DESCRIZIONE: È possibile tornare, dopo Kant, all’ontologia come analisi e ricerca delle strutture e delle categorie di un mondo extrasoggettivo? Ecco il quesito cui Nicolai Hartmann cerca di dare risposta mediante la rivisitazione del problema conoscitivo. L’ontologia hartmanniana poggia sulla reimpostazione del rapporto soggetto-oggetto, nel tentativo di liberare il reale dalle maglie della soggettività. Questo è, infatti, il presupposto essenziale per uscire dal correlativismo tra l’io ed il mondo, con il quale neokantismo, fenomenologia e, in fondo, persino lo stesso Kant, hanno liquidato l’autonomia di un «in sé» extracoscienziale. Hartmann, proprio a partire dall’atto di conoscenza, riappropriandosi dell’idea di intentio recta del conoscere e mediante la fondazione a priori della tesi del realismo naturale, cerca di riconferire indipendenza al mondo esterno; infatti, solo in questo modo è possibile, per Hartmann, iniziare il lavoro di costruzione dell’ontologia. Con Hartmann, la questione del realismo si ripresenta come problema speculativo: a ritornare è il senso e il peso ontologico della «cosa», come condizione e meta dello stesso inquisire filosofico. Un realismo che, nella sua classicità e profondità, è interlocutore essenziale per le nuove ontologie fiorite nel pensiero contemporaneo.
COMMENTO: Un ritratto del grande filosofo tedesco (1882-1950), tra i più originali pensatori nel campo dell'etica e della teoria della conoscenza.
GIUSEPPE D'ANNA è ricercatore di Storia della Filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Foggia. Ha studiato in molte università tedesche. Tra le pubblicazioni: Spinoza e la figura di Cristo (2000); Uno intuitu videre. Sull’ultimo genere di conoscenza in Spinoza (2002); Considerazioni sulla trascendenza nella metafisica di Spinoza (2006) Hartmann interprete di Aristotele (2008); per Morcelliana, con Renato Pettoello, ha curato Nicolai Hartmann, Ontologia e realtà (2009).
DESCRIZIONE: La crisi che ha colpito l’economia globalizzata tocca i fondamenti stessi di ciò che intendiamo per «capitalismo», «democrazia», «tecnica». In questo nuovo libro, Emanuele Severino si sofferma su quei fondamenti mostrando come il movimento tellurico che li scuote sia l’esito di un processo che percorre la storia dell’Occidente. A trasformarsi è la relazione tra mezzo e scopo che lega capitalismo, democrazia e tecnica – in uno scenario che vede la democrazia ridursi a mezzo del capitalismo e questo a sua volta a mezzo della tecnica. Tecnica quale sinonimo di espansione illimitata della potenza di manipolazione degli enti. Una trasformazione che Severino, con logica implacabile, mostra nei suoi tratti destinali, in quanto investe il senso dell’essere. Queste pagine non solo invitano a leggere controcorrente il nostro tempo, ma per il loro rigore diventano modello di esercizio filosofico.
La Tradizione classica e cattolica e la rivoluzione dissolutoria contemporanea. Prefazione di Giovanni Zenone. Il progresso è il risultato della selezione e perfezionamento delle nozioni trasmesse dalle generazioni passate. L'Autore nel volume mostra l'essenza tenebrosa e dissolutoria delle pseudofilosofie di Cartesio, Kant, Hegel, Nietzsche, Heidegger, Simone Weil, Bataille, Kojève, Guénon, Evola e della Scuola di Francoforte. A questi oppone le luminose rivisitazioni del pensiero tomista, vichiano, rosminiano e kierkegaardiano operate nel Novecento da dei geni metafisici.
