La mattina dell'ottavo compleanno di Elisa, la maestra decide di portare la classe in visita a un lussureggiante parco di Parigi. L'insegnante chiede ai bambini di fare un disegno ispirato al luogo in cui si trovano: Elisa si sdraia sull'erba e in cielo vede correre una tigre fatta di nuvole. Quand'è il momento di mostrare il disegno, tutti i suoi compagni la prendono in giro: non esiste una tigre azzurra! La maestra cerca di consolarla: è vero, non esistono tigri azzurre, ma il suo disegno è bellissimo. Elisa è molto contrariata, perché ha visto davvero una tigre azzurra e nessuno le crede... Età di lettura: da 4 anni.
Ci siamo. Ecco cosa comprende Carlo appena riceve la telefonata di suo padre. Un pensiero immediato, che non lascia dubbi. Bastano un breve scambio di battute, una richiesta di aiuto dall'altro capo del filo per spazzare via la regolarità della sua vita londinese, il lavoro gratificante allo studio di architettura, le sere e i fine settimana con Francesca e i gemelli. "Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato: il tempo in cui fare i conti con l'essere un padre e non più un figlio, con la distaccata consapevolezza di trattare chi mi aveva messo al mondo per ciò che era. Il tempo in cui collocare al posto giusto le intemperanze, gli imbarazzi, le frustrazioni, le distanze, la rabbia, il biasimo, il disprezzo. Il tempo in cui dare un'identità al mio addio." Sono tredici anni che Carlo si tiene a distanza di sicurezza da quel padre debordante e pieno di genio, sette anni che si tiene lontano dalla vita in mare che a lungo è stata, semplicemente, la sua vita. Ed ecco che ora il padre lo sta chiamando da Upernavik, Groenlandia, per chiedergli proprio di tornare su una barca con lui, come ai vecchi tempi. Per chiedergli di aiutarlo a portare il Katrina fino in Canada, di compiere insieme una tappa del leggendario Passaggio a Nord Ovest. Sospeso su quelle acque pericolose e fra quei ghiacci, fra il silenzio e gli sporadici incontri con gli inuit delle coste, Carlo si trova a vivere la più grande avventura che un uomo possa intraprendere: ritrovare suo padre.
Vienna, 1881. Dopo dieci anni nell'esercito austro-ungarico, il tenente August Liebeskind sta trascorrendo le vacanze nella sua città natale, deciso a godersi un po' di libertà prima di iniziare un nuovo lavoro nella fabbrica di cioccolato dello zio. Fin da giovane, infatti, August ha sempre amato passare il tempo nelle cucine della villa di famiglia, dimostrando un talento non comune nell'abbinare ingredienti, soprattutto dolci, e nel riconoscere aromi e profumi. Quando, in un caffè viennese, August vede comparire Elena Palffy, ne rimane subito stregato. La donna, in apparenza fredda e sfuggente, ha un profumo inebriante, che sa di zucchero, di avventura, di paesi lontani e di spezie, con una punta di bruciato. Al collo porta un ciondolo di foggia esotica: un prezioso scarabeo d'oro. Sebbene il giovane tenente venga a sapere che il marito di Elena è scomparso in circostanze oscure e che lei è sospettata di averlo ucciso, decide di provare lo stesso a conquistarla. E di inventare per lei dei cioccolatini che rendano onore al suo fascino inafferrabile. Elena e August diventano inseparabili, finché, così come all'improvviso era entrata nella sua vita, altrettanto bruscamente la donna scompare, lasciando dietro di sé solo il suo scarabeo d'oro...
La forza d'impatto di una bomba. La stessa sensazione sospesa di uno spostamento d'aria. Di qualcosa di potente. Fin dalle pagine dell'inizio, quando due giovani amanti, ubriachi di mezcal in uno sperduto villaggio sul mare, sono sorpresi dallo tsunami. Mentre il Giappone è scosso dal maremoto, intorno al mondo la vita scorre, la vita continua, le persone si amano, si lasciano, si fraintendono, cercano, trovano o non trovano, tengono insieme alla bell'e meglio i pezzi delle loro fragili vite. E sono quattordici storie, in quattordici punti del mondo, perfette come certi romanzi o certe serie inglesi o americane. Il giorno del terremoto in Giappone, ai quattro angoli del pianeta, da Mosca a Dubai, dalla Florida al Mare del Nord, dalla Tanzania alla Slovenia, l'autore coglie segmenti di vite lontano da casa: persone perlopiù in vacanza, safari, crociera, ma anche persone lontane da casa perché costrette a lavorare in un paese più florido del proprio, persone che si sono messe in viaggio per raggiungere qualcosa o qualcuno - un fratello, una rivincita, un colpo di fortuna, una città che amarono da ragazzi. Persone che mentre la terra si sconquassa in Giappone sperimentano, in una specie di geologia interiore, uno sconquasso nelle proprie esistenze, come se gli spostamenti delle placche terrestri fossero una mostruosa proiezione nell'infinitamente grande di ciò che accade, infinitamente piccolo ma ugualmente devastante, negli animi e nelle vite degli uomini.
