
Quante volte abbiamo sentito parlare, nella nostra vita, di vocazione? Ci è stato detto che dovevamo capire quale fosse là nostra vocazione, quasi si trattasse di qualcosa di predeterminato che noi dovevamo solo scoprire per essere felici, per realizzarci. La Scrittura ci conduce verso una visione differente della vocazione, che salvaguarda la libertà di Dio e il suo rapporto personale con ognuno e, allo stesso tempo, prende sul serio la libertà dell'uomo non solo nel dare o no l'assenso alla chiamata di Dio, ma anche nel costruire insieme a lui la propria esistenza.
Se anche qualche vescovo volesse gettare uno sguardo su questi sogni, ci permettiamo di indicare la lettura del Terzo, del Settimo e del Sedicesimo e magari anche del Decimo, ma soprattutto del Nono, affinché veda quali meravigliose visite pastorali sarebbero quelle che potessero sempre far saltare di gioia san Francesco.
Per il Giubileo dei Sacerdoti e dei Seminaristi, Papa Francesco, desiderava diventare predicatore di Misericordia. L'evento, vissuto come un vero e proprio ritiro spirituale, ha visto il Pontefice intrattenersi nelle tre grandi basiliche - San Giovani in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura - con oltre sei mila sacerdoti invitandoli a riflettere e a pregare per essere sempre ministri di misericordia. Il volume, la cui Prefazione è a firma di monsignor Rino Fisichella, raccoglie gli interventi e le omelie del Santo Padre pronunciate nel corso del ritiro spirituale. Un vero e proprio momento di preghiera in cui la vicinanza con tutti e la misericordia diventano il senso dell'umanesimo auspicato da Papa Francesco che attraverso le sue parole non smette di rincuorare i sacerdoti spronandoli nel loro cammino di ministri di misericordia.
Durante il concilio Vaticano II i cardinali Dopfner e Suenens criticarono la «separatezza» della vita religiosa, sostenendo che una realtà incentrata su se stessa non è più comprensibile e appetibile. Dopo cinquant'anni, oggi è papa Francesco a mettere al centro della riflessione l'invito a «uscire dai propri recinti» e la consapevolezza che nella vita religiosa serve un supplemento di luce per la cultura dell'incontro e la qualità delle «relazioni», essendo «questo il modo cristiano di promuovere il bene comune e la gioia di vivere». Il papa invita a prendere atto che le relazioni umane sono al centro di tutto, sono il fulcro attorno al quale, nel bene e nel male, ruota l'esistenza umana. Anche la Chiesa ha bisogno di approfondire questo aspetto a partire dal modo di credere, che non viene alimentato solo dalle idee e dai libri, ma soprattutto dagli incontri che cambiano la vita.
Le Maestre Pie dell'Addolorata sono religiose che in Italia, Stati Uniti, Messico, Brasile, Bangladesh e Zimbabwe si spendono per ogni vita che incontrano: che siano i bambini e giovani delle scuole o delle case famiglia; che siano i disabili o gli anziani di un pensionato; che siano le donne a cui offrire un lavoro dignitoso. Denominatore comune del loro servizio è la gioia o, come la chiamava la Beata Elisabetta Renzi, fondatrice dell'Istituto, l'allegrezza di spirito. Come già la loro fondatrice, le Maestre Pie dell'Addolorata continuano a vivere nel mondo attente ai segni dei tempi, per essere realmente testimoni di speranza e di gioia ovunque si trovino ad operare.
Questo testo prova a descriverla, senza cadere nell'idealità astratta e nemmeno nascondendone difficoltà e rischi. Ma non si può tacere quanto è accaduto grazie a un discreto numero di sacerdoti che si sono resi disponibili. Occorre conoscere per capire cosa accade su di una nave in crociera: turisti in vacanza, marinai e ufficiali al lavoro. Due realtà tanto distanti l'una dall'altra, eppure entrambe accomunate dalla stessa condizione, il viaggio in mare. Accostandosi all'una e all'altra è possibile entrare nel cuore di ogni persona, con i suoi desideri, sofferenze e speranze. Proprio in questo avvicinamento, fino alla condivisione gratuita e generosa, si è distinta l'opera dei cappellani di bordo. Ogni volta infatti che siamo accanto a un uomo o a una donna, di qualunque lingua, cultura e religione, noi incontriamo Cristo. Questo racconto, presentato come un viaggio, pone interrogativi inquietanti riguardo al futuro: chi si prenderà cura di loro? Non possiamo far finta di niente e ignorarli. Accanto alle numerose iniziative pastorali già in atto, bisogna che ne cerchiamo altre.