Di origine ebraica, Leo Strauss (1899-1973) emigra dalla Germania nazista per trovare rifugio negli Stati Uniti, dove il suo insegnamento ottiene una vastissima fortuna non solo in ambito accademico ma anche politico, tanto da fare di lui un pilastro del pensiero neoconservatore. Sarebbe però sbagliato appiattire l'articolata traiettoria culturale di Strauss su questa posizione, senza considerare la complessità dei suoi riferimenti filosofici che spaziano da Platone a Maimonide, da Machiavelli a Hobbes, da Nietzsche a Heidegger. Nato in una Germania che si stava avviando alle tragedie delle guerre mondiali, il filosofo si confronta sin da giovane con la crisi della modernità e della democrazia liberale discussa da pensatori come Weber, Rosenzweig e Schmitt e cerca una risposta al relativismo e al nichilismo contemporanei nelle forme di illuminismo premoderno e nel pensiero classico dei greci. Accanto alle famose tesi sulla superiorità degli antichi sui moderni, egli si impegna nell'elaborazione di un metodo di lettura dei testi in grado di rivalutare il ruolo della persecuzione politica e religiosa nella stesura delle opere filosofiche. A causa della complessità degli intrecci storici, teorici e letterari su cui si fonda la sua riflessione, Strauss è rimasto un autore controverso, che ha suscitato più polemiche e consensi di carattere ideologico che non tentativi di effettiva comprensione.
Sono numerosissime le carenze per l'adeguata comprensione dei termini e dei metodi utilizzati nella ricerca, delle tecniche statistiche per analizzare i dati e dei criteri per valutare l'affidabilità dei risultati scientifici raggiunti. Alla estraneità dei termini, si aggiunge, per i giovani che si avviano allo studio delle scienze umane e sociali, la difficoltà spesso insormontabile, di reperire una fonte di consultazione rapida. Proprio per consentire di superare tale carenza, l'Autore compone un agile Dizionario, che illustra termini e concetti riguardanti la metodologia della ricerca, i disegni sperimentali, i test, la statistica, superando le confusioni create dai termini con significati sovrapposti, sinonimi e pseudo-sinonimi.
Il percorso verso l'altro è un percorso musicale, nel quale ogni nota ha la sua importanza sulla partitura. Ma hanno la loro importanza anche i silenzi, anche i mugugni, le pause di riflessione e le pause di discorso. Ogni singolo dettaglio ha importanza. Le persone sono prismi di suoni e di silenzi. Per dipanarle non ci resta che cominciare il percorso entrando nei luoghi dove questi percorsi vengono agiti e compresi.
Filosofo morale e metafisico, pensatore politico e religioso, esegeta della Bibbia, critico della società, intagliatore di lenti, commerciante fallito, intellettuale olandese, ebreo eretico. Se la vita di Spinoza è tanto interessante, ciò è dovuto anche ai diversi contesti, a volte contrastanti, in cui si trovò a operare: la comunità di immigrati portoghesi e spagnoli, parecchi dei quali un tempo "marrani", rifugiati in seguito nella nuova repubblica olandese, ricca di opportunità economiche; la politica turbolenta e la lussureggiante cultura di questa giovane nazione, che alla metà del XVII secolo conobbe la sua età dell'oro; e, non ultimo, la storia stessa della filosofia. Basato su rigorose ricerche d'archivio, Baruch Spinoza di Steven Nadler - più che un semplice resoconto della vita del filosofo - introduce il lettore nel cuore dell'Amsterdam ebraica del XVII secolo e nel tumultuoso mondo politico, sociale, intellettuale e religioso della giovane repubblica olandese.
La formazione dell'identità europea è caratterizzata, secondo Mattéi, dalla nascita di uno sguardo che si distanzia dal proprio oggetto e, declinandosi all'infinito, permette di illuminare e preservare la verità di quanto osserva, anche dell'"altro" più remoto. Tracciare la storia della nascita di tale sguardo, a partire dall'incrocio fra mito, letteratura e filosofia, significa stabilire la specificità di quello che è l'unico elemento in grado di definire propriamente l'identità europea. Senza rinnegare le radici stesse da cui è nata l'Europa, Jean-François Mattéi cerca di "tenere la rotta" di una valorizzazione della cultura europea che renda giustizia alla sua storia mediterranea, ai contributi originari del mito e della religione, del pensiero artistico e filosofico, ma, soprattutto, alla dimensione della trascendenza, costitutiva di ogni esperienza artistica, spirituale e teoretica. Come già mostrava Walter Benjamin, senza di essa, ai cittadini europei pare essere rimasta solo la possibilità di muoversi nel mondo dell'economia e delle merci come automi dallo "sguardo vuoto".