Che cosa è vero? Che cosa è falso? Domande che in questa nuova indagine il commissario Melis si ripete con insistenza. Dopo aver assistito casualmente alla conversazione di una coppia di mezza età, si è ritrovato di fronte all'uomo, cadavere, in obitorio. Omicidio? E, se sì, che c'era di falso nell'ordinata vita di Walter Cenzatti, restauratore, per causare una morte così violenta? E ancora: è vero che Leone Maggi era un falsario, ma è proprio vero che è stato ucciso per questo? E, passando dal pubblico al privato, è vero che la sua compagna, Fiorenza, sta attraversando un brutto momento sul lavoro, ma non sarà che anche il loro rapporto è un po' stanco? E non è affatto falso, invece, dire che quella giovane restauratrice conosciuta durante l'inchiesta...
La cosmologia moderna nasce all'inizio del Novecento grazie a nuove idee (la relatività e la meccanica quantistica) e all'uso di nuove tecniche (la fotografia). A un secolo circa da questi primi sviluppi, la cosmologia è ora molto diversa, perché basata su osservazioni astronomiche precise, ottenute con grandi telescopi o con satelliti, e fondata sui principali risultati della fisica moderna. In un certo senso, si può affermare che la cosmologia è la sintesi delle conoscenze scientifiche attuali: dall'unificazione delle interazioni fondamentali alla formazione di stelle e galassie, dal plasma di quark e gluoni dell'Universo primordiale alla nucleosintesi degli elementi leggeri, dalla natura di materia ed energia oscure alla ricerca di pianeti extrasolari e di altre forme di vita nell'Universo o, anche, alla possibilità che esistano altri Universi. Possiamo dire, parafrasando il titolo di un libro di Alexandre Koyré, che in questo secolo la cosmologia è passata dal mondo chiuso agli Universi infiniti, e che l'umanità ha ora la fortuna, abbandonato (quasi) il dogmatismo dei secoli bui, di assistere a quella che sarà la storia stessa della cosmologia. In questo volume sono presentati i concetti chiave dello sviluppo più recente in cosmologia e gravitazione.
Come funziona la coscienza? Scoprire in che modo le strutture cerebrali producano la consapevolezza di sé costituisce probabilmente la massima sfida delle neuroscienze. Denton avanza un'ipotesi nuova su questo tema antico e dibattuto: la coscienza si sarebbe progressivamente manifestata nel corso dell'evoluzione animale sotto forma di "emozioni primordiali", come la fame, la sete, il bisogno d'aria, il desiderio sessuale, cioè quelle forme impellenti di eccitamento che sono altamente funzionali alla sopravvivenza di un organismo, in quanto lo costringono ad agire, talvolta per scongiurare una minaccia alla sua stessa esistenza. L'ipotesi si basa sull'osservazione del comportamento di svariati animali - dagli elefanti che vanno in cerca di sale nelle grotte del Kenya alle tattiche di caccia dei polpi, dalla danza delle api alla capacità dei pesci di sentire dolore - e su studi di neuroimaging effettuati con soggetti umani, i cui risultati rivelano come siano le aree cerebrali ancestrali a rivestire un ruolo dominante nell'organizzazione delle emozioni primordiali. Anche attraverso il confronto delle proprie tesi con quelle di altri illustri scienziati, Denton delinea la teoria secondo cui le emozioni primordiali, oltre a giocare un ruolo primario negli stati di coscienza, costituiscono il fondamento della varietà di sensazioni e sentimenti tipicamente umani.
"Dalla teologia cristiana derivano due paradigmi politici in senso lato, antinomici ma funzionalmente connessi: la teologia politica, che fonda nell'unico Dio la trascendenza del potere sovrano, e la teologia economica, che sostituisce a questa l'idea di una "oikonomia" concepita come un ordine immanente - domestico e non politico in senso stretto - tanto della vita divina quanto di quella umana. Dal primo, derivano la filosofia politica e la teoria moderna della sovranità; dal secondo, la biopolitica moderna fino all'attuale trionfo dell'economia e del governo su ogni altro aspetto della vita sociale". Con quest'opera, qui riproposta con un inedito apparato iconografico, l'indagine sulla genealogia del potere iniziata da Agamben con "Homo sacer" giunge a uno snodo decisivo. Il potere moderno - mostra Agamben non è soltanto "governo", ma anche "gloria" e gli aspetti cerimoniali, liturgici e acclamatorii che siamo abituati a considerare come un residuo del passato costituiscono invece tuttora la base del potere occidentale. Attraverso un'analisi affascinante delle acclamazioni liturgiche e dei simboli cerimoniali del potere, dal trono alla corona, dalla porpora ai fasci littori, lo studioso getta una luce nuova sulla funzione del consenso e dei media nelle democrazie moderne. Un libro che rinnova profondamente tutta la nostra visione della politica.
Una nota e apprezzata esperta di politica internazionale riflette sul caos dei rapporti tra le nazioni e sulla fragilità rassicurante dei legami familiari, tra ricordi tristi e affetti forti, incontri con i potenti della terra e scoperte di mondi distanti dal nostro. Un autoironico taccuino familiare e politico, scritto con leggerezza e intelligenza, che è anche un tentativo di trovare delle risposte al lacerante interrogativo sollevato da Freud e Einstein nel loro carteggio "Perché la guerra?".
