmi televisivi, ha lavorato nelle pubbliche relazioni e nell’organizzazione culturale. Attualmente si occupa di nuovi progetti di comunicazione e svolge attività di consulenza. E’ docente presso il master di giornalismo all’Università Cattolica di Milano.
Con lettere inedite di Nenni, Pertini, Togliatti, Terracini, Moro, La Pira, Parri, Schlesinger, Pratolini Un dialogo su socialismo e riformismo nella storia d'Italia, dalla nascita del "Partito dei lavoratori" nel 1892 a oggi, quando ogni residuo socialista sembra dover scomparire nel "Partito democratico". I due interlocutori partono da punti di vista differenti, ma intrecciano una discussione che investe tutta la storia del socialismo italiano: dalle lotte di fine Ottocento al decennio giolittiano, dal tumultuoso dopoguerra alla nascita del Pci e al fascismo. Pieraccini racconta anche la sua esperienza di giovane studente a Pisa e poi nella Firenze dei primi anni Quaranta, insieme a quella di esponente nel dopoguerra dell'autonomismo nenniano in fecondo dalogo con Morandi e Lombardi, fino agli anni Sessanta, quando fu uno dei protagonisti del centro-sinistra. Passata attraverso una valutazione della vicenda politica di Craxi, dal 1976 a "Tangentopoli", la concordia discors dei due autori trova una significativa convergenza nel giudizio sull'oggi, dopo la fine del Psi e la rinuncia ad ogni seria prospettiva socialista. Per entrambi socialismo e riformismo hanno un futuro, riprendendo la tradizione migliore della sinistra italiana, quella che coniuga progresso civile e promozione della democrazia.
FABIO VANDER (Roma, 1958), laureato in filosofia con Gennaro Sasso e in storia contemporanea con Pietro Scoppola, diplomato all'Alta scuola di studi legislativi (ISLE), lavora presso il Senato della Repubblica. Collaboratore di riviste quali "Behemoth", "Telos", "Teoria Politica", "Il Cannocchiale", ha pubblicato tra l'altro: Metafisica della guerra (Milano 1995), Aldo Moro (Marietti, Genova 1999), L’estetizzazione della politica (Bari 2001), La democrazia in Italia (Marietti, Genova-Milano 2004), Contraddizione e divenire. Filosofia e politica in prospettiva neo-dialettica (Milano 2005); con G. Pieraccini, Socialismo e riformismo (Marietti, Genova-Milano 2006).
Dopo Ho sete, per piacere, dove Vittoria Maioli Sanese trattava con suggestiva chiarezza il rapporto tra genitori e figli mettendo a disposizione la propria esperienza professionale, ora ci offre Perché ti amo, un percorso di aiuto alla vita della coppia. Non è il solito manuale, non sono le "istruzioni per l'uso": ancora una volta l'autrice ci guida con passione e capacità avvincenti, introducendoci all'esperienza dell'incontro fra un uomo e una donna. Ne risulta un lavoro che è anche un efficace sostegno, illuminante sulle problematiche della vita in due.
GLI AUTORI
Vittoria Maioli Sanese (Rimini 1943) è psicologa della copia e della famiglia, ha fondato nel 1970 il Consultorio Famigliare (associato U.C.I.P.E.M.) di Rimini di cui è tuttora direttore. Oltre al lavoro clinico con le coppie, guida da anni gruppi di riflessione e di formazione per genitori, operatori sociali, educatori, psicologi. Ha svolto e svoge un lavoro di ricerca sulla coppia e sulla famiglia dal punto di vista psicologico, esistenziale, sociale, culturale e antropologico. Numerosi i suoi interventi in convegni, congressi e seminari.
Il mondo è cambiato; l’America Latina è cambiata. Il XX secolo si è chiuso con il collasso del comunismo, il XXI si è aperto all’insegna di una guerra al terrorismo che prefigura scenari inediti e assetti nuovi. Il senso del cambiamento, la direzione delle trasformazioni, le forme che assumono e assumeranno: questo è l’oggetto de L’America Latina del secolo XXI. Il volume è un affresco tematico del continente latinoamericano tracciato dagli autori nella convinzione che l’attualità, il presente, non si capiscono solo e soprattutto con l’analisi dell’attualità, con la frequentazione più assidua delle cronache del presente. Di qui il percorso seguito: dall’oggi dell’America Latina, al suo passato recente e anche più remoto, in un viaggio a ritroso verso le fonti da cui zampillano quei fenomeni di cui vediamo la manifestazione ai nostri giorni, per ritornare al presente con un accresciuto bagaglio di ipotesi esplicative con le quali partire di nuovo per scandagliare il futuro.
