"Dormono, dormono, dormono tutti quanti sulla collina." Duecentoquarantatré lapidi nel cimitero di Spoon River raccontano altrettante vite, inchiodando ciascun personaggio all'attimo decisivo della sua esistenza. Ricordi, paesaggi, immagini, gesti sono riassunti in un breve rosario di parole, richiamati in vita dalle voci che parlano dalle tombe. "Vite di uomini non illustri" si potrebbe definire questa grande commedia di caratteri, questo esemplare catalogo di ruoli, quest'ironica, commovente e universale enciclopedia di dolori, rimpianti ed emozioni.
Un'infanzia solitaria e pensosa; un'adolescenza di sogni tormentosi, illuminata dalle letture; e una giovinezza rivoluzionaria, tra battaglie, giornali, illusioni e disillusioni. "Un uomo finito" (1913) è il romanzo-autobiografia intellettuale nel quale Papini racconta i primi trent'anni di vita di un giovane "nato con la malattia della grandezza". Affascinato da Bergson e dal titanismo di Nietzsche, lo spirito inquieto e geniale dell'autore, alla perenne ricerca della verità, rivive in un racconto sincero animato da una prosa ricca e brillante, con accenti di profonda poesia. Un'opera imprescindibile per cogliere la temperatura ideale, l'entusiasmo e la delusione della generazione di intellettuali che inaugura il Novecento.
Scritto nel 1932, "Il mondo nuovo" è un romanzo dall'inesausta forza profetica ambientato in un immaginario stato totalitario del futuro, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificabile a un malinteso mito del progresso. I cittadini di questa società non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Al romanzo seguono la prefazione all'edizione 1946 del "Mondo nuovo" e la raccolta di saggi "Ritorno al mondo nuovo" (1958), nelle quali Huxley tornò a esaminare le proprie intuizioni alla luce degli avvenimenti dei decenni centrali del Novecento.
Ulrich, l'uomo "senza qualità", di qualità ne ha tante e straordinarie, ma non riesce a indirizzarle verso uno scopo. Ha ormai passato i trent'anni e ha alle spalle una breve carriera di ufficiale, studi di ingegneria e matematica, accompagnati da vaste letture in tutti i campi del sapere, quando viene nominato segretario del comitato che organizza le celebrazioni per il settantesimo anniversario dell'ascesa al trono di Francesco Giuseppe, che cadrà nel dicembre 1918. Un'attività che prende il nome di Azione parallela perché si contrappone ai festeggiamenti che i "cugini tedeschi" stanno organizzando per i trent'anni di regno di Guglielmo II, nel giugno del medesimo anno. La narrazione dei progressi dell'Azione parallela, scarsi fino all'insuccesso, si interseca nel romanzo con quella di vicende private, come la crisi della coppia formata da Walter e Clarisse o il complesso legame che unisce Ulrich alla sorella Agathe, e di vicende sociali a carattere esemplare, come quella di Christian Moosbrugger, condannato a morte per l'assassinio di una prostituta.
La trama lascia ampio spazio a divagazioni e introspezioni, oltre che a complesse simbologie, sempre interpretabili da molteplici direzioni. In ogni pagina di questo capolavoro incompiuto, fondamentale nella storia della letteratura al pari della Recherche di Proust, dell'Ulisse di Joyce, dei libri di Kafka, Rilke e Mann, rifulgono i frammenti di una struttura in perenne movimento, specchio di una realtà mai univoca, nella quale domina la dimensione del possibile, insieme apocalittica e liberatoria, esplorata con gli strumenti dell?ironia e del paradosso.
Il volume è curato da Ada Vigliani e arricchito da uno scritto di Ingeborg Bachmann.
