«Le donne si prendono con Dio una libertà che gli uomini neanche si sognano». Questo testo fondamentale del femminismo filosofico e teologico è un libro che scandalizza i custodi dei sacri poteri maschili per l'importanza che dà alla differenza femminile e per lo spirito di libertà che lo anima. Dal Medioevo al Novecento, da Margherita Porete a Simone Weil, da Angela da Foligno a Etty Hillesum, da Giuliana di Norwich a Cristina Campo, il Dio delle donne è stato infatti avvicinato attraverso l'esperienza diretta dell'incontro e l'accesso libero alla Scrittura Sacra, almeno finché la gerarchia ecclesiastica lo ha permesso. Forse solo le mistiche hanno saputo vibrare del rivoluzionario vento divino, inventare una teologia in lingua materna, rinunciare alle sicurezze delle dottrina perché «Dio possa capitare a questo mondo». Perché le donne sono l'umanità che sa che l'essenziale non è niente che possiamo produrre o conquistare e possedere, ma solo aspettare e ricevere.
Una lettura troppo spiritualizzata di Gesù e del Vangelo ci ha resi forse poco sensibili agli aspetti concreti della sua vita e del suo messaggio. Ma singolare è la quantità di situazioni nelle quali Gesù si preoccupa del cibo o invita a mangiare o partecipa a cene e banchetti. Gesù propone e vive il banchetto come l'immagine più alta del Regno di Dio, accetta inviti o si fa invitare ai banchetti e con i suoi insegnamenti ne rivoluziona le ritualità convenzionali. Di capitolo in capitolo gli autori ci conducono tra i banchetti vissuti o raccontati da Gesù nei Vangeli. Non si tratta di una semplice esegesi dei testi, ma di un'ermeneutica partecipe, disponibile a farsi interrogare dal testo e a porgli continue domande, rileggendolo nella nostra attualità. Il titolo Venite a mangiare con me prende spunto dall'ultima pagina del Vangelo di Giovanni che racconta del pasto di Gesù risorto con gli apostoli, all'alba, sulla riva del lago. Fu l'ultimo incontro con i suoi, quasi un sigillo della sua compagnia con gli uomini che nella convivialità trovava il suo simbolo più intenso. Quel momento di condivisione del cibo fu anche l'alba di un nuovo inizio per i discepoli. Così accade nella nostra esperienza, quando accogliamo, ascoltiamo, dialoghiamo nell'incontro: torniamo a essere umani.
Guardare è un rito che attraversa costantemente la nostra esistenza, in cui cecità e visione si accompagnano negli sguardi donati e ricevuti. Chiudere gli occhi è sinonimo di morire, tanto è rilevante la relazione tra lo sguardo e la vita. Esplorare il guardare significa incontrare potere e sapere, lontananza e prossimità, ascolto e riguardo, attenzione e educazione, il pensare e il credere. Siamo tutti alla ricerca, infatti, di quel sapere dell’anima che nasce dall’incontro autentico tra gli sguardi delle persone, salvaguardate dall’occhio benevolente di Dio.
Informazioni sugli autori
Emanuela Mancino insegna all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha ideato e dirige il Laboratorio di Filosofia e Pedagogia del Cinema e il gruppo di ricerca sulle Trame Educative. Autrice di articoli e saggi, tra i quali A perdita d’occhio (2014) e Farsi tramite (2014), è membro fondatore dell’Accademia del Silenzio.
Monica Quirico insegna alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino, ed è docente di Religione in un liceo. Tra le sue pubblicazioni, La differenza della fede. Singolarità e storicità della forma cristiana nella ricerca di Michel de Certeau (2005).
