John Shelby Spong, uno dei pensatori e autori religiosi più popolari e controversi degli USA, ci presenta un nuovo e penetrante studio sulla vita dopo la morte, un notevole viaggio spirituale - coniugato con la scienza e la tecnologia - circa la sua lotta di tutta una vita con le domande su Dio e sulla morte. Spong esamina il percorso umano di 3,7 miliardi di anni, a partire dalla vita di un organismo unicellulare sino al complesso dell'autocoscienza umana. Ci riferisce il suo cammino personale e vitale dallo stato di cellula fecondata fino ai suoi ottant'anni di età. Secondo l'autore non vivremo dopo la morte come bambini che sono stati premiati con il cielo o puniti con l'inferno, ma come parte della vita e dell'essere di Dio, condividendo l'eternità di Dio, che è al di là delle barriere del tempo e dello spazio. Spong sostiene che la scoperta dell'eterno può essere fatta all'interno di ognuno di noi se andiamo in profondità in noi stessi, trascendiamo i nostri limiti e diventiamo pienamente umani. Per l'autore la fine del teismo ci apre la porta a vivere un'esperienza mistica senza misura, per sentirci un tutt'uno con la presenza divina.
Il libro del gesuita Roger Lenaers offre una brillante presentazione di Gesù alla luce delle più aggiornate ricerche storico-critiche e una visione della sua figura profondamente rinnovata e quindi che si discosta alquanto da quella tradizionale. Formulando già dal titolo l'interrogativo più serio, e perfino inquietante, che un credente possa sentir risuonare a suo riguardo: quello sulla sua divinità. Ne parla a partire dalla mentalità moderna, per vedere se e come la figura di Gesù possa rimanere attuale per il l'uomo d'oggi. La scienza ci sta facendo cambiare il modo d'intendere e di parlare di Dio, quindi alla luce di questo per Lenaers deve esserci un corrispettivo nel modo d'intendere Gesù Cristo, in un cammino di scoperta (o ri-scoperta) sempre più profondo dell'essere cristiani, cioè coloro che seguono Gesù il Signore.
Lo scoppio della Rivoluzione d’ottobre del 1917 segna l’inizio dell’eliminazione del cristianesimo nel territorio dell’ex Unione sovietica. Il volume presenta la “Via Crucis” che la Chiesa cattolica, di ambedue i riti, attraversò a partire da quella data, in maniera cronologica e tematica, secondo queste parti:
“Dalla Rivoluzione d’ottobre alla Seconda guerra mondiale 1917-1939”;
“I territori occupati dall’Urss e dalla Germania 1939-1945”;
“La Chiesa cattolica in Unione Sovietica 1945-1991”;
“La testimonianza dei cattolici nella vita quotidiana”;
“La Chiesa romano-cattolica nelle Repubbliche sovietiche occidentali 1945-1991”.
La grande moltitudine dei sacerdoti perseguitati dai regimi totalitari (ma anche dei religiosi e delle religiose, di uomini, donne e famiglie cristiane) viene ricordata nei testi del prof. Roman Dzwonkowski sac, del prof. don Tadeusz Krahel, e da molti altri autori, alcuni dei quali presenti in questo libro.
Nei paesi dell’ex URSS, le singole chiese locali conservano nei loro archivi il materiale analitico relativo ai tempi del governo sovietico e dell’occupazione nazifascista. Ogni pubblicazione relativa ai tempi così difficili come quelli dell’ateismo militante e delle persecuzioni della Chiesa da parte dei fascisti è importante e preziosa (Dalla prefazione dell’Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, Metropolita di Minsk e Mahileu).
Il volume è il quarto in ordine di uscita nella Collana “Storia della Chiesa in Europa centro-orientale” curata dal prof. Jan Mikrut, dell’Università Gregoriana.