"Opera personalissima, capace di mutare il mondo", secondo la definizione di Thomas Mann, "L'interpretazione dei sogni" vide la luce nel novembre 1899, ma con la data 1900 sul frontespizio: un modo per sottolinearne il profondo valore simbolico e il senso di svolta nella cultura europea. È con questo testo, infatti, che Freud afferma l'idea che la vita psichica abbia una dimensione ben più ampia di quella che può essere riportata volontariamente alla coscienza; e che il sogno sia la manifestazione privilegiata per indagare quella sfera che da allora chiamiamo inconscio. Oltre che via di accesso all'inconscio, l'interpretazione del sogno diventa così strumento fondamentale di terapia. Una terapia che Freud sperimentò sui suoi pazienti nevrotici ma anche su se stesso: "L'interpretazione dei sogni", infatti, ha una forte impronta autobiografica e appare ancora oggi al lettore come un'opera di straordinaria complessità e ricchezza. In essa il rigore concettuale e argomentativo si fonde con il fascino, profondamente letterario, della narrazione di sé e della descrizione di quella Vienna fin de siècle che ha avuto un ruolo ineguagliabile nello sviluppo artistico del Novecento. Il testo è accompagnato da un saggio di Jacqueline Rose e una introduttiva di Paolo Repossi.
"Il libro dell'inquietudine" è il "Grande Libro" che Pessoa scrisse nel corso di tutta la vita, il progetto mai concluso cui si dedicò dagli anni Dieci al 1934 almeno. "Il libro che Pessoa ha scritto ma non ha mai letto" secondo la paradossale definizione di Eduardo Lourenço, ci è giunto in forma di centinaia di frammenti che, nella loro grande maggioranza, raccontano l'autobiografia "senza avvenimenti" di Vicente Guedes prima, di Bernardo Soares poi. In particolare Soares, aiuto contabile in una ditta di Lisbona, è l'uomo qualunque, prigioniero della quotidianità, stritolato dal ripetersi di giorni sempre uguali e dalla mediocrità dei colleghi, l'uomo perennemente alla finestra, le cui vie di fuga sono l'arte, il sogno, l'immaginazione. Cinico, a volte freddo, egocentrico ed egoista, Soares scruta dentro di sé con narcisistico, morboso ed esacerbato interesse per le proprie sensazioni. I brani di diario, i cui motivi costanti sono il tedio, la stanchezza, l'inazione, il sogno, la fuga dal mondo reale, la fobia dei rapporti interpersonali, si alternano a riflessioni sull'arte, la politica, la scienza... Ma il "Libro" non è solo questo: è anche uno scrigno di testi di taglio simbolista, le cui atmosfere rarefatte ci proiettano in un mondo onirico e atemporale molto suggestivo. Esempi di una prosa raffinata, retoricamente elaborata, che in questa nuova edizione, curata da Valeria Tocco, rivive in tutta la sua complessità e ricchezza.
Pubblicato nel 1927, Essere e tempo è una delle opere più importanti per la filosofia non solo di Heidegger ma di tutto il novecento. in queste pagine il filosofo tedesco analizza il problema metafisico per eccellenza, il “problema dell’essere”, la questione che, da Platone in poi, ha occupato il posto d’onore nelle riflessioni dei maggiori pensatori occidentali. Questa traduzione offre al vasto pubblico dell’editoria paperback, soprattutto agli studenti, la possibilità di leggere direttamente un testo così importante, nel pieno rispetto della letteralità del testo e dell’originalità della sua sostanza linguistica.
Ne "Il dono di Humboldt" Bellow traccia un duplice ritratto di artista nordamericano: il maledetto, ricalcato sul poeta Delmore Schwarz, e l'integrato. Il protagonista e narratore è Charlie Citrine, un commediografo cinquantenne di successo che bazzica le bische clandestine insieme alla sua amante, e intreccia pericolose amicizie con la malavita. Charlie è ossessionato dal ricordo di von Humboldt Fleischer, un poeta depresso che lo aveva aiutato quando non era ancora famoso, e si mette sulle tracce della sua preziosa eredità, il soggetto per una nuova commedia. Ridotto alla miseria e abbandonato da tutti, accetterà di sfruttare economicamente l'idea solo per pagare una nuova sepoltura al poeta matto, come ultimo gesto di una vera e propria devozione capace di riscattare l'inerzia e il fallimento esistenziale di una vita.