Se ci si lega per tutta la vita a una sola persona, si potranno ancora gustare le più intense gioie dell'amore? Il vero amore non è forse per definizione "extraconiugale"? Queste domande, che potremmo attribuire a un libertino impertinente o a una lettrice di romanzi rosa, esprimono una perplessità originariamente cristiana. A vedere nell'amore matrimoniale un ripiego che sarebbe preferibile evitare è infatti non solo chi si abbandona ai piaceri di Venere nella promiscuità sessuale, ma anche chi si dedica esclusivamente a Dio nel celibato e nella verginità. Nella convinzione che l'amore casto per Dio sia la forma più elevata di amore, il primo teologo del cristianesimo, Paolo di Tarso, raccomanda non a caso di "non sposarsi", rivelando le insospettabili radici cristiane della concezione romantica del matrimonio inteso come "tomba dell'amore". Si spiega così come mai la tradizione cristiana abbia sempre considerato l'eros una forma doppiamente "pericolosa" di amore, che minaccia non solo la castità abbracciata da celibi e vergini, ma anche la fedeltà richiesta agli sposi. Proponendo un ripensamento di questo assunto, l'Autore restituisce all'amore umano la centralità che tutti spontaneamente gli riconosciamo, liberando la sua componente erotica da quell'evidente svalutazione che, nella storia della Chiesa, ha indotto a presentare la decisione di rinunciarvi come più meritoria di quella di sposarsi.
La scienza ci offre sempre nuove scoperte a proposito dell'affascinante storia dello sviluppo della vita sul nostro pianeta e sull'ominazione: l'insieme dei "progressi" che ha segnato lo sviluppo della specie umana così come oggi la conosciamo e di cui facciamo parte: l'andatura eretta, lo sviluppo del cervello e del linguaggio, l'emigrazione su tutto il pianeta delle prime specie di "uomo". Nello stesso tempo, l'uomo rimane l'unica specie vivente a porsi interrogativi a proposito del senso e delle giuste modalità della propria presenza nel mondo. Questo libro, opera di uno dei massimi esperti a livello internazionale in tema di evoluzione, ci aggiorna a proposito della meravigliosa storia della vita (dal Big Bang a oggi) e della ancor più sorprendente storia dell'umanità (dai primati all'uomo tecnologico).
la differenza tra la donna e l'uomo e la nuova identità della donna sono due questioni oggi prioritarie, non solo in ambito socio-culturale, ma anche nella comunità ecclesiale.
Partendo da questi assunti, l'Autrice indaga sul ruolo e la missione delle donne nella Chiesa, colte nella loro differenza con gli uomini ma anche tra loro, alla luce della teologia e prima ancora dell'antropologia illuminata dal Vangelo.
La riflessione sulla differenza all'interno del genere femminile apre ai temi come l'esperienza religiosa, il dialogo interreligioso e la fraternità, la sonorità appunto, ma anche la coscienza, l'etica e le neuroscienze, e infine affronta argomenti concreti come la corporeità, la maternità, la gravidanza, dov può fare irruzione in un modo del tutto unico e speciale la ricchezza della vita e la concretezza dell'umano.
La carne dell'uomo, la sua fisicità non è affatto un accessorio o uno strumento: è la persona umana. In essa è iscritto un dinamismo teologico che indica una via, una verità e una vita che la carne di Gesù Cristo, Verbo Incarnato, ha mostrato e consegnato a chi crede in lui. Il cammino di queste pagine è scoprire la bellezza di ciò che siamo, dell'unione profonda ma tangibile tra ogni uomo e il Cristo; è rendersi conto di come l'escatologia non è sciolta dal concreto cammino antropologico, ma è intrecciata ad ogni respiro dell'esistenza umana. E la sua direzione non è il nulla della tomba, ma l'oggi di un'eternità che già ci abita in forza della Pasqua di Gesù di Nazareth. Uno studio approfondito sul pre-destino dell'uomo: "finire" con tutto se stesso, la sua carne, per essere Dio in Dio. L'anthropos apprende come l'escatologia non è una questione del domani, ma si incarna in un oggi che mostra la propria vocazione, che eleva nella vocazione e che realizza la vocazione di essere in Cristo. E, per mezzo di Cristo, di essere nell'eterno.
«Cosa ha scritto san Tommaso sul bello? La risposta a questa domanda sono i tre capitoli di questo libro. Infatti una prima risposta si ricava da tutti i lemmi che usa Tommaso per indicare il bello e che Tomagra fa girare attorno all’integrità, la proporzione e la chiarezza che a sua volta sottostanno alla Species, appunto come sinonimo di pulchrum; è necessario quindi partire dalle parole cardine che diventano la struttura del bello in san Tommaso.