Nella vita di ogni donna, scandita da tappe biologicamente e culturalmente prestabilite, le occasioni di ripensamento e di svolta si presentano a scadenze più o meno regolari, e bisogna accettare le perdite e gli svantaggi che le alternative fatalmente comportano. Tuttavia, è alla soglia della maturità che si arriva a un bivio decisivo: effettuato un consuntivo globale, dobbiamo guardare in faccia la realtà e interrogarci sulle scelte fatte in amore, lavoro, famiglia, maternità, amicizia... Nella migliore delle ipotesi le confermeremo, nonostante qualche insuccesso o delusione, oppure saremo chiamate a rivedere la pianificazione del nostro futuro, confidando nella benignità dell'istinto che ci suggerisce la deviazione. In ogni caso, scegliere consapevolmente diventa un imperativo non procrastinabile da porsi su ogni fronte, fosse anche per scegliere, alla fine, di accettare. Ivana Castoldi ci accompagna in questo percorso con la sua acuta capacità di riflettere e far riflettere. Il libro è punteggiato dalle storie di donne intraprendenti che hanno saputo usare le tre parole chiave dei bilanci della vita: consapevolezza, coraggio e cambiamento, per affrontare un indispensabile esame di realtà e trarne le dovute conseguenze. Il "premio" consiste in un meritato incremento del benessere psicologico personale e relazionale. Se non ora, quando?
L'Europa del Cinquecento, scoperta l'America, stermina in pochi decenni gran parte dei suoi abitanti. Ma nello stesso periodo l'Europa diventa anche uno straordinario laboratorio di pensiero. Chi sono gli "altri", animali da macello, utili schiavi, buoni selvaggi, nostri simili? La Spagna di Cristoforo Colombo e dell'imperatore Carlo V, di Hernán Cortés e dei missionari offre a questo dibattito un terreno particolarmente fertile. Bartolomé de Las Casas (1484-1566) arriva nelle colonie a diciotto anni. Come cappellano dei conquistadores è testimone delle loro stragi e di infinite crudeltà. Inizia a interrogarsi con temeraria onestà sulla sua presunta missione, gradualmente si converte alla causa degli indigeni e spende il resto dell'esistenza per fermare il massacro. Mettendo a frutto i tesori della sua formazione giuridica e teologica e la sua abilità politica apre spazi di dubbio e introduce novità teoriche prima impensabili. Las Casas arriva a negare la legittimità di tutte le guerre di conquista, a riconoscere il pieno valore delle culture indigene, a teorizzare la necessità di restituire ai nativi la libertà e la terra. È stato dipinto ora come il diabolico traditore della missione evangelizzatrice spagnola, ora come l'apostolo e il cantore degli indios. Oggi alcuni lo ritengono un profeta della decolonizzazione, altri un ambiguo corresponsabile dell'etnocidio culturale degli indigeni. Questo libro indaga la sua straordinaria avventura umana, politica e intellettuale.
In principio c'era don Abbondio con il suo "Il coraggio, uno non se lo può dare". Un grande personaggio illuminato nella sua neghittosa rinuncia a scegliere il bene. Gabriele Romagnoli percorre le strade del coraggio a partire dal senso caldo dell'esortazione che spesso abbiamo conosciuto nella vita: il coraggio che, da piccoli, ci sprona a camminare, pedalare, pattinare, quello che ci invita a non avere paura, o ad alzare la testa. Non si parla in questo libro del coraggio che fa di un uomo un guerriero armato o un cieco cercatore di morte (inferta o subita). Qui si parla del coraggio che la Francia del premio Carnegie dedicava "agli eroi della civiltà". Fra questi "eroi", un Antonio Sacco che nel 1936 compie il suo atto di coraggio e poi è dimenticato. Per Romagnoli, "Sacco A." diventa un'ossessione e solo in chiusura scopriamo con lui, anzi grazie a lui, le gesta di cui fu protagonista. Ma prima di arrivare a quel giorno del 1936, Romagnoli stila un suo personale catalogo di uomini coraggiosi, come Éric Abidal, il calciatore che vince la Champions League pochi mesi dopo la diagnosi di un tumore; il capitano Rowan, incaricato di portare un messaggio al capo dei ribelli nel mezzo della giungla cubana; il senatore Ross, che col suo voto salva la presidenza degli Stati Uniti; o perfino un personaggio letterario come Stoner, e il suo no che finisce con il segnare una vita e una carriera.
