Negli ultimi decenni si è sempre più affermata una visione della conoscenza e dello sviluppo culturale centrata sui processi evolutivi e sull'analogia con i meccanismi che regolamentano la selezione naturale. L'epistemologia ha di conseguenza conosciuto una notevole evoluzione verso la sua naturalizzazione, nella prospettiva di liberare lo studio della conoscenza da ipoteche normative e fondazionalistiche per riconsegnarla alle scienze che hanno sempre studiato i processi di acquisizione delle informazioni e di formazione dei concetti, come le scienze cognitive. Nei saggi contenuti in questo volume viene fatto il punto su di un particolare aspetto di tali recenti sviluppi: la metafora di carattere biologico tra conoscenza e processi evolutivi, a cominciare dall'analisi del suo principale interprete del '900, Konrad Lorenz, fino a giungere ai più recenti sviluppi.
Il saggio si propone di fornire la collocazione della Magistratura nel suo percorso evolutivo dal pensiero illuministico sino alle costruzioni liberali europee. Dalla dottrina della "divisione dei poterti", l'indagine perviene all'attualità costituzionale italiana, ma non mancano, attraverso un'esposizione agile ma non priva di spunti riflessivi, le analisi sulla funzione "politica" della magistratura, né delle sue correlazioni con l'opinione pubblica e il sistema massmediale. Appuntandone gli aspetti istituzionali sia nella "imparzialità" giudiziaria, sia nei "contrappesi" su quanto viene ad essere individuato come un "potere-ordine", si insiste e, anzi, ne costituisce il "leit motiv" sulla sua "indipendenza", quale fondante valore della dignità dei singoli e della libertà collettiva, l'argine che la preserva dalla potenziale invadenza dell'esecutivo.
L'Archivio di storia della cultura non ha certo problemi di identità, confessati o nascosti come quando l'indicazione di una nuova serie o la discontinuità grafica lo denunciano o lo mascherano. Ha semmai, tra le ragioni del successo di un indirizzo innovativo, da distinguere quel che sotto la formula ha adeguato temi tradizionali al nuovo linguaggio e quel che ha contribuito, proprio attraverso il nuovo linguaggio, a dire cose nuove a una cultura fin troppo incline all'empiria dell'usa e getta, ristabilendo ogni volta gli strappi delle mode nel circolo virtuoso tra narrazione e pensiero. Tessitore, il più autorevole studioso europeo del moderno Historismus, ha suggerito un'equivalenza tra la sua "storia della cultura" e lo "storicismo degli storici", che è valsa nelle vicende tormentate della storiografia italiana contemporanea a tener desto in ogni forma il colloquio tra gli storici generali e gli storici della cultura, sospingendo a una fertile contaminazione dei linguaggi verbali e no.
Nell'attuale dimensione postmoderna, la complessità rappresenta il nuovo paradigma sia filosofico che scientifico di approccio alla realtà e, comportando una revisione delle logiche cognitive, esplica i suoi effetti in tutti i campi dell'agire umano, incluso ovviamente il diritto. Così non è possibile prescinderne, e il sistema sociale, nel senso culturale e reale, deve apprendere le modalità di confrontarsi con la complessità. La problematica e le metodologie della comunicazione definiscono forse il terreno e lo strumento essenziali per descrivere e governare la complessità.
Agli inizi del Novecento, la città di Firenze fu il centro di un frenetico processo di rinnovamento della cultura italiana, che non mostrerà subito i suoi risultati, né sarà in grado di propagandare in maniera adeguata le sue acquisizioni con decisivo vigore. Qui idee, gruppi e conventicole nacquero sia con precisi obiettivi e consapevolezza di mezzi, che con ingenuità e avanzata goffaggine: ci si unì, si litigò, si tornò insieme, si pubblicarono riviste e ci si scontrò nelle riviste. Tutto fu mosso dall'entusiasmo dei giovani redattori, sostenuti da alcune centinaia o poche migliaia di lettori e abbonati, accomunati da un'idea di cultura militante, aggiornata, in grado di confrontarsi con i problemi di una società che fino a quel momento non aveva lasciato molti spazi agli intellettuali.
All'interno del primo libro della Bibbia la Storia di Giuseppe e i suoi fratelli è caratterizzata da una lunghezza superiore a qualsiasi altra narrazione presente in Genesi, a partire dalla storia della Creazione fino alla vicenda di Giacobbe-Israele. Patriarca ed eponimo di tribù mancato, Giuseppe è una figura biblica spesso studiata come anticipazione di Gesù, oppure in relazione al futuro nazionale di Israele o, ancora, in base ai pretesi legami con la sua casata rivendicati dai protagonisti dello scisma samaritano. La stessa ricchezza del testo non esclude tuttavia altre possibilità interpretative. Nel volume - che presenta il testo greco della LXX affiancato da una nuova traduzione e che evidenzia in appendice le differenze rispetto al testo ebraico, per chiudersi con la versione latina cosiddetta della Vulgata - si prende in considerazione la figura di Giuseppe alla luce di problemi ed esigenze avvertiti dalla comunità giudaica di Alessandria d'Egitto nel periodo storico in cui essa è in lotta per i diritti civili con gli Egiziani e in cui si viene elaborando la traduzione greca del Pentateuco (III secolo a.C.).
Il tema della pregiudizialità amministrativa è da tempo al centro di un vivace dibattito dottrinale e giurisprudenziale. Ancora oggi non si da una soluzione univoca al problema se per poter ottenere una pronuncia risarcitoria da parte del giudice amministrativo occorra impugnare il provvedimento nei termini decadenziali. In questo lavoro l'Autore va tuttavia oltre la questione processuale della tempestiva impugnazione dell'atto, affrontando il tema della pregiudizialità in relazione al principio costituzionale del giusto processo che si declina "nel contraddirtene tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale" (art. 111 Cost). Principio che rappresenta la proiezione processuale di quel nuovo rapporto sostanziale tra cittadino ed amministrazione che la legislazione degli anni '90 dello scorso secolo ha cercato di costruire in termini tendenzialmente paritari.
Articolo per articolo tutto lo Statuto che regola l'ordinamento amministrativo della principale Regione a Statuto speciale italiana. Un documento che permette alla Sicilia di essere quasi uno Stato dentro lo Stato.
Il dibattito, oggi, tra laici e credenti - per usare ancora una terminologia "generalista" -, sembra più alimentato da interventi autorevoli, anche se, a volte, troppo ideologizzati. Questo libro, traendo spunto da tre modelli di laici per eccellenza - Croce, Sartre, Fromm - vuole inserirsi nel dibattito non con il solo obiettivo di un apporto critico, ma con il tentativo di individuare percorsi che, pur nella laicità, evitino le secche del laicismo. Da ciò il riferimento al rapporto pensiero-anima, relativismo-assolutismo, nonché alle prospettive escatologiche di una società umana fatta non più di bieca mediazione, ma di condivisione.