
Le meditazioni proposte, che seguono la struttura della lectio divina, sono frutto di "itinerari biblici" proposti dall'Autore all'interno di un progetto di formazione biblica della diocesi di Milano. L'idea fondamentale prende le mosse dall'osservazione di una peculiarità del vangelo di Luca: l'evangelista ama rappresentare gli incontri di Gesù con persone che, invece di essere sole, sono in coppia, secondo il procedimento narrativo del "triangolo drammatico". Ogni volta si presenta una coppia di "gemelli", ma il "protagonista principale" è la terza figura: il malcapitato assalito dai briganti, il padre della parabola, Abramo, Gesù, Dio. La chiave di volta di ogni racconto non sta tanto nella presentazione di due personaggi antitetici, ma nella contrapposizione dei punti di vista.
Gennaio 1964. Per la prima volta nella storia un successore di san Pietro compie un pellegrinaggio in Terra Santa. Sono gli anni del concilio Vaticano II e Paolo VI indica come segno profetico a tutta la Chiesa il pellegrinaggio alle sorgenti della fede. L'arrivo del Papa ad Amman (Giordania), il viaggio in macchina a Gerusalemme dopo essersi fermato in preghiera sulle sponde del fiume Giordano, l'entusiastica accoglienza nella città vecchia da parte della gente comune e dei pellegrini, l'ingresso al Santo Sepolcro (dove si fermò in raccoglimento sulla tomba vuota di Cristo) accolto dal padre Custode del tempo e dai frati minori francescani. Altre tappe significative, Nazaret, Cafarnao, il Tabor e Betlemme. Un viaggio, di cui nel 2014 ricorre il cinquantesimo anniversario, contraddistinto da alcune memorabili catechesi pronunciate nella terra che Paolo VI stesso definì "il quinto Vangelo" e dall'incontro ugualmente di portata storica - con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora I.
Un libro che racconta l'evoluzione storica e pedagogica dello Scautismo femminile e del Guidismo in Italia, nelle sue due forme laica e cattolica, e del Guidismo in Spagna. Un contributo ai saperi pedagogici nell'approfondimento di un'esperienza educativa giunta al suo Centenario ed estesa a milioni di ragazze e ragazzi in tutto il mondo e nella presentazione di un metodo proficuamente esportabile anche in altri contesti educativi. Una chiave di lettura in prospettiva di genere del movimento scout.
Grazie alle idee di "esercizi spirituali" e di filosofia come "modo di vita", Pierre Hadot ha profondamente rinnovato la nostra comprensione dei testi classici e, in generale, della filosofia antica. L'importanza della sua opera non si limita però alla rilettura del pensiero antico: per Hadot, infatti, la tradizione antica che intendeva la filosofia non come "costruzione di sistemi" ma come esercizio di vita e di pensiero, possiede tuttora una forte attualità ed è capace di orientare ancora oggi il nostro modo di intendere la filosofia. Questo volume raccoglie gli interventi del convegno in onore di Hadot, che si è tenuto nel 2007 all'École Normale Supérieure di Parigi, ed è il primo dedicato alla sua opera. Esso contiene inoltre una conversazione inedita tra Hadot e Arnold I. Davidson, in cui Hadot mette in luce i rapporti possibili tra pensiero antico e moderno, suggerendo in che modo la filosofia contemporanea può attingere all'esperienza antica, per rinnovarsi ed essere ancora una volta modo di vita.
Il presente volume ripercorre il prezioso ruolo di intermediario svolto dall'Ordine francescano tra i Maroniti del Monte Libano e la Santa Sede, dal XIII secolo fino alla conquista ottomana della Terra Santa (1516). La Chiesa maronita, fondata da san Marone nel V secolo, è l'unica Chiesa orientale ad essere rimasta sempre fedele a Roma, pur conservando riti e liturgie propri. I Francescani, presenti in Medio Oriente sin dal XIII secolo, diedero un contributo fondamentale al mantenimento di questo rapporto privilegiato. Essi furono infatti scelti dalla Santa Sede quali rappresentanti tra le Chiese orientali, giocando in questa veste un ruolo estremamente attivo nel sostenere l'attaccamento della comunità maronita alla Chiesa cattolica. Un compito difficile, considerate le numerose insidie che minavano il legame. Il libro ripercorre le missioni riportate a termine da alcuni frati francescani tra i Maroniti in qualità di delegati apostolici e, più in generale, il ruolo giocato dall'Ordine dei Frati minori nell'assicurare un collegamento costante e privilegiato tra Roma e il Monte Libano.
