Che cos'è la fede? Come nella storia della teologia si è evoluta la riflessione su di essa? L'Autore avvia un percorso di lettura storica e teologica. Il risultato è un itinerario affascinante attraverso una serie di "quadri storici": dal concetto di Sacro nella mentalità primitiva alla Rivelazione del Santo nell'Antico e Nuovo Testamento, alla dimensione della fede in sant'Agostino, in san Tommaso fino alla definizione che il Concilio Vaticano II ha dato della fede nel Dei Verbum. Una riflessione stimolante e originale sull'argomento.
Un testo che esprime profonda fiducia nella umana capacità di discernimento senza ignorare la complessità del presente e le distorsioni degli stili di vita dominanti.
Il fecondo quanto inaspettato intreccio tra i percorsi di Pieper e di Bonhoeffer - due interpreti della sapienza della Parola e della ricerca umana di senso - sollecita ad assumere la ricerca del vero e del bene come fecondo lievito operante nella storia, contestando radicalmente qualsiasi rassegnata accettazione dell'esistente.
Sapienza e intersoggettività, autonomia della coscienza ed esercizio del discernimento rendono possibile la realizzazione di un'esistenza autenticamente umana senza rinchiudersi nella logica del privilegio di sè.
Oggi l'opposizione tra il laicismo e la Chiesa cattolica, tra l'esistenza senza Dio, libera dai valori tradizionali, e l'esistenza nella fede cristiana, in Dio e con la libertà legata alle norme morali cristiane, sembra "essersi avviata su un binario morto". Il vero conflitto, invece, ha luogo tra i laicisti da un lato e i tanti laici dall'altro, che vivono con Dio e in libertà sulla base dei valori cristiani affermati dalla Chiesa. Percorrere quest'ultimo binario è lo scopo del libro, che mette a confronto la filosofia laicista di origine illuministica con la filosofia della grande tradizione filosofica cui si richiamano i laici cattolici, nonché la Chiesa stessa. Dopo un'analisi approfondita di questo tema centrale, il volume chiarisce alcuni fraintendimenti su punti talvolta ritenuti "irragionevoli" della fede cristiana, per poi affrontare la discussione dei temi più attuali nel campo dell'etica e in particolare della bioetica.
La fortuna di molti saggi recenti che si candidano a svelare intrighi, misteri e menzogne della religione, e in realtà sono alle prese con le sue caricature più aberranti ed improbabili, è così grande da suscitare sospetto. Risulta assai più feconda l’attenzione alla bellezza della religione, che emana dai gesti di chi accoglie il rapporto con Dio come fondamento della propria libertà. Dio infatti non si impone, non viola l’uomo, non lo seduce con la promessa di convenienze opportunistiche, di semplificazioni magiche, di gratificazioni infantili. Il rapporto con Dio forma la libertà, la sostiene nel suo compito di rispetto e apertura al mistero di sé, degli altri, del mondo.
Paolo Zini (1966) è religioso tra i Salesiani di Don Bosco. Laureato in Filosofia e Teologia è docente di Filosofia morale e Filosofia della religione presso il Centro Salesiano di Studio «Paolo VI» di Nave (BS) affiliato all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha pubblicato presso l’editrice Glossa i volumi Semantica dell’onnipotenza. Hegel e Barth: Volto della storia, volto di Dio (2003) e Libertà e compimento. Saggio di filosofia della religione (2008). Con Fede & Cultura ha pubblicato La speranza del gesto educativo (2010).
Secondo una tradizione rabbinica, nell’olam ha-ba’ (il mondo futuro) noi staremo seduti tutti in cerchio intorno a Dio, ed egli risponderà alle nostre domande. Che, essendo numerose, anzi infinite perché in questa vita sono in gran parte rimaste inevase, impegneranno l’eternità. Ma questo – al di là delle leggende e dei paradossi – è proprio il problema fondamentale della nostra esistenza, della nostra storia, della nostra teologia: la mancata rispondenza “automatica” tra domande e risposte.
Anche questo volume si colloca sulla scia del “primato delle domande”, perché pur nella ricchezza delle fonti citate, antiche, moderne e contemporanee, non ha la pretesa dogmatica di darci altrettante risposte. E questo non è un segno di agnosticismo, ma di fede, di attesa escatologica certa. Noi sappiamo che anche Gesù ha sperimentato dei “perché” senza risposta: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Matteo 27,46). O meglio, dei “perché” la cui risposta è al di là della morte.
