Si può pensare la spiritualità come dimensione dell’esperienza antropologica al di fuori di un orizzonte religioso-confessionale? Se sì, come viene declinata all’interno delle pratiche filosofiche, in particolare della consulenza? In cosa si differenzia il procedere filosofico rispetto alla pratica pastorale religiosa? Quali sono le modalità con cui il filosofo esplora la dimensione dell’ulteriorità insieme al suo ospite? Sono queste le domande centrali cui provano a rispondere alcuni dei più noti filosofi consulenti italiani afferenti all’Associazione Italiana per la Consulenza filosofica, Phronesis. Per due anni, essi hanno condotto una ricerca i cui esiti (saggi, dibattiti, interviste e una consistente raccolta di esperienze concrete) sono raccolti nel volume ora pubblicato.
La traduzione italiana del lungo saggio, scritto nel 1925 e dedicato da Vladimir Jankélévitch a Georg Simmel, mette finalmente a disposizione dei lettori un testo che, come si augurava l'autore negli ultimi anni della sua vita, invita a rileggere un filosofo che in vari periodi è stato "di moda" (anche in Italia), ma attende ancora di essere pienamente riconosciuto. Il giovane Jankélévitch offre una compiuta introduzione al pensiero simmeliano nel suo complesso. La filosofia della vita è il centro di questa penetrante e illuminante lettura, che affronta le questioni sempre attuali del rapporto dell'individuo con il relativo e con l'assoluto. Il saggio può essere considerato un modello di dialogo tra due filosofi, altrettanto significativo per illustrare gli inizi del percorso di Jankélévitch, quanto per rilanciare la forza del pensiero simmeliano.
Interrogando in modo costruttivo il senso profondo della crisi di idee, valori e relazioni che vive il nostro paese, la domanda sul contributo dei cattolici può sottrarsi alla tentazione delle risposte piccole. Una serie di nodi irrisolti s'intravede oltre l'emergenza: giudizi storici - e autocritici - da condividere, vocazioni appassionate da suscitare, laboratori di discernimento culturale da istituire, progettualità competenti e coraggiose da elaborare, attitudini dialogiche e cooperative da mettere alla prova. Una proposta in dieci punti, che interpella la comunità cristiana e provoca la politica. Nel segno di una reciprocità virtuosa da ritrovare e di una storia comune da riscrivere.
Edison Simons Quiroz (Panama 1934 - Parigi 2001) è stato un ardente poeta, traduttore (tra l'altro di René Char, Coleridge, Mallarmé) e pittore, oltre che uomo di notevole erudizione, appassionato interprete della tradizione sapienziale. È certamente su questo terreno che ha messo radici e si è nutrita l'"amicizia indelebile" con Maria Zambrano, iniziata nel 1977 con un suo pellegrinaggio verso la casa della filosofa in esilio, a La Pièce. Il motivo della visita di Simons consisteva nella richiesta di aiuto per poter arrivare alla pubblicazione dei sogni di Lucrecia de Leon, una figura di grande importanza per la cultura spagnola trattandosi di una giovane donna processata dall'Inquisizione all'acme della sua fama di "sognatrice", cioè di profetessa. Oltre al comune interesse per i sogni e il sognare, Maria Zambrano e Edison Simons si uniranno in stretta relazione intorno alla poesia, alle ricerche nel mare sterminato dell'erudizione compresa quella considerata esoterica, la più affascinante, che è ben documentata nella corrispondenza che presentiamo. Le lettere raccolte nel volume coprono il periodo dal 1977 al 1985 e comprendono un gruppo di lettere inedite, concesse da Rafael Tornero Alarcón, cugino e erede della filosofa. Completa il volume un testo scritto da Edison Simons per raccontare il primo incontro con Zambrano, il testo "Prima dell'occultamento. I mari" e il "Prologo" per l'edizione di Los sueños de Lucrecia de Leon, entrambi scritti dalla filosofa e tradotti per la prima volta in Italia.
Il fulgido e rassicurante benessere dell'Occidente convive da sempre, ignorandola colpevolmente, con la sua metà oscura, fatta di inquinamento ambientale, spaventosi squilibri sociali ed economici, povertà inaccettabile. Il sistema, però, dice Philippe Kourilsky, così non può reggere: i cedimenti strutturali che si avvertono ovunque denunciano la necessità di un cambiamento radicale. Ma non si tratta di sostituire un sistema economico o politico con un altro, o di generici appelli alla moralizzazione e alla generosità per i più svantaggiati. Il cambiamento deve essere più profondo, e investire l'individuo prima ancora che la società. "mi sembra che sia giunto il tempo di dare all'altruismo il posto che gli spetta" scrive Kourilsky. Un libro forte come un pugno allo stomaco; un richiamo potente alla responsabilità, personale e collettiva, che nel torpore generale della nostra epoca è una rigenerante doccia fredda. Prefazione di Amartya Sen.