Il volume raccoglie i Messaggi finali degli eventi principali vissuti da migliaia di consacrati e consacrate a Roma: il Colloquio ecumenico, il Congresso dei formatori e delle formatrici, l'Incontro dei giovani consacrati e consacrate e infine la Settimana in comunione (incontro mondiale celebrato da tutte le forme di vita consacrata a chiusura dell'Anno dedicato. Al suo interno i testi sono tradotti in italiano, francese, inglese e spagnolo.
In un'epoca come la nostra, in cui il ruolo della donna è venuto ad affermarsi sempre di più anche nella vita pubblica, ci si è completamente dimenticati di quanto l'emancipazione delle donne abbia ricevuto una vera e propria spinta dal Cristianesimo delle origini. L'autrice della presente opera si propone di dimostrare come, fin dalle origini del Cristianesimo, la donna abbia avuto una partecipazione attiva e con pari dignità dell'uomo alla vita stessa delle primissime comunità cristiane, come dimostrato dall'esistenza del diaconato femminile e ricevendo, inoltre, la possibilità di svincolarsi dall'autorità maschile. Significativo esempio è l'affascinante vita della diaconessa Olimpia, personaggio di primo piano nella Chiesa orientale. Fu figura di grande asceta che visse in povertà, donando ai poveri le proprie ricchezze. Personaggio di eccezionale carisma, venne ordinata diaconessa ancor prima dell'età minima permessa; godette di una stima incondizionata da parte dei più grandi teologi e padri della Chiesa a lei contemporanei e seppe tener testa ai potenti della terra, incluso lo stesso imperatore.
In un tempo di crisi della nuzialità, il cardinale Ouellet, prova a fornire un approfondimento teologico capace di supportare i preti di fronte alle sfide contemporanee. Come scrive egli stesso nell'Introduzione al volume: "i preti in esercizio e le vocazioni in cammino verso un impegno definitivo nel sacerdozio hanno bisogno di comprendere senza pregiudizi il valore e la bellezza d'una tradizione che non manca di credenziali"; ed è per questo che il volume è aperto dalla presentazione di alcuni elementi di questa tradizione, soprattutto latina. L'intendimento dell'autore è l'approfondimento teologico del rapporto tra celibato sacerdotale e il legame nuziale di Cristo alla Chiesa. Tale legame illumina il sacramento del matrimonio ma anche del celibato vissuto come vita consacrata e o come ministero ordinato.
«Niente unisce maggiormente con Dio che un atto di misericordia, sia che si tratti della misericordia con la quale il Signore ci perdona i nostri peccati, sia che si tratti della grazia che ci dà per praticare le opere di misericordia in suo nome» (papa Francesco).
La speranza con cui guardiamo al futuro si nutre, da una parte, del ricordo grato per il passato e, dall'altra, della passione di vivere generosamente il Vangelo di Gesù. Il nostro passato, infatti, ci insegna che il necessario rinnovamento della vita consacrata è quello di dare forza ai fondamenti che ci sostengono. Oggi, d'altronde, solo un'esistenza appassionata può svegliare le coscienze dei nostri fratelli. In tal modo siamo aperti al futuro e vogliamo sviluppare un'identità capace di accoglienza, che parli un linguaggio adatto a portare al mondo il mistero che ci avvolge.
In un discorso ormai divenuto famoso, del 22 dicembre 2005, Benedetto XVI ha visto nell'interpretazione del Concilio ecumenico Vaticano II e nella lotta tra due ermeneutiche contrapposte - quella "della discontinuità e della rottura" e quella "della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato" - uno dei principali problemi del nostro tempo. Secondo l'ermeneutica della rottura - che ha goduto spesso "della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna" con il Concilio ha avuto inizio una nuova Chiesa, relegando quella del passato tra i rottami della storia. In realtà quello che il Concilio ha inteso fare è una riforma, in cui il passato continua ad essere rispettato ed amato, e l'immutabile deposito della fede, cioè il Vangelo, viene riproposto in modo rinnovato, purificato, ed arricchito nella sua comprensione e formulazione. Pietro Cantoni affronta questo argomento con il distacco e l'oggettività di una teologia che vuole essere fedele alla Parola di Dio, al Magistero della Chiesa e alla metafisica classica.