Con la parola "iniziazione" si esprime un altro modo di approcciare i sacramenti e un modo molto più esteso, più ampio, più articolato di pensare la catechesi. Entrare nella Chiesa è un atto pienamente umano, e se è un atto pienamente umano ha le logiche della nascita. Questo significa superare la riduzione della iniziazione a dottrina o a catechismo. Raccontare questo superamento e renderlo desiderabile e possibile è la piccola ambizione di questo volumetto, pensato anche in vista del dibattito che caratterizzerà il confronto ecclesiale nel prossimo Sinodo dei Vescovi, dedicato al rapporto tra i giovani e la fede.
I Volti di Fuoco delle donne del Primo Testamento scorrono in questa intensa lectio di suor Cristiana Dobner fondata sul testo biblico e sulle tradizioni rabbiniche. Donna dopo donna, nella storia del popolo eletto, fino a giungere a Mirjam di Nazareth che incarnerà la Promessa. Le madri d'Israele (come Sara, Rebecca, Rachele...), le profetesse Deborah, Giuditta, Ester...), le donne benedette (Giuditta, Ruth, Giaele) e tante altre, abbagliano per la loro Bellezza, contagiano per il loro coraggio, animano per aver plasmato il destino del popolo d'Israele. Tutte insieme costituiscono quel lungo solco da cui fiorirà Mirjam di Nazareth, la donna più coraggiosa della storia del Cristianesimo. Cristiana Dobner, nata a Trieste nel 1946, è traduttrice dal tedesco, inglese, francese, spagnolo, olandese, ebraico, russo. Dopo laurea in lettere e filosofia alla Scuola di Lingue Moderne per traduttori ed interpreti di Conferenze all'Università di Trieste, entra nell'ordine delle Carmelitane Scalze. Attualmente vive nel monastero di S. Maria del Monte Carmelo a Concenedo di Barzio (Lecco) e collabora con numerose riviste, testate e con l'agenzia SIR. Tra le sue ultime pubblicazioni: "Edith Stein ponte di verità" (2015), "Dove l'acqua scorre. Dalla Creazione alla Gerusalemme di lassù" (2015), "L' eccesso. Carlo Maria Martini e l'amore per Gerusalemme" (2014).
Attingendo all'immenso patrimonio delle arti figurative e della musica, gli autori offrono un ricco percorso fra tutte le opere che evidenziano la presenza dello Spirito Santo, la Terza persona della Trinità, sia per l'efficacia dei simboli utilizzati sia per gli effetti percepibili sui personaggi e gli ambienti rappresentati. La scelta è andata su tutti quegli esempi di creazioni artistiche che non solo 'parlano' dello Spirito, ma che rivelano un autentico afflato di fede. "Respirando come con due polmoni", nello studio è costantemente presente il contributo specifico dell'arte orientale e dell'arte occidentale, poiché le spiritualità d'Oriente e d'Occidente e le loro rispettive espressioni artistiche non sono che due dimensioni dell'unica Tradizione cristiana.
Michela Pereira, tre le massime esperte a livello internazionale sulla figura di Ildegarda di Bingen (1098-1179), riversa in questa pubblicazione quarant'anni di frequentazione delle opere della mistica renana. Con un approccio che unisce l'alto livello scientifico a quello divulgativo, presenta in quadri successivi il pensiero e le opere di Ildegarda: la chiamata, la missione, la visione cosmica e la cura del corpo umano, l'eredità. Un ulteriore aspetto che fa di questo libro una vera e propria novità è la traduzione, per la prima volta nella nostra lingua, di alcune delle lettere più significative inviate da Ildegarda a suoi grandi contemporanei (come Bernardo da Chiaravalle) o a monache e monaci che a lei si rivolgevano come guida spirituale. Documenti che ancor più mettono in risalto l'autorità riconosciuta a Ildegarda, ieri come oggi (Dottore della Chiesa dal 2012, quarta donna dopo Teresa d'Avila, Caterina da Siena e Teresa di Lisieux). "La magistra delle novizie di Disibodenberg, la fondatrice e badessa di Rupertsberg e di Eibingen, ha saputo riconoscere la trascendenza nell'esperienza femminile, rintracciando qualcosa di fondamentale che le culture patriarcali hanno soffocato e finito con l'ignorare - che cioè esiste un aspetto femminile del principio divino, il quale si esprime nel creato, manifestandosi nella bellezza luminosa della materia vivificata dallo spirito, che in essa si cela e attraverso essa si lascia intravedere." (p. 161)