Abbandonato dalla sua donna, il protagonista di questo romanzo lascia la città per trasferirsi in campagna. Qui viene sospettato dell'omicidio di un abitante del luogo che nutriva per lui antichi rancori. Ha così inizio la sua lunga fuga per sottrarsi agli interrogatori; ma soprattutto ha inizio il distacco dallo "stolto gioco della vita", un ritiro durante il quale incontrerà Fëdor Dostoevskij tornato dall'aldilà - uno dei personaggi più memorabili della narrativa di Piovene - per portargli la sua sconvolgente verità: se il mondo dei vivi trabocca di esseri più simili ad astrazioni che a realtà, il mondo dei morti non è che la sua immagine speculare. All'uomo non resta che cercare dentro di sé le ragioni del suo rifiuto della realtà e l'unica via di salvezza è, forse, legare la propria esistenza ai dati oggettivi del mondo, catalogare in un archivio tutte le cose quasi che una soluzione si trovi nel passaggio dalla vita all'impassibile aldilà della scrittura.
Nel 1972, un anno esatto prima della scomparsa, il premio Nobel per la letteratura Pablo Neruda cominciò la redazione definitiva delle sue memorie, che furono pubblicate postume. Composto da dodici quaderni, ciascuno dei quali si riferisce a importanti momenti della vita del poeta, il libro rievoca in un fluire ininterrotto e bizzarro un'esistenza che ha attraversato nel tempo e nello spazio l'intero Novecento. Sulla scena della memoria si affacciano da un lato le donne amate, gli amici, i personaggi comuni, dall'altro i protagonisti della storia - Gandhi, Nehru, Stalin, Castro, il Che, intellettuali e artisti che, da Picasso a Moravia, lottarono per la libertà - e i grandi avvenimenti del secolo breve - la guerra di Spagna, il secondo conflitto mondiale, la lotta di liberazione delle colonie. Neruda si rivela al lettore un osservatore attento, sottile e spiritoso della realtà che lo circonda, ma soprattutto un uomo che ha pienamente vissuto, calcando da protagonista il palcoscenico della storia e dell'arte.
Scritto tra il 1902 e il 1907, pubblicato nel 1908, "Verso la libertà" racconta la storia di Georg von Wergenthin, musicista aristocratico che si innamora di una ragazza piccolo-borghese, la cantante esordiente Anna Rosner, e inizia con lei una relazione. Quando Anna rimane incinta Georg si impegna, senza troppo entusiasmo, a rimanerle accanto, ma quando lei partorisce un figlio morto, inizia quello che lui crede essere la sua fuga "verso la libertà", e la abbandona. Attorno alla storia di Anna e Georg si sviluppano altre vicende parallele che concorrono a descrivere e denunciare la perdita di valori della borghesia nella Vienna inquieta di fine Ottocento e che fanno di questo romanzo - il più amato dallo stesso Schnitzler fra i molti frutti della sua penna - non solo un'opera letteraria, ma anche un documento della situazione della società asburgica al suo declino, incapace di comprendere l'evoluzione dei tempi; un clima storico che l'autore ha saputo cogliere e raccontare con intuito e lucidità.
Da un'antica tomba nel convento delle clarisse di Cartagena emerge una lunghissima chioma rossa. Dal singolare evento, cui il giovane Garcia Màrquez, allora cronista alle prime armi, si trovò ad assistere, scaturisce questo affascinante racconto pubblicato nel 1994, con il quale Gabo torna alle atmosfere di "Cent'anni di solitudine" e ai temi dell'"Amore ai tempi del colera", la passione erotica che diventa malattia, metafora della letteratura e della vita. Al centro della vicenda, ambientata in una Cartagena de Indias perduta in un vago e oscuro passato coloniale, sospeso tra il possibile e il misterioso, c'è la passione innaturale e distruttiva che vede protagonisti una bellissima bambina morsa da un cane rabbioso, un medico negromante e un giovane esorcista posseduto dal mal d'amore. Costruito con la logica di Calderón de la Barca e l'ironia di Cervantes, "Dell'amore e di altri demoni" vive di una prosa insolitamente scarna ed essenziale. Una scrittura decantata e limpida che dà vita a pagine di struggente poesia e di emozionato pudore con cui Gabriel Garcia Márquez riesce ad avvincere il lettore, trascinandolo in un enigmatico universo capace di travolgere i sensi e i sentimenti.
