Aristotele, "il maestro di color che sanno", secondo la celebre formula dantesca, per molti secoli è stato considerato il Filosofo, e quasi il simbolo stesso della ragione umana. Ancor oggi, le prospettive aperte dallo stagirita mantengono un'intatta vitalità: se la sua logica e la sua epistemologia sono state riscoperte nella loro grandiosa architettura, le sue analisi ontologiche sono tornate al centro del dibattito filosofico. Varie correnti dell'etica contemporanea hanno posto in luce la straordinaria attualità del pensiero pratico di Aristotele, mentre un'attenzione sempre più viva si proietta anche sulle sue indagini di filosofia naturale. In tale quadro, la presente introduzione alla filosofia aristotelica "può essere collocata sullo stesso piano degli studi più importanti su Aristotele degli ultimi decenni" (H. Flashar) e rappresenta uno strumento prezioso per quanti cercano un accesso filologicamente rigoroso e filosoficamente affidabile ai testi dello stagirita. Emerge dal libro la complessa immagine di un filosofo criticamente aperto a tutte le vie del pensiero e attento, in parallelo, a coniugare l'ispirazione strutturale con un approccio fortemente problematico ai temi di volta in volta affrontati.
Wrotizla, Vretslav, Presslaw, Bresslau e anche Vratislavia. E infine Breslau, nome germanico in vigore fino alla caduta del Terzo Reich, e Wroclaw, nome polacco assunto dopo il 1945. La storia di Breslavia è scandita dai cambiamenti del suo nome, più di cinquanta, che evocano invasioni nomadiche, insediamenti misti e conquiste militari. Il caleidoscopio etnico è stato la norma in una terra che divenne il grande asilo della comunità ebraica europea, lo scenario di stati nazionali piccoli o deboli e di potenti imperi dinastici. Un ritratto del labirinto etnico, religioso e politico dell'Europa centrale, attraverso la storia di una città che contiene la silloge concentrata di tutte le esperienze che hanno fatto dell'Europa centrale quello che è.
L'approccio allo studio dell'antica Mesopotamia - la "terra tra i due fiumi" che tanto ha contribuito al progresso dell'umanità intera - diventa oggi particolarmente significativo nel clima di sconvolgimento politico e sociale e di guerra al terrorismo mediorientale. Confutando la visone eurocentrica e neocolonialista di gran parte dell'archeologia corrente e la sua dipendenza dalle fonti scritte, il volume rivaluta l'importanza dei dati materiali e archeologici e la loro centralità nella creazione dell'identità nazionale dei vari popoli e della loro sociologia. Attraverso l'impiego di modelli sociologici e antropologici, l'autore ripercorre quindi la storia politica e l'archeologia dell'antica Mesopotamia nei suoi snodi fondamentali.
Che cos'è la filosofia? Rispondendo a questa domanda Ermanno Bencivenga, noto professore e studioso, afferma provocatoriamente che è un gioco. Un'attività ludica straordinariamente seria, però, dal momento che invece di usare pedine, carte o altri strumenti ha a che fare con la vita e la morte, con il bene e il peccato, con il tempo e l'eternità. Anziché raccontarci l'ennesima storia della filosofia, Bencivenga ci propone così di diventare protagonisti e di praticare il gioco della filosofia. Come? In modo semplice, partendo da casi tratti dalla vita quotidiana. Ampliando il percorso dell'edizione precedente con nuovi capitoli, sull'estetica e la riflessione politico-sociale, l'autore ci insegna ad aprire la mente alla domanda, al dubbio, al quesito filosofico. Il risultato è un libro stimolante e ricco di spunti, capace di innescare e alimentare il meccanismo della ricerca.
Lo studio analizza un'articolazione sia storica sia teorica della nozione di rappresentazione essenziale nella filosofia moderna e quasi paradigmatica nella filosofia contemporanea. E prova, soprattutto, a progettare una visione alternativa. La visione che sintetizza la contemporaneità filosofica considera la rappresentazione non una possibilità di ingresso all'oggetto di riferimento, ma un oggetto di riferimento a sé, e ha il potere, tra l'altro, di dare una visibilità particolare ad altri quesiti filosofici cruciali: la relazione tra empiria e verità, il quesito sulla fondazione, la nozione di verità e gli statuti della rappresentazione scientifica e della rappresentazione artistica. Lo studio analizza il significato radicale della nozione di rappresentazione, la sua genesi moderna attraverso l'empirismo britannico del Seicento e del Settecento, il suo sviluppo sia attraverso Kant sia attraverso gli empiristi logici, ispirati da Wittgenstein e in dialogo critico con Cassirer, e il suo risultato contemporaneo, in particolare la filosofia analitica, in confronto critico sia con il pragmatismo sia con la fenomenologia.
