Il dibattito svoltosi nel corso della campagna referendaria sulla legge 40/2004 ha dimostrato – secondo molti osservatori – che non sono ancora sufficientemente conosciute nella loro natura e nei loro limiti le tecniche di riproduzione artificiale (ART): le incertezze dei risultati, i potenziali rischi, l’alto livello di perdite embrionali. Questa monografia intende ovviare a tale carenza di informazione ‘facendo parlare’ i ricercatori che praticano queste tecniche attraverso i risultati pubblicati su accreditate riviste scientifiche internazionali. Pertanto vengono esposti, con rigorosa aderenza ai testi originali, non solo i risultati positivi, ma anche quanto è stato affermato dagli stessi ricercatori in merito a dubbi persistenti, a incertezze delle procedure e al carattere ampiamente sperimentale di talune di esse. Emerge in ogni caso la mentalità ‘ottimistica’, pragmatica, tecnologica, che governa questo settore della biomedicina. D’altro canto vengono messe in luce – attraverso la descrizione dei fatti – le riserve scientifiche, oltre che deontologiche ed etiche, che si pongono riguardo alle tecniche di fecondazione assistita.
Malgrado la materia specialistica, il linguaggio espositivo utilizzato è chiaro e ben comprensibile al lettore di media-alta cultura. L’ampio apparato bibliografico, l’esteso glossario, una essenziale documentazione di schemi e immagini arricchiscono il testo e lo rendono particolarmente utile per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione critica del pensiero anche in sede universitaria.
Adriano Bompiani, laureato in Medicina e chirurgia, specialista in Ostetricia e ginecologia e in Endocrinologia e scienza della costituzione, ha insegnato presso la Cattedra di Fisiologia e patologia della riproduzione umana istituita in Italia a Milano e poi a Roma; dal 1969 al 1996 ha diretto l’Istituto di Clinica ostetrica e ginecologia dell’Università Cattolica presso il Policlinico «A. Gemelli» di Roma. Nel 1990 è stato nominato Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) e dal 1992 ne è Presidente Onorario. Come rappresentante del Comitato Nazionale, fa parte del Comitato Direttivo per la Bioetica del Consiglio d’Europa (Strasburgo). Attualmente, dirige l’Istituto Scientifico Internazionale «Paolo VI» di ricerca sulla fertilità ed infertilità umana per una procreazione responsabile – Centro di Regolazione Naturale della Fertilità (Roma, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore). La sua produzione scientifica spazia nei settori dell’endocrinologia ginecologica, della fertilità umana, della medicina perinatale, dell’oncologia ginecologica. Negli ultimi anni, si è particolarmente interessato ai problemi della bioetica, pubblicando numerosi saggi e monografie su temi di etica medica, della riproduzione e dell’ambiente: Bioetica in Italia. Lineamenti e tendenze (Bologna 1992); Bioetica dalla parte dei deboli (Bologna 1995); Bioetica in Medicina (Roma 1996); Bioetica ed etica medica nell’Europa occidentale (Trieste 1997); Genetica e medicina prenatale. Aspetti clinici, bioetici e giuridici (Napoli 1999); Bioetica e diritti dell’uomo nella prospettiva del diritto internazionale e comunitario (Torino 2001).
Questo volume raccoglie gli articoli che Elio Sgreccia, pioniere della bioetica in Italia e autorevole interprete e protagonista della bioetica tout court, ha pubblicato, nell’arco di vent’anni (dal 1985 al 2005), su tre quotidiani nazionali: «L’Osservatore Romano», «Avvenire», il «Corriere della Sera». Il titolo, La bioetica nel quotidiano, allude dunque non solo al luogo nel quale la bioetica ha avuto da subito udienza, cioè le pagine dei quotidiani, ma anche al fatto che questa disciplina è nata sulla base di sollecitazioni concrete, dettate dalla cronaca e dalla quotidianità. Rileggere i brani contenuti in questa raccolta significa, perciò, ripercorrere sia un ‘pezzo’ di storia della bioetica, sia una parte significativa dell’itinerario argomentativo di Elio Sgreccia. Non nella forma del saggio accademico, ma nello stile immediato e vivace dell’articolo di giornale.
Dopo aver fondato e diretto per oltre vent’anni il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, mons. Sgreccia lascia, proprio quest’anno, il suo incarico: tale occasione costituisce il ‘pretesto’ per questo libro che ha l’intento di porre un segnavia lungo la strada che ancora Elio Sgreccia sta tracciando dentro la bioetica, continuando la sua opera sotto una duplice, rilevante veste: presidente della Pontificia Accademia per la Vita e presidente della Federazione Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista.
In un articolo del 1985 Sgreccia scrive che «l’eticità è nell’uomo come la forza misteriosa e vitale che fa crescere una pianta unificando tutte le sue parti, dalla radice alla foglia». Proprio questa immagine testimonia la visione propositiva che caratterizza come filo rosso la sua riflessione, la cui vitalità contrasta con il presunto ‘volto censorio’ spesso attribuito al sapere etico e illumina le contraddizioni del dibattito sulla cosiddetta ‘laicità’ in bioetica. Si può essere d’accordo o dissentire con le argomentazioni di Elio Sgreccia, si possono condividere o no le sue premesse, ma è innegabile la spinta che le anima: un’appassionata ricerca della verità che muove da un’appassionata dedizione alla persona umana considerata in tutte le sue concrete determinazioni esistenziali.
