
Nel "Cratilo" Platone getta le basi per l'elaborazione di una nuova concezione del linguaggio che sia compatibile con il dettato della sua ontologia e della sua epistemologia. Nel corso della trattazione il tradizionale tema della correttezza del nome si traduce rapidamente in un'indagine sulla possibilità, sulle modalità e sui limiti della relazione fra il nome e la cosa nominata. La particolarissima fisionomia di quest'opera impone l'adozione di una specifica strategia interpretativa: più che in altri dialoghi, infatti, struttura drammatica e struttura argomentativa si corrispondono nel "Cratilo" in modo assai stretto, talché è dato scorgere nelle successive fasi dello scambio dialogico gli scenari concettuali che lo sviluppo argomentativo via via disegna. Al fine di ricostruire la ratio dell'articolazione dell'opera e di decodificare il significato delle sue diverse parti nel quadro dell'argomentazione filosofica, l'analisi muove dall'ultima sezione del dialogo, ove si incontrano le formulazioni teoriche più significative e più trasparenti nelle loro implicazioni, per risalire all'ampia e cruciale sezione etimologica, e approdare all'iniziale impostazione del dibattito.
C'è un modo per applicare i criteri di una filosofia del "qui e ora", senza cedere alle ragioni del pragmatismo e del contingentismo? C'è un modo per adottare l'esperienza storica e filosofica a sostegno della nostra azione attuale? Sembra che il vecchio motto "historia magistra vitae" non abbia più ospitalità nel nostro Mondo culturale e si affronta ogni emergenza mondana con la convinzione che nulla di buono ci provenga dai suggerimenti del passato. Certo è, invece, che le più imprevedibili circostanze continuano a sconvolgere ogni nostra programmazione e stravolgono ogni rigore formale dei nostri progetti, nel reiterarsi sempre più accelerato dei crolli istituzionali e dei naufragi umani. Questo libro nutre un desiderio ambizioso: vincere lo spontaneismo dell'abitudine, introducendo, nel profondo, alla scoperta di un essere umano "possibile". Si tratta di una sfida, lanciata all'intelligenza virtuosa dell'individuo, al quale si chiede di riappropriarsi della storia, di tutta la sua storia e dei suoi infiniti miti, estraendone il contenuto meta-storico e meta-politico, di cui giovarsi a tutt'oggi. Si tratta di un invito alla resistenza, sul fronte che vede perdersi le qualità eccellenti dell'umanità: quelle, che non fanno tanto conto sui "buoni cittadini", quanto sugli "uomini buoni", capaci di alzare le sorti della propria città, senza adeguarsi passivamente al livello utilitaristico delle sue leggi peggiori.
Come condurre una vita felice nella nostra società iper-produttiva, piena di rischi e incertezze? Come mantenersi in armonia con se stessi e con gli altri? È possibile trasformare le difficoltà che il mondo ci mette di fronte in sfide affascinanti? Frédéric Lenoir, filosofo e storico delle religioni, raccoglie il frutto di trent'anni di esperienze e ricerche raccontandoci, con stile sciolto e piacevole, come gli insegnamenti dei grandi saggi della storia dell'umanità ci possono rivelare il senso profondo della nostra esistenza. In questo trattato spirituale, quasi un manuale di vita, ci svela, attraverso esempi concreti, che dedicare tempo alla cura dello spirito, allo studio, alla ricerca della conoscenza, permette di essere in equilibrio con il mondo, perché "esistere è un fatto, vivere è un'arte". Un libro tra filosofia, religione e spiritualità, ricco di aneddoti e suggerimenti pratici per cogliere "la vita autentica".
