Quali sono i criteri con cui la crudeltà, ampiamente mostrata dai media vecchi e nuovi, è occasione di sdegno o di intervento "umanitario"? La risposta è che lo sdegno dipende da un complesso di circostanze, tra cui gli interessi materiali in gioco e la fondamentale indifferenza delle opinioni pubbliche occidentali. Come si è determinata questa strana mescolanza di insensibilità e moralismo? Riprendendo il tema della crudeltà nel mondo classico e moderno, come si manifesta soprattutto nella letteratura e nella cultura di massa, il saggio analizza la complessità dello "sguardo" come ottica culturale: non è la crudeltà a essere finita ma il nostro sguardo culturale a non vederla più. È così che dalla fine della guerra fredda, ormai da quasi venticinque anni, l'Occidente combatte guerre in mezzo mondo senza che la sua vita quotidiana sia alterata e in un'indifferenza appena venata di voyeurismo.
"Queste sono storie ispirate a delle esistenze comuni, da cui trarre spunti per rivelare ed esporre una straordinarietà altrimenti difficile da cogliere. Se vogliamo che ciò che all'apparenza ci è familiare lo diventi davvero, dobbiamo per prima cosa rendercelo estraneo. Si tratta di un compito difficile e la piena riuscita è quanto meno incerta. Tuttavia è questo l'obiettivo che noi, lo scrittore di queste quarantaquattro lettere e i suoi lettori, ci prefiggiamo per la nostra avventura. Ma perché proprio quarantaquattro? Sospetto che la maggior parte dei lettori si porrà questa domanda. Sento di dover loro una spiegazione. Adam Mickiewicz, il più grande poeta romantico polacco, inventò un personaggio misterioso, un portavoce della Libertà e suo rappresentante, o vicereggente sulla Terra, il cui nome è Quarantaquattro. Grazie ad Adam Mickiewicz il numero quarantaquattro simboleggia lo stupore e la speranza che accompagnano l'arrivo della Libertà. È un numero che annuncia, in modo indiretto e solo agli iniziati, il tema conduttore di queste missive. Lo spettro della libertà aleggia in ciascuna di loro. Anche quando si trattano temi del tutto diversi. Anche quando la sua presenza, come per ogni spettro degno di questo nome, appare invisibile." (Zygmunt Bauman)
L'uomo contemporaneo va modificando sempre più le proprie dotazioni naturali, per correggerle, sostituirle, potenziarle. Le conseguenze sulla durata e la qualità della vita sono evidenti. Dalla nascita alla morte, aumentano gli interventi artificiali sul corpo e con essi le possibilità di manipolare la nostra esistenza. I robot, non più quei mostri cari alla fantascienza, assumono ruoli e funzioni umane, proponendosi come interlocutori e compagni di un futuro vicino. Stiamo passando da un'evoluzione naturale a un'evoluzione artificiale della nostra specie?
Le organizzazioni sindacali hanno attraversato il Novecento svolgendo un ruolo essenziale nella conquista dei diritti dei lavoratori e affermandosi come presenza politica e sociale importante nei paesi avanzati. Oggi lo scenario è cambiato - come dimostra anche la lunga contrattazione Fiom/Fiat - e i problemi del lavoro, dall'instabilità degli impieghi ai bassi salari, ai lavori poco gratificanti, risentono della crisi mondiale. I sindacati possono ancora trovare soluzioni soddisfacenti per un mondo lavorativo così sfaccettato o sono irrimediabilmente legati a una stagione passata?
Scritto da tre noti sociologi italiani, accomunati da una particolare sensibilità per i problemi della didattica, questo manuale continua a dare un contributo significativo alla diffusione della cultura sociologica nel nostro paese. Nella nuova edizione qui presentata il volume si arricchisce di numerosi aggiornamenti, soprattutto in relazione alle trasformazioni intervenute negli ultimi anni nelle società contemporanee.
Nato da una serie di conferenze, questo nuovo libro di Sennett si fa particolarmente apprezzare per la leggibilità, la comprensività dello sguardo, la capacità di ricapitolare i diversi filoni di analisi che l'autore ha sviluppato negli ultimi anni, suscitando interesse e considerazione crescenti. La sua attenzione si sofferma sulle differenze tra le forme tradizionali di capitalismo industriale e quelle più globalizzate, febbrili e mutevoli del "nuovo capitalismo". Il volume si chiude sul tentativo di tratteggiare possibili "contromisure" - personali e istituzionali - capaci di limitare le conseguenze perniciose di questo cruciale passaggio storico.
Come è mutato il "fare famiglia" nella società contemporanea? Quanto i modelli educativi proposti dai genitori orientano i figli verso l'autonomia e verso la vita adulta? In che modo la nuova partecipazione delle madri al mercato del lavoro e l'invecchiamento della popolazione hanno cambiato i modelli di solidarietà e di cura, di genere e generazione? Qual è l'impatto dell'emigrazione sui legami familiari e sulla trasmissione intergenerazionale delle risorse economiche e culturali? I contributi proposti nel volume, attraverso le lenti analitiche della generazione e del corso di vita, rispondono a tali interrogativi, mettendo in rilievo come i corsi di vita siano sistemi aperti e flessibili all'interno dei quali si intersecano dimensioni materiali e simboliche, istituzionali e culturali.
