Antoni Gaudí è universalmente conosciuto. Le sue opere architettoniche, così innovative e contemporaneamente così legate a modelli antichi e a radici locali, fanno di lui un artista dall'impronta inconfondibile. Architetture di grande originalità, che comunicano il senso religioso che Gaudí aveva della vita e della natura e che gli hanno meritato la definizione di architetto di Dio. Le pagine di questo libro di J.J. Navarro Arisa, ricostruiscono la sua vita, per molti versi avvolta dal mistero, dal momento che quasi tutti i manoscritti, quaderni di appunti e disegni dell'artista sono andati perduti.
La vita missionaria di Daniele Comboni (1831-1881) a favore dei popoli africani coincide con uno dei periodi più discussi dell'Africa moderna. Nel secolo XIX l'intero continente è pervaso da passioni e contraddizioni di ogni genere: esplorazioni, lotte fra le potenze per il suo dominio, confronto con il mondo musulmano, tratta degli schiavi, lotte tribali. In questo scenario si colloca il movimento missionario della Chiesa cattolica di cui Comboni è uno dei padri. Il volume introduce a questa esperienza ecclesiale attraverso la presentazione di alcuni documenti fondamentali di Comboni inquadrati nel loro contesto storico.
Daniele Comboni (1831-1881) visse in Sudan proprio quando le società e le economie tradizionali stavano per essere travolte dagli effetti della scoperta delle sorgenti del Nilo. La sua opera di evangelizzazione si inserì nella complessa trama di rapporti politici, diplomatici ed economici che avevano come soggetti le potenze europee, l'Egitto e le compagnie commerciali, e come oggetti l'avorio e le popolazioni subsahariane. A queste Comboni si dedicò infaticabilmente, combattendo il commercio degli schiavi e sognando e progettando l'autogoverno del continente, in base al principio della "rigenerazione dell'Africa coll'Africa stessa".
Il volume, curato da A. Chiodi, raccoglie le testimonianze di personaggi molto noti e altrettanto autorevoli in campo culturale ed ecclesiale che tracciano un ritratto di Mazzolari molto ricco di sfaccettature. Ne emerge un documento significativo che sottolinea il contributo che questo prete appassionato ha offerto alla Chiesa e alla società italiana del Novecento sui temi della radicalità evangelica, della pace, della giustizia e del dialogo. Gli interventi sono di: E. Balducci - L. Bedeschi - C. Bellò - A. Bergamaschi - C. Bo - G. Campanini - L. Capovilla - A. Chiodi - N. Fabbretti - G. Lercaro - M. Martinazzoli - G. Miccoli - D. M. Turoldo - U. Vivarelli.
Giovanni Huss eretico, riformista, fustigatore di costumi, schivo da ogni forma di tirannia sia morale che politica, trova in Mussolini, allora libero pensatore (1913), il suo cantore che lo innalza a mitico simbolo della difesa della libertà e contro ogni tirannia. "Consegnando questo libretto alle stampe, formulo l'augurio ch'esso susciti nell'animo dei lettori l'odio per qualunque forma di tirannia spirituale o profana: sia essa teocratica o giacobina". Queste parole chiudono la presentazione che lo stesso Benito Mussolini faceva alla prima edizione del libro nel 1913 ma, gli eventi successivi, da egli stesso provocati, lo porteranno a ricusare il testo e il contenuto ritirando l'edizione dal commercio per preparare i Patti Lateranensi.
La storia del rapimento di padre Beppe, per sei mesi ostaggio dei guerriglieri nella giungla filippina, tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina. Accanto allo scorrere degli eventi, le sue parole raccontano di un cammino interiore profondo, di straordinaria ricchezza: una ‘avventura’ che lo ha portato ad ascoltare ragioni, sentimenti ed emozioni di altri cuori, quelli di un gruppo di fondamentalisti islamici, nonché a riconoscere il manifestarsi misterioso del volto di Dio.
Note sull’autore
Giuseppe Pierantoni, nato a Bologna nel 1957, dal 1987 è sacerdote nella congregazione dei padri dehoniani (Sacerdoti del Sacro Cuore). Obiettore di coscienza al militare e impegnato nella solidarietà in ambiti di emarginazione sociale, prima e dopo la sua ordinazione si è occupato della formazione spirituale e sociale dei giovani volontari, presso il GAVCI di Bologna. Partito per le Filippine nel dicembre 1991, ha lavorato a supporto delle piccole comunità ecclesiali nelle diocesi di Pagadian e Iligan (isola di Mindanao). Rapito da un gruppo di guerriglieri islamici il 17 ottobre 2001, dopo una drammatica detenzione di 172 giorni è stato liberato l’8 aprile 2002. Nel febbraio 2003 è tornato di nuovo in Oriente.
L'opera costituita da diversi saggi scritti in epoche diverse, trova la sua unitarietà nel confronto che Moretti-Costanzi vi stabilisce con se stesso, riconoscendosi nel "sapere" bonaventuriano. Non si tratta, dunque, di misurarvi l'esattezza di una ricostruzione filologica, bensì di ritrovarvi la consonanza di pensiero che il filosofo umbro visse e senti con il Dottore Serafico. La filosofia come "ascesi di coscienza" ossia come "Itinerarium Mentis in Deum" è qui il punto focale dove Moretti-Costanzi vive la prossimità di San Bonaventura. Ritrovandosi, scopre il francescano dottore e approfondisce se stesso.
Non si può parlare di Chiara senza parlare di Francesco e viceversa. La loro esperienza spirituale è inscindibile e rappresenta un esempio luminoso di reciprocità e di amore. La tradizione agiografica del tempo però potrebbe suggerire un ritratto di Chiara subalterno a Francesco, in linea con la mentalità dell'epoca. In realtà Chiara ha scelto di vivere come Francesco non in nome della subalternità, ma come scelta di indipendenza, infrangendo così il modello culturale del suo tempo. Questo ritratto di Chiara d'Assisi ha lo stile accattivante del romanzo e, nello stesso tempo, si basa sulle Fonti Francescane e sulle testimonianze raccolte nel Processo di canonizzazione; si tratta quindi di una biografia, come già quella di Francesco dello stesso autore, scrupolosamente storica, a indicare l'impegno di R. Doni per una aderenza alle fonti e ai documenti autorevoli che permettono una ricostruzione fedele di Chiara.