
Il volume nasce dal desiderio di dialogare con il silenzio, accompagnati dalle riflessioni e dalle esperienze di pedagogisti e filosofi dell'educazione, oltre che dalla voce di chi a vario titolo ha sperimentato la sua ricchezza nella dinamica educativa. Ogni persona è un silenzio, riprendendo un verso del poeta Saramago, perché da esso e in esso si nasce, ad esso poi si ritorna. Inoltre, la persona è silenzio perché non tutto di lei è dicibile, comunicabile, dichiarabile. La ricchezza pedagogica del silenzio è nella gratuità e apparente inutilità della sua presenza, che tuttavia descrive il silenzio come "passività feconda", ovvero capacità di farsi ospitali per far germinare altro da sé. Il silenzio allora è incontro con la propria interiorità, affinando la capacità di attenzione quale forma di conoscenza profonda di sé e dell'altro; inoltre, esso rende possibile l'accoglienza dell'alterità nella sua integrità, manifestandosi nella forma dell'ascolto, e dona alla relazione una profondità, ma anche un respiro aperto. Per questo motivo, adulti ed educatori dovrebbero saper rispondere dei propri silenzi quando esprimono forme di assenza, ignavia o indifferenza; dovrebbero saper tessere "presenze presenti", in grado di accogliere e far risuonare le domande silenziose che accompagnano l'umanità
Giocare-senza-giocattoli non è uno slogan né una moda del momento, ma la proposta del recupero del gioco libero e spontaneo dei bambini mediato da non-giocatti ossia da elementi naturali o oggetti della quotidianità che non sono stati progettati originariamente per giocare. L'esperienza del cestino dei tesori, del gioco euristico, degli adventure playground e della playbox costituiscono alcune delle proposte per la rivalutazione delle attività ludiche che non richiedono uso di giocattoli preconfezionati, prodotti dell'industria specializzata del giocattolo, ma si riferiscono a materiale "povero", quotidiano e all'esperienza dell'outdour education. Un aspetto particolare del gioco senza giocattoli è rappresentato dalla mindfulness che viene proposta come attività ludica per favorire l'attenzione selettiva, la concentrazione e il silenzio anche con bambini piccoli. Esperienze e ricerche compiute con educatrici ed insegnanti connotano le proposte presentate per giocare senza giocattoli.
Il mondo dei giovani è spesso in balia delle proprie pulsioni, agendo frequentemente in modo istintivo e dannoso per se stesso e per la società. Ne derivano situazioni che hanno importanti risvolti psicologici e morali, ma anche conseguenze legali, spesso gravi. Nascondersi dietro la scusa: "Era solo un gioco" non protegge un giovane dall'essere condannato, ad esempio, per maltrattamenti o lesioni personali, così come affermare: "Io guardavo e basta" dall'accusa, ad esempio, di concorso nei reati sessuali. Ecco l'indice degli argomenti: 1. L'abuso di alcool come passatempo e strumento per socializzare 2. L'uso abituale di droghe per sentirsi vivi e per anestetizzare la vita 3. Prestazioni sessuali fra giovanissimi e abusi sessuali di gruppo 4. Le aggressioni a estranei per divertimento e le risse da strada come conferma di aggregazione 5. Il bullismo e il cyberbullismo 6. L'uso irresponsabile dei social: scambio di immagini sensibili e revenge porn 7. Molestie e atti persecutori quando la relazione a due finisce 8. Pornografi a tra giovanissimi e pedopornografia: un bombardamento di genitalità immediata e violenta 9. Condotte di autolesionismo e disprezzo della vita 10. Risvolti psicologici e legali della volontà di cambiare genere Su ciascun tema i due autori, con le loro competenze, spiegano da un lato quali sono le leggi, i reati e le procedure legali e dall'altro quali sono le motivazioni, i problemi e i possibili interventi educativi. Prefazione di Gustavo Pietropolli Charmet.
La nuova edizione del più importante saggio pedagogico di Romano Guardini. In queste pagine ci guida alla scoperta del nucleo originale del «fenomeno dell'educazione» nelle diverse età della vita, ciascuna con i propri problemi e le proprie conquiste, con la lucidità e la sapienza di chi conosce il segreto della persona e della libertà, e la credibilità del grande educatore. Una lettura per tutti, in quanto formatori di persone e di se stessi.
Non un manuale di istruzioni per risolvere i problemi della scuola, né formule magiche per lezioni perfette. Questo libro è una raccolta di intuizioni ed esperienze sul campo, spunti da cui partire - o ripartire - per affrontare l'avventura di insegnare e il rischio di educare. Con una scrittura agile e in capitoli brevi, l'autore condivide quello che ha imparato da docente e dirigente e prima ancora come alunno: che a scuola si può trovare la felicità, nella conoscenza e nelle relazioni, nelle scoperte e negli incontri.
Conservare la dignità umana oggi non è facile, soprattutto per chi non sa difendersi dai pericoli della Rete prevalenti in questo tempo di cambiamento. Quali sono i rischi di dipendenza dai media?
Dopo aver lasciato Cambridge nel 1910 e prima della nomina a Harvard (1924), Whitehead disseminò in vari scritti la sua filosofia dell'educazione. Questo testo ha il pregio di avere uno stile limpido che permette a ogni lettore di trovarvi questioni affascinanti e attualissime. Qui l'insegnamento e l'educazione mostrano tutta la forza delle intuizioni che saranno sviluppate pienamente nell'opera di Whitehead, affermatosi come una delle voci più originali della filosofia americana, insieme a quella di John Dewey. Rivolgendosi a un gruppo di educatori, Whitehead spiega: "Il punto di questo discorso è il carattere ritmico della crescita. La vita interiore dell'uomo è una rete di molti fili. Non crescono tutti insieme per estensione uniforme". Un ricercatore, un educatore, un insegnante, un genitore di oggi può vedere in queste affermazioni la prefigurazione dell'attenzione ai diversi stili di apprendimento e alle intelligenze multiple, le quali rendono questi scritti di Whitehead un classico inestimabile della pedagogia del XX secolo.
