Come vivere una vita più ricca di senso, in una società definita dai consumi? Il ruolo della teologia morale sta proprio nel discernere e nel portare alla luce le tracce della Provvidenza di Dio nei beni e nell'attività umana dell'economia. Qui si svolge infatti la dialettica tra giusto riconoscimento della persona, necessità delle istituzioni economiche e adeguatezza delle norme etiche.
L'oggetto della teologia morale è costituito da quelli che, in lingua latina, sono chiamati mores, i costumi o, meglio ancora, i comportamenti umani. In modo ancor più specifico, la teologia morale riflette sulla condotta cristiana a partire dalla rivelazione e dalla ragione. Nel disegno unitario della teologia sistematica, la morale non è primariamente una dottrina da studiare o un'etica da applicare, è ma lo studio del processo nel quale l'uomo, creato a immagine di Dio e redento dalla grazia, tende alla pienezza della sua realizzazione nel contesto dell'economia della salvezza storicamente attuata nella Chiesa. La teologia morale, così definita a partire dal tardo Medioevo, è dunque «teologia della vita cristiana», riferita all'esperienza, alla concretezza dell'agire o della prassi, ai mores, al bene da compiersi. Essa ha trovato una specificazione anche come «teologia spirituale» poiché una vera intelligenza della spiritualità cristiana ingloba in essa la vita morale evangelica, con tutte les ue concrete fondamentali esigenze.Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Un simposio in ottica educativa, con una problematica che si pone di fronte ad una enorme sfida: La formazione morale della persona attraverso il sacramento della Riconciliazione. Da prospettive diverse gli interventi offrono un percorso di riflessione e di azione.
Come si evince dal titolo, la tesi centrale del libro di Bernhard Häring è che la confessione sia fonte di gioia. Una gioia capace di abbattere il muro del peccato che oscura lo splendore del mistero del battesimo. "Quando sentiamo nominare il sacramento della riconciliazione il nostro cuore deve battere più forte": attraverso Cristo, che ci offre la possibilità del ritorno al Padre celeste, Dio manifesta il suo amore e "purifica nuovamente la nostra anima". L'uomo veramente riconciliato si trasforma in messaggero di pace.. "La riconciliazione e la pace vanno viste anzitutto come dono gratuito meritatoci da Cristo nostro salvatore. Ma, in quanto dono, postulano un accoglimento riconoscente. Dove non vi è riconoscenza, il dono si vanifica". Nell'Anno della Misericordia, un testo che mette al centro il Sacramento della misericordia proponendo innumerevoli spunti per la riflessione personale e comunitaria.
Nato nell'ambito di un cammino di approfondimento e confronto sul tema della legalità promosso dall'associazione teologica italiana per lo studio della morale, questo volume si pone come luogo privilegiato per indagare i delicati temi sociali che caratterizzano il nostro tempo. Si tratta di argomenti fondamentali e di attualità scottante, non dolo per gli addetti ai lavori ma per chiunque voglia dare sostanza all'impegno ecclesiale e civile per una rinnovata esperienza moralmente significativa, un'esperienza che abbia come obbiettivo il bene comune. Il tutto viene affrontato in un'ottica di incontro tra diverse discipline e attraverso il confronto con alcuni testimoni diretti della cultura della legalità.
Gli scritti editi e inediti di etica, che mostrano l'attualità della riflessione morale di Guardini dopo l'epoca Moderna, in particolare la sua dimensione "dialogica", dove il Tu non è solo Dio, ma l'altro, la persona, la comunità...
Fino a che punto è lecito operare per educare, o formare, la coscienza morale? È possibile realizzare tale processo formativo nel contesto attuale? Quale impatto – ma anche quali opportunità – presenta la sensibilità post-moderna sulla formazione della coscienza nostra e delle giovani generazioni? Quale idea di coscienza deve avere chi si occupa di educazione e in che misura gli è consentito agire entro questo fondamentale e personalissimo processo formativo? Le riflessioni di quattro docenti dello Studio teologico interdiocesano offrono a un pubblico più ampio la possibilità di avviare un dialogo interdisciplinare su questo tema.
