
La Parola di Dio ogni giorno 2025 si colloca nell'anno del Giubileo, un'istituzione che affonda le radici nella tradizione biblica. Papa Francesco ha voluto riprendere questa tradizione con l'intento di favorire la nascita di un nuovo futuro. Per questo ha scelto il motto Pellegrini di speranza. Oggi siamo in mezzo alle guerre in Ucraina e in Terra Santa e alle altre 57 ancora aperte, in un clima di odio e di conflitto che sembra crescere piuttosto che diminuire. Non possiamo dirci estranei. Siamo sull'orlo dell'abisso non per caso ma per l'insipienza irresponsabile dell'intera umanità. A tutti si chiede uno scatto di responsabilità, di creatività e di audacia. È indispensabile incamminarsi verso una rinascita spirituale perché le società crescano in umanità, in amore e fraternità. Pellegrini di speranza nell'Anno Santo con la compagnia quotidiana della Parola di Dio.
C'è una Parola che può guarire la ferita nascosta nel cuore dell'uomo, una Parola che viene incontro all'uomo e che lo viene a cercare proprio nel suo mistero di dolore, di sofferenza e di bisogno di salvezza. La Parola che risana ci accompagna durante l'Anno Liturgico, con tenerezza e delicatezza, permettendoci di entrare nel mistero di vita che questa Parola viene a consegnarci, senza aver vergogna della nostra vulnerabilità e della nostra inadeguatezza. Possiamo lasciarci condurre a questo incontro, non come semplici spettatori, ma come Figli che chiedono al Padre di ricevere vita, vita in abbondanza (cf. Gv 10,10).
A partire dalle letture del Vangelo delle domeniche dell'anno liturgico C, nelle sue omelie don Walter Magni suggerisce riflessioni sui grandi temi del nostro tempo. L'autore «non "vende" risposte preconfezionate e artefatte, ma desidera farsi compagno di viaggio di chiunque cerchi il proprio passo. Non ci sono schemi precostituiti, né nell'accostarsi ai testi, né nella struttura delle omelie». Sono omelie che nascono dal vivo desiderio dell'autore di ascoltare per primo la Parola che deve predicare.
«Siamo qui ai piedi di Maria per un motivo grande: non solo perché ci sentiamo protetti, o perché fa le grazie, le
guarigioni, ecc. Tutto questo è vero e Nostra Madre desidera accontentarci presso il Signore, perché il Figlio le ha
chiesto di occuparsi di noi. Ma il motivo fondamentale […] è perché duemila anni fa una donna è diventata la Madre
di Dio. Cosa signifi ca? Una cosa grande e inconcepibile dalla mente umana: se Maria non avesse detto “sì”
all'Angelo nella sua casa di Nazareth, la nostra vita risulterebbe un “no”; sarebbe rimasta una serie di “no”, di
desideri abortiti. Avremmo continuato a cercare Dio a tentoni senza mai trovarlo. Accettando la proposta di Dio,
Maria ha fatto sì che il Logos rifacesse amicizia col Caos dell'uomo! Umano e Divino sono ridiventati – come in Eden
– amici: la terra è fatta per il cielo, e il cielo per la terra». Così, in una delle sue omelie qui raccolte, il cardinale
Angelo De Donatis spiega il motivo della necessità, ancora oggi, di stare di fronte, anzi, ai piedi di Maria: l'umanità
ha bisogno di una Madre e queste pagine, predicate in varie occasioni e nell'arco di tempo di oltre sei anni,
ricordano al lettore che la maternità divina della Vergine è l'occasione che l'umanità ha di poter guardare al futuro
con una speranza che non è illusione ma Redenzione.
Angelo De Donatis è nato il 4 gennaio 1954 a Casarano, provincia di Lecce e diocesi di Nardò-Gallipoli. Ordinato
sacerdote il 12 aprile 1980, il 14 settembre 2015 è stato nominato da papa Francesco ausiliare di Roma, incaricato
per la Formazione Permanente del Clero. Il 26 maggio 2017, sempre papa Francesco lo ha nominato Vicario
Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Il 28 giugno 2018 durante il Concistoro è stato creato Cardinale.
Dall'11 luglio 2019 al 24 ottobre 2020 è stato Amministratore Apostolico sede vacante dell'Esarcato per i fedeli
cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. È Presidente della Conferenza Episcopale Laziale e membro della
Congregazione per il Clero e della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Il Vangelo secondo Luca sorprende per la capacità di intrecciare l'annuncio kerigmatico della salvezza con la storia reale in cui l'evento di Gesù si è manifestato. Inoltre, l'evangelista è capace di trasmettere i sentimenti sia di Gesù sia delle persone che lo incontrano. Questi commenti ai Vangeli dell'Anno C indicano nella "conversione del cuore" la vera esigenza della vita cristiana.
In una celebre parabola di Gesù, un padrone affida ai suoi servi delle monete d'oro, dei talenti. Uno di loro prende la sua e la seppellisce, privandosi della possibilità di investirla e di trarne frutto. Così può capitare anche alla memoria del predicatore, se non apprende l'arte di far fruttificare quella moneta, sviluppandola e organizzandola in modo efficace: dal tesoro della sua mente lo scriba del Regno potrà trarre, al posto giusto e al momento opportuno, cose nuove e cose antiche. Questo libro guida, passo dopo passo, nella gestione della memoria propria e altrui prima, durante e dopo la predicazione. Il testo offre schemi, immagini esplicative e appendici di approfondimento.
