Il sottile confine tra la vita e la morte è l'orizzonte in cui si colloca il racconto in prima persona della degenza in ospedale dell'autore, disabile grave. La relazione con il personale sanitario l'arduo cammino verso un ascolto reciproco, le scelte drammatiche prese in pochi minuti, l'autocomprensione di sé sono lo sfondo per una narrazione sospesa tra il buio e la luce, densa di sentimenti, capace di arrivare al cuore dell'esistenza di ognuno. Una testimonianza profonda e coinvolgente di una particolare <<guarigione>>, giunta inaspettata affrontando con tenacia le avversità, accettando con serenità i propri limiti.
Le prime pagine della Bibbia non forniscono una descrizione di «come» Dio ha creato il mondo, ma sono una fede narrata, offrono una chiave di lettura per decifrare e interpretare la vita dell’uomo e la storia. In questa narrazione, l’uomo e la donna, il loro incontro, il loro vivere come sposi occupano un posto centrale. Insieme tessono i fili di un grande racconto. Inesauribile.
L’incontro dell’uomo e della donna come uno dei segni dell’alleanza fedele e feconda di Dio con il suo popolo e dell’amore che unisce Gesù con la Chiesa.
Dalla creazione dell’uomo e della donna a immagine di Dio al loro unirsi in una carne sola; dalla messa alla prova della libertà alla celebrazione dell’amore sponsale nel Cantico dei Cantici; dalle nozze di Cana al matrimonio come segno del grande mistero dell’amore di coppia. Un percorso rigoroso e appassionante attraverso pagine non sempre facili dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Un itinerario che l’autore, don Lorenzo Zani, conduce con sensibilità umana e finezza di acuto biblista.
Un libro per coppie, sacerdoti, operatori di pastorale familiare e per tutti i lettori della Bibbia che ancora non hanno smesso di meravigliarsi per la bellezza del suo messaggio di amore.
C’era una volta il servizio militare obbligatorio. C’era una volta l’obiezione di coscienza.
Oggi il Trentino ha istituito il servizio civile universale provinciale; una risposta politica alla forte richiesta del «Manifesto per un servizio civile universale» espressa a Villa Sant’Ignazio – la culla, all’inizio degli anni Settanta, del primo nucleo di obiettori – da un centinaio di testimoni privilegiati rappresentanti degli enti di servizio civile.
Il volume approfondisce questo grande tema civile, sociale e politico attraverso differenti punti di vista senza tralasciare mai l’aspetto educativo. Quali implicazioni pedagogiche ha, da un lato, la disponibilità di diritti universali e, dall’altro, l’imposizione di obblighi da parte dello Stato ai giovani cittadini? Quali interpretazioni ci offrono le scienze e le pratiche dell’educazione? Che ruolo hanno o dovrebbero avere il mondo adulto, le istituzioni e lo Stato nella promozione di doveri, responsabilità e opportunità per le ragazze e i ragazzi?
Con i contributi di:
Riccardo Bonacina, Marco Dallari, Johnny Dotti,
Dario Fortin, Giampiero Girardi, Emanuele Rossi,
Livio Passalacqua, Pompeo Viganò
Un «manifesto dell’accoglienza degli stranieri» in cinque capitoli: Vincenzo Passerini, già leader della Rete e assessore provinciale dell’Istruzione del Trentino, ha dedicato il suo impegno politico agli ultimi, e dopo la politica – tra volontariato in Africa e la presidenza del Punto d’Incontro fondato da don Dante Clauser per dare pasti e dignità ai senzatetto – ha proseguito la lotta culturale e sociale per un’eguaglianza vera tra «noi» e «loro», in fuga dalla guerra e dalla miseria, e in cerca di rifugio nel nostro Paese. Da Nord a Sud, la tentazione dell’egoismo e la prospettiva della fraternità.
I cinque capitoli: Spezzare le catene; Praticate l’ospitalità (potreste accogliere degli angeli); Costruire la convivenza; «Violenti e immorali»: albanesi di oggi? No, trentini di ieri; Ci salveranno i figli di un Dio minore.
