La filosofia va concepita non come dimostrazione di verità inoppugnabili ma come appassionata esplorazione di ciò che ancora non è stato nemmeno immaginato, come apertura di nuovi scenari di vita, di nuove forme di convivenza.
I contributi raccolti in questo volume sono altrettanti esperimenti di tale filosofia: dalla scienza alla politica, dalla poesia alla scuola, ogni ambito dell’esperienza umana è terreno fertile per la sua indagine accurata e irriverente.
L'autore
Ermanno Bencivenga insegna Filosofia all’Università della California. Tra i suoi molti libri, Parole che contano (Mondadori 2005), Filosofia, istruzioni per l’uso (Mondadori 2007)
e La dimostrazione di Dio (Mondadori 2009).
La lunga storia delle riflessioni sulla giustizia, che ha accompagnato come un'ombra lo sviluppo delle società umane, può essere riassunta, in ultima analisi, in questo dilemma: la giustizia va concepita come un ideale formalmente ineccepibile ma destinato a rimanere fuori della nostra portata, o piuttosto come una sorta di criterio pratico, imperfetto e sempre rivedibile, che dobbiamo comunque assumere come valido per orientare le nostre decisioni concrete e migliorare la qualità della vita individuale e collettiva?
Nella sua ampia e acuta ricognizione dei vari approcci all'idea di giustizia, Amartya Sen, premio Nobel per l'economia nel 1998, muove una critica puntuale al filone del pensiero illuminista che pone al centro della riflessione politica ed etica un «contratto sociale» (Hobbes, Locke, Rousseau, Kant e, in epoca contemporanea, John Rawls, punto di riferimento costante per l'autore) e la cui massima ambizione è definire il modo e i contenuti di accordi perfettamente giusti, anziché chiarire come le diverse pratiche di giustizia debbano essere confrontate e valutate.
A questa «prospettiva trascendentale», Sen contrappone la propria idea di giustizia, che prende le mosse dall'altro filone della tradizione illuminista (rappresentato, sia pur con diversi accenti, da Adam Smith, Condorcet, Bentham, Mill e Marx), centrato sull'analisi delle strutture sociali esistenti e sulla discussione pubblica condotta all'insegna della razionalità come strumento privilegiato per la riduzione delle più palesi ingiustizie.
Si tratta, infatti, non di definire una volta per tutte, anche solo in astratto, che cosa debba essere considerato «giusto», ma semmai di scegliere per via comparativa tra valutazioni alternative e argomentazioni concorrenti, cioè di vagliare sotto la lente dello «spettatore imparziale » i molti punti di vista, indipendentemente dalla loro provenienza. Solo aprendoci a tale pluralità di voci, infatti, potremo guardare su scala globale alle ingiustizie che possono venire eliminate o ridotte, senza ricadere in gretti localismi o in sterili chiusure mentali. Mai come in questo libro emergono con forza l'ampiezza di orizzonti, la lucida intelligenza e la grande umanità che hanno fatto di Amartya Sen uno dei maggiori e più ascoltati intellettuali del nostro tempo.
Analisi dell'opera di Franz Rosenzweig (1886-1929) attraverso la chiave di lettura fondamentale dell'esperienza, concetto che si associa all'altro grande tema riconosciuto dalla critica come fondamentale, cioè la rivelazione.
Il libro
La logica è l’asse portante della civiltà occidentale, che tiene unite la scienza e la filosofia. Eppure, a dispetto della sua riconosciuta importanza, rimane per molti un tabù, a causa del suo simbolismo e del suo gergo matematico.
La logica a fumetti rompe questo tabù e familiarizza il lettore con sillogismi e paradossi, spiegando simboli e regole in modo chiaro e divertente, accessibile anche a chi non possa vantare una profonda comprensione dei metodi matematici.
Gli autori
Dan Cryan ha compiuto la sua formazione filosofica all’University College di Londra.
Sharron Shatil insegna Filosofia all’Open University di Israele.
Bill Mayblin, illustratore, lavora presso lo studio di design londinese Information
Design Workshop.