In un gruppo di persone, un uomo nota una donna sconosciuta che sembra volersi isolare dagli altri. Yair, commosso da quella che egli interpreta come un'impercettibile e ostinata difesa, le scrive una lettera, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo. Un mondo privato si crea così fra loro e in questo processo di reciproco avvicinamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, chiedendogli con imperiosa delicatezza una inaspettata svolta interiore...
Pubblicato nel 1926, "Fiesta" è il libro che ha consacrato il suo autore ventisettenne tra i più importanti scrittori americani della "generazione perduta". Basato su una materia ampiamente autobiografica (i viaggi compiuti da Hemingway con la moglie e alcuni amici in Spagna a partire dal 1923), il romanzo narra le vicende di un gruppo cosmopolita di giovani espatriati, con le loro burrascose inquietudini esistenziali e sentimentali. In queste pagine lo scrittore raggiunge uno stile già maturo, calibrato tra cronaca e poesia, asciutto, essenziale, con dialoghi che riescono a mettere a nudo l'anima dei suoi personaggi, e a infondere loro la vita.
In queste pagine si racconta la vicenda di Isabella d'Este, divenuta marchesa di Mantova dopo il matrimonio con Francesco Gonzaga; non di una semplice per quanto raffinata biografia si tratta, però, quanto di un vero e proprio romanzo: sia per la presenza di alcuni personaggi totalmente inventati - come Robert de la Pole, corrispondente del re d'inghilterra e innamorato platonico di Isabella -, sia soprattutto per la qualità della scrittura, che sembra avvolgere in una sorta di abbagliante pulviscolo ogni figura e ogni fatto storico. Protagonista assoluta è lei, Isabella, che ormai alla soglia dei sessant'anni rievoca la propria vita da quando, sposa sedicenne, giunse a Mantova e in un periodo tra i più tumultuosi e fulgidi della nostra storia, a cavallo tra Quattro e Cinquecento, resse le fila del piccolo stato costruendo attorno a sé una corte di ineguagliato splendore.
Al centro del racconto la passione adulterina di Edoardo, un italiano che insegna letteratura americana in California, per la sensuale cognata di origini siciliane, Anna, grande amica della moglie Edith. Come già venticinque anni prima nelle "Lettere da Capri", Soldati torna a raccontare di matrimonio e di amore annodati tra due culture diverse, toccando uno dei vertici della sua narrativa in un romanzo dove l'introspezione psicologica si fonde con un intreccio ricco di suspense.
Scritto neI 1917 e pubblicato nel 1919, "Demian" è la storia di un ragazzo combattuto fra due mondi, quello bello e pulito del bene e quello terribile, enigmatico eppur allettante del male. Protagonista è il giovane EmiI Sinclair, caduto sotto l'influsso di un cattivo compagno di scuola, Franz Kromer, che lo spinge a ingannare i genitori, rubare e discendere la china del peccato. Sarà un altro compagno, Max Demian, che sembra vivere fuori del tempo o uscire da un passato senza età, ad attrarre Sinclair e a liberarlo dal nefasto influsso di Kromer, guidandolo verso una concezione della vita straordinariamente complessa e misteriosa.
Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, "Addio alle armi" è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l'infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.
In una gelida sera d'inverno l'agrimensore K. giunge in uno sperduto villaggio dominato da una collina su cui sorge un immenso castello. Qui vi abita il misterioso Conte, governatore e despota di tutto il territorio. K. intende fare delle terre del Conte la sua dimora ed esercitare qui la sua professione: un progetto semplice, ma realizzarlo si rivelerà presto più arduo di qualunque previsione. Il castello del Conte si trasforma infatti per K. nella sede di una mostruosa trappola burocratica che lo stritolerà.
