Questo secondo volume, dedicato al ciclo liturgico dell'anno B dove si legge prevalentemente il vangelo di Marco, ricalca esattamente lo stile del primo dedicato all'anno A. Anche in questo volume, in tutte le 62 meditazioni è inserito un breve racconto o un aneddoto o un detto o una poesia per renderle più vivaci e interessanti. Si può dire che Marco sia l'inventore del genere letterario "vangelo". Il suo vangelo è il più antico e il più breve ed è tutto concentrato sul tema della fede. L'evangelista vuole mostrare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Il titolo riprende le domande poste da Gesù ai suoi discepoli, subito dopo il miracolo della tempesta sedata: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). La fede costituisce il centro assoluto di questo vangelo. La sua lettura è un'occasione unica per interrogarci sulla nostra fede. Nessuno, seguendo l'itinerario del vangelo di Marco, può evitare di rispondere a questa domanda: «Chi è per me Gesù?». Chi arriva a credere che Gesù è il Figlio di Dio non ha più paura di niente e di nessuno perché sa che la sua vita è al sicuro.
Il concilio Vaticano II ha innescato un dinamismo di ripensamento della modalità di relazione tra i laici e i loro pastori, tra i presbiteri e i loro vescovi e tra i vescovi e il successore di Pietro, colui che presiede la Chiesa di Roma. Si tratta della felice riscoperta della sinodalità, ossia di quella modalità adottata dai membri della Chiesa nelle loro relazioni perché ritenuta più conforme al dettato evangelico. Senza voler fare una trattazione di come, quando e perché nella Chiesa si è vissuta o meno la sinodalità, l'autore propone esperienze concrete - esercizi, come dice il titolo - che consentano di tentare, o ritentare, un percorso di conversione delle relazioni nella comunità ecclesiale; soprattutto delle relazioni tra il parroco e i fedeli laici. Destinatari del lavoro sono soprattutto loro, i parroci, perché ad essi la Chiesa richiede il principale impegno per la formazione di un'autentica comunità cristiana. Tuttavia anche i laici, specialmente quelli che sono maggiormente impegnati nel servizio pastorale, troveranno in queste pagine stimoli utili alla riflessione circa ciò che costituisce il loro specifico contributo nell'edificazione di una comunità cristiana. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del «si è fatto sempre così». "Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità" (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 33).
Le Perle dei Padri del deserto raccolgono un gran numero di brevi e folgoranti frasi di alcuni dei Padri del deserto più amati. Sono perle attraversate da un unico «filo»: l'amore. Le parole più belle delle grandi figure spirituali di tutti i tempi. Perle preziose da meditare. Perle preziose da regalare. Perle preziose da vivere. «Chi impara a conoscere bene se stesso incontra dio e trova pace».
Il canto gregoriano è canto proprio della liturgia romana, come stabilito anche dal Concilio Vaticano II. Purtroppo, negli ultimi decenni esso è stato messo da parte in molte chiese. Ma alcuni brani ancora vengono eseguiti nelle assemblee del nostro paese. In questa raccolta, Aurelio Porfiri offre dei brani organistici che si basano su un gruppo selezionato di melodie gregoriane. Una raccolta che è alla portata anche di organisti non professionisti e che ha come scopo quello di essere utilizzata nelle celebrazioni liturgiche, cercando di eseguire i brani nel tempo liturgico appropriato. Introduzione di Guido Milanese. Prefazione di Horst Buchholz e Jacques Viret.
«La collana di perle» offre piccole antologie che presentano le parole più belle scritte o dettate da grandi figure spirituali vissute in epoche e contesti diversi. Le Perle del Mahatma Gandhi raccolgono un gran numero di brevi e folgoranti frasi di un profeta della non violenza profondamente amato, inanellate da un filo: la ricerca della verità. «Non ci potrà mai essere verità dove non c'è coraggio».