Un «manifesto dei migranti»
di bruciante attualità
Trentacinque anni dopo il 24 marzo 1980, quando un sicario della destra e dei latifondisti uccise con due colpi di fucile il vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero mentre celebrava la messa, la Chiesa cattolica ha ufficialmente riconosciuto che il suo martirio fu «in odio alla fede», perché annunciava con coraggio, ogni domenica, il Vangelo dei poveri e degli oppressi, ricordando i nomi delle vittime di sequestri e omicidi, e puntando il dito contro i potenti e i militari. Papa Francesco, oggi, lo propone ad esempio per tutto il mondo.
Teologi, filosofi, giornalisti italiani e latinoamericani tracciano un ricordo a più voci di quello che, per il popolo latinoamericano, fin dalla sua morte è stato proclamato «san Romero d’America».
Questo volume testimonia la più che trentennale fedeltà che l’Associazione Oscar Romero e la rivista «Il Margine» hanno dedicato alla figura del vescovo di San Salvador.
Contributi di:
Luigi Adami, Giacomo Canobbio, Alberto Conci, Fabrizio Forti, Rosino Gibellini, Paolo Giuntella, Girolamo Job, Abramo Levi, Giuliana Martirani, Ettore Masina, Michele Nicoletti, Vincenzo Passerini, Rodrigo Rivas, Armido Rizzi, Grazia Villa, Alberto Vitali, Silvano Zucal
Con il discorso di Oscar Romero tenuto a Lovanio il 2 febbraio 1980 in occasione del conferimento della laurea honoris causa.
Questo libro ci fa scoprire una bella figura del cattolicesimo democratico italiano, ancora poco conosciuta: Ermanno Dossetti, fratello del grande don Giuseppe («professorino», padre costituente e monaco profetico). Ermanno Dossetti, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è stato partigiano, segretario della Dc di Reggio Emilia, deputato dal 1963 al 1968, professore e preside nonché impegnato al fianco di Nosengo nell’associazionismo cattolico della scuola.
"Essere in relazione di stretta parentela con un grande personaggio è sempre un destino complicato: il rischio ovvio è di essere spinti a presentarsi come l’alternativa a lui per sottolineare le proprie peculiarità, oppure di divenire il gran sacerdote celebrante il rito della sua gloria (un rischio che cresce se il parente sopravvive a lui e diviene il custode autorizzato della sua memoria). C’è una terza alternativa, per la verità raramente praticata, ed è quella di scomparire nell’ombra, rimanendo al di fuori di ciò che quel legame può determinare" (dalla prefazione di Paolo Pombeni).
Prefazione del politologo Paolo Pombeni
Introduzione/ricordo del figlio di Ermanno, don Giuseppe Dossetti jr.
Il ciclo di incontri «Quale bellezza salverà il mondo?» (tra questi, il dialogo tra due grandi vecchi della cultura europea come Agnes Heller e Zygmunt Bauman, di prossima pubblicazione) ha richiamato grandi nomi e un pubblico appassionato.
Sul tema «Libertà, cultura della legalità e il Dio nascosto» si sono intrecciati i pensieri di un grande teologo-filosofo come Vito Mancuso e di un uomo di legge come Guido Rispoli, procuratore della Repubblica a Bolzano.
Kant sosteneva che il «legno storto» uomo ha dentro di sé un germe del bene attestante un’origine divina. L’esempio dei vigili del fuoco americani che nel momento dell’attentato alle Torri Gemelle si gettano dentro le torri avvolte dalle fiamme e dal fumo mi sembra illuminante in questo senso. Quei vigili del fuoco hanno sacrificato la propria vita per cercare di salvare quella degli altri (Guido Rispoli).
Ed è proprio quella estetica, se ci pensiamo, l’esperienza più generale, più coinvolgente delle altre dimensioni, come rivelatrice della trascendenza, come partecipazione a quella dimensione che noi chiamiamo Dio nascosto: quella dimensione di ulteriorità che è al di là del gene egoista […]. Simone Weil diceva: siamo qui su questa terra unicamente per una cosa, per fare esperienza di bellezza (Vito Mancuso).