Nelle pagine di "Casa Howard" si intrecciano le vicende di tre famiglie: i Wilcox, borghesi arricchiti e arroganti, disumanizzati dal potere economico; le sorelle Schlegel, raffinate, colte, idealiste; infine i coniugi Bast, lei una donna volgare, lui un povero impiegatuccio, sull'orlo della rovina. I loro destini si incrociano a partire da quando la signora Wilcox stringe una profonda amicizia con Margaret Schlegel e, sul letto di morte, decide di lasciarle in eredità il suo amatissimo cottage di campagna, Casa Howard. Quella dimora non è un semplice edificio: è il simbolo stesso dell'Inghilterra di nobili tradizioni, la patria non ancora snaturata dalla civiltà commerciale e industriale. E attorno alla tenuta si consumerà il conflitto tra due diversi modi di concepire la vita, che diviene a sua volta conflitto di classi e di sessi espresso in una molteplice, inquieta vicenda di matrimoni mancati o falliti, di amori morti sul nascere, di violenze represse. Una vicenda in cui ogni evento, ogni personaggio, vivo e immediato in se stesso, rivela tuttavia un altro significato, quel senso metaforico e segreto che solo può condurre a comprendere l'essenza della realtà.
Come parlare dell'Olocausto alle nuove generazioni, a chi è troppo giovane per aver vissuto l'orrore? A questa domanda - una necessità ineludibile - posta dallo scrittore Elie Wiesel, David Grossman ha risposto con questo romanzo. Protagonista e narratore è il piccolo Momik che, figlio di deportati, sente parlare in modo oscuro e allusivo dell'Olocausto, si interroga sul mistero dei numeri tatuati sulla pelle dei genitori, crede che la "belva nazista" sia realmente un animale feroce, sconosciuto e terribile. Ma per capire davvero dovrà crescere, diventare scrittore e seguire le tracce del nonno in Polonia; poi compiere un viaggio impossibile per mare, lasciarsi trasportare da personaggi immaginari e approdare all'ultima fantastica invenzione del libro: un'enciclopedia dove si raccolgono i fili innumerevoli del romanzo, e della vita. Così, con questa grande creazione etica, con questo libro insieme folle e scientifico, ingenuo e poetico, drammatico e grottesco, Grossman realizza il tentativo di interpretare e inventare una realtà segnata indelebilmente dal dolore.
Dalle pagine di una rivista di filologia classica un anonimo attacca un professore all'apice della sua carriera. Il motivo occasionale è l'etimologia inesatta di una parola, ma le ragioni profonde di quell'attacco sono invidie, amori, rivalità, gelosie. Nella ricerca del nemico misterioso crolla la maschera di falsità, il castello di certezze culturali ed esistenziali del professore, sfidato in una partita impari con quel giocatore invisibile" che rappresenta il destino di ognuno di noi.
Sal Paradise, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, incontra Dean Moriarty, un ragazzo dell'Ovest. Uscito dal riformatorio, Dean comincia a girovagare sfidando le regole della vita borghese, sempre alla ricerca di esperienze intense. Dean decide di ripartire per l'Ovest e Sal lo raggiunge; è il primo di una serie di viaggi che imprimono una dimensione nuova alla vita di Sal. La fuga continua di Dean ha in sé una caratteristica eroica, Sal non può fare a meno di ammirarlo, anche quando febbricitante, a Città del Messico, viene abbandonato dall'amico, che torna negli Stati Uniti.
