Cosa sta accadendo nella scuola? La preoccupazione dei docenti riguardo ai comportamenti degli alunni è congruente o eccessiva? Come uscire dalla solitudine che rischia di bloccare scelte e decisioni? A queste e altre domande il testo tenta di rispondere
Questo saggio è finalizzato a documentare, prescindendo da ogni intenzione apologetica, la connessione, non sempre adeguatamente analizzata, tra la "filosofia" della Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) e le posizioni maturate nella modernità remota e recente, dai British Moralists, a Hume, a Kant e agli idealisti, ai neo positivisti e agli "analitici", in materia di filosofia morale. Si tratta di corrispondenze significative, talvolta sorprendenti, che meritano di essere evidenziate in chiave di riflessione critica sui problemi della filosofia moral gli ultimi tre secoli. In particolare vengono affrontati i temi della metamorale, del linguaggio dell'etica, dell'emotivismo, del prescrizionismo, del valore di verità delle norme. La vessata quesito della "grande divisione" fra i giudizi di fatto e giudizi di valore assume una collocazione centrale in un saggio che affronta anche i problemi del relativismo etico nella loro dialettica con l'esigenza di definire e realizzare valori universali.
Sempre più spesso, nelle recenti cronache di quotidiani, televisioni o altri mass-media, vengono raccontati ripetuti episodi di aggressività, prepotenza e/o violenza, che vedono come protagonisti bambini, ragazzi o adolescenti a danno di coetanei ritenuti più deboli o emarginati. Alla luce di questa vera e propria emergenza educativa, in questo volume, l'autrice analizza, in una prospettiva sistemico-relazionale, vari aspetti legati al serio e complesso fenomeno del bullismo suggerendo delle soluzioni alle problematiche connesse, legate o sottostanti ad esso.
Il saggio ripercorre la traccia sulla quale hanno camminato i maestri della riflessione recente, per ascoltarli con disponibilità e vigilanza. Il loro linguaggio scava nelle pieghe dell'esistenza: non presumono di dire chi sia Dio, ma ne presagiscono la presenza, ne scrutano l'orma. Su questa si piegano per leggerla, indagarne il rimando, elaborarne i connotati in parole allusive, simboliche, sempre allegoriche. Il volto di Dio resta avvolto di mistero. Ma la sua presenza illumina i contorni vasti dell'universo materiale e placa l'anelito dell'attesa interiore, anelante e mai paga.
Il lavoro di Mead evidenzia il carattere originale e innovativo della sua riflessione sul rapporto individuo-società, la sua partecipazione ai percorsi della riforma sociale, il suo contributo allo sviluppo di una cultura dell'infanzia e dell'educazione. In un percorso analitico che intreccia filosofia, psicologia sociale e sociologia, egli approfondisce l'analisi dell'atto dell'individuo, del processo comunicativo e dei suoi "simboli significanti", centrali nella costruzione della realtà attraverso un processo di esperienza relazionale.