
"Ciò che bisogna opporre alla deriva distruttiva del business non è la 'gratuità', e neppure un''etica degli affari' o un''economia del dono', ma l''economia', semplicemente l'economia, anche se deve essere un'economia all'altezza del suo stesso nome. Quest'ultima, per essere tale, è come obbligata a rispondere a un doppio imperativo: essa deve misurare e calcolare (non può mai procede a caso: necessita di una ratio), ma al tempo stesso deve anche riconoscere che il suo calcolo (la sua ratio) è destinato per delle ragioni essenziali a misurarsi con l'incalcolabile. Uno stimolante saggio filosofico che, partendo da un'analisi approfondita delle radici antropologiche dell'abitare umano, arriva a denunciare la perversione di molta 'finanza creativa' e l'ingenuità delle diverse 'etiche degli affari'."
Il passaggio dalle indipendenze alle libertà vuole indicare il periodo della conquista storica che si inserisce nella dinamica del tentativo operato per la costruzione di un futuro migliore, un periodo di ulteriori approfondimenti delle tensioni fra diritti individuali di cittadinanza e diritti comunitari, e di quelle relative all'accesso di ciascun individuo ad eguali diritti nello Stato, a prescindere dal gruppo centrale d'appartenenza. L'invocata libertà tende a manifestarsi soprattutto in politica, nella cultura e nell'economia, ambiti in cui si auspica il totale protagonismo da parte degli africani, che devono rivendicare per se stessi la propria autenticità, facendo, per esempio, in modo che le politiche africane siano una conquista quotidiana costruite a livello locale e non semplici copie stereotipate di modelli occidentali; e facendo sì che esse non continuino a essere determinate da blocchi egemonici del Nord del mondo e da politici locali corrotti.
Si può "venire alla luce" grazie a un libro? È quello che l'autrice, scegliendo la forma del breve racconto filosofico, si domanda e fa in questo suo esordio letterario. Con un interessante esercizio di metaletteratura, ci accompagna attraverso la sua nascita come persona, evento che si delinea nel momento in cui viene descritto (attraverso le parole) dall'autrice stessa. Un saggio introspettivo che si sofferma sull'esperienza della "nascita" per tutti gli esseri umani.
"Filosofia in Pillole" è un pamphlet, una sorta di esegetico viaggio nel mondo della filosofia che spazia su argomenti come: arte, amore, linguaggio, comunicazione, economia, politica e religione. Il volume è suddiviso in un decalogo (simboleggiato con caratteri ebraici) ove vengono trattate dieci tematiche principali; la prima parte del testo è costituita da fondamenti filosofici che poi si sviluppano su tematiche quali linguaggio, arte, comunicazione, politica, economia, religione. Alcuni concetti sono trattati in chiave ironica con il tentativo di alleggerire le tematiche più impegnative.
Questo saggio si propone di richiamare l'attenzione su quelli che sono i problemi di fondo che da sempre inquietano la umana coscienza quali il mistero dell'essere e il senso della vita. Nel nostro tempo tali problemi sembrano oscurati dall'invadenza delle conquiste tecnologiche, ma l'incalzare di molteplici e sempre più pressanti eventi, ascrivibili in parte proprio allo stesso progresso, rendono necessario il ricorso al pensiero per una garanzia di sopravvivenza in un mondo che sembra farsi sempre più ostile nei confronti dell'umano.
Il "De generatione et corruptione", opera poco conosciuta e sottovalutata, svolge un ruolo importante nelle riflessioni fisiche di Aristotele. Lo Stagirita affronta e risolve le questioni concernenti i quattro tipi di mutamento, distinti secondo la categoria di riferimento: la generazione e corruzione secondo la sostanza, l'aumento-diminuzione secondo la quantità, l'alterazione secondo la qualità, la traslazione secondo il luogo. L'articolazione di tali temi si sviluppa in un ricco confronto con i filosofi del tempo, con la ripresa della centrale tematica delle cause fisiche e con espliciti riferimenti al Motore immobile trattato nella Metafisica. L'ampia introduzione di Maurizio Migliori, che affronta le questioni di fondo proposte in questo testo, è completata da un saggio bibliografico di Lucia Palpacelli che espone criticamente tutti gli studi apparsi nell'ultimo trentennio. La traduzione e il commentario di Migliori sono stati rivisti e arricchiti sulla base di un analogo aggiornamento bibliografico. Il lettore ha così a disposizione un testo completo, presentato in un'ottica unitaria e sorretto da una lettura critica aggiornata.
Le parole vivono e fanno vivere ma non sono vita: la rappresentano soltanto.
Da Cartesio a Putnam, passando per Hume, Kant, Wittgenstein, Frege, Quine e gli altri autori richiamati in questo lavoro, viene dimostrato come le varie proposte epistemologiche ad essi collegate vertano in un immanentismo rapprsentazionalista.