Portoghese di origine ma napoletana d'adozione, Eleonora de Fonseca Pimentel fu poetessa, scrittrice e una delle prime donne giornaliste in Europa. Amica di intellettuali e rivoluzionari, da Vincenzo Cuoco a Guglielmo Pepe, ebbe un ruolo di primo piano negli sfortunati moti partenopei del 1799. "Il resto di niente" indaga con straordinaria forza evocativa e con rigore da storico la sua parabola di donna e di rivoluzionaria: l'impegno politico, ma anche il matrimonio infelice, la scomparsa prematura dell'unico figlio, gli amori di gioventù e quelli della maturità, la fede, l'amicizia, le passioni, fino alla tragica fine. A far da sfondo all'incredibile avventura intellettuale di Eleonora c'è un'intera città, la Napoli di fine Settecento.
Per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all'inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Una storia d'amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un'epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell'assolato Caribe e della sua gente. Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea.
Uscita in prima edizione nei Meridiani nel 1996, l'antologia dei "Poeti italiani del secondo Novecento", curata da Maurizio Cuochi e Stefano Giovanardi, si è venuta imponendo come un'opera già "classica", come testo di riferimento imprescindibile, come strumento completo e articolato per chiunque voglia accostarsi alla nostra poesia contemporanea. Questa nuova edizione si aggiorna fino alle uscite più recenti di tutti gli autori inclusi e si arricchisce con l'inserimento di altri poeti che si sono venuti affermando nell'ultimo scorcio di secolo. Completo è anche l'aggiornamento dell'ampia sezione biobibliografica. L'antologia offre il panorama completo di mezzo secolo di poesia.
In un Messico insanguinato dalla rivoluzione, in un paese che perseguita, fucila o costringe al matrimonio i ministri di Dio, l'ultimo prete è braccato in una spietata caccia all'uomo. Su di lui pende una taglia, un Saint-Just idealista e implacabile segue le sue tracce. La preda non ha nome. La gente lo chiama «il prete spugna». È indegno, debole, impuro. Il peso delle sue colpe è l'unico bagaglio che si porta appresso. Vorrebbe mettersi in salvo, allontanarsi per sempre da quell'angolo di mondo dimenticato da Dio e che di Dio sembra volersi dimenticare. Ma una forza più grande della sua debolezza lo costringe a ritornare sulla via del suo calvario.
Partecipe in eguale misura dell'estrema dolcezza orientale e di una certa crudezza di ritmi di tipo occidentale, in queste "Poesie d'amore" Hikmet ci mostra le due facce della sua natura, lirica ed epica, saldate in un risultato unico. Versi immortali, che riassumono nell'elemento erotico i diversi aspetti dell'attività e dell'esperienza dell'autore, poeta d'amore perché prima di tutto poeta di battaglie e di idee.
L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.
Ambientato in una Torino malefica e metafisica, "La donna della domenica" è da molti considerato il capostipite del "giallo italiano". La trama si snoda tra i vizi, l'ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti chiacchericci che animano la vita della borghesia piemontese.
«Dicendo essere o avere, non mi riferisco a certe qualità a sé stanti di un soggetto... Mi riferisco, al contrario, a due fondamentali modalità di esistenza, a due diverse maniere di atteggiarsi nei propri confronti e in quelli del mondo, a due diversi tipi di struttura caratteriale, la rispettiva preminenza dei quali determina la totalità dei pensieri, sentimenti e azioni di una persona.» Ed è la prevalenza della modalità esistenziale dell'avere che per Erich Fromm ha determinato la situazione dell'uomo contemporaneo, ridotto a ingranaggio della macchina burocratica, manipolato nei gusti, nelle opinioni, nei sentimenti dai governi, dall'industria, dai mass media, costretto a vivere in un ambiente degradato. Contro questo modello dominante, Fromm delinea invece le caratteristiche di un'esistenza incentrata sulla modalità dell'essere, in quanto attività autenticamente produttiva e creativa, capace di offrire all'individuo e alla società la possibilità di realizzare un nuovo e più autentico umanesimo.
La storia di Zeno Cosini, inetto a vivere: una specie di marionetta tirata da fili che quanto più egli indaga, gli sfuggono. Una coscienza inutile a mutare un destino che sembra ineluttabile. E' il capolavoro di Svevo, la prima storia italiana dove entra prepotentemente in scena la psicanalisi come coprotagonista; forse il più grande romanzo del Novecento italiano e uno dei maggiori della letteratura europea del XX secolo.