Nello straordinario periodo della storia del pensiero occidentale che va da Kant a Hegel, sullo sfondo delle grandi trasformazioni sociali, economiche e politiche di Sette e Ottocento, si sviluppa nell'ambito della filosofia tedesca l'idea di una moralità concreta. Già in Kant, anche nelle tensioni interne al suo pensiero, emerge l'intento di mostrare come la moralità possa trovare realizzazione nella vita degli uomini e nel loro vivere sociale. Con Fichte e Hegel l'interesse per la dimensione naturale dell'uomo e per le strutture sociali e istituzionali nelle quali l'individuo si trova a operare diventa il nucleo teorico che orienta la riflessione sui problemi morali, avviando quell'indagine sulla "seconda natura" dell'uomo che tanta parte avrà nel pensiero dell'Ottocento. Questo libro focalizza l'attenzione sull'idea di moralità concreta così come si profila nei tre grandi filosofi classici tedeschi, e illustra come essa si inserisce nel più ampio orizzonte della teoria della società, del diritto e dello Stato.
Indice: Prefazione. - Parte prima: Kant. - I. Ragione pratica e ragione empirica pratica nel pensiero di Kant. - II. La filosofia pratica di Kant e la realizzazione della morale. - III. Comandi e consigli nella filosofia pratica moderna. - Parte seconda: Fichte. - IV. Metamorfosi della libertà nel Sistema di Etica di Fichte. - V. La libertà e la sua realizzazione nella filosofia pratica di Fichte. - VI. Sulla "seconda natura" in Fichte. - VII. Diritto, lavoro e Stände: il modello di società di Fichte. - Parte terza: Tra Fichte e Hegel. - VIII. La società concreta. Considerazioni su Fichte e Hegel. - IX. Dovere e dottrina dei doveri tra illuminismo e idealismo. - X. Storie della coscienza nella filosofia classica tedesca. - XI. Sul concetto di "felicità" in Hegel. - Indice dei nomi.
Luca Fonnesu insegna Filosofia morale e Storia della filosofia nell'Università di Pavia. Per il Mulino ha già curato "La verità" (con S. Borutti, 2005) e "Etica e mondo in Kant" (2008). Fra i suoi libri ricordiamo inoltre "Storia dell'etica contemporanea" (Carocci, 2006)".
La storia dell'etica filosofica è percorsa dall'interesse per problemi ricorrenti in contesti teorici e storici anche molto diversi, che risultano centrali nei tentativi odierni di interpretare la vita morale non meno che in quelli compiuti nei secoli passati. Il riproporsi di tali questioni è segnato anche da forti discontinuità e da tentativi di scostarsi nettamente dagli esiti e dai metodi degli approcci precedenti. La convergenza su alcuni nuclei tematici, però, garantisce la possibilità di dialogo e di confronto tra prospettive diverse, anche cronologicamente lontane, e incoraggia la collaborazione tra l'approfondimento teorico e l'indagine storico-filosofica. In quest'ottica i saggi di questo volume offrono vie d'accesso ad alcuni temi classici, di fronte ai quali in etica si definiscono alternative teoriche di fondo: relativo/assoluto, naturale/normativo, valore/valori, ragione/passioni, comandi/consigli. Ciascuno di essi viene esaminato prima in riferimento a teorie antiche o medievali e poi soffermandosi su posizioni moderne o contemporanee. Attraverso analisi parallele si mostrano convergenze, differenze, cesure e possibilità di dialogo tra momenti diversi della storia dell'etica.
Stefano Bacin è attualmente borsista della Fondazione Alexander von Humboldt presso la Johannes Gutenberg-Universität di Magonza e sarà Marie Curie Fellow alla Goethe-Universität di Francoforte nel biennio 2011-2012. Ha pubblicato, tra l'altro, un volume sulla prima formazione di Fichte ("Fichte a Schulpforta, 1774-1780", Guerini, 2003; edizione tedesca Frommann-Holzboog, 2007), e uno sulle linee fondamentali dell'etica di Kant e la loro evoluzione ("Il senso dell'etica. Kant e la costruzione di una teoria morale", Il Mulino, 2006).