Che cosa intendiamo per "vita buona"? Quali e quanti beni devono esserci garantiti per poterla vivere? Queste domande nascono dalla generale incertezza sul futuro e dalla quotidiana difficoltà nel soddisfare bisogni in continua espansione, in un'epoca in cui il capitalismo economico-finanziario inizia a mostrare tutte le sue contraddizioni: da un lato il culto del profitto e della ricchezza come valori universali, dall'altro la creazione, all'interno delle stesse società industrializzate, di enormi disparità di reddito e di sacche di povertà mai conosciute prima. Robert Skidelsky, economista, e suo figlio Edward, docente di filosofia, riprendono la celebre previsione di Keynes, rimasta irrealizzata, secondo la quale in Occidente, all'inizio del Terzo millennio, avremmo avuto "abbastanza" per soddisfare tutte le nostre necessità lavorando non più di tre ore al giorno, e la utilizzano come spunto di riflessione per capire l'origine del nostro malcontento e trovarne il rimedio. Lo smisurato ampliamento della sfera dei bisogni, l'aumento delle ore di lavoro a scapito del tempo libero e il conseguente abbassamento della qualità della vita impongono un profondo cambiamento di prospettiva: non dobbiamo più chiederci che cosa serve per raggiungere il benessere, ma che cosa sia davvero il nostro bene. Attingendo alle lezioni della sociologia (da Weber a Veblen), al pensiero filosofico (Aristotele in particolare) e alle più intuitive teorie economiche (da Kaldor a Frank)...
È stato detto che per capire il mondo moderno è necessario capire la dialettica hegeliana. Questo era il proposito di Fabro al tradurre i testi che riportiamo pressi da varie opere di Hegel. Pubblicato nel 1960 ebbe 4 ristampe (l’ultima del 1983). Lo scopo del traduttore è di mettere a fuoco i momenti più decisivi ed i passaggi più ardui della dialettica hegeliana, non per isolarli ma per prospettarli nel nerbo del loro procedere grazie al quale essi si rapportano al pensiero precedente e si continuano in quello nostro contemporaneo. Offriamo nella nostra edizione oltre all’Introduzione di Fabro alla 1ª anche quella della 3º edizione, sostanzialmente nuova, meno formale e tecnica ma più espositiva e culturale; ambedue di un centinaio di pagine circa.
Lungi dall'essere trasparente a se stesso e pietra angolare della conoscenza della realtà, il soggetto è un fragile edificio, costituito di mattoni neurocognitivi e psicosociali che si caratterizza innanzitutto per la sua precarietà. Di qui la sua natura essenzialmente difensiva, il suo articolarsi in un insieme di manovre psicologiche che si sforzano di porre argine alla sua originaria fragilità. Con gli attrezzi forniti da una filosofia della mente innervata dalle scienze cognitive, gli autori sviluppano una critica della soggettività autocosciente, in cui l'io da dato primario diviene costruzione e i temi dell'inconscio, dell'autoinganno e dei meccanismi di difesa vengono letti in una luce nuova e più rigorosa.
"La conoscenza ha carattere donativo". Questo presupposto affettivo nel rapporto tra realtà ed essere umano sta alla base del testo Erkenntnis als Urphänomen, il quale espone la formulazione definitiva e matura della teoria della conoscenza di Hengstenberg, allora ottantaduenne. Il filosofo muove da una ontologia allargata che, nella sua applicazione antropologica, punta al superamento del dualismo tra atto e potenza attraverso una triade concettuale: spirito, corpo, principio di personalità. In particolare le applicazioni gnoseologiche risultano innovative, poiché vanno a riaffermare - in decisa controtendenza rispetto al filone postkantiano e in fruttuosa dialettica con le suggestioni heideggeriane - la fiducia nelle capacità della ragione umana di rapportarsi in maniera costruttiva e limpida con gli enti, primi fra tutti gli enti dal "volto umano".
"'South Park e la filosofia!' raccoglie diciannove brevi saggi filosofico, rigorosi e divertenti, che guardano al nostro presente attraverso gli occhi sovversivi, blasfemi, e al tempo stesso geniali, dei personaggi di uno dei programmi televisivi più di successo e più censurati del nostro tempo."