
Come salvarci dal "welfare west"? La cura è il "welfare di relazione", di cui sono protagonisti insieme comuni, aziende, terzo settore, cittadini. "Non ce lo possiamo più permettere", è il mantra che ripetono da anni gli addetti ai lavori: lo Stato sociale è da smantellare, perché mancano i soldi. Nessuno però ci spiega con chiarezza quanto costa davvero, come funziona e quali tagli sta subendo il welfare. Questo libro avvicina con semplicità il lettore al sistema di welfare italiano, in primis locale, e scopre che "tra il dire e il welfare" esistono buone prassi che vedono insieme protagonisti enti pubblici, aziende, mondo no profit e i cittadini stessi. Storie inedite di welfare responsabile e quotidiano, dal ristorante sociale al mutuo soccorso, dal microcredito alle cooperative antimafia. Un welfare solidale, che non guarda alla singola prestazione ma al benessere di tutta la società. Scrive nel suo intervento don Giacomo Panizza, anima di Progetto Sud: "Questa è la bellezza di essere cittadini e cittadine, di rinnovarsi come persone che vivono a testa alta, di dare un nuovo senso e una nuova organizzazione alla vita". Con un'intervista al sociologo Cristiano Gori.
Un libro che racconta 20 storie di imprese, produzioni e progetti "minimi" e che descrive un modello economico e sociale proiettato "in direzione ostinata e contraria" rispetto al mainstream: quello delle produzioni agricole contadine, delle filiere corte, delle reti locali, delle imprese lillipuziane, dei piccoli Comuni virtuosi, dell'informazione indipendente, dei comitati contro lo scempio del paesaggio, delle "piccole opere", del crowdfunding, dell'economia delle relazioni, infine, per usare un'espressione sintetica. Qualche esempio. Una cooperativa agricola di proprietà di tutti che produce pasta bio pagando il giusto i suoi contadini, una "città visibile" e senza rifiuti, una fabbrica di cemento sottratta alla mafia, le forme di "piccola distribuzione organizzata", una Confindustria "etica" in Val di Susa, un documentario indipendente e altre imprese finanziate dal basso, un pescatore senza strascichi, i "folli" viaggi del turismo responsabile, le cooperative incarcerate, i ristoranti con l'anima e il cibo equo che viene da lontano, la banca che oggi finanzia l'Italia dell'economia solidale. E tante altre minuscole storie.
La tematica molto attuale de "Le imprese delle donne", affronta in questo quarto numero della collana "Donne e società", viene indagata nei suoi molteplici significati attraverso approcci disciplinari di differente natura, caratterizzati tuttavia da commistioni e reciproche interdipendenze. Il volume è suddiviso in due sezioni: la prima comprende riflessioni di carattere storico-letterario-comunicativo, mentre la seconda raccoglie esegesi economico-giuridiche. Il fil rouge che intreccia assieme queste diverse analisi è dato dal fattore culturale, cioè dalla diffusione della conoscenza come strumento per prendere consapevolezza della insostenibilità della differenza di genere e per combattere la persistenza di pregiudizi valoriali.
Perché nell'Ottocento l'Europa ha imboccato la strada dello sviluppo economico-industriale? Quali sono le ragioni della "grande divergenza" che si è aperta fra l'Europa e il resto del mondo? Avvalendosi di un'analisi settore per settore, il volume mostra che in realtà le condizioni dell'Europa e della Cina erano del tutto simili ancora nel Settecento per speranza di vita, consumi, mercato dei beni e fattori produttivi, strategie familiari. A creare la differenza furono il carbone e i commerci con le Americhe. La combinazione di questi fattori consentì all'Europa nord-occidentale di svilupparsi secondo un modello basato su un alto sfruttamento di risorse e una bassa intensità di lavoro, al contrario di quanto avvenne in Cina.