Un testo sulla magnanimità. E' un ideale che ha le sue radici nella fiducia nell'uomo e nella sua intrinseca grandezza. E' la virtù dell'agire. E' la forma suprema della speranza umana. La magnanimità è una virtù capace di dare senso a una vita intera, trasformandola, dandole nuovo significato e guidandola verso la maturazione della personalità. E' la prima virtù che identifica un leader.
La sofferenza appartiene a quelle esperienze fondamentali che definiscono la qualità della condizione umana. Indagando sulle diverse obiezioni poste dal soffrire, quest'opera raccoglie i frutti di una figura contemporanea ancora inesplorata, quella del Beato Luigi Novarese (1914-1984). Con le sue intuizioni pastorali e con l'opera da lui fondata (Centro Volontari della Sofferenza) egli ha percorso l'itinerario centrale nella riflessione antropologica e teologica, approfondendo la questione del soffrire che appare, nell'attuale riflessione teologica, tanto urgente quanto complessa. Si tratta della inscindibile relazione esistente nella persona sofferente tra la sua vita di fede ed il suo agire morale.
Questo saggio cerca di vedere sant'Alfonso com'era, e non come alcuni vorrebbero che fosse. Percorrendo la "strada degli eccessi", di voci negative o di esaltazioni indebite, De Spirito evidenzia la disinformazione di quelle e la inconsistenza di queste. Confrontando il suo profilo interno e l'ambiente intorno con uomini e idee, etiche e ascetiche, a lui precedenti o coevi, l'Autore rivela l'infondatezza di primati attribuiti al Santo nell'attività missionaria, di vagheggiate propensioni a una "Chiesa nazionale" nel servizio episcopale, e di una supposta "rivoluzione copernicana" nella storia della teologia morale. Dallo studio, invece, della sua vita, che si svolse nel secolo dei Lumi, e dall'esame delle opere, che nel passato ebbero una diffusione mondiale, appaiono l'umanità di un simpatico santo napoletano, l'abilità del "migliore artista" della devozione popolare e la genialità di un grande maestro di vita cristiana.
Il saggio mostra uno scenario dove risulta chiaro che la società medievale, a partire dal monachesimo di S. Benedetto e proseguendo con l'analisi della Scuola francescana, racchiude in sé il cuore del rapporto tra etica, mercato ed economia. Nel libro il lettore troverà incarnati questi principi, che servono non per promuovere un ritorno nostalgico al passato, ma una nuova agorà per guardare all'avvenire, tenendo presenti i valori antropologici che provengono dal pensiero francescano e che si trovano in sintonia con le aspirazioni dell'uomo contemporaneo.
Questo libro è un saggio di economia, ma si legge come un thriller. Come in un giallo l'autore indaga partendo dagli indizi (subprime, cartolarizzazioni, Collateralized Debt Obligations, identifica le prove (le scommesse fraudolente delle banche sulla pelle dei correntisti), cerca il colpevole (la crisi è morale), rintraccia il movente ("la legge del più forte"). Ma Gaël Giraud, che prima di esser gesuita è stato banchiere e conosce di persona il mondo degli hedge fund e delle Banche centrali, si spinge oltre. E traccia la strada per cercare un futuro di vita alla nostra società, rattrappita dentro lo schema del "paradigma tecnocratico" (papa Francesco) che mira a ottenere di più (risorse, prodotti, benessere) con meno (sforzi, investimenti, partecipazione).Transizione ecologica significa una società di beni comuni in cui il credito sia considerato mezzo e non fine per realizzare riforme a vantaggio di tutti e benefiche per l'ambiente: rinnovamento termico degli edifici, cambi di prassi nella mobilità, tasse più alte per chi inquina, in pratica "un'economia sempre meno energivora e inquinante". "La transizione ecologica sta ai prossimi decenni come l'invenzione della stampa sta al XV secolo o la rivoluzione industriale al secolo XIX - spiega Giraud -. O si riesce a innescare questa transizione e se ne parlerà nei libri di storia; o non si riesce, e forse se ne parlerà fra due generazioni, ma in termini ben diversi!".