
Chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e riuscirà a elevarsi fino a raggiungere il limite del proprio talento. Questa retorica dell'ascesa, sposata anche dal Partito democratico americano e dai partiti della sinistra moderata europea come soluzione ai problemi della globalizzazione, presenta un enorme lato oscuro. È un modello che, in una società nella quale l'uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, fornisce alle élite di sinistra il pretesto per abbandonare chi dell'élite non fa parte. E la conseguenza inevitabile è il contraccolpo populista degli ultimi anni, per combattere il quale l'unica strada è quella di dare una risposta alle richieste legittime che lo hanno scatenato.
La medianità è uno strumento di grande conforto per chi ha perso una persona cara. Ritrovarla attraverso le parole di un medium può placare un dolore lacerante e farci capire che loro ci restano accanto. Ma se all'inizio questa ricerca ha uno scopo consolatorio, in seguito per molti diventa una strada di crescita e di trasformazione interiore. Ecco perché il contatto con l'aldilà attrae sempre più persone. Se una volta lo spiritismo evocava ambienti bui e un po' inquietanti, oggi essere medium significa ampliare la propria ricettività e la capacità di comunicare con la dimensione da cui tutti proveniamo. L'autrice affronta questo delicato argomento in tutte le sue sfaccettature: le varie forme di medianità, come e dove sviluppare questa dote e i pericoli delle sedute. Inoltre, ci presenta molti soggetti interessanti che ha incontrato sia in passato nel suo percorso giornalistico, sia quelli della generazione più recente, degli ultimi vent'anni.
Il 19 gennaio 2018 Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, viene nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo l'orrore di Auschwitz, il ritorno alla vita e gli oltre trent'anni di testimonianza nelle scuole, si apre per lei una nuova fase: quella dell'impegno istituzionale. «Per uno strano destino», dirà il 13 ottobre 2022, inaugurando a Palazzo Madama la nuova legislatura, «quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare, oggi si trova addirittura sul banco più prestigioso del Senato». Sono tante, dopo la nomina, le attestazioni di stima e di affetto, ma arrivano anche minacce e messaggi d'odio. Serve la scorta. Liliana Segre però non si arrende e, a braccetto con i carabinieri, porta avanti la sua attività al servizio del Paese. Con analogo spirito civile, nel febbraio 2022, accetta di tenere una rubrica («La Stanza») sul settimanale «Oggi»: una possibilità di dialogo diretto con i lettori che va dalla sua storia personale ai temi della contemporaneità, come la guerra, la pandemia, le migrazioni, l'emergenza climatica. In questo volume, introdotto da una Prefazione di Carlo Verdelli, ritroviamo le rubriche scritte per «Oggi» e i discorsi pubblici più importanti che insieme compongono anche un racconto in presa diretta dell'Italia. In apertura, inoltre, in una conversazione con Alessia Rastelli, la senatrice spiega come abbia vissuto questi ultimi anni e da dove nasca il suo impegno. Mentre la Postfazione del figlio Luciano Belli Paci offre uno scorcio intimo, privato, su come sia cambiata la vita della madre e sul privilegio di esserle accanto.
La fase dell'«iper-globalizzazione», come l'ha definita il grande economista Dani Rodrik, sembra ormai al tramonto. La crisi finanziaria del 2008, l'inasprirsi della competizione fra Stati Uniti e Cina, la pandemia e la guerra in Ucraina costituiscono, infatti, altrettante tappe della profonda trasformazione dell'assetto politico ed economico internazionale delineatosi nei decenni precedenti, a partire dalla cesura del 1989. È tempo di pensare a una forma nuova di globalizzazione, fondata sul riconoscimento dell'interdipendenza e del pluralismo politico, giuridico e culturale. Il diritto può svolgere un ruolo importante nello strutturare e stabilizzare questo nuovo ordine globale se esso viene concepito, oltre il paradigma del globalismo giuridico, come uno strumento più flessibile di negoziazione e accordo fra interessi geopolitici inevitabilmente divergenti e tra Stati che non rinunciano in toto alla loro sovranità.
