Gli studi raccolti all'interno del presente volume da Cristiano Barbieri affrontano le due polarità dell'antropologia cristiana e della medicina legale canonistica sul matrimonio, con riferimento alle problematiche psicologiche e psichiatriche. Le riflessioni proposte non intendono porre la parola "fine" ad un dibattito ancora aperto e che, per certi aspetti, non può che rimanere sempre aperto, posta la dinamicità che la ricerca scientifica ha in ogni campo, in quello delle scienze naturali così come in quello delle scienze umanistiche. Esse, tuttavia, costituiscono un utile contributo per quel dialogo tra canonisti e medici che può essere realmente fruttuoso nella misura in cui, appunto, si muove all'interno della medesima visione antropologica.
Il desiderio di possedere, antico come l'uomo. E il senso del limite, come misura dell'essere umano. Dalla Bibbia al Vangelo: è più facile che un cammello passi dalla cruna dell'ago... Da Platone che condanna la "pleonexia" (la brama di avere sempre di più) alle "nozze" di Francesco d'Assisi con la povertà, per fare spazio a Dio. E agli altri. Sobrietà e condivisione come antidoti al "vizio" della ricchezza. Un monaco e un filosofo laico discutono di una pulsione "naturale" all'accumulazione dei beni, che l'etica e la spiritualità religiosa interpretano e "governano".
Il teologo racconta il potere di Gesù, che non è imposizione di forza ma amore-servizio. L’autorità, quella vera, quella secondo la visione di Dio, non s’impone ma propone; non dirige la vita altrui, non prende decisioni per gli altri ma li aiuta a maturare.
La storica descrive l’evoluzione della cultura e della politica islamica, nelle sue contraddizioni, dai tempi del Profeta ai nostri giorni, concludendo con un antico detto della saggezza musulmana: «Un principe senza giustizia è come un fiume senz’acqua».
Prefazione di Francesco Ghia
Un astronauta e un teologo discutono del senso del limite, della fame della scoperta, dell'avventura umana che si gioca tra gli estremi di uno sconfinato orizzonte di curiosità e di ricerca, e i limiti naturali e morali che gli esseri umani hanno imparato a darsi, nel corso della storia. Tra gli spazi siderali delle imprese cosmonautiche e gli abissi dell'anima umana, un dialogo ricco di sorprese e di provocazioni.
Come è descritta la donna nei Testi Sacri? In essi più che in altri, la donna è raccontata come l'altra parte dell'umanità, la metà che la edifica e la completa e in quanto tale capace di colmare quel senso di solitudine e di mancanza che è nell'uomo. In questo però ella ha una grande responsabilità, non è chiusura ma apertura all'altro, al tutto, a Dio. Deve trascendersi, diventare respiro, anelito, come dice Irigaray soffio cosmico: "Sembra che il soffio femminile rimanga allo stesso tempo più collegato all'universo, Il divino al femminile assicura un ponte tra il mondo umano e il mondo cosmico, tra la natura micro e macro-cosmica, tra il corpo e l'universo. Per la donna, il mondo, a cominciare da se stessa, non si deve riscattare o risuscitare solo domani o in cielo, ma da oggi, sulla terra. Lei deve diventare creatrice dell'umanità, generatrice spirituale e non solo naturale".
Il tema del volume è "l'uomo e la donna", ma meno genericamente è quello che l'autrice chiama il "Vangelo della differenza", che è la condizione elementare dell'incontro e dell'incanto fra l'uomo e la donna, la dualità che porta il sigillo di Dio e della sua irrevocabile benedizione sull'amore umano. Vi si trovano spunti filosofici, affondi teologici e suggerimenti pratici. Scopo del testo consiste nel tentativo di introdurre il lettore a uno sguardo diverso dal solito sulla realtà della differenza sessuale. Uno sguardo diverso perché illuminato dalla luce che viene dall'evento dell'incarnazione, morte e risurrezione del Signore Gesù.
Il libro riporta l'incontro pubblico fra Raimon Panikkar e Angela Volpini che ebbe luogo nel 2000 presso Vivarium, a Tavertet, in Catalogna. Sei domande ciascuno su temi fondamentali della vita, rivolte da Marcel Capellades al filosofo e pensatore di fama internazionale e alla mistica che vide la Madonna per nove anni da bambina e dalla quale ricevette una visione della natura dell'uomo. Le loro risposte, brevi ed essenziali, ci offrono le loro visioni della realtà. Dice Panikkar in una lettera scritta ad Angela: "Mi trovo in sintonia totale con te. E significativo che malgrado le differenze culturali coincidiamo non soltanto sull'amore, ma anche nelle idee".