Il volume raccoglie, per la prima volta, le omelie tenute da don Giacomo Tantardini a San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, nell’ultimo periodo della sua vita. L’autore, sacerdote ambrosiano vissuto per lungo tempo a Roma, è stato la guida teologica della rivista internazionale «30 Giorni. Nella Chiesa e nel mondo», educatore nella pastorale universitaria, profondo studioso del pensiero di S. Agostino. Nelle omelie la teologia agostiniana della grazia si unisce alla teologia dell’avvenimento di don Luigi Giussani con al centro la figura del «caro Gesù», oggetto di una fede profonda, esistenzialmente appassionata e toccante. Il risultato è un patrimonio di omelie unico, caratterizzato da uno stile poetico letterario che ricorda quello di Charles Péguy, lo scrittore francese prediletto. Il testo riporta una prefazione di Papa Francesco, e un’accurata biografia dell’autore curata da Massimo Borghesi.
Questo saggio affronta il tema secondo la prospettiva teologico-liturgica e, contestualmente, cerca di dare il giusto rilievo alle dinamiche della comunicazione, alle ricadute pastorali e alle nuove sfide che investono la predicazione omiletica. L'omelia è oggetto di lamentele ma anche di aspettative, che hanno sollecitato (e continuano a farlo!) interventi del Magistero e approfondimenti scientifici per definirne l'identità, coglierne le funzioni e puntualizzarne gli aspetti relativi alla comunicazione. Numerose sono anche le iniziative pastorali e le pubblicazioni che cercano di affinare l'arte della predicazione. Questo variegato interesse mostra l'importanza che l'omelia continua ad avere nella vita della comunità cristiana.
La Chiesa deve diventare sempre più attenta alle necessità della società contemporanea e avviare con umiltà e coraggio un'operazione di aggiornamento del linguaggio per riuscire a farsi comprendere oggi. Poiché il primo gesto comunicativo è costituito dall'ascolto degli altri, è necessario nella predicazione farsi carico del vissuto e delle storie dei membri della comunità a cui è rivolta un'omelia. A questo proposito, lo storytelling può costituire un'ottima risorsa, grazie alla sua capacità di creare una relazione forte con l'interlocutore. Prefazione di Dario E. Viganò.
Cosa significa "prendere la parola" nella comunità cristiana? Non solo nell'omelia, durante la messa, ma anche nelle celebrazioni "in attesa di un prete" (ADAP), animate da diaconi, religiosi e religiose, da laici e da laiche. E poi nelle altre liturgie, nella catechesi, nei gruppi di ascolto della Parola, nei diversi frangenti della vita di una parrocchia... In modo semplice ed estremamente concreto, i due autori, grazie alla loro competenza scientifica e alla loro esperienza nella pratica pastorale, cercano di offrire una risposta. Perché prendere la parola in ambito ecclesiale non è solo esporre una teologia o saper applicare una tecnica oratoria. È tentare di raggiungere il cuore di un'esperienza e di un servizio preziosi: è comunicare la fede, destarla, accompagnarla, intenderne gli interrogativi profondi, sanarne l'astrattezza o le debolezze, all'insegna di una spiritualità nutrita di sapienza e di audacia.
Gli scritti contenuti in questo libro vorrebbero offrire un contributo per la comprensione della Parola di Dio nella civiltà contemporanea: ai credenti, a quanti si pongono in ricerca religiosa ea coloro che si considerano atei in modo onesto pensoso. Nati dalla predicazione nell'assemblea liturgica e ampiamente rimaneggiati, essi adottano un linguaggio laico, per nulla clericale e scevro da quelle astrattezze sacrali che risultano incomprensibili ai più, quando non anacronistiche desuete; tengono principalmente conto della vita della comunità cristiana nel cui grembo sono stati concepiti, ma senza chiusure all'attuale contesto socio-culturale. Soprattutto, sono imbastiti dal filo della speranza, questa virtù tenace in grado di rendere affidabile la fede credibile l'amore. E di liberare dalla Pasqua quella forza eversiva che intercetta e si innesta nelle ansie di liberazione degli individui e delle società umane rendendoci tutti, come Gesù, l'unico vero sovversivo, strenui partigiani dell' impossibile accaniti cultori dell'utopia evangelica. Vengono così a profilarsi in questo testo i tratti di una spiritualità secolare o dell'essere-aldiquà del cristianesimo, come direbbe Bonhoeffer, la sola in grado di persuadere nel profondo donne e uomini del nostro tempo.
Nell'Esortazione apostolica Verbum Domini sulla Parola di Dio si dice: "Non si trascuri l'omelia anche durante la settimana" (VD 59). Questo libretto offre commenti ai Vangeli feriali del tempo di Pasqua molto semplici ed essenziali, che possono favorire l'ascolto e la meditazione della Parola di Dio.