ALVER METALLI è di nazionalità italiana. Giornalista e inviato in America Latina, vi si stabilisce nel 1988. Vive a lungo in Argentina, quindi in Messico; attualmente risiede a Montevideo, in Uruguay, da dove realizza corrispondenze per la Rai. Ha scritto: Cronache centroamericane (1987), nato dalla frequentazione dei paesi dell'America Centrale in anni di grandi fermenti sociali e rivoluzionari; i romanzi L'eredità di Madama (2001), Lupo Siberiano (2006); il saggio L'America Latina del secolo XXI (2007) pubblicato in spagnolo e portoghese, con una edizione messicana.
Questo libro nasce dall'idea che la scuola sia un luogo dove sia possibile incontrarsi, dove genitori e insegnanti si parlano e organizzano insieme, dove i ruoli sono definiti e le mansioni condivise e riconosciute. Una scuola partecipata da tutti e proprietà di tutti coloro che la fanno. Questa è la scuola che dobbiamo inventare e costruire. In questa prospettiva le strategie educative e psicopedagogiche che qui vengono presentate (il counselling, l'orientamento, l'educazione all'affettività, la prevenzione dei disturbi dell'apprendimento, le iniziative di parent training) possono offrire un importante spunto per una significativa opera di trasformazione della scuola da attuale luogo dell'omologazione a spazio della crescita e della sperimentazione. Questo è un lavoro che non può non essere fatto. Per noi ma soprattutto per i nostri figli. Non si lavora forse che per i bambini?
Un bambino, un ragazzo, un giovane uomo alla scoperta del mondo che lo circonda, di se stesso, della fede. Il mondo è quello di un piccolo paese del Sud, un paese come tanti eppure unico, tra vera miseria materiale e vera ricchezza spirituale in anni difficili: il fascismo, la guerra, l'immediato dopoguerra. Il giovane inizia un cammino arduo ma meraviglioso. E un giorno succede di di riascoltare l'eco lontana dei ricordi, e tronare a guardare affettuosamente quei primi passi.. È la storia romanzata di un fanciullo irrequieto e vivacissimo che, divenuto adulto, non ha mai perso il grande amore per la vita e per la terra che gli diede i natali.
GLI AUTORI
E' nato a Parghelia (Vibo Valentia) nel 1930. Finiti gli studi teologici e giuridici, è stato negli anni ’50, anche a contatto con Luigi Sturzo, ha conseguito il dottorato in “Scienze Sociali” alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo aver ricoperto l’incarico di Segretario delle “Settimane Sociali dei Cattolici d’Italia”, è stato stretto collaboratore di S. E. Mons. Giovanni Benelli. E’ autore di non pochi saggi teologici, storici e sociologici. Ha collaborato con “L’Osservatore Romano”, con “Avvenire” ed altri giornali. Tuttora è responsabile di una rubrica settimanale sul quotidiano “Il Tempo”. Elevato all’Episcopato Giovanni Paolo II (1979), è Vescovo di Civitavecchia-Tarquinia.
Enrico Medi (1911-1974), laureatosi con Fermi a Roma nel 1932, docente di geofisica a Palermo e a Roma, deputato al Parlamento italiano, è stato presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e, dal 1958 al 1965, vicepresidente dell’Euratom. Ricercatore assai noto, divulgatore e apprezzato conferenziere, fu profondo testimone di vita cristiana e di impegno sociale. Il 26 maggio 1996 è stata introdotta la sua causa di Beatificazione. Il volume raccoglie un ciclo di lezioni di aggiornamento scientifico tenute presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Roma (Angelicum). L’Autore offre, insieme a una visione scientifica del cosmo proposta ad un livello accessibile all’uditorio, la sua visione sapienziale di scienziato credente che rilegge “teologicamente” la natura con le sue leggi, accostando anche certi aspetti ontologici che sono propriamente filosofici più che teologici. Nell’ultimo testo di congedo, con il quale il libro si chiude, egli riporta la sua personale testimonianza di uomo messo alla prova da una malattia vissuta nella luce della fede.
Bisogno disperato di amicizia, di amore. Bisogno di non essere lasciato in un angolo, solo sulla sua carrozzella. Bisogno di farsi capire, anche senza le parole che gli sono state negate. Bisogno di scrivere, di comunicare, anche se faticosamente. Bisogno di credere in una vita diversa. Storia di un ragazzo che, attraverso il suo diario, racconta la sua particolare vicenda e quella di un gruppo di giovani del Sud, dagli anni '70 in poi. Si sentiva, sapeva di essere, normale. Salvo quell'involucro... Un racconto (tratto da una storia vera) che è la scoperta di cosa nasconda il grido di Tò.
