"Una storia del teatro che sia seria ed esauriente al tempo stesso è francamente impossibile, poiché nessuno può pretendere di coprire l'arco di conoscenze necessarie a narrare 2500 anni di vita, articolati in civiltà estremamente diverse, e in almeno venti lingue irrinunciabili. Questa Breve storia adotta un criterio diverso, e racconta il teatro quale noi lo conosciamo collegando sinteticamente quegli aspetti, quei momenti, quei movimenti e quei nomi che hanno contribuito a farne quello che è. Non tanto dunque una storia del teatro nella sua inabbracciabile estensione e sovrumana complessità, quanto la storia del "nostro" teatro come logico punto di arrivo del passato." (Luigi Lunari)
I Pensieri a Giulia sono stati pubblicati come opera postuma nel 1978-81 presso l'editore Giuffrè, che aveva in catalogo tutti i volumi editi e inediti dell'opera filosofica, a completamento delle Opere di filosofia giuridica. Capograssi infatti respira, per usare una nota metafora, con due polmoni: quello dello scienziato e quello dello scrittore. I Pensieri a Giulia sono un grande diario, nel solco della tradizione diaristica tra Otto e Novecento. Gli autori amati e più spesso citati da Capograssi sono Agostino, Dante, Pascal, Leopardi, Amiel, Kierkegaard. La pagina di Capograssi regge il confronto con la pagina dello Zibaldone. Quanto al contenuto, nei Pensieri si svolge da foglietto in foglietto il messaggio quotidiano di un uomo che celebra l' ordo amoris. C'è dello "stilnovo" in quest'opera che si distingue tra tanta letteratura d'amore moderna e contemporanea per una ricchezza, attinta anche al sentimento religioso.
Il libro offre dei commenti e delle chiarificazioni sulla verita' e cerca di trovare quella dimensione di verita' rivelata che ognuno di noi utilizza per vivere.
Si tratta del fedele resoconto di un affascinante viaggio, di un'esperienza durata quattro anni. Il libro nasce dagli incontri avvenuti due o tre volte l'anno, sui colli romani, per discutere della rilevanza del mistero trinitario.
In una grande casa di Delhi, una domestica sta spolverando i libri dell'imponente biblioteca di un docente di antropologia in pensione. Comincia a sfogliarne uno, a leggere le prime pagine, quando il vecchio professore la sorprende. Ma invece del temuto rimprovero, arriva un incoraggiamento a continuare la lettura, e il regalo di un quaderno e di una penna su cui scrivere i propri ricordi. A volte basta così poco per cambiare una vita. Davanti a Baby Halder si spalanca un mondo nuovo: scopre che affidare alla carta un passato di maltrattamenti, disgrazie e umiliazioni è un'esperienza liberatoria, ma non può immaginare che nel giro di qualche mese i suoi scritti diventeranno il caso letterario più amato e discusso dell'India, oltre a venir tradotti in dieci lingue. Ad avere toccato una corda profonda nei lettori di tutto il mondo è l'autobiografia di una bambina abbandonata dalla madre, costretta a sopportare prima l'indifferenza della matrigna e di un padre assente, poi la brutalità di un uomo sposato a dodici anni e di quattordici più vecchio di lei. Una donna che un giorno ha deciso di fuggire con i suoi figli, tentando la fortuna nella grande città per riscattarsi dall'infimo livello della gerarchla sociale indiana e dal destino di rinuncia e sottomissione cui sembrava condannata. Una storia vera che ha il sapore di una favola moderna sulla speranza, il coraggio, il riscatto e il potere della letteratura.
Edizione riveduta e corredata di nuovi apparati, l'opera incompiuta di uno dei pensatori tedeschi più rilevanti della seconda metà dell'Ottocento, pubblicato per la prima volta nel 1883 come primo volume di un progetto filosofico più ampio ma rimasto poi allo di frammento.
Tra i testi inediti di Leibniz, i dialoghi sono numerosi e godono del privilegio di essere tra gli scritti più compiuti: tra i dialoghi prevalentemente filosofici si segnalano una prima teodicea composta all'età di 26 anni; i brevi ma intensi scritti apologetici; la narrazione di un tempestoso incontro tra un eremita e un uomo di corte.