«Sarebbe bello venire al mondo e trovare per noi amore, se c’è. E’ bello venire al mondo e trovarlo, ma in alcuni casi l’amore non c’è. È bello trovarlo anche continuando a essere e a camminare per il mondo, anche al momento di andarsene [...]. “Amatevi come io ho amato voi?”. Ah sì, e come? Dove sono i segnali dell’amore? Non sono certo la prima ad aver notato una contraddizione tra gli attributi divini, soprattutto tra quello di bontà e quello di potenza. Di fronte a questo argomento, teologi moderni preferiscono pensare che Dio non sia onnipotente» (Francesca Rigotti).
«Venire al mondo è un incrocio di responsabilità perché quando qualcuno viene al mondo vuol dire che qualcun altro lo ha voluto. Esserci. Noi ci siamo e non è scontato, né qui, né altrove. Un istante e il coro di chi resta potrà recitare salmi di meraviglia. Era giovane... certo è anziana, ma stava bene... ha due figli... non si sa mai quando capita.... Come se morire fosse una sorpresa, eccezione alla regola di un restare perenne. C’è del vero in questo pensare un po’ sprecone alla nostra vita, che tanto il tempo ce l’abbiamo. C’è il desiderio che questo continui» (Mariapia Veladiano).
Prefazione di Silvano Zucal
«Il credente è [...] un uomo che sa stare con gli altri uomini, quali che siano le loro credenze e le loro incredulità, perché condivide con loro l’umanità, perché condivide con loro la passione per l’umano, la passione per la vita, la passione per la storia. Anzi, sarebbe ora che la smettessimo di parlare di credenti e non-credenti: si tratta di uscire dalle contrapposizioni ideologiche, ormai stantie, e ritrovare nel comune terreno dell’umano, nella comune opera di ricostruzione di una grammatica dell’umano, il compito che ci sta davanti. Che siamo monaci o banchieri» (Luciano Manicardi).
«Lo stare al mondo si configura come un cambiare lo stato delle cose [...]. Sono convinto che ognuno di noi gestisce del potere in qualche forma, anche in famiglia, o nella comunità [...]. Dobbiamo cancellare l’accezione negativa che usualmente diamo alla parola “potere”. Chi dunque ha potere credo debba avere il desiderio di cambiare il mondo; ma per cambiare il mondo ti devi compromettere, devi accettare che esiste l’altro: devi cambiare gestendo il consenso e gestendo quella capacità di dialogo che è basata sull’ascolto» (Alessandro Profumo).
Prefazione di Francesco Ghia
«Il rischio per noi economisti è quello di restare chiusi in una torre d’avorio, pensare magari delle cose molto belle ma che poi restano lì. Tutti insieme ogni giorno, scambiandoci informazioni, contenuti e riflessioni in rete, possiamo costruire lentamente – attraverso i nostri contributi orientati alla gratuità – un enorme bene comune; un’economia diversa che cresce lentamente ma con costanza grazie alla nostra iniziativa dal basso e alle scelte quotidiane di noi cittadini-consumatori: il “voto col portafoglio”» (Leonardo Becchetti).
«Oggi amministrare è durissimo perché ci si deve scontrare anche con la rabbia della gente. E l’unico interlocutore che i cittadini hanno sul campo è il sindaco. Non si va a parlare con il parlamentare, non lo si vede, è troppo lontano. Di questa esperienza, di questa idea di cambiamento, io mi riterrò soddisfatta se qualche ragazza di Rosarno deciderà di dire: “Anch’io, da donna, mi posso cimentare in una società che sembra arretrata, meno incline ad accettare i cambiamenti, mi metterò alla prova in politica e proverò a dare il mio contributo a cambiare la realtà che ci circonda”» (Elisabetta Tripodi).
Prefazione di Enrico Zaninotto