Mons. Elio Sgreccia, già professore ordinario di Bioetica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» nella sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è attualmente presidente della Pontificia Accademia per la Vita e della Federazione Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista (FIBIP). Dal 1985 al gennaio 2006 ha ricoperto la carica di direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli». è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, direttore della rivista «Medicina e Morale» e autore di saggi riguardanti la bioetica, l’etica medica, la pastorale sanitaria, la famiglia. Il suo Manuale di Bioetica, edito da Vita e Pensiero, ha avuto numerose edizioni e ristampe ed è attualmente tradotto in lingua spagnola, portoghese, francese e russa.
La consapevolezza del sopraggiungere della morte: questo caratterizza i malati cronici e terminali. Qual è il compito del medico e della medicina in tale contesto? È un problema che pone interrogativi sia sulla natura umana, che è sempre tensione alla vita, sia sullo scopo della medicina, e quindi della professione medica, che si è sviluppata per guarire, se possibile, e per curare, sempre. Questo libro racconta un'esperienza pluriennale di cura e le riflessioni che da essa sono nate.
Un'antologia di testi e conferenze intorno al tema "umanizzazione" riferito all'assistenza a chi soffre. Umanizzare l'ospedale è mettere il malato al centro degli interessi di tutti gli operatori. E' la battaglia portata avanti dall'Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli, che ha voluto e curato questo volume. Al libro è allegato un cd con l'intero testo in formato PDF.
La morte è l'unico momento della vita che accomuna i grandi ed i piccoli; questo libro vuole essere una guida, una compagnia in questo viaggio che attraversa tutte le strade più impervie del concetto di morte. La malattia, la paura, la sofferenza, il disagio, l'angoscia di separazione sono affrontati con il coraggio della realtà e del senso della vita, attraverso un'attenta analisi, attraverso il tentativo di aprire e disciogliere dubbi stretti a volte come nodi. Il libro lascia aperto il canale della comunicazione attraverso dei reali resoconti di persone morenti, con l'impegno di creare uno spazio utile a chi soffre e a chi vive la sofferenza del malato, uno spazio dove filtra una luce intensa come quella della speranza. Un cammino psicologico-pedagogico-pastorale, che affronta le tematiche della spiritualità attraverso un'ottica cattolica e attraverso delle sincere esperienze di assistenza.
L'Accademia per la Vita affronta, nei suoi aspetti scientifici e bioetici, una delle questioni piu scottanti del mondo contemporaneo, esponendo ufficialmente il punto di vista della Chiesa. Il tema affrontato dalla Pontificia Accademia Pro Vita, ossia le tematiche riguardanti i primissimi giorni che seguono il concepimento, e oggi estremamente importante sia per le riercussioni sulla riflessione filosofica, antropologica ed etica sia per le prospettive applicative nell'ambito delle scienze biomediche e giuridiche.
In questa società, che sempre più spesso si trova a dover affrontare problemi etici fondamentali per il destino della civiltà occidentale, si avverte l'urgenza di un dialogo tra laici e credenti che individui un senso della vita condiviso, un'unica verità etica. E questo è realizzabile, ovviamente, solo se si supera ogni sorta di relativismo e di integralismo, sia laicista sia confessionale, in quanto rinuncia alla "sfida della ragione come apertura alla categoria della possibilità". Da laico e credente, Sandro Bondi invita ad approfondire tale ambito di riflessione tracciando una "mappa culturale" del nostro tempo, dalla quale emergono i tanti campi in cui si rivela indispensabile un confronto tra laici e credenti, tra ricerca e fede, tra modernità e tradizione.
I saggi contenuti in questo volume rispondono agli interrogativi morali che sorgono di fronte al potere di scienza e tecnologia sui processi biologici, sulle attività più squisitamente umane, da quelle procreative a quelle terapeutiche e cognitive; esaminano le logiche di sfruttamento e di dominio della natura, l'esasperata tensione profittuale di una non più sostenibile concezione dello sviluppo. Un'analisi pluridisciplinare delle questioni bioetiche, sia con l'approfondimento dei modelli teorici che hanno originato prassi distorte dagli esiti perversi, ma anche con proposte per un agire pratico responsabile, centrato sul prezioso rapporto fra la vita della persona, il suo ambiente vitale e le prospettive di uno sviluppo.
«Voglio una vita manipolata»: Vasco Rossi non lo ha mai detto, ma nella sua celebre canzone reclamava una libertà intesa come autodeterminazione individualista, «che se ne frega di tutto». E' questa in sintesi l'idea, oggi tanto più radicata, che ognuno sia l'artefice della propria fortuna e che la felicità e la libertà non siano una conquista, un cammino, una storia, come intese in passato, ma una soddisfazione immediata di un desiderio istintivo da raggiungere a ogni costo, per quanto momentaneo, scentrato, pretestuoso o perfino dispotico possa essere. Una tale concezione è frutto, spiega questo libro, del disconoscimento della legge naturale. Senza il riconoscimento nella realtà e nella stessa vita personale di un qualcosa che è dato, l'uomo contemporaneo non serve più l'ordine del mondo ma lo riplasma, manipolando la vita e la realtà , come dimostrano le modalità in auge della fecondazione artificiale, dell'aborto, dell'eutanasia e della promozione/consumo degli stupefacenti.
