Chi racconta ha temporaneamente perso la memoria a causa di un forte trauma. Ricoverato in una clinica in Alaska, su di lui sono state rinvenute persistenti tracce radioattive e il dottor Mills, che lo ha in cura, si convince che l’uomo sia sopravvissuto a un disastro nucleare. Grazie ai frequenti dialoghi con lo psichiatra, in lui riaffiora il volto di una donna, sempre più insistente: non ricorda il suo nome, ma sente di averla amata. In seguito gli tornano alla mente voci e suoni di una città distrutta – che nel romanzo non ha nome, ma è facilmente identificabile con Pripyat, la più vicina al reattore di Chernobyl. Il bisogno di recuperare la propria identità e la speranza di incontrare quella donna misteriosa lo spingono a fuggire dalla clinica per tornare nei luoghi dove è intrappolata la sua memoria. Nella città apparentemente abbandonata, il protagonista incontra persone in cerca di risposte, tra case deserte piene di ricordi altrui, prati vetrificati e la Centrale che domina la città come un grande mostro dormiente. Nella zona contaminata nuovi ricordi vengono a galla, legati alla donna amata, ma anche a un carissimo amico in comune. Riemergono frammenti del tempo perduto, discussioni appassionate sui libri prediletti, le partite a scacchi, le passeggiate, il lavoro alla Centrale. Tuttavia gli oggetti sembrano restituirgli anche un passato colpevole, l’ombra di un tradimento che si allunga sino al giorno dell’incidente nucleare, ripercorso nel suo drammatico crescendo. Matteo Fontana dà vita a un flusso narrativo ipnotico, denso e metaforico, che cattura il lettore e lo trascina, insieme al protagonista, verso l’unica possibile espiazione.
La storia si sviluppa nel breve lasso di tempo di un weekend, che la protagonista e principale voce narrante trascorre nella casa delle vacanze della sua infanzia in procinto di essere ceduta ai nuovi proprietari. L’addio alla casa si dilata in una sequenza caotica di aneddoti e di ricordi relativi al passato drammatico della sua famiglia: c’è il fratello sordomuto nato da una relazione extraconiugale della madre che il padre ha accettato annegando la delusione nell’alcolismo, un altro fratello che si suicida traumatizzato al ritorno dall’Angola. E ci sono le vicende passate e presenti della protagonista: l’adorata amica d’infanzia che ritrova nella veste di una scostante dottoressa quando viene operata di un tumore al seno, il matrimonio infelice con un uomo mediocre, l’insoddisfacente relazione lesbica con una collega e il desiderio di farla finita come il fratello, gettandosi dalla scogliera. Intorno, tutta una galleria umanissima di personaggi secondari e, come sempre nei romanzi di Lobo Antunes, oggetti e animali che assumono temporanee valenze antropomorfe per farsi a loro volta partecipi delle vicende umane.
Reduce da un divorzio, senza un soldo in tasca, vicino alla pensione, trasandato e sovrappeso nonostante i tentativi di stare a dieta, il detective della Squadra Omicidi di Miami Hoke Moseley è pieno di casini. Il capo gli ha sbolognato una valanga di casi irrisolti sulla scrivania. Dovrebbe istruire la sua nuova collega di origine cubana, Ellita Sanchez, giovane e voluttuosa, che però attraversa un momento esistenziale ancora più complicato del suo. L’ex moglie gli rispedisce le due figlie con una lettera accompagnatoria che non prevede replica. E, problema per niente irrilevante a Miami, deve trovare casa. Poi viene chiamato a indagare sulla morte per overdose di un ragazzo e quello che sembrava un caso di routine rischia di trasformarsi in qualcosa di diverso: l’avvenente matrigna della vittima è infatti ansiosa di portarsi a letto Hoke e lui si chiede se questa non sia la soluzione a tutti i suoi problemi. O forse è solo l’inizio di una catena di eventi ancora più imprevedibili e sfortunati?