Il volume intende porre in rilievo alcuni temi, etici e religiosi, discussi e approfonditi da quei pensatori del Seicento che sono noti come 'platonici di Cambridge': l'uomo come animal capax religionis, l'armonia tra razionalità filosofica e fede religiosa, la libertà di coscienza e la tolleranza, la moralità e l'amore di Dio, il concetto di vera religione e le critiche alla superstizione e al fanatismo, l'ateismo e la centralità dell'esperienza religiosa. L'attenzione è concentrata particolarmente sul pensiero etico-religioso di Benjamin Whichcote, John Smith, Henry More e Ralph Cudworth, quale emerge e si determina sullo sfondo delle loro fondamentali prospettive metafisiche ed epistemologiche. Queste analisi valgono a confermare la convinzione, sempre più diffusa nella storiografia, che i platonici di Cambridge abbiano svolto un ruolo cruciale agli albori del pensiero moderno con la loro aspirazione originale a integrare idee antiche e nuove nei campi dell'etica e della teologia razionale, come nell'ambito della filosofia della natura. Tuttavia, se questi filosofi e teologi ebbero un influsso sul pensiero religioso inglese fra Sei e Settecento, non si possono considerare responsabili di alcuni sviluppi talvolta contrastanti con la loro ispirazione di fondo: costruire una vera 'filosofia della religione', in termini aconfessionali, con una specifica fisionomia.
Nel volume viene progressivamente messa in luce quella che per Husserl è la nostra paradossale qualità primordiale: l'intangibilità che sta al fondo di ogni essere personale come condizione essenziale di ogni relazione intersoggettiva. Ma l'inaccessibilità della sfera intima altrui rivela allo stesso tempo anche una trascendenza incolmabile che non potrà mai avere, a differenza della percezione della cosa, una piena soddisfazione. Questo lavoro mostra come lo sviluppo analitico di tale paradosso avvicini quasi inevitabilmente la posizione husserliana con l.etica di Levinas, dove l'esistenza individuale si rivela però, a differenza di Husserl, profondamente segnata dalla condizione di ostaggio della trascendenza assoluta. L'esistenza in ostaggio è il segno ineluttabile della perdita della misura individuale rispetto ad ogni vincolo comunitario. Ritornare a Husserl, senza eludere il peso dell'attuale frammentazione sociale, significa riprendere sino in fondo il senso liberale della sua fenomenologia, un senso sociale positivo che emerge dall'analisi e dalla descrizione dell'empatia, modalità necessaria dell'esperienza dell'altro in base a cui può essere riconosciuto il significato concreto della collettività: quello di una comunità formata dalla pluralità di irriducibili individualità personali.
Compagni preziosi nello studio delle materie scolastiche, si rivelano utilissimi strumenti per imparare e memorizzare i principi cardine nel campo delle scienze o delle discipline umanistiche. Punti di forza, la capacità di fornire uno sguardo d'insieme completo e aggiornato e l'organizzazione chiara degli argomenti per una consultazione rapida ed esauriente. Il testo è articolato in sezioni e capitoli, in modo da facilitare la memorizzazione dei contenuti; le frequenti note a margine permettono la rapida individuazione dei temi principali, mentre i quadri di approfondimento offrono ulteriori spunti per la conoscenza della materia. Importanti gli strumenti di sintesi e di verifica presenti in ogni volume: introduzioni ai capitoli per inquadrare gli argomenti trattati, tabelle e schemi riassuntivi, test per l'autovalutazione dei livelli di apprendimento. Ogni volume si chiude con un utile glossario dei termini specifici della disciplina e con un indice ragionato per la ricerca veloce degli argomenti. Il testo è utile per conoscere l'origine e l'evolversi del pensiero filosofico: dalla nascita della speculazione filosofica nell'antica Grecia al pensiero teologico di Agostino, dai movimenti che caratterizzano Umanesimo e Rinascimento fino all'empirismo seicentesco.
