
Per la prima volta si presenta anche in traduzione l'intero corpus dell'opera agiografica di Pier Damiani, che include la celebre vita di Romualdo, all'origine della tradizione eremitica camaldolese, già cara a personaggi come il Petrarca, quella di Odilone di Cluny, e quelle meno note di Mauro vescovo di Cesena e dell'eremita avellanita Domenico Loricato. Nella esemplarità di questi santi, tra loro molto diversi ma tutti cronologicamente relativamente vicini al loro agiografo, si rispecchiano sia i tratti del progetto di riforma ecclesiastica di cui Pier Damiani fu protagonista a pieno titolo, sia la dimensione più personale della sua tensione spirituale all'insegna di una severa ascesi solitaria, ma che mai ritrae lo sguardo su un mondo bisognoso di ritrovare l'assoluto di Dio per non soccombere al suo giudizio.
Nel 381, minato nel fisico e nello spirito, Gregorio Nazianzeno fa ritorno nella natia Cappadocia, lasciando la cattedra episcopale di Costantinopoli. Qualche tempo dopo affida l'acre risentimento per la sconfitta patita ai versi rivolti A se stesso qui raccolti, tradotti e commentati. La sua scrittura, modernissima per alcuni tratti, si frange di continuo, giustapponendo i piani temporali del passato, del presente e del destino ultimo dell'uomo, e alterna nostalgici flashback autobiografici, aspre invettive contro il clero contemporaneo, bollato come ignorante e corrotto, e grida di supplica a Cristo. Traspare da queste poesie l'inquietum cor del personaggio, sempre sospeso tra l'amaro pessimismo della ragione e le certezze luminose della fede, tra le esigenze di una vita sobriamente contemplativa e le urgenze di una Chiesa militante e impegnata. Un messaggio remoto, ma di singolare attualità.
Padre Marie-Dominique Molinié, grande amico di santa Teresa, proponeva a tutti coloro che volessero approfondire il proprio cammino di fede e giungere alla determinazione di seguire veramente la volontà di Dio, di fare un ritiro personale di dodici giorni leggendo "Storia di un'anima", un capitolo al giorno. Dodici giorni per gli undici capitoli di "Storia di un'anima": il dodicesimo giorno infatti si è chiamati a suggellare il ritiro con un duplice dono di se stessi: la lettura dell'Offerta all'Amore Misericordioso, preceduta dalla lettura dell'Atto di Consacrazione a Maria di san Luigi Maria Grignion de Montfort.
«Quando tirarono giù la ringhiera, lo trovarono con le ginocchia piegate al petto, le cosce attaccate ai talloni e ai polpacci. E dopo che il suo corpo venne disteso a forza, ci fu uno scricchiolio d'ossa sì da pensare che fosse andato in pezzi; ma una volta disteso, non mancava assolutamente nulla, anche se i piedi erano consumati dalle infezioni e mangiati dai vermi. La massa dei capelli che scendeva dal capo era divisa in dodici trecce, ciascuna delle quali lunga quattro cubiti; allo stesso modo anche la barba era divisa in due, e ciascuna treccia era lunga tre cubiti; tutto questo lo vide la maggior parte degli uomini devoti a Cristo. Lo rivestirono con una tunica di pelle, come era suo costume, e, portata una tavola, la collocarono sulla colonna ed egli fu deposto sopra di essa».
Il volume è un ampio saggio sul problema della volontà salvifica universale di Dio nel Duecento e Trecento e di come questa si ponga di fronte ai non credenti, ai pagani o ai non-battezzati. Lo studio analizza i testi di Duns Scoto, Ockham, Egidio Romano e Dante Alighieri. Il volume si conclude con bibliografia e antologia di testi.
Girolamo compose i commenti a Malachia e Osea nel 406; nel prologo del primo è presente un accenno al commento di Origene, in cui Malachia era ritenuto un angelo: Girolamo rigetta quest’interpretazione, seguendo la tradizione ebraica che identifica il profeta con Esdra; sono assenti citazioni, allusioni o semplici menzioni di autori classici. L’ampio commento in tre libri a Osea è un’originale fusione di componenti di origine varia: tradizione rabbinica, esegesi patristica (Origene su tutti) e cultura profana. Secondo Girolamo, le disgrazie matrimoniali del profeta sono un’allegoria dei tradimenti commessi da Israele contro il patto stipulato con Dio; largo spazio è concesso a preziosi richiami alla letteratura latina, soprattutto nei prologhi a ciascun libro, modellati esplicitamente su quelli terenziani, con i quali condividono l’impostazione polemica nei confronti dei rivali e delle loro critiche.
I saggi contenuti in questo volume – scritti da un teologo e da uno storico, dalle rispettive prospettive e in dialettica fra loro – vogliono rappresentare un aiuto ad approfondire e a “rileggere” il pensiero teologico di Lutero e le ripercussioni che questo ha avuto nei secoli successivi, nonché offrire qualche spunto e, magari, qualche “sorpresa” alla riflessione su una figura che rimane centrale nella storia, non solo della Riforma protestante.