L'impetuosa, straordinaria crescita economica della Cina e gli evidenti segni di declino dell'Occidente, investito da una crisi - non solo finanziaria - che sembra irreversibile, sono senz'altro i due fatti più rilevanti dell'inizio del Terzo millennio. Ma questo significa, automaticamente, che sarà la Cina la potenza dominante del XXI secolo? E, in caso di risposta affermativa, a quali equilibri porterà il nuovo scenario internazionale? Quali conseguenze avrà sulle nostre vite? Su queste domande cruciali si sono confrontate e scontrate, in occasione del settimo Munk Debate tenutosi a Toronto il 17 giugno 2011, alcune delle menti più brillanti e competenti dell'odierno panorama culturale, dando vita a una vivace discussione in cui si sono delineati due schieramenti contrapposti. Da una parte, Henry Kissinger, Nobel per la pace e segretario di Stato americano sotto la presidenza Nixon, e Fareed Zakaria, opinionista e conduttore di un popolare e influente programma di politica internazionale sulla CNN, ritengono che la Cina sarà troppo impegnata a tenere a bada le tensioni interne e quelle con i Paesi limitrofi per poter diventare la potenza egemone a livello planetario. Un ruolo che la Cina non potrebbe ricoprire, secondo loro, anche perché priva dell'influenza culturale e del "soft power" necessari a esercitare una convincente supremazia. Dall'altra, invece, Niall Ferguson e David Daokui Li, economista e docente in varie università cinesi e statunitensi.
Il bilancio è il documento informativo più rilevante per la comunità economico finanziaria in cui è inserita un'impresa: nel bilancio si riflettono integralmente gli effetti delle dimensioni strategica e operativa aziendali. Saper leggere professionalmente un bilancio è pertanto condizione ineludibile per poter operare consapevolmente nell'ambito di qualsiasi realtà imprenditoriale. Il libro, destinato sia agli studenti universitari del triennio sia ai professionisti che operano in campo amministrativo e contabile, è uno strumento utile per comprendere la logica di costruzione del bilancio e il valore informativo del suo sistema di dati.
La crisi economica della Grecia si è presto tramutata in un terremoto sociale, un sisma che scuote la vita delle famiglie, delle imprese, dell'intera organizzazione della società. Con "Oúzo amaro" Patrizio Nissirio si avventura nei numeri della crisi ellenica, quelli del debito pubblico, quelli delle richieste della comunità internazionale, della disoccupazione, del PIL in picchiata, raccontando le cause antiche e recenti di questa catastrofe che tuttora rischia di contagiare il resto d'Europa. Da un sistema politico opaco e clientelare che impera da almeno tre decenni alla diffusa corruzione, dall'ambiguità dei paesi stranieri che danno lezioni ad Atene, ma continuano a curare in maniera spesso spregiudicata i propri interessi, al ruolo delle grandi banche d'affari nei giochi contabili che hanno spinto la Grecia a un passo dal collasso. Un libro anche personale, che vuole narrare la Grecia di questi anni dall'interno, raccontando la cultura e la società di questo Paese, così drammatico nei suoi fenomeni, contraddittorio ed affascinante.
Saggio di grande attualità: intende recuperare l'idea di federalismo per l'Italia, superando la contraffazione che ne ha fatto il partito della Lega lombarda. Introduzione di Marco Vitale.
"Ambizione di questo libro è contribuire a una visione d'insieme degli eventi politici ed economici che si sono intrecciati negli ultimi cinquanta anni e che, pur con diverse sembianze, sono sempre finiti per sfociare in crisi economiche. Non si può comprendere la crisi da petrolio del 1974 senza parlare della guerra del Vietnam e delle tensioni in Medio Oriente. Analogamente, la bolla finanziaria globale del 2008 è intimamente legata alle modalità con cui si è entrati in guerra contro il terrorismo internazionale. Non si possono immaginare scenari di economia stabili con politiche internazionali di scontro militare. Evidenziare i legami tra economia e politica, esplicitare la concatenazione degli eventi, tentare di capire dove va il mondo e quali potrebbero essere le prossime crisi globali, se si continua per questa strada, sono gli obiettivi di questo libro. La storia è una variabile che spiega molto degli eventi che viviamo. Purtroppo abbiamo tendenza a dimenticare troppo facilmente quello che è successo, così ripetiamo gli stessi errori convinti di fare cose nuove. Con il rischio che, alla fine, il mondo sprofondi nell'egoismo e nella voglia di nazionalismo che ogni tanto riemerge dalle ceneri dell'intelligenza umana. Anche di questo si parlerà, come un futuro da dimenticare".