
La tradizionale dottrina protestante sul matrimonio lo esclude dal novero dei sacramenti. L'autore di questo studio ha analizzato in quale misura i teologi protestanti contemporanei, pur senza smentire tale dottrina, attribuiscano al matrimonio connotazioni che lo avvicinano di fatto alla dignità di sacramento e quali siano i motivi che li spingono a ciò. Questa ricerca prende in esame principalmente le problematiche teologiche, mentre quelle di ordine etico vengono affrontate soltanto allo scopo di evidenziarne i presupposti teologico-dogmatici. Il campo d'indagine è limitato, sul piano "geografico", alla produzione dei teologi europei, appartenenti alle chiese evangeliche, riformate e alla chiesa anglicana. Sul piano cronologico, ai teologi che hanno prodotto studi e ricerche sul matrimonio a partire dalla seconda metà del XX secolo, quando la teologia protestante ha dedicato uno spazio sempre crescente alle problematiche della sessualità e del matrimonio, spinta dalle rapide trasformazioni della società quali il diffondersi del lavoro femminile e la cosiddetta "rivoluzione sessuale", per certi aspetti iniziata già negli anni '60 del Novecento.
Il concilio Vaticano II ha riletto il ministero ordinato alla luce della rinnovata riflessione ecclesiologica. Ciò ha portato a una fisionomia del presbiterato marcatamente comunionale e missionaria, finalmente liberata dalla dimensione individuale e cultuale della precedente concezione sacerdotale. Il presente lavoro risponde al delicato tentativo di mostrare come i magisteri di Paolo VI e di Giovanni Paolo II abbiano recepito la lezione conciliare circa il presbiterato. La novità di questo studio è data dalla lettura diacronica dei documenti del Vaticano II e dei due papi, confrontando i dati, quasi come una sinossi, sì da dedurre, da un lato le peculiarità che caratterizzano l'insegnamento del concilio e di ciascuno dei due pontefici rispetto al presbiterato, e dall'altro, la qualità di recezione dei documenti conciliari nel magistero pontificio.
Vivace percorso di consapevolezza e di crescita per attraversare la vita con coraggio e goderne (Prefazione di Alfredo Jacopozzi)
365 testi scelti, tratti dalle pagine più intense dei "Sermoni" di sant'Antonio di Padova (1195-1231) e opportunamente assegnati ai diversi giorni dell'anno in naturale sintonia con le celebrazioni dell'anno liturgico. Strumento di meditazione e accompagnamento spirituale da utilizzare giorno per giorno, da gennaio a dicembre, prestando particolare attenzione alle festività principali dell'anno liturgico, che con quello solare si interseca.
La vita del Santo narrata con la vivacità, la forza e la libertà del racconto letterario da uno dei maggiori scrittori polacchi. Il romanzo narra di un uomo di alto lignaggio, nato in un magnifico palazzo, con straordinarie premesse per raggiungere mete invidiabili in ambito sociale, nello studio e nella carriera ecclesiastica. Sennonché, divenuto un dotto e ammirato canonico agostiniano, un bel giorno lascia tutto - agi, raffinatezze e nome - e inizia ad andarsene scalzo per il mondo, vestito di un semplice saio. Quest'uomo è Fernando Buglione che assume il nome di Antonio, il santo a cui era dedicata la minuscola e diroccata cappella che lo accolse, quando decise di diventare francescano.
Nelle parole del Concilio Vaticano II «Maria, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo» (Apostolicam Actuositatem, 4). Il quotidiano della Madre di Gesù era pieno di impegni, rapporti familiari e tradizioni. Tesseva, cucinava, lavava i panni, frequentava la sinagoga, era presente alle celebrazioni della comunità. Con parole poetiche e fondatezza teologica, l'autore ci fa conoscere il passato di Maria e ci rende partecipi del suo quotidiano offrendoci un'immagine un po' più reale di chi è stata veramente Maria sulla terra.
Il testo meriterebbe di essere ripreso soprattutto nelle nostre realtà diocesane e pastorali, dove per un verso si percepisce la crisi della missione ad gentes, legata alla crisi vocazionale e di fede, e rischia di rendere autoreferenziali le nostre Chiese. Per l’altro verso s’intravvede la fecondità, per un cristianesimo antico ma a volte stanco, del dialogo con le Chiese giovani, di altri continenti, segnate da una fede vitale, fortemente testimoniale, da prassi di inculturazione paziente e dialogante, dalla collaborazione con altre confessioni cristiane e altre religioni, dalla ricchezza ministeriale, soprattutto affidata ai fedeli laici. Le vecchie Chiese hanno molto da imparare dalle nuove Chiese.
Quando intravede un tipo in cima a un pendio intento ad accarezzare un lupo, Francesco intuisce che quest'anno le vacanze non saranno come tutte le altre. Quella che vede è una statua, è vero, la statua di san Francesco, eppure sembra che stia parlando e gli dica "guarda... è lì... sì è lì che devi andare!". E "lì" è il convento dei frati cappuccini di Monterosso. Pochi giorni, quelli trascorsi a Monterosso, che apriranno il cuore di Francesco a piccoli ma meravigliosi segreti e lo porteranno a riflettere su alcuni importanti valori della vita. Età di lettura: da 8 anni.
Nella nostra epoca definita post-moderna, il linguaggio sembra aver perso il suo riferimento alla realtà, le emozioni predominano e il mondo ci appare frammentato. La musica e il canto nella liturgia possono ancora giocare un ruolo nell'avvicinare i fedeli al mistero di Dio? Quando si canta, si suona e si ascolta si vive un'esperienza concreta, reale, totalizzante, ricca di emozioni, sentimenti, suoni e immagini; la potremmo chiamare «immersiva»: è l'esperienza del rito. Un breve saggio che si propone di andare al cuore del problema per individuare quale apporto musica e canto possono offrire al celebrare.
Uno strumento pratico e immediato per seguire la liturgia eucaristica festiva per tutto l'anno 2019. Con introduzioni, richiami, commenti delle suore clarisse del Monastero San Damiano di Borgo Valsugana (TN) e preghiere della Comunità di Bose.