L'idea di città evoca complessità, intrecci di relazioni, spazio pubblico in cui si confrontano visioni e stili di vita diversi. Ogni città appare realtà ambivalente: include ed esclude, raccoglie e separa, rassicura e spaventa. Come se la abitassero parte delle promesse legate a Gerusalemme e parte dell'eredità di Babele. Al rapporto tra la città (nella sua densità simbolica e nel variare delle sue figure storiche) e le espressioni religiose (riferite, in particolare, al cristianesimo) sono dedicati i saggi del volume, i cui autori appartengono a più aree disciplinari. Il tema si ritrova dunque illuminato da prospettive diverse, anche se emerge il tentativo comune di interpretare le trasformazioni di quel rapporto nel corso del tempo, di indagarne i motivi, gli aspetti e le forme, di evidenziare le chances e i problemi che alla città e allo spazio pubblico derivano dall'esprimersi della dimensione religiosa. Affiora, percorrendo il volume, l'urgenza dell'interrogativo: che cosa sono oggi, per noi, «città» e «religione»?
Educazione di genere e identità di genere sono espressioni che stanno entrando nell'uso comune. Ma di quale genere si parla? E come coinvolge l'identità della persona e l'educazione all'affettività? Quale significato può assumere in relazione alla sessualità umana? Si tratta di una scelta? Oggi la corrente culturale del gender contesta alcuni stereotipi sociali connessi con il genere maschile e femminile e sostiene la legittimità di altri generi, che rappresentano delle varianti e possono essere connessi a condizioni particolari dal punto di vista biologico o psicologico. Si afferma così una distinzione tra identità di genere e sesso biologico e si rivendica a ciascun individuo la scelta dell'identità di genere che vuole avere. Anche l'idea di orientamento sessuale si presta a ogni interpretazione soggettiva, tanto che il range si fa amplissimo e su Facebook si contano fino a 55 varianti diverse.
Come esseri umani finiti, noi siamo limitati, situati, dipendenti, vulnerabili, imperfetti. La nostra comprensione di noi stessi e del mondo si trova costantemente ad affrontare limiti e restrizioni. Come cogliere queste diverse dimensioni della finitezza (e le sue ambiguità) nell'ambito dell'antropologia teologica? Lo studio di Henriksen analizza le diverse interpretazioni del ruolo della finitezza nella vita umana e spiega perché possono giovare all'antropologia teologica. L'Autore fornisce infatti una mappatura della finitezza aperta sull'Infinito. E lo fa con la guida di filosofi come Merleau-Ponty, Heidegger, Ricoeur, Levinas, Marion, Jonas, Derrida; di filosofi della religione come Shults, Westphal, Neville, van Huyssteen; e di teologi come Pannenberg e Tillich.
Poco conosciuto, sottovalutato e da più parti negato come invenzione propagandistica della Chiesa cattolica, il pensiero gender esiste e agisce a tutti i livelli della società. La negazione della differenza tra l’identità maschile e quella femminile non insita nella natura ma nella cultura è la prova di una vera e propria ideologia che ha per fine l’utopia di una nuova era di pace sociale senza discriminazioni. Questo libro risponde ai molti punti oscuri del pensiero gender: le sue origini, i suoi sviluppi, i suoi legami con il movimento gay e il femminismo, i problemi antropologici e biogiuridici che inevitabilmente solleva. Con una convinzione: l’unico fine che può conseguire è la distruzione totale dell’identità personale.
La grande malattia del mondo di oggi è la mancanza dell'io, l'oscuramento di cosa è l'uomo. È proprio questa crisi d'identità che è alla base del crollo delle evidenze, della violenza nei rapporti, della vita non vissuta, del senso di orfanità sperimentato da tanti. Qual è il metodo di Dio per venire incontro a questa circostanza? Cosa c'entra Abramo, quell'uomo sconosciuto della Mesopotamia? "Tutta la storia di tutto il mondo diventa chiara in un filone che parte da un uomo della Mesopotamia, Abramo. Dio lo ha scelto per farsi conoscere dagli uomini e per salvare gli uomini che navigavano in una dimenticanza totale o in una affermazione della totalità secondo una propria misura" (Luigi Giussani). Con Abramo avviene la "nascita" dell'io. La concezione dell'io come rapporto con un tu che mi chiama nella storia, la percezione dunque della vita come vocazione e del lavoro come compito assegnato da un altro, la categoria di storia lineare nel rapporto con Dio, sono dimensioni che entrano in gioco per prima volta con la chiamata di Abramo.