Questo libro racconta in prima persona la vita, per certi versi incredibile e miracolosa, di padre Gereon Goldmann (1916-2003), che da seminarista, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, riceve la chiamata alle armi nelle forze armate tedesche. Assegnato suo malgrado a un’unità delle SS, ne viene espulso per incompatibilità ideologica. Ma anche da soldato della Wehrmacht, per tutta la durata della guerra, Goldmann metterà al primo posto il suo impegno al servizio di Dio, arrivando più volte a rischiare la vita per i suoi compagni. Dall’invasione tedesca della Francia alla guerra nel Sud Italia fino alla prigionia nei campi francesi in Marocco, la testimonianza di Goldmann colpisce per la determinazione e la perseveranza che egli dimostra sia sul campo di battaglia sia in prigionia. In lui domina infatti non soltanto il desiderio di confortare i fratelli sofferenti, ma anche la devozione all’Eucaristia unita al costante impegno per l’evangelizzazione e l’attività pastorale, fino alla conclusione della sua vita come missionario in Giappone. Il libro ha riscontrato grande successo nel mondo, con numerose traduzioni nelle principali lingue, compresi giapponese e coreano. Negli Stati Uniti ne è stata realizzata una graphic novel.
La tecnologia sta cambiando il mondo a una velocità inedita e questo crea spaesamento tra i giovani che non possono più contare sull'esperienza dei genitori e devono costruire da soli il proprio futuro, mentre le altre generazioni vedono venir meno quelle certezze che avevano sempre considerato indiscutibili. L'unica risposta possibile è non aspettare, farsi trovare preparati. Un costante investimento su se stessi è lo strumento per mettere al sicuro il proprio futuro e garantirsi il successo nel mondo che verrà. La formazione è l'unica bussola capace di condurci attraverso le incertezze, l'unico investimento per costruire il nostro futuro. Davide Dattoli, un imprenditore della formazione digitale, e Claudio Ubaldo Cortoni, un monaco bibliotecario eremita, conducono il lettore in un viaggio attraverso nove percorsi di formazione che hanno caratterizzato il passato dell'essere umano e ancora sono attualissimi: per acquisire il sapere e giungere alla realizzazione di sé.
Molti testi appartenenti al canone letterario italiano sono in forma di preghiera. Versi di Dante e Petrarca, del petrarchismo rinascimentale, di Tasso e del Barocco, le salmodie di Campanella, gli inni sacri di Manzoni, poesie di donne, mistiche o no, sono preghiere, come lo sono alcune liriche di Ungaretti, Caproni, Giudici, oltre che di Merini. Nonostante l'importanza che essi rivestono e benché la devozione abbia occupato nella vita del singolo e della collettività un posto assai considerevole, non è mai stata tentata una definizione e una ricognizione sistematica della preghiera in poesia per l'Italia. Il volume, tralasciando il punto di vista confessionale, spirituale o religioso, e focalizzandosi su singoli periodi, autori o generi di particolare rilievo, esamina la tensione che sorge tra l'espressione religiosa e quella poetica. Più che ricostruire una storia letteraria sub specie orationis, si interroga sulla possibile esistenza di un filo che tenga insieme questi componimenti, una forma di intertestualità che permetta di unirli in un discorso critico rigoroso, evidenziando la forza del linguaggio e della poesia anche nella manifestazione della fede. Ne risulta un dialogo intenso con l'alterità, che si riverbera anche e soprattutto come conoscenza di sé e della propria umanità.