Come scrive il direttore di Avvenire Dino Boffo nella prefazione, queste «pagine gettano una luce impietosa su una serie di fenomeni degenerativi nel rapporto fra tecnica e vita; scaturiscono però da un positivo intento provocatorio, di messa in allerta delle coscienze. Ma anche da una pretesa in più; quella di condurre un'analisi di ampio respiro circa le cause di tale dissesto etico». Il risultato? Non è dimostrato che l'uomo si dia da solo la felicità ; più agevolmente, come recitava la canzone, può darsi «una vita piena di guai» (pp. 184)
Francesco Agnoli, collaboratore de Il Foglio e di Avvenire. Tra i suoi libri: Storia dell'aborto nel mondo e La fecondazione artificiale; Conoscere il Novecento; Controriforme. Antidoti al pensiero scientista e nichilista (scritto con A. Morresi).
Il percorso dottrinale sviluppato dall’Autore, col fine di delineare e fondare il criterio della “adeguatezza etica” nell’uso dei mezzi terapeutici e di sostegno vitale, parte dall’esame dei fondamenti biblici e teologici relativi al valore della vita, al dovere di conservarla e, conseguentemente, di curarla; ma esso si avvale anche delle feconde riflessioni prodotte sul tema dai teologi moralisti della Tradizione precedente, dal sec. XVI fino alla metà del XX sec., così come di una diligente rassegna del Magistero recente della Chiesa. Una ricerca che offre al lettore alcuni risultati davvero significativi, sia sul piano dottrinale che su quello applicativo-operativo.
Maurizio Calipari è un sacerdote della Diocesi di Reggio Calabria-Bova. Da qualche anno, svolge la sua attività di studio presso la Pontificia Accademia per la Vita, in Vaticano. Inoltre, ricopre la carica di Assistente Ecclesiastico della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC). Dopo aver conseguito il Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma, don Calipari ha intrapreso gli studi di Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana, dove ha conseguito il Dottorato con una tesi di argomento bioetico. Ha inoltre approfondito la sua formazione nel campo della Bioetica frequentando dei Corsi di Perfezionamento e un Master di 2° livello tenuti dall’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del S. Cuore in Roma e dal Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II”. Attualmente, insegna Etica generale presso l’Istituto Internazionale “Camillianum” e Bioetica presso il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II”. Tra le sue pubblicazioni: M. Calipari, A.G. Spagnolo, A quali condizioni i pazienti accettano il “peso” di una chemioterapia, in Med. e Mor. (1999) 2:399-402; Nutrizione artificiale nei pazienti in “stato vegetativo persistente”, in Med. e Mor. (1999) 6:1223-1230; E. Sgreccia, M. Calipari, M. Lavitrano, Church backing depends on ethical use of animals, Nature, 2001 Dec 13;414(6865):687; Verso la conclusione della vita: le responsabilità etiche dell’intervento socio-sanitario, in Atti del Convegno “Dignità del vivere e del morire” (Roma – 27 gennaio 2001), Roma 2002, pp. 35-40; The principle of Proportionality in Therapy: Foundations and applications criteria, NeuroRehabilitation, 2004;19(4):391-397; L’adeguatezza etica degli interventi di sostegno vitale nelle persone in stato vegetativo persistente, in Bioetica, anno XIII, 2 (2005), pp. 129-133; Ética al final de la vida. Aplicación a personas en estado vegetativo, in Vida y ética, año 5, n. 2, dic. 2004, pp. 117-126; Proporcionalidad terapéutica, in Vida y ética, año 5, n. 2, dic. 2004, pp. 269-281.
I nuovi interrogativi veicolati dalle tecnoscienze e la possibilità di intervenire profondamente sul corpo dell'uomo sembrano incrinare la consapevolezza di chi sia l'essere umano, facendo oscillare la riflessione tra la richiesta del riconoscimento e il desiderio della progettazione. Il contesto scientifico e tecnologico è, perciò, occasione di una rinnovata attenzione al tema dell'identità: nel rispetto delle distinzioni disciplinari e dei piani di indagine, la riflessione filosofica è interpellata su nuovi fronti tematici. Il ruolo della corporeità nell'identità personale si offre come privilegiato tema di confine per articolare questa ricerca. L'immagine dell'uomo così come emerge nel dibattito sul mind-body problem; l'azione nelle sue diverse forme come luogo in cui si manifesta, anche nell'esperienza del dolore e della malattia, la complessità dell'umano; il corpo nelle prospettive di manipolazione e modificazione proposte nelle biotecnologie: sono queste le tre tappe che il testo percorre nel tentativo di fare maggiore chiarezza su ciò che siamo e che, per molti aspetti, continua ad apparirci come l'incognita uomo.