Il testo è rivolto agli animatori dei gruppi giovanili, ai genitori, ai presbiteri e agli operatori pastorali, a tutti coloro che non si lasciano sopraffare dallo scoraggiamento e dalla sfiducia, ma desiderano rispondere, con generosità e coraggio, alle sfide del mondo contemporaneo e del "mondo giovanile", per far risuonare la freschezza della buona novella del Signore risorto e rispondere al soffio dello Spirito santo, che rinnova ogni cosa. Le riflessioni presenti in questo libro sono un tentativo di sollevare una discussione e un confronto sulle strategie e i percorsi possibili per annunciare il Vangelo del regno di Dio alle nuove generazioni. Questo testo è il frutto di uno studio pedagogico e psicologico, di una conoscenza e di una scienza teologica, ma anche di esperienze pastorali e parrocchiali, sperimentate servendo realtà giovanili parrocchiali, diocesane ed associative, e si può considerare il risultato di un cammino condiviso e di un percorso comunitario. Dietro le riflessioni e i suggerimenti di questo libro ci sono i volti, le storie, le iniziative e le notti insonni di tanti giovani, adulti, sacerdoti e genitori che insieme hanno cercato di pensare, agire e verificare cammini possibili per annunciare la gioia della salvezza in Cristo e la bellezza della comunione con Dio e con i fratelli.
Igino Giordani (Tivoli, 27 settembre 1894 - Rocca di Papa, 18 aprile 1980), Servo di Dio, considerato confondatore accanto a Chiara Lubich del Movimento dei Focolari, è una tra le figure più significative e poliedriche della storia contemporanea. Deputato all'Assemblea Costituente e nella I Legislatura, intellettuale lucido e profondo, scrittore versatile, Giordani fu uno dei più vigorosi attori di eventi civili ed ecclesiali caratterizzanti il cuore del secolo ventesimo e protesi anche oltre. Polemista senza timori e fervido difensore della giustizia, non mancò mai di testimoniare, pur nell'atmosfera convulsa del secondo dopoguerra italiano, la sua fede (vera fonte della sua forza e della potenza del suo messaggio pacifista ed ecumenico). Profeta e costruttore instancabile della pace, con i suoi scritti e con la sua vita. Giornalista attento e voce altisonante per chi non poteva e non sapeva esprimersi, non esitò ad impugnare la sua penna nella difesa della libertà dell'uomo, annullata e calpestata dai regimi totalitari che caratterizzarono l'Europa del '900. Politico fedele al suo compito di realizzatore della giustizia, non ebbe timore a scuotere i governi quando gli interessi particolari e privati prevalevano sul bene comune, e non esitò a criticare in maniera obiettiva i politici del suo stesso partito quando li vide succubi dei compromessi politici. Avvicinarsi a Giordani è trovarsi di fronte ad una figura che affascina ma che nello stesso tempo sconvolge la coscienza per la profondità del suo pensiero. A quarant'anni dalla sua scomparsa, Giordani è ancora qui, con i suoi scritti, e ci propone un messaggio urgente, affascinante e oneroso: un messaggio che non può lasciare indifferenti. Cosa possiamo fare noi per la Pace? «Aprire il cuore come una conchiglia a raccogliere la voce oceanica dell'umanità e mettere a circolare l'amore e la ricchezza... il bene e i beni, sopprimendo gli sbarramenti di razza e classe, le dogane dello spirito, i pedaggi della felicità; vedere nell'uomo, chiunque esso sia, facchino o barone, socialista o liberale, estero o nazionale, bianco o colorato, stesso Dio in effige». Igino Giordani, Le due città L'immagine di copertina è una metafora della vita di Igino Giordani e del suo multiforme pensiero. Una successione di mattoni neri simboleggia la sua immersione profonda nel mondo della politica; i mattoni con i colori dell'arcobaleno che li intervallano rappresentano l'incidenza che il suo pensiero ha avuto nei diversi aspetti della vita (economia, lavoro, spiritualità, ecclesialità, socialità, bellezza, comunicazione...). La disposizione dei mattoni - a raggiera ed a cerchi concentrici - rimanda alla sua visione, ispirata dal carisma di Chiara Lubich, di una relazionalità sul modello trinitario fondata sull'amore reciproco.
