Gli ultimi trent’anni hanno visto il rifiorire dell’interesse sulla figura storica di Gesù, con la partecipazione di grandi personalità di livello internazionale, di provenienza prevalentemente americana e inglese, e l’utilizzo di nuove metodologie di ricerca. Il riconoscimento della giudaicità di Gesù ha rappresentato il principio ispiratore della cosiddetta Third Quest, sebbene questo dato abbia poi condotto a risultati divergenti, talvolta tra loro assolutamente inconciliabili. Nel libro si presenta un quadro sintetico degli sviluppi più recenti sull’argomento, ponendo in evidenza le variabili interpretative che hanno determinato le diverse ricostruzioni storiche e come esse siano collegate ai vari contesti accademici e culturali nei quali hanno avuto origine. Si propongono inoltre alcune nuove prospettive di indagine, legate soprattutto alla migliore definizione della particolare forma di giudaismo alla quale sia Gesù che i suoi primi seguaci appartenevano.
La subalternità in cui le donne sono costrette a vivere nei paesi islamici è purtroppo nota anche nel nostro mondo occidentale, in cui pure non manca di riverberare i suoi effetti nefasti e dai risvolti addirittura criminogeni (il caso di Hina è solo l'episodio più recente di una lunga e triste serie). Meno noto è il fatto che dalla fine del secolo scorso molte donne musulmane hanno cominciato a rivendicare, sia in Oriente sia in Occidente, libertà e diritti. Il fenomeno è stato definito "femminismo islamico". Questo libro racconta la nascita e l'affermazione di questo movimento che si batte contro i settori più integralisti del mondo musulmano, utilizzando come arma il Corano stesso riletto in una prospettiva di genere.
La conoscenza come nuova frontiera per la società e l'economia: il salto di paradigma più profondo dai tempi della rivoluzione industriale pone una sfida radicale ai criteri manageriali e organizzativi oggi prevalenti. Il libro ne offre una chiave interpretativa originale, e propone un modello di impresa nuovo, basato non sul paradigma della quantità, ma su quello della bellezza.
Libro tra i più affascinanti ed enigmatici della Sacra Scrittura, il Cantico dei Cantici, grazie all'interpretazione allegorica e spirituale, rappresenta nel Medioevo l'ars amandi Deum per eccellenza, lo straordinario racconto della storia d'amore che unisce il Verbo creatore alla sua creatura (sia essa intesa come l'anima, la comunità dei fedeli o la Vergine). "La parola e l'amore" individua, nella complessa ricezione medievale del Cantico, il costituirsi di una tradizione esegetica in lingua francese, fra Due e Trecento. Il volume presenta al lettore i risultati di una ricerca che riannoda tale fenomeno ad alcuni momenti preliminari ed essenziali: l'eredità medievale di Origene, la prassi della lectio divina, le letture elaborate in ambito monastico nel corso del XII secolo. Sono inoltre indagate le più antiche parafrasi metriche del Cantico in lingua d'oil, in una prospettiva che intreccia alla discussione delle questioni filologiche e interpretative la messa a fuoco dei temi ideologici e letterari proposti nelle diverse riscritture del libro biblico. In queste opere, nell'apparente labirinto dell'ermeneutica puntuale della Parola, sono riconoscibili ardui percorsi ascetici e devozionali, scanditi dalla meditazione della Passione, dall'esposizione di nozioni dottrinali (la "carità ordinata", l'umanità-divinità di Cristo), dal riaffiorare di immagini e concetti (il "cuore amoroso", la "coscienza") che, ben oltre il Medioevo, godranno di larghissima fortuna nel discorso mistico occidentale.
Come si progetta un'indagine che abbia validità scientifica? Come si realizza un sondaggio demoscopia) o un'indagine di mercato moderna? Quali analisi compiere sui dati? Come interpretare i risultati? Il testo risponde a queste domande e presenta le più recenti tecniche per realizzare indagini computer-assisted (telefoniche e via Internet). Si rivolge a studenti dei corsi di laurea in Scienze sociali e a quanti vogliono progettare, realizzare e interpretare i risultati di un'indagine statistica con rigore scientifico.
Moderno e funzionale nella sua architettura interna, il Dizionario della comunicazione coniuga esattezza scientifica, rigore metodologico e una decisa vocazione all’approfondimento con chiarezza espositiva e agevolezza di consultazione. Tali caratteristiche rendono l’opera ideale sussidio didattico per studenti universitari, ma anche valido strumento informativo per tutti coloro che operano nel settore della comunicazione. Il Dizionario è strutturato per Approcci, Ambiti e Focus. I dieci Approcci definiscono i settori disciplinari (storia, media, economia, semiotica, sociologia, psicologia, educazione, teologia, etica, politica): all’inizio di ognuno di essi un saggio introduttivo fornisce un inquadramento generale e sistematico degli argomenti, definisce i paradigmi teorico-critici e le procedure metodologiche di riferimento, tratteggiando gli sviluppi cronologici e le personalità di spicco della disciplina. Gli Ambiti sono saggi di taglio spiccatamente informativo, attraverso i quali vengono presentati, nei loro tratti salienti, argomenti, temi, percorsi e nodi concettuali fondamentali per indagare il mondo della comunicazione a partire dalla prospettiva disciplinare di riferimento. I Focus, infine, offrono schede informative che presentano correnti culturali, movimenti di opinione, invenzioni, opere, eventi e fatti di varia natura che arricchiscono e concludono gli Ambiti.