Gli animali della fattoria Manor decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli exrivoluzionari molto diversi da loro.
L'Ulisse di Joyce è un'opera fondamentale del Novecento letterario europeo. Il romanzo rovescia il canone epico della tradizione, raccontando non il destino di un eroe, ma la giornata comune di un uomo moderno nelle sue peregrinazioni quotidiane. Un'odissea dentro la realtà di ogni giorno che sa aprire, per squarci e discese nell'abisso psichico dei personaggi, porte sulla verità di ogni uomo.
Un libro del 1942, dedicato a J.R.R. Tolkien e a monsignor F. Olgiati, composto da trentuno lettere che Satana scrive al nipote Malacoda, "diavolo custode" incaricato della dannazione di un uomo. Una profonda riflessione sulla religione in forma estrosa e scanzonata.
Clive Staples Lewis (Belfast 1889 - 1963) insegnò a lungo Letteratura inglese medievale all'Università di Oxford e fu grande amico di J.R. Tolkien, con il quale fondò il gruppo degli Inklings. Autore di importanti testi di argomento letterario e religioso, fu anche scrittore prolifico e popolarissimo (le sue opere più note sono Lontano dal pianeta silenzioso, la trilogia fantascientifica Perelandra e Le lettere di Berlicche). Per i ragazzi scrisse sette romanzi ambientati nel mondo fantastico di Narnia, che hanno avuto un immediato successo in tutto il mondo. Dal volume Le Cronache di Narnia. Il leone, la strega e l'armadio è stato tratto un film largamente apprezzato nel 2005
Lazzaro Scacerni, nominato erede da Mazzacorati, un capitano dell'esercito napoleonico in Russia, tornato in Italia si costruisce un mulino. Sposa Dosolina e conserva con difficoltà i suoi beni. Il figlio Giuseppe, detto Coniglio Mannaro, riesce ad ampliare, non sempre con metodi leciti, la proprietà paterna. Il figlio di Giuseppe, Lazzarino, raggiunto Garibaldi, muore a Mentana. Dopo una violenta inondazione Coniglio impazzisce e finisce in manicomio. La moglie Cecilia supera mille avversità per mantenere la famiglia. Il figlio Princivalle, per difendere la sorella Berta, uccide con un pugno un giovane vicino. Un altro figlio di Cecilia, Giovanni si sposa e adotta un trovatello che morirà sul Piave nel 1918 e sarà l'ultimo Lazzaro Scacerni.
Il lamento per la morte nell'arena del giovanissimo torero Ignacio Sanchez Mdjias, amico dell'autore, e altri meravigliosi canti d'amore e morte nelle liriche immortali del più famoso e originale poeta spagnolo della prima metà del Novecento.
Universalmente considerato il capolavoro di Pearl S. Buck, "La buona terra" (1931) è il primo romanzo della trilogia The House of Earth , che narra le vicende della famiglia di Wang Lung, visceralmente attaccato alla sua terra, e dell'umile e rassegnata O-Lan, sua moglie. Il tema centrale è quello della vita patriarcale, legata a usanze secolari, del contadino cinese, per il quale la terra rappresentava tutto: il benessere, l'unione della famiglia, le tradizioni più sacre, le virtù delle generazioni passate e le speranze di quelle future. La buona terra è il libro che ha decretato la fama della Buck, che in questo romanzo descrive con sobrietà, potenza e un senso profondo e sottile di umanità un mondo di umili e oppressi. La sua scrittura, realistica e schiva, dal lessico scarno, ma capace di suscitare emozioni, affascina i lettori con la novità di un racconto che rivela un Paese fino allora sconosciuto, con la sua millenaria cultura, la sua antica miseria, la sua dignità, la sua poesia delle cose semplici.
Il rapporto dell'uomo con la natura, coi propri simili, con Dio.