"Nessun filosofo ha affascinato per un tempo così lungo tanti lettori con interessi così diversi come Fiatone". A parere di Vittorio Hösle sono almeno tre i motivi di questa fortuna: la "massima originalità" dei contenuti del pensiero, il periodo storico che "appartiene ai più creativi nella storia dell'umanità" e lo "straordinario talento artistico" che caratterizza la figura di Platone. I saggi raccolti in questo volume offrono varie prospettive per una nuova e acuta inter-pretazione di Fiatone. La riflessione di Hösle si apre con l'analisi dello sviluppo dell'ermeneutica platonica con uno sguardo ad ampio raggio che muove dal pensiero dei Medioplatonici per arrivare alla scuola di Tubinga, con particolare riferimento al problema interpretativo rappresentato dalla forma del dialogo ed al rapporto tra oralità e scrittura. La seconda parte del volume si concentra sulla lettura del dialogo "Eutidemo" e sul raffronto tra le tecniche dialogiche di Platone e quelle di Cicerone.
La rêverie - fantasticheria, immaginazione, abbandono al flusso del sogno a occhi aperti - è uno stato della coscienza che tutti conoscono. Gaston Bachelard, figura emblematica dell'epistemologia francese, la definisce come la materia prima dell'opera letteraria. In questo testo, evocativo e magico, si propone di riesaminare in una nuova prospettiva le immagini poetiche fedelmente amate. Oltre a evidenziare il valore conoscitivo della rêverie, mette in luce il godimento che se ne può trarre. Facendo riferimento ai concetti junghiani di animus e anima, Bachelard affronta il tema dell'idealizzazione dell'essere amato. Dedica un altro capitolo ai ricordi d'infanzia e approfondisce la distinzione tra sogno notturno e rêverie diurna. Conclude sostenendo: "Di quale altra libertà psicologica godiamo oltre a quella di fantasticare? Psicologicamente parlando, è proprio nelle rêveries che siamo degli esseri liberi".
L'autore traccia qui un ritratto di Wittgenstein che diventa una chiave per interpretare in modo nuovo il suo pensiero. Non è solo una ricostruzione della vicenda del tormentato filosofo austriaco, ma un invito per i lettori a riappropriarsi dei concetti e dei sentimenti che hanno perduto: persino nelle elaborazioni più sofisticate della scienza o dell'arte, noi comprendiamo davvero un simbolo o un discorso con l'immediatezza con cui riconosciamo un tema musicale, una parola, un gesto.
Un'indagine sulle strutture che costituiscono il fondamento della cultura occidentale. "Nella tradizione della filosofia occidentale, l'uomo appare come il mortale e, insieme, come il parlante. Egli è l'animale che ha la "facoltà" del linguaggio e l'animale che ha la "facoltà" della morte. Altrettanto essenziale è questo nesso nell'esperienza cristiana. La facoltà del linguaggio è la facoltà della morte: il nesso fra queste due "facoltà", sempre presupposte nell'uomo e, tuttavia, mai messe radicalmente in questione, può veramente restare impensato? E se l'uomo non fosse né il parlante, né il mortale, senza per questo cessare di morire e di parlare?"
I due saggi sul suicidio e sull'immortalità che aprono questa raccolta di scritti morali di David Hume furono pubblicati - anonimi e senza indicazione dell'editore - solo nel 1777, dopo la morte del loro autore. Con prosa lucida, semplice ed efficace, il filosofo inglese smonta implacabilmente una dopo l'altra le impalcature della morale religiosa, svelando l'infondatezza della pretesa di limitare la libertà individuale in nome delle paure e delle speranze che accompagnavano le credenze nella vita eterna, nel paradiso e nell'inferno. Le sue proposte teoriche - sui temi più disparati, dal suicidio al matrimonio, dalle relazioni tra i sessi alle virtù della castità e della modestia - sorprendono per la radicalità e l'affinità con il pensiero contemporaneo. In queste pagine Hume elabora una prospettiva secolare e naturalistica sull'etica percorrendo in modo chiaro e comprensibile analisi e argomentazioni radicate nell'esperienza comune. Ne emerge una visione equilibrata e razionale della natura umana: "paradiso e inferno presuppongono due distinti tipi di uomini, i buoni e i cattivi, mentre la maggior parte dell'umanità oscilla tra il vizio e la virtù".
