Virtù giuridica, morale e politica: il coraggio di praticarla Chi esercita o dovrebbe esercitare la clemenza: il giudice misericordioso, il politico mite, il padre indulgente, l'insegnante comprensivo? Né pietà né perdono, la clemenza è virtù «gerarchica» per eccellenza, poiché descrive la disposizione benevola del superiore verso l'inferiore, talora richiesta alla giustizia, talora dalla giustizia concessa, quando con la grazia risparmia al condannato la vita o anni di pena. Attraverso un restauro storico-concettuale, tra metafore e immagini antiche, moderne e contemporanee, riscopriamo una parola vitale e multiuso, che non si inscrive nel solo ambito del diritto, ma ha a che fare con quello dell'etica e della politica.
Non possiamo più permetterci di pensare che la salvezza dell'uomo non sia anche la salvezza di tutte le altre specie viventi. Prima capiremo che l'unica soluzione possibile è salvarsi insieme, prima riusciremo a pensare a una strategia efficace. Cosa accomuna il triste destino delle ultime due femmine di rinoceronte bianco, Najin e Fatu, di Lonesome George, solitaria testuggine gigante, del lupo di Tasmania e dell'alca impenne? Sono tutti protagonisti di quella che possiamo definire la sesta estinzione di massa. Secondo le stime attuali, il 99,9% delle specie del nostro pianeta è già scomparso, ma se in passato erano stati immensi disastri naturali a causare le cosiddette «big five», le cinque precedenti grandi estinzioni, oggi nell'era dell'Antropocene, i responsabili dei cambiamenti nella biodiversità siamo noi, la «specie prepotente». Non c'è da girarci intorno, e Maurizio Casiraghi, appassionato zoologo, non lo fa. Con straordinaria capacità narrativa ci coinvolge in storie toccanti e rivelatorie, e ci richiama all'azione. Sta a noi cambiare atteggiamento verso il pianeta e i suoi condomini, e fare in modo che si possa continuare ad abitarlo. Perché il mondo senza panda non è solo meno bello, ma rischia di essere un luogo per noi sempre meno ospitale.
«Alessandro si rese conto che quella era un'occasione mandata dagli dèi per distruggere la potenza persiana in un singolo scontro» Diodoro Siculo Novembre 333 a.C., Alessandro affronta a Isso la grande armata di Dario III. A contrapporsi sono il coraggio e l'ambizione del giovane re di Macedonia, alla testa dell'esercito forgiato dal padre Filippo, e la potenza di un impero. Dopo ore di lotta furiosa, coperto di sangue e di polvere, Alessandro smonta da cavallo ed entra nella tenda di Dario, abbandonata dal sovrano nemico in fuga. Il Macedone non soltanto ha inferto un colpo mortale alla Persia: ha combattuto con slancio irresistibile alla testa dei suoi uomini, dando forma a un mito che durerà nei secoli. La sera della battaglia il suo modo travolgente di conquistare la vittoria è già leggenda. Gastone Breccia ci restituisce uno dei personaggi che più hanno segnato la storia dell'Occidente nel suo giorno perfetto, quando riuscì a vivere in armonia con il «demone della battaglia» che sembrava possederlo e lo rendeva invincibile.
Nel cuore di una natura silvestre e solitaria, rimasta fortunosamente intatta fino ad oggi Intraprendere l'itinerario che collega gli originari romitori fondati da Francesco e dai suoi primi seguaci, equivale a compiere una sorta di pellegrinaggio lungo la catena appenninica tosco-umbro-laziale. Prendendo avvio dall'aspro monte della Verna, si raggiungono gli eremi posti nell'alta valle del Tevere e della Valdichiana: Montecasale presso Sansepolcro e Le Celle di Cortona. Si prosegue quindi in direzione di Assisi, per visitare, oltre la Porziuncola, il complesso di San Damiano e l'eremo delle Carceri sul monte Subasio. Il percorso muove poi verso il cuore dell'Umbria con soste nell'eremo di Monteluco di Spoleto e in quello di Sant'Urbano o Speco di Narni. Quindi è la volta dei quattro eremi della Valle Santa di Rieti, da Greccio dove Francesco mise in scena il Presepe, a Fonte Colombo, a La Foresta e al vertiginoso Poggio Bustone.
Che fine ha fatto quella sinistra che un tempo si poneva a fianco delle classi popolari? Anche al di là del caso italiano, uno sguardo allo stato delle socialdemocrazie e delle forze politiche che sulla carta si presentano come tali aiuta a comprendere il quadro attuale. E a ipotizzare alcune possibili soluzioni.