Apparsa in versione integrale nel 1916, l'opera che offriamo al lettore in una nuova traduzione, accompagnata peraltro dal testo originale e da un esteso indice analitico che, in edizione italiana, restituisce la ricchezza del lessico fenomenologico (e le integrazioni editoriali apportate nel tempo al testo - fino all'ultima edizione tedesca, l'ottava), costituisce l'"opus magnum" di Max Scheler e, nell'ambito della ragione pratica, un modello di pensiero mai disgiunto dalla vita, capace di guidare, nel sentire e nei corrispondenti giudizi di valore, i nostri passi nel mondo: il nostro volere e il nostro agire. Muovendo da una concezione olistica della percezione assiologica, in linea con i più influenti orientamenti del pensiero filosofico e scientifico contemporaneo, quest'opera presenta una teoria dei valori che sfugge finalmente alla cieca alternativa del relativismo e dell'assolutismo etico e indica con precisione i criteri di correttezza dei giudizi di valore. Il volume tradisce, inoltre, l'intento più ambizioso di Scheler, quello di rifondare il classico personalismo declinandolo, appunto, nei termini di una personologia laica che, rivelando all'essere umano un possibile accesso alla propria identità personale e alla propria vocazione, tenta di strapparlo al destino. Presentazione di Roberta De Monticelli
Nell’estate-autunno del 1968 Michel Foucault incontra il critico letterario Claude Bonnefoy per pubblicare con lui un libro d’interviste. Il libro non fu mai scritto, ma resta la trascrizione del primo di quegli incontri, pubblicata in Francia solo alla !ne del 2011. In questa intervista Foucault si abbandona a un vero e proprio esercizio di parola, nel quale per la prima e unica volta racconta con sincerità e fuori da ogni accademismo non il contenuto o le teorie che stanno al fondo dei suoi libri, ma ciò che la scrittura ha significato e significa per lui, le idiosincrasie e i piaceri che vi sono connessi, le storie infantili che ne costituiscono il sottosuolo, il rapporto con la medicina e l’eredità paterna, quello con la follia e la morte da cui la sua scrittura ha preso le mosse.
Due vecchi amici si incontrano dopo anni e decidono di ripercorrere le strade di Roma in cui entrambi sono stati studenti universitari. Il loro tour tocca i luoghi simbolici della capitale - da Montecitorio al Quirinale, dal Campidoglio al Colosseo, da San Pietro al Laterano, da piazza del Popolo al Viminale - e offre l'occasione per riprendere lontane discussioni su temi etici legati alla vita della città. Prendono così forma pensieri ed emozioni sulla politica, la Chiesa, la società, i servizi sociali, la corruzione, la giustizia. E la lunga passeggiata dei vecchi amici si trasforma in un'originale riflessione sui luoghi comuni, sugli spazi simbolici, sul potere e, soprattutto, su come rendere le città più belle e più giuste.
Sommario
Due amici si rincontrano. Montecitorio, monte-potere. Il market dei Condotti. Il Quirinale e il presidente che verrà. Il sindaco e il pascolo del Campidoglio. I leoni corrotti nel Colosseo. L'ospedale di S. Giovanni e il dolore senza ticket. Il Battista guarda la sua chiesa in Laterano. Il brutto palazzo e la bella giustizia. S. Pietro e le braccia del Bernini. Da piazza del Popolo per vie, per case, per storie. L'elefantino, l'obelisco e le uova al tegamino. Il Viminale, nell'interno di chi lavora. Termini dei popoli. A fine tour… la città felice. Ringraziamenti. Bibliografia.
Note sull'autore
ROCCO D'AMBROSIO (Cassano delle Murge - BA, 1963) insegna filosofia politica ed è direttore del Dipartimento di Didattica nella Facoltà di scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana (Roma). È docente di etica politica presso la Scuola superiore dell'amministrazione del Ministero dell'Interno a Roma. Ha pubblicato diversi saggi tra cui: Padre Serafino Germinario e il Partito Popolare in terra di Bari (Bari 1993); Ordine, umanità e politica. Saggio su Eric Voegelin (Bari 1995); La vigna di Nabot. Saggio di etica politica (Bari 2001; Madrid 2005); Istituzioni persone e potere (Soveria M. 2004); Il grembiule e lo scettro. Appunti su Chiesa e politica (Molfetta 2005); Serafino Germinario un prete scomodo (Bari 2007); La malpolitica, con R. Pinto (Trapani 2009); Cercasi profeti. Appunti su cattolici e società italiana (Molfetta 2010); La storia siamo noi. Tracce di educazione politica (Assisi 2011). Per EDB ha pubblicato Il potere e chi lo detiene (22008) e Come pensano e agiscono le istituzioni (2011). Dirige il periodico di cultura e politica Cercasi un fine (www.cercasiunfine.it), promosso da alcune scuole pugliesi di formazione all'impegno sociale e politico.
La nozione della "persona umana", autentica idea portante della cultura occidentale, è oggi messa in discussione da un approccio che vorrebbe ridurre i nostri comportamenti al funzionamento del sistema nervoso centrale. In questo libro in forma di intervista Robert Spaemann, il maggiore filosofo cattolico vivente, dimostra la contraddittorietà di tale tentativo e si sofferma sulle prerogative dell'uomo, in quanto "essere capace di autotrascendersi". Muovendo dalla questione antropologica, il discorso affronta anche altri temi di capitale importanza: dalle proprietà degli organismi viventi alle nostre responsabilità nei confronti dell'ambiente naturale, dal dialogo tra la filosofia e la teologia cristiana all'ideale di una "vita buona", come principio regolativo dell'agire etico.