Discussa, criticata, attaccata, difesa tenacemente, in crisi da decenni, spesso data per morta, ma sempre pronta a risorgere. Oggi più che mai, la famiglia è al centro di accese discussioni, tra chi la vorrebbe ancora rigida nella sua costellazione tradizionale e chi, pur riconoscendone il valore cardine nella società contemporanea, la vorrebbe invece flessibile e aperta. Salvador Minuchin, dopo mezzo secolo di pratica militante come terapeuta familiare, in questo volume insegna che il principale nemico del sistema-famiglia non è tanto il suo "allargamento" (solo uno dei suoi molti aspetti), ma al contrario, proprio la cristallizzazione dei ruoli, che porta al fallimento del nucleo in ben il sessanta per cento dei casi. Se le famiglie hanno molte forme e la strada che attraversa il cambiamento non è mai tracciata una volta per tutte, Salvador Minuchin cerca di fornire una mappa che aiuti a capire meglio quest'avventura in continuo divenire. Dall'alto della loro esperienza, Minuchin e colleghi mettono a fuoco le dinamiche familiari con semplicità. Grazie a un'esposizione limpida ed empatica consentono al lettore di toccare con mano alleanze, complicità, conflitti, insomma tutta la costellazione di sentimenti che uniscono (o disgregano) le famiglie.
Questo libro e il film che ne è stato tratto, sono l'avventura di un quadrato: ci riguarda tutti però. Una forma geometrica ben nota sin dai tempi dell'antica Grecia, descritta da Euclide, una forma semplice, che cavalca la storia delle civiltà sino ad arrivare alle soglie del XX secolo. Ed entrare come protagonista dell'arte, del design dei nostri tempi. Perché, come ha scritto Bruno Munari, "il quadrato non ha stili", funziona sempre. Quadrato è il protagonista di questo libro di Abbott intitolato Flatlandia (II mondo piatto) scritto nel 1884. Un'avventura alla scoperta della terza dimensione, lasciando il paese piatto delle origini, sino a sognare, immaginare la quarta dimensione e dimensioni ancora più alte, che diventeranno visibili grazie ai matematici in quegli stessi anni. Un'avventura che parla di geometria, di nuovi mondi, di creatività e fantasia, di libertà. Una storia molto attuale, in cui hanno spazio anche i diversi, i geometricamente diversi, ovviamente. Che turbano e creano scompiglio nel regno della regolarità.
Un comandante partigiano polacco, appartenente alle formazioni non comuniste, e per questo rinchiuso dopo la guerra in prigione e condannato a morte, condivise per 255 giorni (dal 2 marzo all'I 1 novembre 1949) la cella con uno dei più efferati carnefici nazisti: il generale delle SS Jürgen Stroop, organizzatore dello sterminio di 550 ooo ebrei galiziani e di 71 000 prigionieri del ghetto di Varsavia. "Semplici e sincere sono le confessioni degli incarcerati dinanzi all'inevitabile", nota Moczarski ricordando che Stroop, si abbandonò, giorno dopo giorno, a un racconto dettaglialo della sua storia personale e delle sue "azioni di guerra". Stroop fu giustiziato il 6 marzo 1952, mentre Moczarski fu liberato e riabilitato il 24 giugno 1956. Dedicò il resto della sua vita a scrivere questo libro. Ia sua eccezionale memoria di giornalista e cospiratore gli permise di ricostruire quelle conversazioni con il carnefice nazista. disponendo il materiale in ordine cronologico e verificando, tramite ricerche d'archivio, l'esattezza di ogni informazione fornitagli dal suo interlocutore.
Un po' stropicciato dall'eccesso di manomissione mediatica, talora fatto oggetto di sintesi affrettate e semplificatrici, l'Illuminismo storico oggi appare sbiadito. Tuttavia, mentre conoscono una crescente fortuna divulgativa e polemica, e riecheggiano anche nel tormentato preambolo al progetto di Costituzione europea, le idee che presero forma in quei decenni cruciali per la civiltà occidentale assumono un nuovo profilo grazie agli ultimi studi specialistici. Un'intera costellazione di princìpi-guida si rivela tanto più duttile e attuale quanto più ne vengono indagate le linee di frattura, le affinità e le dissonanze, al di là degli appiattimenti ideologici di comodo. Il lemmario, ordinatore illuministico per eccellenza, torna a essere lo strumento che meglio si adatta a tali ricognizioni; oltre a costituire il criterio costruttivo di quest'opera collettiva, a cui hanno messo mano settecentisti di diversa competenza disciplinare, consente di sfatare usurate mitologie. Coppie concettuali, oppositive o asimmetriche, ridisegnano qui la trama delle idee di un secolo, dal dominio filosofico (ateismo e religione naturale, corpo e mente, critica e libero pensiero, piacere e dolore, ragione e senso comune) all'orizzonte storico-politico (cittadinanza e diritti dell'uomo, diritti e doveri dell'uomo, guerra e pace, monarchia e repubblica, pubblico e segreto, radicalismo e conservazione) all'antropologia della vita associata (amor proprio e virtù sociale, civile e selvaggio).
Le lezioni di "Storia e filosofia dell'analisi infinitesimale" furono tenute da Ludovico Geymonat dal 1946 al 1949 per il corso di Storia delle matematiche all'Università di Torino e non sono mai state ristampate. Sono invece un documento importante per la valutazione dello sviluppo del pensiero di Geymonat: rappresentano il momento in cui - dopo il soggiorno in Germania prima della guerra, e dopo la guerra e la resistenza - Geymonat, nel tornare agli studi, si orienta decisamente alla matematica. Nell'esposizione si riconosce in atto il principio ispiratore del successivo percorso di riflessione di Geymonat, convinto che la disposizione della filosofia nei confronti della scienza debba essere quella di cogliere dall'interno del suo sviluppo effettivo gli aspetti di significato filosofico. Il testo di Geymonat, per quel che riguarda il periodo dell'Ottocento, riserva una rara e competente attenzione al movimento del rigore e alla nascita della teoria degli insiemi nell'alveo dell'analisi.