Nell'ultimo quarto di secolo, la Chiesa come istituzione e le chiese come luoghi materiali del culto hanno assunto un ruolo centrale nella storiografia, interessata a rintracciare le origini dell'Europa medievale e moderna nelle trasformazioni del mondo antico e nell'affermazione dei nuovi regni romano-barbarici. Il volume, pensato per chi affronta per la prima volta tali argomenti, presenta alcuni temi di base, integrando fonti scritte e dati materiali. Le prime ci consentono di ricostruire lo sviluppo della liturgia e dunque di comprendere l'articolazione degli spazi dei luoghi di culto; i secondi di analizzare il contesto insediativo in rapporto al quale le chiese sono state costruite, dapprima in città, dove fissò la propria sede il vescovo, e poi nelle campagne. La progressiva cristianizzazione degli spazi è stata uno degli elementi fondanti di quel nuovo mondo che si è venuto delineando, in Occidente come in Oriente, fra tardo antico e altomedioevo. Le chiese, come luoghi di sepoltura, sono state altresì, fin da quei secoli di radicali cambiamenti, sede di autorappresentazione e di confronto tra i differenti segmenti di una società multietnica e multiculturale. Per restituire questi molteplici aspetti, l'archeologo dovrà dapprima ricostruire la sequenza delle singole chiese e del loro contesto, approdare poi ad una visione di rete a scala più ampia e proporre infine un'interpretazione storica basata su tutte le fonti a disposizione.
La vera storia delle nazioni che hanno popolato l’Europa nell’Alto Medioevo non comincia nel secolo VI, bensì nel XVIII. Ciò non significa negare che in passato sia esistito un sentimento nazionale o di identità collettiva. Ma il clima intellettuale permeato di nazionalismo e gli scontri politici del secolo XVIII e del XIX hanno trasformato il nostro modo di vedere i gruppi sociali e politici al punto da rendere impossibile una visione "oggettiva" di ciò che furono le categorie sociali nell’Alto Medioevo. Proprio partendo da queste considerazioni, Patrick J. Geary ripercorre il tema dell’identità delle popolazioni barbariche e delle sue varie declinazioni in rapporto alla tradizione politico-istituzionale, giuridica e letteraria dell’Antichità classica e cristiana, in quei secoli cruciali che vanno dalla "caduta" dell’impero romano all’incoronazione di Carlo Magno. Con l’obiettivo dichiarato – per dirla con le parole dell’autore – di bonificare «quella discarica intrisa dei miasmi del nazionalismo etnico» che la storia dei "popoli" nel Medioevo è stata, e continua a essere, per intellettuali e politici ideologicamente spregiudicati, almeno a partire dagli inizi dell’Ottocento. Dalle pagine del Mito delle nazioni – saggio storico e metodologico ad un tempo, ma soprattutto atto d’accusa contro ogni manipolazione della storia – emerge così un’Europa medievale continuamente rimodellata dalle conquiste e dalle migrazioni, un’Europa multiculturale ante litteram, su cui si infrangono le rivendicazioni identitarie e i particolarismi religiosi e linguistici anche di molti dei politici contemporanei.
Libri informativi, aggiornati e chiari, per rispondere alle esigenze e alle curiosità culturali di chi studia e di chi ritiene che nella vita non si smetta mai di imparare. La fatica necessaria per comprendere gli scritti lacaniani è, come afferma Foucault, «un lavoro da compiere su sé stessi». La loro oscurità è infatti sconcertante, ma il lettore che sappia superarla trova un pensiero capace di riflettere le sue urgenze esistenziali, filosofiche e cliniche. La produzione di Lacan è segnata dal confronto con i più grandi intellettuali (Merleau-Ponty, Sartre, Kojève, Bataille, Heidegger, Jakobson, Lévi-Strauss, Derrida, Althusser) e artisti (Breton, Queneau, Dalí, Picasso) del XX secolo. Il volume valorizza la loro influenza, in un capitolo di contestualizzazione storica, e ricostruisce la ricerca di Lacan attraverso alcuni temi che percorrono l’intero sviluppo del suo insegnamento: lo stile, la psicosi, gli specchi, l’Edipo, la topologia, i matemi e i nodi. L’opera è completata da un’ampia bibliografia.
“Se, guardando retrospettivamente l’intero cammino, devo riassumere quello che mi ha mosso nella mia volontà di conoscenza […], allora posso dire che all’inizio fu tale il passato in quanto degno di essere reso presente nel sapere, poi il presente che è da sempre attuale, ossia la vita nella sua permanente costituzione e nel suo significato che può essere compreso solo se si parte da lei stessa; infine il futuro come oggetto di preoccupazione in quanto da un lato è una minaccia da stornare, dall’altro una realtà minacciata da preservare."