
I momenti cruciali della Resistenza, la nascita della Repubblica sotto il dominio della Democrazia cristiana, il miracolo economico, il centrosinistra e il Sessantotto, le lotte politiche e sindacali degli anni Settanta, il terrorismo: un affresco storiografico ricco di suggestioni e spunti critici che sottolinea il drammatico passaggio da un Paese fascista distrutto dalla guerra a una grande e opulenta nazione democratica. Nella complessa architettura del libro fatti politici, dati economici e analisi della famiglia e della società si intersecano, dando vita a un quadro globale dell'Italia contemporanea. Attingendo a metodi e fonti diversificate - dalla storia orale, alle analisi sociologiche, alle commissioni parlamentari - Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi ricostruisce il tessuto più quotidiano della vita degli italiani in una narrazione di grande leggibilità e rigore storico, il lavoro di Paul Ginsborg, pubblicato per la prima volta nel 1989, ha suscitato immediatamente un acceso dibattito, e ha assunto un posto di grande rilievo nella storiografia dedicata all'Italia repubblicana.
Da tempo nel nostro paese la riforma delle professioni è al centro di un acceso dibattito. Questo libro ci aiuta a comprendere un tema di così stringente attualità ripercorrendo la storia delle principali professioni liberali europee dalla caduta degli antichi regimi al 2006. L'analisi privilegia il campo legale e quello contabile, i medici e gli ingegneri: professioni di cui è sottolineato il ruolo "costituzionale" esercitato nella costruzione e nelle trasformazioni dell'Europa contemporanea. L'autrice prende in esame, oltre all'Italia, anche Gran Bertagna, Francia e Germania. Quest'approccio comparativo tra le singole professioni in differenti contesti nazionali permette di rilevare interessanti elementi di somiglianza e discontinuità, particolarmente visibili nel momento in cui si affronta la questione femminile. La storia delle professioni infatti è stata anche una storia di esclusione di genere, risoltasi oggi con la femminilizzazione della maggior parte delle professioni, anche di quelle che furono una roccaforte maschile inespugnabile.
Paolo Giovio è stato uno degli intellettuali più influenti e ammirati della prima metà del Cinquecento. Strettamente legato al cardinale Giulio de' Medici, dal 1523 papa Clemente VII, e poi al cardinale Alessandro Farnese, visse la politica e il potere ai più alti livelli (ma anche la crisi del Sacco di Roma e del dopo Sacco). La sua fama è legata soprattutto all'attività di storico, che sfociò nei due volumi di Historiae a cui lavorò per gran parte della sua vita. Ma è anche legata alla sua leggendaria villa sul lago di Como, dove aveva allestito un museo privato con dipinti di grandissimi artisti e dove ospitava i personaggi più importanti dell'epoca. Proprio collegati alla sua famosa galleria di ritratti nascono gli Elogia, complemento letterario della sua idea tutta umanistica di rappresentare in un pantheon complessivo i grandi uomini della storia e della letteratura. Sono 146 ritratti di letterati e 134 di uomini d'arme, da Dante al Boccaccio, dal Saladino a Carlo d'Angiò, dal Poliziano all'Ariosto, da Galeazzo Sforza a Cesare Borgia: il più completo who's who del mondo medievale e rinascimentale, fondamentale per capire quali fossero i riferimenti storico-culturali all'epoca di Giovio, quali fossero considerati i maestri del passato remoto e quali i personaggi-chiave del passato recente o della contemporaneità. Questa prima traduzione italiana completa degli Elogia offre un inquadramento storico, filologico e biografico di grande importanza, per la prima volta considerata nella sua interezza.
A 42 anni, con due figli già grandi e un matrimonio ormai annegato nella noia del quotidiano, Eleni non ha più grandi ambizioni per la sua vita. Lavorare come cameriera ai piani in un albergo di Naxos, l'isola greca da cui non si è mai allontanata, le sembra un buon modo per concedersi un po' d'evasione: uno svolazzo di profumo sconosciuto o una frase rubata in qualche lingua straniera le bastano per sognare altre vite, altri luoghi, e per sentirsi dopotutto soddisfatta. Poi, un giorno, l'imprevisto: rassettando in una stanza, si imbatte in una scacchiera in cui è in corso una partita, e per magia il gioco degli scacchi, che non aveva mai imparato, la cattura. Sarà l'inizio di una passione clandestina che la porterà fuori dai binari della quotidianità, donandole una voglia di vivere del tutto nuova.