"In novant'anni, Terrasanta (o La Terra Santa, come si chiamava fino al 2005) è stata lo specchio fedele di un mondo tutt'altro che marginale, dato che su Gerusalemme si focalizzano da sempre gli sguardi di gran parte dell'umanità. Sfogliando le annate di Terrasanta si trovano così pagine di storia, profili di protagonisti della missione, cronache minute della Palestina, ma anche la semplice filosofia di fra Giocondo, che semina perle di saggezza francescana. E infine le vicende legate alla custodia dei Luoghi Santi (a volte segnate dal martirio), l'edificazione delle grandi basiliche, come quelle del Tabor e del Getsemani. E ancora gli usi e i costumi delle culture e delle religioni presenti in Medio Oriente, le feste islamiche ed ebraiche, le particolarità e le ricchezze spirituali delle varie Chiese cristiane. Questo molteplice orizzonte (storico, biblico, archeologico, ecclesiologico, interreligioso ed etnografico), tanto ben rappresentato nella storia della rivista, ci ha convinto della necessità di sottolineare i 90 anni della sua fondazione con un convegno nel quale fare memoria del ruolo di Terrasanta in alcuni ambiti precisi. Ma nel contempo rilanciare l'importanza della missione comunicativa della rivista al servizio della Chiesa e dei Luoghi Santi." (Introduzione) Gli autori: Giovanni Claudio Bottini, Giuseppe Caffulli, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, David Maria Jaeger, Danilo Mazzoleni, Paolo Pieraccini.
Sono ormai molti gli autori israeliani tradotti anche in Italia, da Grossman ad Amos Oz, a Yehoshua. Ma sinora mancava un'opera che li inserisse nel più ampio e articolato panorama della letteratura ebraica, con i suoi tremila anni di storia. Il presente volume, sintesi di una monumentale opera in cinque tomi, colma una grande lacuna e permette di seguire più da vicino gli sviluppi più recenti (dalla fine del XIX secolo) della narrativa ebraica moderna e della grande sfida che ha rappresentato la rinascita della lingua ebraica. Un'opera per appassionati e curiosi di letteratura. Ma anche per chi vuol conoscere da un diverso punto di vista le vicende del popolo ebraico durante e dopo la seconda guerra mondiale. Con una prefazione di Maria Luisa Mayer Modena.
Tre saggi compongono il volume: nel primo si tratta di putti, di loro immagini, di loro funzione educativa, di loro vicende nei secoli. Il secondo parla di bambine, della loro scarsa riconoscibilità nella storia e nella ricerca scientifica e della loro difficile emancipazione. Il tema del terzo è la costruzione dell'idea di infanzia nella teoria freudiana. Tre contributi a una storia dell'età bambina, ancora sulla via di una difficile realizzazione, dove sfide teoriche si intrecciano a interrogativi pedagogici e di metodo di ricerca, in un lavoro su pagine scritte e documenti iconici.
Del Medio Oriente conosciamo molte cose indigeste: le guerre, gli scontri a sfondo religioso, i percorsi inconcludenti della politica e della burocrazia. Una delle cose che non conosciamo abbastanza, invece, è il modo in cui ebrei, cristiani e musulmani del Medio Oriente, sedendosi a tavola, fanno festa. I piatti prelibati, le bevande, i dolci che i fedeli - usciti da sinagoghe, chiese e moschee - preparano e condividono per stare in pace. Questo libro è un modo in più per conoscere la vita dei popoli del Medio Oriente. Le tre sezioni in cui è diviso sono dedicate al significato religioso del cibo nell'ebraismo, nell'islam e nel cristianesimo mediorientale, e raccolgono una selezione di ricette che ancora oggi si preparano in Terra Santa, in occasione delle rispettive feste religiose. Così, cimentarsi a preparare, nella cucina di casa, il piatto di Pasqua dei cristiani di Betlemme, o il dolce di Purim delle cuoche ebree di Gerusalemme, o il banchetto di fine Ramadan dei ristoranti di Damasco, vuole essere in fondo anche l'augurio che si possa condividere, un giorno, la stessa pace.