L'intervista, dedicata al rapporto tra filosofia e cristianesimo nel Novecento, mostra tutta l'attualità del dialogo tra fede e pensiero. Accantonata la pretesa di un'autonomia assoluta, riemergono infatti negli ultimi anni i temi intorno ai quali la riflessione filosofica e il pensiero teologico si incontrano, scoprono originarie e profonde convergenze. In particolare la questione del senso e del suo rapporto con la verità e, ad essa strettamente legata, l'esigenza di una rinnovata comprensione dell'umano. Nel colloquio consegnato in queste pagine il lettore viene introdotto gradualmente nel vivo delle problematiche del nostro tempo, alla ricerca di una "causa comune" in cui ogni uomo e ogni donna possano sentirsi a proprio agio.
Dall'intreccio di ospitalità e interrogazione filosofica, nasce una "filosofia quotidiana" rivolta al presente
L’opera di Jean Soldini delinea una metafisica alimentata da un’estetica dell’ospitalità come "filosofia quotidiana", resistenza all’arroganza mai debellata nei confronti dell’esistente concreto e meticcio. C’è il lavorìo speculativo e il continuo rilancio proprio dell’attività teoretica, nonché il controllo sui confini entro cui essa si muove, l’allerta sulle condizioni del proprio pensare. C’è ugualmente il proiettarsi con urgenza sulle questioni dell’oggi, aspetto che in quest’ultimo libro appare ancora più marcato. Il registro speculativo e quello attento alla realtà feriale s’intrecciano costantemente: è un calarsi della filosofia nei temi e nelle impellenze del nostro contesto attuale, un piegarsi verso il "basso" della ragione teoretica, una postura intellettuale volutamente spuria nel rigore del suo impianto concettuale. Bisogna lasciarsi guidare, dice Soldini, verso l’ineleganza di una filosofia che, senza nascondersi in modo parassitario dietro qualche grande tema, senza farsi assetata di giudizio, non sfugga al giudizio guardando all’uomo oltraggiato in questo stesso momento nella sua faccia personale e a-personale, all’uomo a cui compete la ricerca di ospitalità indispensabile alla stessa salvaguardia del pianeta, all’uomo la cui dignità è affermata in modo altisonante, ma troppo spesso svuotata di ogni significato preciso. La filosofia comporta il fare concetti e i problemi in relazione ai quali li costruisce hanno a che vedere con la vita concreta di ognuno di noi, con la dimensione "politica" in cui ci muoviamo, con la Storia che è storia del potere e delle sue metamorfosi in cui resistere valorizzando le storie vissute con l’esistente, disponendosi a microerranze "domestiche", a spazi di un reciproco esporsi, deprivatizzando il palcoscenico della propria coscienza e aprendo varchi alla giustizia per l’Altro.
Per Levinas, come per la sua interprete, il "fiasco dell'umano", che è anche il fiasco di una certa razionalità, ha condotto, quasi una prova necessaria, a ripensare da capo, a ripensare nuovamnete - magari grazie al recupero di una tradizione antica -, a pensare "altrimenti" il senso, l'umano, l'uomo, la donna, la trascendenza, Dio, la ragione, la filosofia, la storia, la pace.
Sotto l'urgenza di questo "fiasco"e della "crisi del senso", Levinas sollecita così ad abbandonare l'essere, il Medesimo, la positività che rende possibile "la terra salda sotto il sole": è tempo infatti di abbandonare la terra ferma, sicura o disillusa che sia, la terra che resta solida benchè lacerata; è tempo di dire "addio al mondo, alla presenza, al'essenza"; è tempo di considerare e di considerarsi il/nel passaggio, l'nell'esilio, l'/nell' esodo, il/nel "dis-interessamento". Nel lascito. E' tempo, in questo addio, di ritrovare l'umano.