Il volume si divide in due parti in cui gli autori, partendo da un presupposto comune (una filosofia politica liberale deve trovare una continuità con il suo retroterra etico), sviluppano l'analisi filosofica in maniera parallela e indipendente. Dworkin, studioso americano, formula un originale modello di teoria morale basato sulla nozione di "sfida", che caratterizza, a suo avviso, il liberalismo etico. Maffettone affronta il problema centrale del liberalismo critico, la questione della compatibilità tra pensiero etico-politico normativo e pluralismo delle visioni del mondo.
Si tratta di due scritti in forma di orazione", uno di metafisica e uno di metodo filosofico. Con testo latino a fronte. "
Proseguendo l'indagine sul luogo e sull'abitare iniziata con "Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio", Petrosino affronta in questo testo il tema della casa e del nesso che lega l'economia alla giustizia. Anche in tale caso la questione di fronte alla quale la riflessione si trova con insistenza ricondotta è quella relativa alla posizione del soggetto, quella che quest'ultimo si sforza di assumere, ma anche e soprattutto quella ch'egli, al di là di ogni sua ingenua convinzione finisce in verità per assumere. "Non c'è esperienza che possa definitivamente allontanare da sé fantasmi, illusioni, sensi di colpa, autocensure e paure; di conseguenza non c'è calcolo economico che possa del tutto escludere dalla propria ricerca di giustizia l'insistente rischio di quel capovolgimento essenziale al termine del quale ci si trova di fronte alla perversione; anzi, a tale riguardo non è affatto raro che proprio l'insistenza sulla prima abbia condotto e continui a condurre il soggetto nei pressi della seconda. Infatti, chi può negare che nel suo abitare l'uomo abbia spesso finito per costruire non una casa, ma una torre o una prigione o una tana e talvolta perfino una tomba, dando così vita a un'economia indifferente a ogni richiamo della giustizia? Giustizia e perversione dunque, e sempre intrecciate tra loro: anche per questa ragione l'uomo non è mai un semplice vivente; anche per questa ragione l'uomo non è ancora veramente a casa".
È possibile definire l'arte? Che tipo di "cosa" è un'opera d'arte? Ha senso parlare di "proprietà estetiche"? Seguendo il filo rosso di queste tre domande, l'antologia si propone di contribuire al dialogo tra la riflessione estetica di tradizione continentale e quella di tradizione analitica. L'estetica e la filosofia dell'arte analitiche si sono sviluppate in Gran Bretagna e negli Stati Uniti a partire dal secondo dopoguerra, ma oggi sono diffuse ben oltre i confini del mondo anglosassone. Nella convinzione che mettere a disposizione alcuni testi fra i più rappresentativi di questa tradizione favorisca l'avvicinamento a un universo di pensiero di notevole ampiezza e complessità, il volume è articolato in tre parti che riflettono i tre luoghi intorno ai quali si sono raccolti i temi e le questioni presenti nelle opere degli autori considerati: il problema della definizione dell'arte, l'ontologia dell'arte e la questione delle proprietà estetiche.
"Esistenza": è difficile pensare che si possa spiegare in che cosa consista l'esistenza, o a che cosa equivalga esistere. Semmai ci si può chiedere che cosa significhi dire che qualcosa esiste. Quando si dice che un certo oggetto è rosso, si sta attribuendo a quell'oggetto una certa proprietà, e quando si dice che un oggetto non è rosso si sta negando che l'oggetto abbia la proprietà in questione. Ma che cosa significa dire che quell'oggetto esiste? E che cosa mai potrebbe significare affermare che non esiste? "Persistenza": l'esperienza del mondo si basa sulla certezza che le cose che lo abitano persistano nel tempo. Eppure non c'è qualcosa di paradossale in questa certezza? Al trascorrere del tempo le cose cambiano. Come può qualcosa cambiare e ciò nonostante conservare la propria identità? Sono due esempi delle introduzioni di Achille Varzi ai sei capitoli tematici di questo volume che raccoglie i testi più autorevoli - molti dei quali tradotti qui per la prima volta - dei filosofi più influenti degli ultimi decenni.
Per chi non ha il coraggio di affrontare la lettura del Capitale, questo breve scritto di Marx ne rappresenta un utile compendio. Con testo tedesco a fronte.