Da oltre quarant'anni Silvio Cattarina vive ed è impegnato con ragazzi difficili, sfortunati, che approdano a L'Imprevisto, un gruppo di comunità e centri terapeutici che hanno sede a Pesaro. Queste pagine sono al tempo stesso una testimonianza e una riflessione sull'esperienza di chi quotidianamente è in dialogo con i giovani, vittime «dell'insignificanza, della distrazione, della prestazione, del denaro; sferzati e abbattuti dalla bufera dell'immediato, dell'istinto, dell'effimero! È una guerra». Proprio la rinascita di tanti giovani che hanno fatto un cammino nella Comunità rende emblematica l'esperienza de L'Imprevisto. Essa mostra che l'emergenza educativa chiede adulti «dal cuore grande, capaci di accoglienza, aperti alla misericordia. Insomma, occorre l'educazione, una rinnovata capacità educativa dell'intera società». I testi qui raccolti sono come una sinfonia. I temi si rincorrono, sono ripresi, ogni volta con sfumature nuove, suggeriti talora da fatti accaduti, oppure proposti in maniera più articolata in occasione di interventi pubblici. Ciò che li accomuna sono la commozione e la passione per il destino dei giovani perché si compia in loro la grande promessa della vita. Prefazione di Franco Nembrini.
Sulla scuola è stato detto e scritto davvero di tutto, trattandosi di un'istituzione da secoli centrale per il progresso delle società, per l'alfabetizzazione dei popoli e per la formazione degli individui. Indicare prospettive di miglioramento, o anche solo di cambiamento, è praticamente impossibile relativamente a un contesto così complesso quale quello scolastico. Consapevole della parzialità di qualsiasi posizione e della fragilità di qualsiasi tentativo esplicativo, Valeria Rossini ha provato a guardare la scuola senza retorica, con il giusto distanziamento che solo consente di dare fiducia alla sua insostituibile funzione di istruzione, educazione e socializzazione delle nuove generazioni, di riconoscere la fatica e la dedizione di chi in essa lavora in qualità di dirigente, docente, collaboratore, esperto. Il volume si propone di tratteggiare un possibile profilo identitario della scuola del terzo millennio, sempre più protagonista del dibattito politico e della vita pubblica, ma spesso vittima di investimenti economici insufficienti e di scarsa credibilità sociale.
Sono passati più di cinquant'anni dalla pubblicazione di Lettera a una professoressa, ma nessuno ha mai risposto agli studenti che l'hanno scritta a Barbiana. A parte importanti e significativi articoli e saggi, non esiste una lettera di risposta ufficiale e completa. Così Marco Pappalardo ha provato a rispondere in queste pagine: quasi fosse un testo a fronte, dopo ogni paragrafo della lettera originale si trovano le sue riflessioni. Certo, l'autore è figlio di un altro tipo di scuola, ma crede che gli studenti di Barbiana e le loro parole, con gli insegnamenti di don Milani, abbiano moltissimo da dire oggi. Questo lavoro nasce dall'esperienza di ascolto che da anni Pappalardo vive a scuola con gli alunni, dalle loro mille e varie domande, dai tanti temi scritti e letti, dai dialoghi in aula, nei corridoi, sui social. Non sempre si hanno le risposte, sicuramente non quelle pronte o per l'occasione, però si cerca di ascoltare, di dedicare tutto il tempo necessario, di dare a ciascuno lo spazio richiesto, di "essere- scuola tra passione per lo studio e per la vita.
Attraverso un'ampia rete di contatti internazionali, la Scuola di Alta Formazione EIS (Educare all’Incontro e alla Solidarietà) dell’Università Lumsa di Roma ha raccolto informazioni e testimonianze relative ad attività solidali che rientrano negli assi del Patto educativo globale promosso da papa Francesco: Dignità umana e diritti; Pace e cittadinanza; Fraternità e sviluppo; Ecologia e tecnologia; Culture e religioni.
Le buone pratiche scelte, segnalate da associazioni di volontariato, famiglie religiose, movimenti, reti di scuole, istituzioni universitarie, si ispirano all’appello del papa relativo all’urgenza di costituire un «villaggio dell’educazione», nel quale ci si impegni per dare vita a una rete di relazioni umane e aperte.
Il volume è corredato da numerose fotografie a colori.
In un tempo in cui il tema educativo è profondamente in crisi e, contemporaneamente, in grande ripensamento, questo libro di Davide Brasca giunge come una ventata d'aria fresca. L'autore, che ha vissuto personalmente e da protagonista l'esperienza scout, e che ancora è impegnato in attività a favore del recupero di ragazzi e giovani in difficoltà anche al di fuori del mondo del roverismo/scoltismo, offre qui una riflessione a tutto tondo sul senso di educare in un mondo che ha smesso di farlo. Se la prospettiva immediata è quella dell'ambito dello scoutismo, la proposta di Brasca vale però per ogni ambito formativo e educativo, offrendosi come uno sguardo di prospettiva per il futuro del lavoro con le nuove generazioni, a partire da un Vangelo e da un cristianesimo che non possono semplicemente evitare il confronto e la "messa in campo-. Un libro ricchissimo di temi, quello di Brasca, che farà discutere e che offrirà spunti a chiunque abbia a cuore la crescita umana e cristiana dei giovani. «Occorre, sempre, guardare e riguardare. Questo libro è una di quelle coseche va guardata e riguardata,meglio se si potesse fare insieme». (Marilina Laforgia)