Il viaggio è un tema universale: è ricerca, trasformazione e educazione all'incontro; è storia di un movimento dal noto verso l'ignoto e di un ritorno al noto con una consapevolezza nuova. Per le donne ha rappresentato un momento di ricostruzione del percorso accidentato e non lineare che le ha condotte all'emancipazione. Fra i testi delle 320 autrici presenti nel fondo librario «Gino Doria» della Biblioteca Nazionale di Napoli - dalle poetesse del '500 alle saggiste e romanziere degli anni '70 del Novecento - si trovano anche trentatré scritti di donne che documentano tour, soggiorni o brevi permanenze in Italia tra il XVIII ed il XX secolo. Provengono da tutta Europa e dall'America e usano diversi generi letterari e storiografici: lettere, diari e memorie, reportages e guide turistiche. Grazie al viaggio conoscono altre culture e affermano la propria libertà nel pensare e nel comportarsi; osservano, descrivono usi e costumi locali, ricostruiscono vicende storiche del loro tempo e affrontano questioni politiche. Qual è il rapporto tra storia e finzione nelle loro ricostruzioni? Esiste una specificità di genere del Gran Tour femminile? Il libro cerca una risposta a queste domande raccontando le loro vite, i loro viaggi, la loro epoca e i contesti in cui si sono imbattute.
Al termine del percorso tracciato da queste pagine, il frutto cui esse tendono - invocato, accolto, sempre di nuovo portato nella preghiera e nell'esercizio della carità - vorrebbe essere il mistero dell'incontro fra il nostro esodo di pellegrini verso la piena luce di Dio e l'Avvento divino, a partire da Colui ed in Colui, nel quale questo incontro si è originariamente e sommamente realizzato, il Cristo. Il dono dall'alto attende risposta, la grazia domanda accoglienza, la discesa suscita ascesa, vissuta nell'assenso della libertà, perché la chiamata divina non è mai cattura: essa, anzi, lascia sempre aperto lo spazio della gratuità, affinché si compia integralmente l'incontro dialogico, da cui nasce e di cui vive la fede. Perciò, queste pagine di suor Cristiana Dobner sono tanto un dono, quanto una sfida: e avventurarsi in esse esige fedeltà, perseverante fiducia e umile docilità all'azione di Dio, ai Suoi tempi che non sono i nostri, alle Sue sorprese, che sfuggono a ogni calcolo e misura. Dalla Prefazione di Bruno Forte L'Amico parla all'amico nel tempo della consolazione, come in quello della desolazione, nella notte, come nei giorni dello spirito, ferito dall'amore dell'Amato. Sentiero non facile, dalle altezze impervie, eppure fonte di meravigliosa bellezza, è questo percorso fra la notte e il giorno dell'esperienza di Dio.
«La Bibbia è una grande sala parto», ha affermato la rabbina francese Delphine Horvilleur. E, difatti, gran parte dei libri biblici sono generalmente racconti di «estrazione», in cui si tratta di uscire da una matrice per incamminarsi verso la piena consapevolezza della propria identità vocazionale. Così è anche per il Libro dell'Esodo, dove si narra non solo una liberazione dalla schiavitù ma una vera e propria nascita, quella di Israele, popolo reso capace di stringere Alleanza con Dio ai piedi del Sinai. Queste pagine vogliono aiutare il lettore a divenire pienamente se stesso. Solo la persona - ossia chi ha imparato a dire «io» - mette in movimento l'essere e impara a dire «tu». E così fiorisce la vita nelle sue mille iridescenze luminose. È questo il passaggio/esodo che una notte Gesù di Nazareth propose ad uno scettico Nicodemo. Rinascere dall'acqua e dallo Spirito è sempre possibile per tutti. Venire alla luce non è mai troppo tardi quando ci si lascia attrarre dall'Uomo esaltato sulla croce.