I mariti e le mogli che popolano questi racconti vivono una tranquilla vita di coppia, che include una casa, alle volte un figlio e spesso un'amante. I loro gesti e riti quotidiani sono fotografati con sguardo distaccato, ma inquietudini e presentimenti sono ben visibili sotto la limpida lastra di ghiaccio delle relazioni. A volte sono gli oggetti a raccontare le ipocrisie, i silenzi, i tragicomici inganni della vita di tutti i giorni; altre volte l'esistenza dei personaggi tende a sdoppiarsi, riflettendo le trame oscure dei loro desideri.
È una calda estate di Tripoli del 1979, la Libia è stretta nelle maglie della dittatura militare del colonnello Gheddafi. Il piccolo Suleiman, in vacanza dalla scuola, passa le giornate insieme all'adorata madre ed è ignaro degli avvenimenti che turbano il paese e che ben presto sconvolgeranno la sua vita famigliare. Suo padre è un uomo d'affari sempre in viaggio per il mondo, ed è anche uno dei dissidenti più in vista. Sua madre non va molto d'accordo col marito e spesso si ubriaca di nascosto. Un giorno gli agenti del Comitato Rivoluzionario arrestano il padre del suo migliore amico. Anche il padre di Suleiman è costretto a nascondersi. Gli uomini che stazionano davanti casa cominciano a fare strane domande. Il bambino, credendo di salvare la propria famiglia, con ambigua ingenuità, tradisce gli amici, il padre e in definitiva se stesso.
Sulle tracce del manoscritto inedito di un martire di lingua Yiddish, lo scrittore americano Nathan Zuckerman a metà degli anni Settanta si reca nella Praga dell'occupazione sovietica. Lì, in una nazione strangolata dal totalitarismo comunista, scopre una dimensione letteraria che non gli appartiene, segnata come dalla prevaricazione istituzionalizzata. E lì, fra gli scrittori oppressi insieme ai quali si trova ben presto invischiato in una serie di avventure bizzarre e struggenti, scopre anche una forma intrigante e perversa di eroismo. "L'orgia di Praga", che riproduce le pagine dei taccuini sui quali Zuckerman annota il suo soggiorno fra quegli artisti proscritti, funge da epilogo alla trilogia composta da "Lo scrittore fantasma", "Zuckerman scatenato" e "La lezione di anatomia", e appone un sigillo sensazionale all'intricata struttura dell'opera magna di Roth sulle conseguenze impreviste dell'arte.
"Queste memorie sono in qualche modo la ricostruzione di una vicenda personale e sociale nelle insanguinate vicende del mio tempo. Ma - anche per il memorialista - non è proprio certo che le cose siano andate così, e con tale "ordine" sotteso. L'accaduto forse diverrà più sicuro, quando saranno appurati nessi ed eventi che a tutt'oggi, almeno per chi scrive, risultano ambigui o ancora nel farsi, o ancora troppo personali e segreti. Quell'evento fu cosi, come sta aggrappato nella mia dolce, dolorosa memoria? O si è consumata la chiave, ammesso che ci sia in campo una chiave, sia pure per una raccolta di frammenti? Essendo incerta la lingua, come si dà e si legittima la memoria? E perché temiamo tanto che la memoria si perda? E la vanità di stare ancora e per sempre sulla scena o un tentativo di salvezza? O forse è la memoria di una soggezione ad altri, tale che non può reggere il silenzio."
Ugo è assistente di Filosofia del diritto. Donne e sesso lo ossessionano. Legato ai genitori da un rapporto malato e contradditorio, è dedito a un uso più o meno saltuario di alcol, tabacco, cocaina. È uno come tanti. Lo rende unico il suo sguardo disincantato e feroce sulle cose, che però al tempo stesso lo blocca ancora di più nella sua ruminante immobilità, destinata a scattare in inevitabile distruzione.
L'Occidente ha sempre inseguito il sogno di carpire i segreti della Cina, della sua prodigiosa vitalità e ricchezza. E la Cina non ha mai amato troppo l'interesse degli stranieri, ai quali ha spesso fatto credere ciò che volevano credere. Cosi, in un raffinato gioco di schermi e di specchi, è nato un altro paese: la Cina degli occidentali. Rappresentato bene da un nome - Cina - che viene utilizzato solo in Occidente. Di volta in volta, questa Cina immaginaria è stata terra di immense ricchezze (XVII secolo), modello di ogni buona amministrazione (XVIII), pronta all'Occidente e alla Cristianità (XIX), rivoluzionaria pacifica e virtuosa (negli anni della rivoluzione culturale maoista). Oggi quel paese appare interessato solo al denaro e all'economia. Ma esiste un'altra Cina, al di questo luogo sognato nello specchio occidentale? E come riconoscerla? Zhou Enlai non avrebbe dubbi, come disse a Henry Kissinger: "I misteri cinesi scompaiono in un solo modo, studiando".