AUTORE
Tomagra don Gaetano Sebastiano è nato a Scordia (CT) il 14/05/1974, dove vive ed opera. È stato ordinato Presbitero il 23/10/1999 nella Cattedrale di Caltagirone e, dopo diverse esperienze pastorali (fra le quali:Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano e Segretario del Centro Regionale per la Catechesi), attualmente svolge il suo ministero come Parroco della parrocchia San Giuseppe di Scordia. Ha conseguito la “Licenza in Teologia”, con specializzazione in Catechetica, presso la Pontificia Studiorum Universitas Salesiana – Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina, e la Laurea Magistrale in “Scienze Filosofiche” all’Università degli Studi di Catania. È anche docente di I.R.C. nella scuola secondaria di primo e secondo grado.
Grazie a Emmanuel Mounier il discorso sulle "dimensioni della persona" è entrato a pieno titolo nell'antropologia filosofica contemporanea. Eppure, ad oggi, non abbiamo ancora uno studio completo che faccia pienamente luce sul suo sviluppo storico e significato speculativo. Con il presente studio l'autore fa un passo decisivo nella direzione di tale chiarimento storico e teoretico. L'antropologia delle dimensioni della persona, frutto prezioso dell'antropologia contemporanea, appare in questo lavoro nella sua piena valenza speculativa, rivelando in pari tempo un versante educativo e una vocazione al dialogo con quanti oggi hanno a cuore la questione antropologica.
Il tema del corpo è argomento di grande complessità perché è la base per molti altri temi. A esso si lega la finitudine e la limitatezza dell'uomo, quindi il soffrire (e per opposizione, il piacere). Il corpo permette il contatto, l'incontro tra uomini, nonché tra uomo e donna. E solleva la questione della morte, tema certamente chiave perché pone il problema di come possa un Dio morire. Con tutto il ripensamento che questo comporta sulla figura di Gesù come Messia: poteva il Messia soffrire, essere denudato, ferito, deriso e venire ucciso? Eppure proprio di fronte al corpo del Cristo morto nasce la speranza della risurrezione. Parola spirito e vita n. 81. Quaderni di lettura biblica. Semestrale n. 1 - gennaio-giugno 2020
Donna fa pensare a: relazione, amica, ambiente, casa, pianeta. Immaginiamo un'economia rispettosa e amica della Terra e di tutti gli esseri umani. Questa la sfida dell'autrice, che da anni si muove fra studi economici e impegno nella fede, per riportare l'economia, cioè oikos-nomos, nel suo ambito più proprio, al servizio dell'uomo nella gestione della casa comune. La casa viene vista molto diversamente se a guardarla è un uomo o una donna. Fino a ora, lo sguardo sulla casa e sulla nostra casa comune è stato molto maschile. L'uomo guarda soprattutto al lavoro, agli aspetti materiali e istituzionali: tutto ciò è molto importante, ma se diventa uno sguardo assoluto può deformare la realtà. La donna guarda maggiormente ai rapporti, a ciò che ha a che fare con la cura. Anche questo è uno sguardo che da solo non basta, ma ne sentiamo la mancanza dentro le grandi aziende, a livello politico, nelle istituzioni in generale. Iniziamo, o continuiamo, a guardare questa casa con uno sguardo di donne. Soprattutto, iniziamo a guardarla insieme, uomini e donne. Ad immaginarne insieme il futuro.
Nessuno può vivere senza avere una madre. Non solo nel senso che tutti veniamo da un grembo materno, ma ancor di più perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia spazio, che accetti di farsi scomodare da noi quel tanto che serve per avere un luogo dove stare. Si tratta di qualcosa di così fondamentale che si potrebbe addirittura dire il contrario: nessuno può vivere davvero senza essere una madre. Per avere una vita degna e ricca, tutti aspiriamo ad essere generativi nei molti modi, non solo biologici, che la vita ci offre. Imparare il gesto della madre è perciò un compito e una sfida per tutti. Una filosofa e un teologo riflettono su questo miracolo dell'esistenza, capace di sorprendere, spiazzare, dilatare i propri confini e di coinvolgere l'altro e il nuovo, di combattere la paura della morte e invitare a camminare nella vita. Introduzione di Lucia Rodler.