Si può raccontare la storia di una relazione naturale, eppure così densa di arcaiche ambiguità, come quella tra una figlia e suo padre? Una storia antica come l’umanità, che parla di rapporti reali, ma anche di ordine simbolico.
Nel 1968 un’intera generazione di donne si è interrogata su che cosa significasse ribellarsi all’autorità paterna, con una rivelazione sorprendente. Per nessuna di queste donne la ribellione era abbastanza. Dei loro padri non potevano buttare via l’eredità affettiva. Per essere adulte ciascuna doveva affrontare nel proprio padre la contraddizione di chi rappresenta sia l’autorità da sfidare, sia l’amore che offre guida e protezione.
“In questo libro”, scrive Maria Serena Sapegno, “volgiamo lo sguardo necessariamente indietro, agli archetipi che la modernità rilegge e da cui è ossessionata, per ricostruire la lunga storia che porta fino a noi, in un percorso non omogeneo né evolutivo.” Per raccontare questa storia, Sapegno si rivolge alle scrittrici e agli scrittori che di questo rapporto ancestrale hanno fatto il cuore della propria indagine umana ed esistenziale. Lungo un percorso eterogeneo e scosceso – pieno di esitazioni e interruzioni, ma anche di grandi conquiste – incontriamo Eva, Antigone e Cordelia, figlie ribelli che violano le leggi dei padri e resistono alla loro autorità. Entriamo nei romanzi delle più celebri autrici della letteratura occidentale, da Jane Austen a George Eliot, a Virginia Woolf, e ci scontriamo con la crisi epocale messa in scena da Philip Roth in Pastorale americana. Perché dopo il Sessantotto, quando le figlie “non hanno voluto diventare come la madre e hanno sfidato il padre, di cui hanno messo in discussione tutti i valori”, trovare una voce propria è ancora più difficile.
“Il rapporto tra padre e figlia parla dell’autorità e dei limiti del Potere, del rapporto tra natura e cultura, della legge e della morale. E, attraverso diverse figure di figlie ribelli come Eva, Antigone e Cordelia, parla di resistenza all’autorità, di trasgressione.”
Qual è il momento in cui una figlia smette di essere tale e diventa una donna?
“L’economia italiana è cresciuta poco negli ultimi vent’anni. Ha accelerato un po’ nel 2017, ma hanno accelerato anche tutti gli altri paesi. Se fosse una corsa ciclistica, sarebbe come rallegrarsi di andare più veloci senza accorgersi di avere iniziato un tratto in discesa. In realtà, anche in discesa il distacco dal gruppo sta aumentando.”
Perché l’economia italiana non riesce a recuperare? Secondo Carlo Cottarelli esistono alcuni ostacoli molto ingombranti. Sono i sette peccati capitali che bloccano il nostro paese: l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud, la difficoltà a convivere con l’euro.
Quali sono le cause di questi peccati? Davvero commettiamo più errori degli altri paesi? Ma, soprattutto, ci sono segnali di miglioramento e speranza per il futuro?
Dopo un’esperienza decennale da dirigente del Fondo monetario internazionale, Cottarelli torna in Italia e risponde a queste domande con un linguaggio semplice ma rigoroso. Dimostra che se i segnali positivi sono ancora parziali e moltissimo resta da fare, la precarietà che impedisce la nostra ripresa non è legata a un destino che siamo costretti a subire.
Un saggio necessario che guarda al futuro con realismo, ma anche con una consapevole fiducia. Correggere i nostri errori e smettere di peccare è ancora possibile.
Ecco perché nel nostro paese la crisi sembra non finire mai.
La scienza è diventata un crimine.
La vera medicina è stata bandita.
Hanno vinto "loro".
Ma una madre non si arrende. Non ancora.
Umide foreste tropicali, spiagge candide e vulcani fumanti: il Costa Rica ha tutto questo e molto di più. Tra le nazioni più pacifiche e accoglienti dell'America Centrale è una delle destinazioni principali per chi predilige le forme di turismo ecosostenibili. In quale altro luogo potete vedere le tartarughe marine deporre indisturbate le loro uova sulle coste, partire per un trekking nella natura selvaggia e fare surf sulle onde sia del Pacifico sia dell'Atlantico? Vi guideremo alla scoperta della migliore tazza di caffè del Costa Rica e delle migliori attività che si possono vivere nei parchi nazionali in questa meravigliosa nazione verde.