Con un incalzante ritmo jazz, Marco Pesatori percorre gli ultimi anni di una rivoluzione a cui tre giovani poeti dada-surrealisti non smettono di credere fino alla fine, vivendo - tra il 1973 e il 1977, anno in cui il protagonista sceglie la salvezza nella via dello zen - momenti turbolenti, pericolosi, in un abbaino di Porta Ticinese attraversato da comontisti in fuga sui tetti, a passo di marcia per le strade di Porta Romana, Porta Venezia e Brera con artisti e situazionisti vissuti come imprescindibili maestri, in una Milano in cui per sopravvivere si rubano libri e si scaricano camion, si assiste ai concerti, si medita con l'Lsd e si può cenare in silenzio insieme a SunRa, John Cage o con artisti del gruppo Fluxus, alla ricerca di un'identità personale che molti finiranno per smarrire. "Il trigono del Sole" è la storia della passione, della visione, dell'esaltazione folle e poetica di chi in quegli anni era convinto che un nuovo mondo si potesse creare e lo era col cuore ma anche con un'ingenuità da cui solo faticosamente il protagonista esce indenne. Tra paure, deliri, tenere insicurezze, tra fiumi di rock e jazz, il romanzo parte da una storia d'amore finita male e termina con un'altra storia d'amore che conduce finalmente davanti alla reale porta di ferro del Sé.
Alla periferia di Buenos Aires, dietro alti muri perimetrali, al di là di cancelli rinforzati e affiancati dalle garitte della vigilanza, si trova il complesso residenziale di lusso Altos de la Cascada. Fuori, la strada, la baraccopoli di Santa Maria de los Tigrecitos, l'autostrada, la città, il resto del mondo. Ad Altos de la Cascada vivono famiglie facoltose che hanno lo stesso stile di vita e che vogliono mantenerlo, costi quel che costi. In quest'oasi dorata di pace e tranquillità, un gruppo di amici si riunisce una volta alla settimana lontano dalla vista dei figli, delle donne di servizio e soprattutto delle mogli che, escluse da questi incontri virili, si autonominano, ironicamente, "le vedove del giovedì". Ma una notte la routine si spezza rivelando il lato oscuro di una vita "perfetta".
Alla festa dei sessant'anni di Solange, che coincide con il suo pensionamento, c'è quasi tutto il piccolo paese della campagna francese, ci sono amici e soprattutto fratelli e cugini. Una comunità grigia, un po' conformista, brave persone, appena un po' grette. E in questo scenario che irrompe Bernard, o Fuoco di legna, com'è soprannominato da tutti, fratello di Solange, pecora nera della famiglia, da subito circonfuso da un alone di sventura, che pare materializzarsi fin nel cattivo odore di legna bruciata che emanano inesorabilmente i suoi abiti pur tirati a lucido alla bell'e meglio per l'occasione. Non invitato, si presenta però con un regalo per Solange, un regalo prezioso, una spilla d'oro, che subito suscita lo sgomento, poi lo scandalo degli altri fratelli, persuasi, nemmeno troppo segretamente, che Bernard abbia derubato la vecchia madre, dopo aver per anni approfittato anche dell'aiuto economico dei fratelli. Cacciato dalla festa, Fuoco di legna si ubriaca al bar di fronte e quando rientra nella sala, alterato dall'alcol, si rivolge con parole insultanti a Chefraroui, vecchio collega di Solange di origine araba. È proprio questo episodio, e poi la presunta aggressione ai familiari di Chefraroui da parte di un Fuoco di legna sempre più alterato, a gettare scompiglio nella piccola comunità. E lentamente, nella lunga notte che precede la probabile denuncia, il narratore dipana la trama del passato di Fuoco di legna. L'orizzonte si dilata, si sposta, riandiamo indietro nel 1961.