La storia delle civiltà è la storia delle società autocefale centrate sulla schiavitù generale di Stato: "un quadro spaventoso fatto di disperazione e di strazio", per dirla con le parole di Jacob Burckhardt. Unica eccezione: l'Occidente, il quale, grazie alla frammentazione del potere successiva al collasso dell'Impero romano, è riuscito a domare il Leviatano istituzionalizzando il governo della legge in luogo del potere arbitrario degli uomini. Ne è scaturita, attraverso un'infinita teoria di conflitti di interessi e di valori, la prima - e per ora l'unica - civiltà dei diritti e delle libertà, grazie anche alla prodigiosa crescita della ricchezza materiale generata dalla sinergia fra mercato, scienza e tecnologia. Ma l'Occidente non è riuscito a materializzare l'ideale dell'eguaglianza, da esso stesso proclamato in tutte le sedi e in tutte le forme. Un ideale che si è scontrato con i rigidi imperativi della divisione sociale del lavoro, che è rigorosamente gerarchica. Ne è scaturita una tensione permanente fra la promessa democratica e la realtà che neanche il Welfare State, creato dai partiti socialdemocratici, è stato in grado di eliminare.
Attraverso la voce di diciotto protagonisti più o meno noti, questo libro offre alle nuove generazioni una finestra "possibile" sul domani, ma si rivolge anche agli adulti che desiderino accompagnare i più giovani in questo coraggioso viaggio. Storie diverse tra loro, ma tutte riconducibili a un comune denominatore: quello di avere come protagonisti uomini e donne appassionati della propria professione e desiderosi di trasmettere ai più giovani lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione. Tra gli intervistati ci sono campioni dello sport come Federica Pellegrini, o personaggi del mondo delle arti e dello spettacolo come Angelo Branduardi o Alessandro Borghese e Michela Murgia, l'astrofisica Margherita Hack, passando per un'artigiana, un ingegnere, una giornalista, un elettricista, una poliziotta, un camionista, una stilista e tanti altri.
L'ambivalenza del mondo, l'impossibilità di ricondurre le azioni e gli atteggiamenti degli uomini nelle griglie di una contabilità semplice è il principio che guida Cassano attraverso questa galleria di personaggi, grandi e piccoli. Eroi e camerieri, santi e inquisitori, volontari e disertori, spiriti leggeri e fanatici... una commedia umana dove la crudeltà delle grandi vocazioni si accompagna alla mediocrità della virtù. Fra i due opposti modelli, suggerisce Cassano, la soluzione è riconoscere la fondamentale ambivalenza degli uomini, unica via per chi cerchi di costruire la propria felicità senza distruggere quella altrui. Muove da questo libro la riflessione che Cassano porta avanti da tempo ed è approdata di recente a "L'umiltà del male".
Che cos'è la sociologia dell'infanzia? Che cosa dice di nuovo e di diverso sui bambini? Si può considerarli come attori sociali a tutti gli effetti, capaci di dar vita a una loro cultura e di incidere sulla realtà che li circonda? E come valorizzare questa cultura? Sulla scia dell'approccio dei new social studies of childhood, il libro propone al pubblico italiano un'inedita riflessione critica sullo sguardo adulto sui bambini e ci guida attraverso le rappresentazioni più comuni che accompagnano l'agire di genitori, educatori e "professionisti dell'infanzia".
Se le categorie politiche fondamentali fossero rappresentabili sotto forma di corpi geometrici, la cittadinanza sarebbe uno di quei poliedri rotanti a superficie riflettente che creano insieme effetti luministici e zone d'ombra. Con sapientissimo discernimento Etienne Balibar scruta una a una le facce di quel solido, più numerose - e molto più incrinate - di quanto si potrebbe supporre. Il significato dell'essere cittadini era infatti tutt'altro che univoco e pacificato, già agli albori della politica in Occidente. E la modernità lo ha mostrato ancor più enigmatico e conflittuale. Indissociabile dalla democrazia, e dalle rivendicazioni di uguaglianza e libertà da cui essa trae origine, la cittadinanza si ridefinisce ogni volta all'interno della contraddizione irrisolta tra vocazione universale dei principi e dispositivi selettivi che regolano l'appartenenza a una comunità politica. Non tutti sono cittadini, ancne all'interno di uno stesso Stato-nazione. Fu detto che "alcune persone sono nella società senza essere della società". La dinamica di inclusione ed esclusione continua a generare drammatiche asimmetrie, a operare aperture e chiusure soprattutto oggi, in un momento di particolare fragilità dello spazio pubblico e di trasformazione della sovranità nazionale. Troppe antinomie dunque nella cittadinanza? Balibar non se lo nasconde, ma sa che rinunciarvi equivarrebbe a negarsi la possibilità di ideare nuovi modi di autonomia collettiva, in una parola di democratizzare la democrazia.