Nell'ultimo dopoguerra, nei paesi della zona sovietica, la Chiesa cattolica fu sottoposta a diverse forme di persecuzione religiosa da parte dei governi comunisti, talvolta molto raffinate, altre assai brutali. L'obiettivo del potere comunista era quello di annientare qualsiasi forma di religiosità, tanto più se organizzata e strutturata, che si opponesse alla visione atea della società che si pretendeva di costruire. Lo scopo di questo volume è ricordare e rendere presenti quelle persecuzioni, attraverso le esperienze personali o collettive dei protagonisti, raccontate sapientemente da storici provenienti dai paesi che le subirono. Il lettore si renderà subito conto di come il regime comunista in qualche modo si "inculturasse" nei diversi paesi che dominava, usando strumenti e metodi diversi per pervenire comunque allo stesso fine: non era la stessa cosa, per un cattolico, vivere in Polonia o in Albania... Nonostante tutto, dai racconti emerge con chiarezza che, pur in un clima sociale e politico ostile, i credenti hanno continuato a professare la loro fede in Cristo e nella Chiesa, spesso a costo della loro stessa vita.
"L'uomo che non voleva morire" è un saggio costruito attraverso un'originale rilettura degli ultimi capitoli del Vangelo di Marco. Il saggio si snocciola tra considerazioni storiche e teologiche circa la figura di Cristo ma con incursioni anche nella quotidianità attraverso le varie esperienze che l'autore ha fatto in qualità di criminologo nei luoghi della violenza e della sofferenza. L'autore alterna infatti una serie di capitoli dal sapore più prettamente attuale e psicologico intorno alla figura del padre, alla psiche, alla concentrazione e alla mindfulness, a passaggi più prettamente esegetici e interpretativi dove si addentra intorno alla figura tutta umana di Gesù, riportando ipotesi, dati, informazioni spesso anche rare e di indubbio valore storico-esegetico. Il libro si adatta bene sia a chi ha già conoscenze specifiche intorno alla figura di Cristo sia a chi intenda, attraverso una inedita chiave di lettura, avvicinarsi sia storicamente che psicologicamente alla figura di questo giovane di Galilea.
“L’autorità femminile è una forza propulsiva che scaturisce dal profondo del pensiero della differenza sessuale, il cui apparire ha rivoluzionato ogni visione maschile patriarcale di paternità assoluta e piramidale, compresa quella gerarchica e sacrale della chiesa cattolica. Oggi non possiamo più discutere se rendere la società e le chiese più o meno democratiche: bisogna invece alimentare una pratica politica di autocoscienza maschile.”
Mira Furlani, abituale diminutivo di Casimira Furlani, vive a Firenze. La sua storia è legata alla vicenda sociale e religiosa di un quartiere della sua città, l’Isolotto: da qui è nato, nel 1968, il movimento delle Comunità cristiane di base (Cdb), come lei stessa racconta nel presente testo. Nel 1959 aveva fondato, insieme a un’amica, la prima casa-famiglia per bambini e bambine orfani e abbandonati. Grazie ai fondi sociali europei ha collaborato a organizzare per un ente locale, corsi per inserire nel lavoro donne adulte e disoccupate. Negli anni ’70 ha incontrato il femminismo dell’autocoscienza e dal 1988 prosegue il suo impegno verso la libertà femminile insieme a gruppi di donne, laiche e religiose.
Sulle vicende dell’Isolotto, la sua parrocchia e il suo primo parroco don Enzo Mazzi e la successiva nascita della prima Comunità cristiana di base in Italia, sono stati scritti molti libri, tradotti in diverse lingue. Nessuno di essi è stato scritto da una donna. E questo libro ne raccoglie i ricordi, riassuntivi di una storia spirituale, civile e religiosa.