Dalla savana del parco nazionale d’Etosha alle dune di sabbia giganti di Sossusvlei fino al deserto del Kalahari, Namibia è sinonimo di avventura. È anche una delle nazioni africane che si presta a essere esplorata dai più coraggiosi in autonomia, persino in bici, partendo dalla sua capitale nascosta tra le colline: Windhoek. Questa Rough Guide vi accompagnerà nel vostro viaggio dandovi preziose informazioni sulla storia degli edifici in stile coloniale tedesco di Lüderitz o aiutandovi a riconoscere le impronte dei rinoceronti nel Damaraland. Ricordatevi di metterla all’asciutto quando udirete il fragore delle cascate Vittoria (Victoria Falls), al confine tra lo Zambia e lo Zimbabwe. Sono così facilmente raggiungibili dalla Namibia che le abbiamo aggiunte alla guida.
• Pagaiate nella laguna di Walvis Bay tra una nuvola rosa di fenicotteri e cuccioli di foca intenti a giocare
• Tra le esperienze da fare almeno una volta nella vita? Ammirare il tramonto durante una crociera fluviale sullo Zambesi
• Visitate il parco nazionale dell’altopiano del Waterberg che tutela numerose specie in via d’estinzione
Oltre quindici milioni di abitanti, Tokyo è un bombardamento dei sensi come nessun’altra città. Immergetevi nelle strade illuminate a giorno dai neon del frenetico quartiere di Shinjuku; cercate un momento di tranquillità in uno dei suoi templi profumati d’incenso o nei giardini del Palazzo Imperiale; sgranate gli occhi incrociando gli ultimi trend giovanili a Shibuya e Harajuku; date libero sfogo alla vostra curiosità sulla cultura pop della capitale giapponese tra i bizzarri “maid café” e i negozi di manga di Akihabara. Dal kabuki al karaoke, dalle case da tè tradizionali ai migliori locali dove mangiare il ramen, vi aiuteremo a vivere al cento per cento il tempo che deciderete di trascorrere a Tokyo o nei sui immediati dintorni (Nikkō, monte Fuji, Hakone, Kamakura e Yokohama).
• Visitate il museo dedicato ai film d’animazione dello Studio Ghibli nati dalla fantasia e dalla maestria del premio Oscar Hayao Miyazaki
• Salite fino a metà del Fuji con una visita in giornata dalla capitale o passate sul vulcano una notte per raggiungere la cima
• Riposatevi nel Rikugi-en, la quintessenza del giardino tradizionale giapponese modellato sulle suggestioni di antiche poesie
Fantastiche da esplorare e belle da togliere il fiato, Bali e Lombok sono le due isole più famose dell’Indonesia ed è facile comprenderne il motivo. Hanno spiagge tropicali incontaminate, paesaggi modellati dal secolare lavoro dei contadini, eleganti picchi vulcanici alti più di tremila metri e templi magnifici. Se la loro frastagliata linea costiera offre siti perfetti dove praticare immersioni e surf ad alti livelli, l’interno è l’ideale per chi vuole fare lunghe camminate immerso nella natura. Quest’edizione propone tutto quel che serve per andare a Bali e Lombok conoscendo in anticipo i ristoranti migliori, le spiagge più belle, i mercati più animati, gli spettacoli da non perdere e anche i centri benessere più rilassanti.
• Visitate Ubud, meta obbligata per apprezzare in un unico luogo la vitalità della scena artistica balinese
• Immergetevi nelle meraviglie subacquee di Lombok e nuotate tra i coralli in compagnia di squali e tartarughe giganti
• Camminate tra gli antichi terrazzamenti delle risaie di Jatiluwih vicino al suggestivo santuario di Pura Luhur Batukaru