
L'intensificazione degli scambi informativi fa parlare spesso d'omogeneizzazione della società resa trasparente dalla possibilità di connettersi con tutte le potenziali fonti di notizie e ricevere informazioni in tempo reale da tutte le parti del mondo. Ma il giornalismo non è una mera trasmissione di dati e di informazioni, bensì un prodotto culturale. Questo libro descrive perché abbiamo sempre più bisogno del giornalismo, come e perché è nata questa forma d'intermediazione culturale, come funziona e quali percorsi, probabilmente, prenderà in futuro.
Leo Longanesi nell'ultima fase della sua vita, trascorsa a Milano, dove diede vita anche all'omonima casa editrice, fondò e diresse "Il Borghese". Durante la sua direzione la rivista mirò a dare visibile rappresentanza alla borghesia italiana che inclinava a destra e nutriva ostilità verso ogni pensiero progressista. Questo libro partendo dall'analisi della posizione tenuta dal "Borghese" nei confronti dei diversi aspetti politici, sociali e culturali dell'Italia degli anni Cinquanta, affronta anche problemi di ordine generale quali l'influenza di Longanesi sul giornalismo e la cultura italiana, la questione della destra culturale nell'Italia repubblicana, la trasformazione della società alla vigilia del "miracolo economico".
Gli inizi avventurosi dei giornali e il primo formarsi dell'opinione politica pubblica. A intervalli regolari, verso la metà del Cinquecento, nelle piazze delle grandi città si diffuse una merce mai vista: fogli manoscritti dove si potevano leggere resoconti di attualità politica e militare e tante altre informazioni. Poi arrivarono le prime gazzette a stampa, le composizioni satiriche, le relazioni politiche e si impose ai governanti un problema nuovo: consentire la circolazione delle notizie politiche? Controllarle?
Oggi sempre più persone si sentono schiacciate dal divario tra le informazioni che dovrebbero assimilare e quelle che riescono effettivamente a interiorizzare. Ciascuno di noi è costretto ad armeggiare più volte al giorno con una mezza dozzina di strumenti differenti (telefono, cellulare, sgreteria telefonica, fax, e-mail) per essere certo di non aver trascurato nessun messaggio importante e la paura più grande della nostra epoca è diventata quella della disconnessione, dell'essere tagliati fuori dal flusso incessante di notizie che percorre la società delle reti... L'autore analizza la società dell'informazione eccessiva, tracciando un quadro delle cause e delle conseguenze dell'overdose cognitiva.
Un testimone e protagonista di cinquant'anni di giornalismo italiano racconta la storia del giornale, il mestiere di chi lo fa e come, con l'arrivo del marketing, si siano trasformati il prodotto e l'autore. In questa nuova edizione, ampiamente riveduta e aggiornata, viene in particolare proposto un nuovo "diario" del lavoro settimanale di alcune testate nel corso del gennaio 2002, e sono esaminate le conseguenze della recente crisi degli introiti pubblicitari.