Il conte di Cagliostro - identificato dalle autorità con il lestofante siciliano Giuseppe Balsamo - raggiunse la celebrità negli ultimi decenni del Settecento grazie a presunte doti divinatorie, abilità alchimistiche e militanze massoniche. Le sue imprese stimolarono cronache giornalistiche, libelli, satire, ritratti, caricature, romanzi, componimenti poetici. Viaggiò senza sosta da un paese all'altro e divenne prototipo del «divo» moderno. Appariva abbastanza stravagante da suscitare stupore, ma possedeva anche la tipicità necessaria per risultare credibile. Pasquale Palmieri lo racconta a partire da alcuni momenti decisivi della sua vita, segnati da procedimenti giudiziari che attirarono un'attenzione senza precedenti da parte dei media di tutta Europa. Cagliostro assunse pose anticonformiste, ma perseguì con determinazione lo scopo di conformarsi ai valori dei ceti dominanti. Fu un autentico fenomeno mediatico, protagonista di uno spettacolo ricco di colpi di scena. La sua vicenda toccò argomenti cruciali come il funzionamento della giustizia, l'esercizio del potere, l'organizzazione del sapere e il rapporto con la natura. Alimentò dubbi ed enigmi, suggerendo solo risposte frammentarie e incomplete, sospese tra fede e razionalità, virtù e misfatto, redenzione e dannazione.
Il manuale presenta un quadro completo e aggiornato delle diverse difficoltà di apprendimento riscontrabili in ambito scolastico, relativi a lettura e scrittura, all'area del calcolo, all'attenzione. Nell'esaminare tali disturbi secondo una prospettiva neuropsicologica e cognitiva, gli autori, fra i maggiori esperti della materia, danno conto in modo chiaro ed esaustivo dei diversi modelli interpretativi così come delle novità intervenute negli ultimi anni in ambito diagnostico e riabilitativo.
Molto più di un numero. Una cifra perfetta che svela leggi affascinanti e segrete
Tre Cantiche della Divina Commedia, tre Grazie, tre Parche, tre volte Sanctus è Dio nel canone della messa; ma sono tre anche gli atti di un’opera lirica e i movimenti di un concerto; senza dimenticare le trilogie amicali della letteratura, come i moschettieri di Dumas o gli uomini in barca di Jerome. Tre è la cifra che ci riporta subito alla Trinità cristiana, ma che è norma regolatrice di perfezione per tante altre realtà. Una presenza ubiqua, una vera e propria ossessione ternaria dove anche il sapere popolare ci ricorda che «non c’è due senza tre». Addentriamoci dunque nella sala di quell’ideale castello che reca sull’architrave il numero tre, passando attraverso la musica, le triadi bibliche e classiche, naturali e scientifiche, poetiche, letterarie e sacre. Alla scoperta di un numero che trascende la semplice aritmetica.
Gianfranco Ravasi è stato presidente del Pontificio consiglio della cultura e della Pontificia commissione di archeologia sacra. Esperto biblista ed ebraista, collabora con varie testate, tra le quali «L’Osservatore Romano», «Il Sole 24 Ore» e «Avvenire». Per il Mulino ha già pubblicato «Non desiderare la donna e la roba d’altri» (con A. Tagliapietra, 2010), «La santa violenza» (2019) e «Sapienza di Salomone» (2022).
Per tutta l'età moderna, lo Stato della Chiesa fu un principato ben radicato nel sistema degli Stati italiani: articolato in un intreccio piuttosto fitto di piccole e medie città, rette a regime patriziale e interessate da processi di trasformazione urbanistica e abbellimento che ne definirono l'identità. Questo libro ripercorre la vicenda della formazione dello Stato, gli anni di massimo fulgore e la successiva progressiva crisi, conseguenza di una struttura economica fragile, della tempesta rivoluzionaria e della impossibile modernizzazione. Con il tramonto del potere temporale si conclude la vicenda dello Stato della Chiesa, lasciando importanti tracce nel tessuto culturale, artistico, urbanistico e religioso di un'ampia area dell'Italia centrale e soprattutto nella città di Roma.
Le nostre creature sono diverse da noi e talvolta più forti. Per poterci convivere dobbiamo imparare a conoscerle Vagliano curricula, concedono mutui, scelgono le notizie che leggiamo: le macchine intelligenti sono entrate nelle nostre vite, ma non sono come ce le aspettavamo. Fanno molte delle cose che volevamo, e anche qualcuna in più, ma non possiamo capirle o ragionare con loro, perché il loro comportamento è in realtà guidato da relazioni statistiche ricavate da quantità sovrumane di dati. Eppure possono essere in certi casi più potenti di noi: ci osservano continuamente, e prendono decisioni al nostro posto. E allora come incorporarle nella nostra società senza rischi ed effetti collaterali? Questo libro - rigoroso, pungente, originale nell'approccio - ci spiega come siamo arrivati sin qui, e indica il percorso che ci aspetta prima di poterci fidare di questi nuovi agenti «alieni». La tecnologia non basta, occorre un dialogo tra scienze naturali e umane: è il passaggio cruciale per una convivenza sicura con questa nuova forma di intelligenza.