Non potrebbe esserci contrasto più stridente tra le invettive ideologiche nazionaliste e ortodosse della Russia di Putin contro l'Occidente e la 'dolce vita' che Putin, la sua famiglia e i suoi fedeli amici conducono proprio in Occidente, e preferibilmente in Europa. Questo libro cerca di illuminare questo contrasto raccontando la faccia nascosta degli affari degli oligarchi e della famiglia di Putin. Attraverso una vasta mole di documenti societari, testi delle direttive europee, rapporti di intelligence, inchieste delle polizie finanziarie sui beni da sequestrare ai russi sanzionati in Europa e in Occidente, si racconta una controstoria che scorre parallela al massacro dei civili e alla guerra in Ucraina. Con il conflitto è iniziata peraltro una nuova stagione: la caccia agli asset degli oligarchi, una caccia ai quattro angoli del mondo tra oscure e intricate costruzioni societarie, prestanome e potenti studi legali internazionali, gli enablers, i facilitatori occidentali della corruzione del Cremlino, che cercano di evitare congelamento e sequestro dei beni dei russi. Un romanzo planetario dal quale dipende anche la futura sicurezza delle democrazie contro la cleptocrazia più vicina e minacciosa per l'Europa.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una continua invasione di campo: da una parte c'è stato il ritorno a una dimensione narrativa della storia. Dall'altra, sempre più romanzieri si sono inoltrati nel terreno della storia, da Cercas a Binet, da Littell a Scurati. Ma qual è la relazione fra la letteratura e la storia? Un romanzo può essere uno strumento per indagare la realtà? Prendiamo il caso di "Se questo è un uomo". È testimonianza? È letteratura? È riflessione storica e sociologica? Certamente il contributo teorico e interpretativo di Primo Levi, e in particolare la sua nozione di 'zona grigia', è decisivo per chiunque voglia studiare la Shoah. Oppure "Una questione privata". Cosa c'è di più romanzesco? Eppure la storiografia ha impiegato oltre trent'anni per arrivare a interpretare, come Fenoglio, la Resistenza anche come guerra civile. Insomma, si potrebbe parlare di una vera e propria 'ragione letteraria', diversa da quella storica, ma non meno ficcante e rivelatrice. In fondo storia e letteratura hanno molte cose in comune: entrambe vogliono ricreare mondi perduti, riesumando i morti oppure infondendo la vita a uomini che non l'hanno mai avuta.
Possiamo perdonare un genitore che non ci ha amati? E il partner che ci ha traditi? E cosa dire di noi stessi? Torti, ingiustizie, abbandoni, tradimenti, come un coltello affilato, possono creare ferite profonde e difficili da sanare che spesso ci portiamo addosso per tutta la vita. Esiste però un «balsamo miracoloso» per la loro cura che il mondo scientifico ha riscoperto solo negli ultimi trent'anni: il perdono. Pratica antichissima e universalmente diffusa, il perdono ha il potere non solo di sanare le ferite emotive, ma anche di migliorare notevolmente la salute fisica e il benessere psicologico. Purtroppo, però, la via verso il perdono è irta di ostacoli e richiede di disporre di strategie efficaci per superarli, come quelli messi a punto nell'ambito della Psicoterapia Breve Strategica.
Marco Ballarini ci offre una originale lettura della Commedia dantesca. Nelle "celesti liturgie" che pervadono il Paradiso di Dante, due elementi fondamentali sono la danza e il canto. La danza è qui espressione di una liturgia che non è più "sacramento" o attesa, ma certezza, gioia piena, ordine ed equilibrio. Le anime godono eternamente della visione di Dio e rendono grazie attraverso il gesto armonioso, frutto esso stesso dell'armonia che regna nella perfezione divina. Ci sono poi i canti, che nella Commedia si susseguono di cielo in cielo. Sono canti corali, anche se ogni anima sembra preservare la propria individualità nella beatitudine che la fonde con l'intera corte celeste. E con i beati prega anche Dante pellegrino.
Fin dall'antichità l'uomo ha sempre manifestato il desiderio di andare a fondo della propria anima; sul frontone del tempio di Apollo a Delfi era scritta una massima che ha attraversato i secoli: CONOSCI TE STESSO. L'Enneagramma è un metodo per conoscere la personalità basato su nove tipologie e 27 sottotipi, è come una mappa che aiuta a individuare i nove volti fondamentali dell'anima, per indirizzarne le capacità verso scelte ideali a seconda della persona. Può essere uno strumento di lavoro in vista del cambiamento personale, del miglioramento e in una logica cristiana anche della conversione. è rappresentato da una figura geometrica formata da un cerchio sulla cui circonferenza sono segnati nove punti alla stessa distanza l'uno dall'altro, tre (il 3, il 6 e il 9) sono collegati tra loro e formano un triangolo equilatero, gli altri sei sono collegati tra loro da rette; in totale nove punti e nove rette quanti sono gli enneatipi.