Tra gli elementi fondanti dell'identità culturale della Grecia antica, l'architettura è uno dei più significativi, per i suoi stessi contenuti costruttivi e formali, per la consapevolezza del processo ideativo e per la capacità di tradurre la materia in un linguaggio ricco e complesso. Attraverso gli edifici del mondo ellenico è possibile tracciare il profilo storico di una società, delle sue forme di rappresentazione pubblica e privata, dei comportamenti e delle funzioni complesse e articolate di un'elaborata cultura urbana. Partendo dalle numerose scoperte recenti, che hanno radicalmente mutato molte convinzioni tradizionali, e dall'esigenza di valorizzare il rapporto tra architettura e società come anche il valore ideologico che assume l'esperienza costruttiva nel mondo antico, lo studio, nato da una pluriennale esperienza di collaborazione interdisciplinare tra gli autori, vuole offrire una presentazione completamente nuova. I monumenti e le abitazioni, la loro funzione politica e collettiva, la riflessione tecnologica e la creazione di canoni estetici, l'organizzazione dei cantieri ed il sistema economico sono i diversi aspetti di un esame che ha scelto di privilegiare la ricostruzione storica per capire il significato della polis e del suo paesaggio costruito.
Il declino dei sistemi religiosi istituzionali ha lasciato un vuoto morale ed emozionale nella cultura occidentale. Steiner esamina le mitologie sostitutive offerte dal programma filosofico-politico di Marx, dalla psicoanalisi di Freud e dall'antropologia di Lévi-Strauss, e le vampate dell'irrazionale come l'astrologia, l'occulto, i culti orientali: tutti tentativi mancati di dare una risposta complessiva alla crisi di senso che colpisce l'uomo moderno.
La questione dell'immagine, da sempre al centro del dibattito filosofico e religioso di Oriente e Occidente, rappresenta fin dalle origini un tema cruciale nella definizione identitaria delle più disparate culture e credenze. Dall'icona come simbolo incarnato della divinità alle immagini astratte chiamate a esprimere l'irrappresentabilità del divino, dalla questione dell'iconoclastia ai diversi destini dell'arte sacra orientale e occidentale, il libro di Piergiuseppe Bernardi accompagna il lettore in un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta delle radici dell'immagine sacra lungo le millenarie vicende del cristianesimo. Mettendo a confronto i differenti sviluppi teorici da un lato e le concrete traduzioni in campo artistico dall'altro, "I colori di Dio" propone una sintesi chiara di un tema finora poco esplorato se non a livello prettamente specialistico, che attraverso l'adozione di un linguaggio accessibile a tutti vuole coinvolgere anche il lettore meno esperto che vi si avvicina per la prima volta.
Con un linguaggio piano e diretto, questo manuale, ora presentato in una nuova edizione, insegna a differenziare le molte facce del Medioevo, a districarsi in mezzo alle opinioni di storici che illustrano diversamente medesimi fenomeni, a sfatare una lunga serie di luoghi comuni distinguendo il Medioevo della fantasia, della letteratura, quello proposto dai mezzi della comunicazione di massa da quello della realtà, a rimediare ai diffusi errori di prospettiva riconoscendo i differenti significati che, se riferite al passato, assumono, rispetto a oggi, parole come libertà, democrazia, crociata, borghese: a prendere coscienza che passato e presente non sempre si somigliano. La narrazione degli eventi è condotta partendo dalle fonti documentarie, narrative e archeologiche, segue un andamento cronologico e si concentra sul continente europeo e le aree che con esso sono entrate in relazione, quelle sulle quali si era dispiegata la civiltà latina antica, punto di riferimento concettuale per la nascita stessa dell'idea di Medioevo.