L’autore
Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano allo Jonio, è sacerdote della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri. Dopo la laurea in Pedagogia al Magistero di Palermo, ha conseguito all’ Angelicum di Roma il dottorato in Diritto canonico. Dal 1976 al settembre 2006 è stato membro del Consiglio Generale della sua Congregazione, ha insegnato religione nella Scuola pubblica e ha operato come cappellano al Carcere minorile di Palermo. È postulatore delle Cause di canonizzazione dei beati Giacomo Cusmano e Francesco Spoto e di quelle di beatificazione della SdD Vincenzina Cusmano e del SdD Francesco Paolo Gravina. Ha pubblicato tra gli altri: Sulle orme del Divino Viandante (2007); Sulla tua Parola (2007); San Paolo, l’innamorato delVolto di Cristo (2008);Alla ricerca di Colui che ti cerca (2008); La Chiesa che vorrei (2009); Briciole di speranza,...per guardare oltre, I (2009); Ars spes Ecclesiae (2009).
La questione della verità è molto complessa, non può essere più ridotta alla adeguatio perché questa va bene per una concezione metafisica fondata a sua volta su una gnoseologia di stampo metafisico, che prevede che l’intelletto dell’uomo sia intenzionato alla verità dell’essere. Quindi la veritas come adeguatio presuppone un logos che è soprattutto dichiarativo e dimostrativo delle cose, secondo quella che è l’impostazione classica di Aristotele, ripresa in gran parte da S. Tommaso. Mentre il logos dichiarativo è apodittico, cioè non ammette contraddizioni, la proposizione è vera o è falsa – viceversa la tematica del verbum mentis in Lonergan, afferma che l’avvicinamento alla verità è progressivo, non soltanto dichiarativo. Si potrebbe dire che nella concezione rivelativa della verità il primato ce l’ha non tanto l’intelletto che si adegua, ma l’essere stesso che si svela. Il Verbum mentis di Lonergan ripreso da S. Tommaso è proprio questo: il verbum mentis è l’illuminarsi alla coscienza dell’essere, quindi c’è questa reciprocità tra l’intellezione e l’essere. La nostra conoscenza arriva al concetto ma quel Verbum mentis è l’ultimo approdo di un processo lungo che è storico, progressivo e dinamico.
Ireneusz Wojciech Korzeniowski
sacerdote diocesano. Dopo aver completato gli studi all’Università di Lublino, ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e il dottorato in filosofia alla Pontificia Università Lateranense. Dall’ottobre 1999 è assistente aggiunto presso l’Istituto di ricerche sui polacchi dispersi nel mondo (Università Cattolica di Lublino). Tra Le sue pubblicazioni segnaliamo: I segni dei tempi nel pensiero di Giovanni Paolo II, Dehoniane, Roma 1997; Fede e atto di fede in Louis Billot. Una ricognizione storicocritica, Dehoniane, Roma 1999; Il «Verbum mentis» in Bernard Joseph Francis Lonergan, PUL, Roma 2008; L’ermeneutica veritativa di Emilio Betti, Città Nuova Editrice, Roma 2010. E’ editore del volume: Per un’ermeneutica veritativa. Studi in onore di Gaspare Mura, Città Nuova Editrice, Roma 2010.
Il "Contra quatuor labyrinthos Franciae", redatto tra il 1178 e il 1179 da Gualtiero, priore dell'abbazia parigina di San Vittore, attacca il pensiero di quattro maestri delle sentenze del XII secolo: Pietro Abelardo, Gilberto Porreta, Pietro Lombardo e Pietro di Poitiers. Gualtiero afferma che l'errore dei quattro teologi consiste nella scorretta calibratura del rapporto tra ragione e fede, che rende la dialettica uno strumento di confusione e non di chiarificazione del dato rivelato. Anche se la critica del vittorino è spesso priva di acribia e obiettività, oltre che irruenta e talvolta malevola, nel ricostruire il pensiero degli avversari, diventa lucida e penetrante nella ricerca di argomenti capitali che, colpendo le fondamenta, provochino il crollo di tutto l'edificio concettuale delle sentenze. Il pamphlet è l'interessante documento di una proposta di conservatorismo teologico e una rilevante testimonianza dei pericoli del genere sentenziale proprio nell'epoca della sua fioritura.