Pubblicate per la prima volta a Salamanca nel 1597, le "Disputazioni metafisiche" del gesuita spagnolo Suárez sono un'opera che ha fatto "epoca". È stato uno dei più celebri teologi del Siglo de Oro a tentare, per la prima volta, un trattato autonomo di "Metafisica", non concepito più come commento al testo di Aristotele, secondo l'usanza medievale, ma come fondazione di una disciplina autonoma e sistematica. Le Disputazioni possono essere considerate come l'ultima summa del pensiero scolastico, lì dove - in un estremo tentativo di sintesi della linea tomista e di quella scotista - si delinea quell"'ontologia" che fornirà il lessico concettuale di riferimento per i filosofi moderni, da Descartes, Spinoza e Leibniz sino a Wolff, Kant e Hegel. Non a caso questo testo ha avuto una diffusione straordinaria non solo nelle Università cattoliche ma anche in quelle protestanti del XVII e del XVIII secolo; ha attraversato silenziosamente tutto l'Ottocento ed è riemerso infine con grande risalto nella critica filosofica novecentesca. Dell'immensa mole delle 54 Disputazioni vengono tradotte qui le prime tre: esse si presentano come una vera e propria "introduzione alla metafisica", riguardo alla natura, all'oggetto e al metodo di questa scienza. Il testo è preceduto da un'introduzione del curatore e seguito da una nutrita serie di apparati: le note al testo, l'elenco dettagliato delle fonti, un lessico di parole chiave, l'indice completo di tutte le Disputazioni e un'esauriente bibliografia.
"Il 'Diario di uno scrittore' fu una pubblicazione mensile redatta interamente da Dostoevskij. Il grande russo se ne occupò negli anni che vanno dal 1873 al 1881, seppur con interruzioni. Non è un'opera omogenea, così almeno come vorrebbe il canone letterario, ma una raccolta di testi che affronta problemi di attualità, o meglio questioni allora dibattute, soprattutto politiche. Tuttavia, in questi articoli legati il più delle volte a situazioni contingenti, Dostoevskij ci fa conoscere le proprie idee sociali, religiose, artistiche e letterarie. Vi ha gran parte, per fare un esempio, la questione slava: nella querelle allora attiva nei circoli culturali di Mosca e San Pietroburgo, Dostoevskij è convinto che la Russia sia superiore all'Europa, o almeno che la civiltà occidentale ormai appartenga alla sua terra. Pur affrontando problemi apparentemente datati, l'opera è perennemente viva, o quanto meno sa spiegare il nostro tempo attraverso suggerimenti preziosi. Così vanno lette le pagine sull'emancipazione femminile, sul problema giudiziario; anzi, su tali argomenti, lo scrittore russo è di una sorprendente attualità: lo scopriamo favorevole al femminismo, lo vediamo intento diverse volte a commentare dei processi, tanto da riuscire a far correggere degli errori alla magistratura zarista. Né vanno dimenticate quelle parti di riflessione, sovente dedicate a problemi esistenziali, che sorprendono per la profondità delle osservazioni." (dall'introduzione di Armando Torno)
Sullo sfondo di una Haiti progressivamente oscurata dalla dittatura militare, l'amore, la follia, le competizioni familiari e le gelosie si insinuano nelle menti e nelle famiglie come le uniche possibilità di fuga, riscatto o sogno. In una famiglia, tre sorelle - Claire, Félicia e Annette - si fanno travolgere dalla passione per uno stesso uomo. In un'altra, la figlia modello, anima bella e idealista, è costretta a prostituirsi in cambio della salvaguardia dei propri cari dalla violenza dei militari. In un'altra ancora, Renè si chiude in casa con due amici, Andrè e suo fratello Jacques, a bere e a rievocare il passato. Si disegna così un quadro di amore, gelosia, morte e follia, che è un grido di rivolta contro l'ordine sociale e sessuale.