Cosa spinge un uomo a commettere atti valorosi se non il desiderio di rendersi meritevole di lodi? Che ne sarebbe delle donne oneste se non ci fossero quelle di facili costumi, pronte a soddisfare i più bassi bisogni dell'uomo? Insomma, quale vantaggio verrebbe alla nazione se non esistessero il lusso, la volontà di prevalere, di accumulare e di possedere? Mandeville risponde senza ipocrisia né moralismo: coloro che rimpiangono l'età dell'oro, oltre all'onestà, dovrebbero accettare anche le ghiande. Così "La favola delle api", paradossale analisi della società degli uomini attraverso le vicende di un alveare, diventerà un'opera di riferimento per i filosofi e gli economisti dei secoli successivi, da Smith a Ricardo, da Marx a Nietzsche, e si rivela ancora oggi apologo di sorprendente efficacia. Introduzione di Carlo Sini.
Il volume si propone di presentare in maniera accessibile e chiara i maggiori autori del pluralismo religioso, in modo da offrire al lettore una visione d'insieme di questa corrente filosofica, finora poco trattata in Italia. Il testo affronta l'argomento a tutto tondo: si apre con Wilfred Cantwell Smith, John Hick e Paul Knitter, i tre massimi esponenti del pluralismo, e mostra sia le posizioni di oppositori del pluralismo (come Alvin Plantinga) sia di rappresentanti di proposte alternative (come Jacques Dupuis o Raimon Panikkar), permettendo di mettere in luce la vivacità e la varietà del dibattito filosofico contemporaneo sul dialogo interreligioso.
A cinquantanove anni dalla scomparsa di Dewey, il suo pensiero continua a segnare il percorso del sapere non solo degli Stati Uniti, ma anche dell'Italia, dove le sue teorie hanno sempre avuto un ruolo attivo nel dibattito culturale contemporaneo. Per tale ragione diventa fondamentale occuparsi anche delle biografie che lo riguardano. Tra queste, quella di Robert B. Westbrook risulta ancora oggi la migliore, in quanto offre un ventaglio ampio e critico sia degli aspetti legati alla sua vita privata, sia del suo pensiero che, proprio per la sua complessità, merita uno studio costante ed ecdotico.
L'uomo europeo moderno concepisce se stesso come un soggetto individuale, in possesso di un proprio privato mondo interiore. Ma l'individualità è possibile solo su fondamenti che egli non considera, condizionato in ciò da una tendenza all'oggettivazione tanto antica quanto moderna. Tra questi fondamenti si possono annoverare il corpo, la comunicazione corporea, il coinvolgimento affettivo, le situazioni significative, i sentimenti come atmosfere, i fatti irriducibilmente soggettivi. Chiarendo questi fondamenti, Hermann Schmitz espone qui in sei lezioni le tesi principali della Nuova Fenomenologia, contrapponendo al pensiero scientifico dominante, che addomestica la realtà riducendo tutto a sostanze e accidenti, un più complesso "pensiero in situazioni". Alla luce di questo nuovo modo di pensare, il modello dualistico, di un mondo oggettivo composto da corpi solidi da un lato e di un mondo soggettivo segregato in uno spazio interno (anima) dall'altro, perde fatalmente tuttaja propria apparente ovvietà. Questa Introduzione - la prima opera disponibile al lettore italiano di Hermann Schmitz - tocca succintamente i principali temi della Nuova Fenomenologia.
I cinesi, in politica e in poesia, privilegiano l'espressione allusiva, la formulazione involuta; al confronto diretto preferiscono la sottigliezza di un approccio obliquo. Piuttosto che considerare questa differenza in termini naturalistici o psicologici, Jullien ci mostra la logica di tale strategia del senso. Ma ci porta anche a riflettere su alcuni dei nostri "partiti presi" teorici: soprattutto su quello che pretende di considerare l'oggetto del discorso come il solo in grado di interpretare lo sdoppiamento della parola nella cosa e nell'idea. Nei testi della tradizione cinese scopriamo quindi un discorso dell'"indizio" che non punta alla generalità delle essenze, ma integra le prospettive semiotiche con continue variazioni di senso.