Queste memorie di vita africana sono la quotidiana normalità di circa dieci anni (1985-1996) trascorsi da un medico chirurgo e dalla sua famiglia in Uganda, nell'Africa orientale, praticando la professione, curando i sofferenti nel letto d'ospedale o i moribondi in povere capanne. I differenti momenti della vita famigliare si sono intrecciati con gli avvenimenti del paese, spesso drammatici come accade in Africa. Guerre, epidemie, colpi di stato e sofferenze sono state il pane quotidiano che non ha impedito il sereno svolgersi della vita scandita anche dagli aspetti più belli: la nascita dei figli, la compagnia della moglie e degli amici bianchi e neri, la riconoscenza dei pazienti e l'incontro con le persone, piccole e grandi, incrociate lungo la strada di quegli anni. Il vero protagonista di queste stagioni spese ai tropici non è l'autore o i suoi amici, ma la grandezza di un'esperienza vissuta, resa affascinante da una Presenza, la presenza di chi non si può ancora vedere in faccia, ma che infonde passione e condivisione per ogni particolare della vita, anche per la sofferenza più dura. Il desiderio di non perdere la memoria di quegli anni ha portato alla lenta ma tenace stesura dl queste note, inaspettatamente diventate libro, scritte con il sorriso sulle labbra, segno di una grande riconoscenza. Presentazione di Giancarlo Cesana
Massimo Caprara entra nel cuore della vita politica e culturale italiana quando la seconda guerra mondiale non è ancora finita. E da allora ne è insieme appassionato protagonista e insostituibile testimone. In un intenso e incalzante dialogo con Roberto Fontolan, Caprara racconta la "storia di una coscienza", la sua, che come in una soggettiva cinematografica attraversa le stanze della nostra storia per restituirci volti e atmosfere, parole ed eventi con straordinaria, drammatica immediatezza. Ma c'è di più. Il libro non è "soltanto" un vibrante racconto storico-politico, ma l'itinerario sofferto di chi, cercando l'ideale, ha trovato il suo contrario, l'ideologia.
GLI AUTORI
Massimo Caprara ha da poco passato gli ottanta anni. A partire dal 1944 è stato per circa vent'anni segretario di Palmiro Togliatti, ha vissuto dall'interno gli avvenimenti fondamentali della storia del Pci. Sindaco di Portici, è stato Deputato alla Camera dal 1953 al 1973, avendo inoltre ricoperto il ruolo di segretario del Gruppo parlamentare e responsabile regionale per la Campania. Nel 1969 viene radiato dal Pci assieme al gruppo del Manifesto di cui è uno dei fondatori. Giornalista professionista ha diretto l'"Illustrazione Italiana". E' attualmente collaboratore de "Il Giornale". Ha pubblicato i seguenti volumi: I Gava (Feltrinelli 1975), L’attentato a Togliatti (Feltrinelli 1978), Ritratti in rosso (Rubettino 1989), L’inchiostro verde di Togliatti (Simonelli 1996), Quando le botteghe erano Oscure (il Saggiatore 1997), Togliatti, il Komintern e il gatto selvatico (Bietti 1999), Paesaggi con figure (Ares 2000), Gramsci e i suoi carcerieri (Ares 2001). Nel 2002 è stato nominato consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul "dossier Mitrokhin".
Roberto Fontolan è nato nel 1956. Vissuti i primi infuocati anni ’70 al liceo milanese Berchet (il "liceo rosso"), fin dai tempi dell’università si è dedicato al giornalismo. Un’avventura cominciata alla radio ("Supermilano", una emittente libera milanese) e proseguita poi al settimanale "Il Sabato", al quotidiano "Avvenire", alla Rai, dove ha ricoperto diversi incarichi tra cui la direzione del Centro di Produzione di Milano e la vicedirezione del Tg1, alla televisione del gruppo "Sole 24ore", della quale è stato direttore fino al dicembre 2003. Ha realizzato numerosissimi reportage e inchieste in Italia e all’estero, ha curato e organizzato programmi televisivi, ha lavorato nelle pubbliche relazioni e nell’organizzazione culturale. Attualmente si occupa di nuovi progetti di comunicazione e svolge attività di consulenza. E’ docente presso il master di giornalismo all’Università Cattolica di Milano.