GLI AUTORI
Ombrosi Orietta ha conseguito un Dottorato di Ricerca all'Université Paris X-Nanterre, insegnato all?Université de la Méditerranée e all'Università di Bologna. Oltre ad aver curato e tradotto diversi libri, scritto articoli in riviste scientifiche europee, ha pubblicato Le crépuscule de la raison. Benjamin, Adorno, Horkheimer et Levinas à l'épreuve de la Catastrophe (Hermann, Paris 2007).
Questo volume si propone come una provocatoria e ambivalente "difesa della filosofia" che prende atto delle istanze del pensiero anti-filosofico o post-filosofico fatte valere, con varie argomentazioni e in forme diverse, negli ambiti della cultura greco-europea in un arco temporale di alcuni millenni, con un'accentuazione dei toni negli ultimi decenni. Ci si è spesso domandati cosa "facciano" i filosofi e a cosa "serva" la filosofia, ma la domanda a cui si dovrebbe cercare di rispondere è perché si faccia filosofia. Una difesa della filosofia associata alla presa d'atto della sua "diffusione-dispersione" si concreta in una riabilitazione critica del primum vivere..
«Torniamo a pensare!
Domande e risposte, per smettere di essere passivi.
Il sonno della ragione, oltre a generare mostri, produce il suicidio, morale e culturale, mentre ci si illude di essere vivi.
Poiché la finzione è uno dei mali maggiori del nostro tempo, Per ragionare si propone come un antidoto.
Vademecum per resistere e andare avanti.
Sapendo che solo la vista dell'orizzonte mostra la dimensione reale di ogni cosa.
E di ogni speranza.»
Viviamo assordati da contrapposizioni politiche di facciata, urlate quanto vuote: impigliati in una melassa di pettegolezzi, personalismi, scandali di ogni genere, false paure. Tutto questo ci fa rimuovere i nostri veri interessi, le sfide del presente e la costruzione di un futuro migliore. Mentre le decisioni vengono prese da altri, senza che ne siamo consapevoli.
Con semplicità ed efficacia, Mario Capanna ci dice che dobbiamo tornare a essere protagonisti delle nostre esistenze, e non solo consumatori passivi di merci, di notizie, di intrattenimenti. Che dobbiamo interrogarci sul mondo che ci circonda, sulle sue storture, le sue ingiustizie, le sue assurdità – a volte ridicole, a volte crudeli.
Possiamo e dobbiamo individuare gli imbecilli, i prepotenti, i banditi. Dobbiamo essere soggetti attivi, sulla scena di una politica rigenerata, non fatta di leader e di partiti più o meno geneticamente modificati, ma di persone e collettività, di cibo e ambiente, di affetti, di lavoro. Di prospettive.
Su tutto questo, scrive Mario Capanna, dobbiamo ricominciare a ragionare. Per camminare eretti.
Comunicare e relazionarsi sono fondamentali attività umane che richiedono competenze psicologiche, dal momento che non possono essere svolte senza una comprensione della mente altrui. All’incrocio di due discipline (filosofia e psicologia), all’inizio del ventesimo secolo l’empatia, intesa come la capacità di mettersi al posto di un altro, di vedere il mondo come lo vede l’altro, è stata una delle metodologie più utilizzate per esplorare la mente; oggi è uno dei costrutti maggiormente rivisitati in psicologia clinica e nelle scienze sociali e cognitive, oltre ad aver assunto un valore centrale nell’ambito delle neuroscienze grazie alla scoperta dei neuroni specchio. Questo volume offre un contributo qualificato ed originale sull’empatia presentata come un costrutto riccamente sfaccettato che ha una sua autonomia in campi diversi e che si presta a diversi approcci epistemologici.
Karsten R. Stueber insegna Filosofia nel College of the Holy Cross (Worcester, Mass.); fra i suoi libri «Donald Davidsons Theorie Sprachlichen Verstehens» (1993), «Philosophie der Skepsis» (1996) e «Empathy and Agency: the Problem of Understanding in the Human Sciences» (2000).