«I due autori sono coscienti delle discussioni storiografiche in corso ma offrono consapevolmente un approccio “vecchio stile” incentrato sul pensiero di Martin Lutero. Questo innanzi tutto perché a livello storico resta innegabile che per i protagonisti del Cinquecento le questioni teologiche avevano un significato profondo, non semplice da comprendere per la nostra cultura secolarizzata: la teologia può ancora aiutare a comprendere questa storia.
Il secondo motivo è che l’analisi del pensiero di Lutero porta chi legge al confronto con un’esistenza teologica paradigmatica (vissuta nella fede cristiana), ed è soltanto in questo senso che la giustificazione per fede mantiene la sua centralità. La testimonianza di Lutero e degli altri riformatori resta una voce fraterna che merita la nostra attenzione critica».
Fulvio Ferrario, Lothar Vogel
Il volume tratta dei giudizi e, principalmente, delle critiche dei pagani sul conto dei cristiani, della loro fede e delle loro Scritture. Il campo d'indagine copre i primi quattro secoli. Il libro è articolato in due parti: la prima presenta, nel quadro della storia politica e culturale del periodo, i profili e le opere dei principali oppositori; la seconda passa in rassegna alcuni tra i più rilevanti temi di controversia. Emerge una rete di interazioni più fitta di quel che si possa prevedere: il pensiero teologico dei cristiani, così come la loro esegesi biblica, deve tenere conto di una lunga serie di accuse formulate in opere smarrite o censurate. Il testo vuole restituirci una storia scritta dalla prospettiva dei vinti. Questo nuovo punto di osservazione integra e completa quello solitamente già noto.
La cornice del libro è una storia intrigante - di dolore e di redenzione - che ha per protagonisti principali "Giulia la gobba", poi monaca Cassiana, e padre Callistrato. Si tratta di persone sicuramente esistite (nel monastero di Mileseva, uno dei più importanti monasteri della Chiesa serba, ubicato nei pressi della cittadina di Prijepolje, vi era la tomba di Cassiana). Si tratta, ancora, di persone avvolte da una reputazione di santità. Il vescovo Nikolaj conosceva i racconti che circolavano sulla loro vita e proprio su quei racconti si è fondato per comporre il suo scritto. Nulla di più preciso pare si possa dire del nostro testo. Che risulta, nella sua parte centrale, un vero inno. Un poema, intessuto con il filo d'oro delle Scritture e dell'insegnamento dei Padri, che celebra la quintessenza del cristianesimo: l'amore. Amore che trova la sua fondazione nella tri-unità di Dio. Amore che è l'unico motivo dell'agire di Dio. Amore che ci è stato rivelato pienamente nel Figlio di Dio. Amore che è Dio... Amore che, solo, permette all'uomo di conoscere Dio, «perché Dio è amore» (1Gv 4,8).
Questo libro inizia con uno sguardo generale sulla vita e sull'opera di Cassiano il quale visse in diversi paesi ricoprendo svariate mansioni, ma la costante nella sua vita straordinaria è stata una vocazione monastica vissuta a servizio della Chiesa.
Questo libro è stato scritto per due tipi di lettori che in parte si sovrappongono: da una parte, monaci e monache e coloro che sono attratti dalla spiritualità monastica; dall'altra gli studiosi della prima era cristiana. L'autore ha sempre avuto presente coloro che guardano a Cassiano come ad un maestro della vita monastica.
L'obiettivo di Cassiano è quello di raggiungere la purezza del cuore; questo significava porsi in una posizione contemplativa nei riguardi di tutta l'esperienza umana, inclusa l'esperienza di Dio. Il suo insegnamento sull'interazione fra contemplazione e azione ci conduce ad una sfida perenne insita nella vita monastica.
Questo testo vuole essere una introduzione alla teologia di sant'Agostino, mirata a chiarire prima di tutto il senso della distinzione dei suoi scritti in filosofici e teologici; in secondo luogo essa desidera mettere in rilievo alcuni caratteri propri della teologia agostiniana, necessari a una corretta comprensione delle sue opere. Dopo l'introduzione generale alla teologia di Agostino, che occupa la prima parte del volume, l'autore ha soffermato la sua attenzione sulla riflessione trinitaria, incominciando da quella contenuta nei primi dialoghi, per seguirne lo sviluppo successivo e rispettare così il carattere progressivo del pensiero del vescovo. Il lavoro, già pubblicato nel 2015 e ora riproposto in una nuova edizione ampliata, diviene così un testo fondamentale per lo studio della teologia agostiniana, rivolto agli studenti e agli studiosi.
La breve biografia del Beato Charles De Foucauld mette in risalto i punti salienti della sua spiritualità e della sua pastorale. L'Autore apre il suo saggio con un approfondimento sul tempo e sulla storia del secolo in cui vive il beato e prosegue tracciando un suo profilo biografico e mistico. Il fascino che il nostro beato esercita ancora oggi nella Chiesa e al di fuori di essa, sta «nell'aver riproposto un ritorno puro al Vangelo» (dall'Introduzione). L'Opera è nata su ispirazione della beatificazione dei martiri d'Algeria avvenuta l'8 dicembre 2018, la cui storia è raccontata all'interno del volume Semplicemente Cristiani. La vita e il messaggio dei beati monaci di Tibhirine a firma di Thomas Georgeon e Francois Vayne.