La bellezza della fede cristiana per i "discepoli di Emmaus postmoderni".
“Contro-canti”: cioè pensieri, riflessioni, ragionamenti non in linea con il politicamente corretto. Non in accordo con le banalità dei luoghi comuni che assediano una cultura sempre più effimera e superficiale. Abbiamo semplicemente voluto ragionare, liberamente, sulle questioni importanti: Dio, la vita, l‟amore, la fede, la morte, l’aborto, l’eutanasia… Questa fatica, di analizzare la realtà, la cronaca, ciò che passa e ciò che resta, nasce da uno sguardo sull’ambiente circostante curioso, speranzoso, dinamico; nasce da un’amicizia all’interno dell’associazione, “Libertà e persona”, che da diversi anni cerca, come una voce fuori dal coro, di dire la sua, ma in accordo con una bimillenaria Tradizione che a noi non pare debba essere così facilmente cancellata in nome di un progresso spesso fasullo e di una mancanza di ideali e di valori, che sfocia sovente nel più triste nichilismo.
Francesco Agnoli vive e insegna a Trento. Collabora a “Il Foglio”, “Avvenire”, e alla rivista “Il Timone”. Ha pubblicato: Controriforme - Antidoti al pensiero scientista e nichilista, Contro Darwin e i suoi seguaci - (Nietzsche, Zapatero, Singer, Veronesi, Odifreddi…), La Liturgia Tradizionale, Storia dell’aborto, 1968, con Fede & Cultura. Collabora da anni a Radio Maria e al sito www.libertaepersona.org.
Marco Luscia, docente a Trento, autore di “Chiesa, sesso e morale” (Sugarco); collabora a www.libertaepersona.org
Co-Autori: Irene Bertoglio,G iuliano Guzzo, Enzo Pennetta, Don Massimo, Gianluca Marletta, Lorenzo Schoepflin, Giulia Tanel, Luca Bell
«Questo libretto cerca di accostare l’identità di Gesù – e quindi quella dei suoi discepoli – a partire dal gesto feriale e ovvio del suo abitare, considerando il luogo in cui egli si è sentito a casa. Il testo tenta di evidenziare come lo sguardo del Signore restituisca il carattere originariamente “domestico” a tutte le cose e le persone del mondo» (dall’Introduzione). Fin dalle prime pagine, le Sacre Scritture, mostrano la volontà di Dio che il mondo intero diventi una casa ove abitare confidenti, liberi dalla paura. Sullo sfondo dello stile abitativo di Gesù e della sua visione del mondo come “casa”, l’autore prende in considerazione la singolare consapevolezza del Maestro di essere – attraverso la Pasqua – la pietra angolare che conferisce saldezza e definiva abitabilità a tutta intera la creazione. Di conseguenza anche la fede del discepolo avrà a che vedere con lo stare al mondo, dimorandovi e contribuendo alla sua costruzione secondo lo stile del Signore.
Il volume pubblica gli Atti del Convegno di Studio promosso dalla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano nel febbraio del 2010. I saggi qui raccolti si propongono di esplicitare e approfondire le possibilità di applicazione dell'approccio tra teologia ed estetica, concentrando la riflessione intorno a due tematiche di particolare attualità. La prima è quella che riguarda il peso della dimensione sensibile-affettiva nell'esperienza della realtà e, dunque, anche di Dio. La seconda è quella dell'importanza che deve essere riconosciuta alla dimensione sociale-mondana nella costituzione dell'interiorità umana. Dal punto di vista teologico, il filo rosso che unisce i due temi, è in ultima analisi il senso del primato teologale di agape, come luogo di verità per l'origine e il compimento dell'uomo. La sensibilità umana è radicalmente recettiva, nei confronti della qualità spirituale che si apre mediante la fede. E il legame instaurato dall'incarnazione di Dio con la storia dell'uomo si oppone alla perdita della bellezza dei suoi legami affettivi e mondani.
Convegno di Cefalù 2009. Obiettivo del convegno: ridare gioia e fiducia agli uomini di buona volontà, affindando loro il compito di ripartire dalle città". "