Madri, padri, figli. Non c'è nulla di più antico e nulla di più sconosciuto di questa relazione. Che cosa significa essere genitori? Questo libro non dà consigli, non prescrive regole o comportamenti. Descrive un'identità. Non si "fa" il genitore, si "è". Il problema dell'essere genitore è il problema dell'essere persona, dell'essere vero uomo e vera donna. Coinvolge ciò che siamo fino al punto più alto che è quello di partecipare sé, di fare del proprio io la condizione per la crescita di un altro. Ciò che emerge dal vivo di queste pagine è proprio la struttura del rapporto madri, padri, figli.
GLI AUTORI
Vittoria Maioli Sanese (Rimini 1943) è psicologa della copia e della famiglia, ha fondato nel 1970 il Consultorio Famigliare (associato U.C.I.P.E.M.) di Rimini di cui è tuttora direttore. Oltre al lavoro clinico con le coppie, guida da anni gruppi di riflessione e di formazione per genitori, operatori sociali, educatori, psicologi. Ha svolto e svoge un lavoro di ricerca sulla coppia e sulla famiglia dal punto di vista psicologico, esistenziale, sociale, culturale e antropologico. Numerosi i suoi interventi in convegni, congressi e seminari.
Vittorino Andreoli è laureato in medicina e specializzato in neurologia e psichiatria. Autorevole studioso della psiche, ha pubblicato vari volumi. Tra i più recenti vanno ricordati: Dalla parte dei bambini (Milano 1998); Cronaca dei sentimenti (Milano 2000); Delitti (Milano 2001). I romanzi: Yono-Cho (Milano 1994); Una piroga in cielo (Milano 2002). Il saggio Elogio della normalità è uscito presso Marietti nel 2002.
Si può essere un buon imprenditore e un buon cristiano. A testimoniarlo sono le esperienze di Laura Biagiotti, Giancarlo Abete, Ettore Bernabei, Vincenzo Divella, Alberto Falck, Angelo Ferro, Francesco Merloni, Flavio Repetto, cattolici ferventi e titolari di aziende leader nei rispettivi campi di attività. I nove imprenditori raccontano come coniugano fede e mercato, come riescono a far crescere le loro società e a mantenerle competitive rispettando non soltando le leggi, ma anche i precetti evangelici. Parlano delle tentazioni che si presentano nel mondo degli affari, rispondono alla domanda se la coerenza agli insegnamenti di Gesù si rivela, nel business, un vantaggio oppure un impedimento.
GLI AUTORI
Rodolfo Bosio, ligure-piemontese (è nato a Bussana di Sanremo nel 1951, ma vive a Torino dal 1978),laureato in Scienze politiche, giornalista professionista dal 1977, è caporedattore de Il Sole-24 Ore. Ha ricevuto i premi Sanremo, Saint-Vincent, Bojanen. È autore dei libri I giovani e la banca (Fabbri Editore, 1992) e Giugiaro, l'auto e Torino (Edizioni del Sole 24 Ore, 1994).
Vittorino Andreoli è laureato in medicina e specializzato in neurologia e psichiatria. Autorevole studioso della psiche, ha pubblicato vari volumi. Tra i più recenti vanno ricordati: Dalla parte dei bambini (Milano 1998); Cronaca dei sentimenti (Milano 2000); Delitti (Milano 2001). I romanzi: Yono-Cho (Milano 1994); Una piroga in cielo (Milano 2002). Il saggio Elogio della normalità è uscito presso Marietti nel 2002.
Responsabile di un'impresa che ha il cuore a Clermont-Ferrand, ma che la mondializzazione ha reso senza frontiere, Francois Michelin è assillato tanto dai problemi umani quanto dalla passione per l'azienda. Nel suo modo concreto, spesso visionario, in una lingua semplice, rivolta a tutti, pone domande che riguardano l'avvenire: si possono conciliare le necessità dell'uomo con quelle della redditività? La politica dirigista dello stato è un freno all'espressione della libertà creativa? Il capitalismo è immorale?.
Paolo Giuntella noto giornalista è inviato speciale del TG1 al seguito del Presidente della Repubblica A.Ciampi. Per questo suo originale volume che si intona con le celebrazioni delle festività Natalizie si adopererà per ottenere le attenzioni della stampa sia quotidiana che settimanale, e avrà interviste e presentazioni alla TV nazionale e a quella privata.
Come si nota dalla presentazione, il volume ha particolari riferimenti verso il mondo religioso e, proprio per la narrazione ironica della quale l’autore si serve, troverà larghi spazi di consenso negli ambienti laici.