Il 29 maggio 1453, dopo un lungo assedio, gli Ottomani guidati dal sultano Maometto II espugnavano Costantinopoli. Finiva, dopo undici secoli di storia, l'impero bizantino. Ma da cinquant'anni almeno Bisanzio era un impero fantasma, ridotto a pochi brandelli di territorio: Costantinopoli, Tessalonica, il Peloponneso. Questi drammatici decenni terminali sono raccontati nel nuovo libro di Harris secondo una prospettiva originale: non fu già per i bizantini uno scontro di cristianesimo e islam, una battaglia per la fede, ma un meno eroico e più umano affannarsi per salvare se stessi che guidò i comportamenti degli ultimi bizantini, dei governanti come dei semplici individui. Dalle cronache, dalle lettere, dai racconti dei viaggiatori, dai documenti d'archivio Harris fa rivivere dal di dentro l'agonia e la morte di Bisanzio, seguendo poi attraverso il destino dei tanti rifugiati anche i profondi effetti che quell'evento ebbe sulla cultura europea.
Tra il 1905 e il 1906 un giovane professore di storia ecclesiastica tenne presso il Seminario Romano un corso di lezioni dedicate al medioevo. Le lezioni non avevano nulla di straordinario: furono preparate attenendosi a un tono uguale allo spirito di conformità del tempo, vennero litografate e distribuite agli alunni del corso, tuttavia scomparvero dalla circolazione pochi mesi dopo. Il professore era Ernesto Buonaiuti. Dalla fine del 1906, venticinquenne, egli dovette abbandonare la sua cattedra al Romano, sospettato di partecipare a quella trasformazione che la Chiesa romana avrebbe definito "sintesi di tutte le eresie", il modernismo. Le sue "Lezioni di storia ecclesiastica", qui ripresentate, sono solo in parte un elemento della storia della persecuzione che Bonaiuti subì. Piuttosto, esse ne sono la preistoria e la premessa non necessaria a tutto quanto avvenne dopo, quando Ernesto Buonaiuti fu percepito e volle essere percepito come una sorta di "papa" del modernismo.
Il volume, qui presentato in una nuova edizione aggiornata, analizza il processo di formazione della società moderna e mette a fuoco le categorie fondamentali dell'analisi sociologica. Dopo aver esaminato i meccanismi che regolano il comportamento sociale, il testo si concentra sullo studio degli elementi che costituiscono il patrimonio culturale di una determinata società e sulle sue modalità di trasmissione agli individui e alle generazioni.
In una nuova edizione riveduta e aggiornata, questo manuale introduce in modo chiaro ed esaustivo allo studio delle società umane. Dopo una sintetica presentazione della disciplina, gli autori ne delineano i concetti di base e i principali ambiti di interesse: i meccanismi che regolano il comportamento sociale e l'interazione tra individuo e società, gli elementi costitutivi del patrimonio culturale e le sue modalità di trasmissione, i processi di mobilità, differenziazione e riproduzione sociale, le principali agenzie di socializzazione, i due grandi ambiti istituzionali delle relazioni economiche e politiche, le dinamiche demografiche e l'organizzazione spaziale dei fenomeni sociali.
Quello perpetrato il 12 agosto 1944 a Sant'Anna di Stazzema, minuscolo paese della montagna lucchese, è il maggiore eccidio di civili compiuto dai nazisti in Italia dopo quello di Monte Sole. La strage di Sant'Anna è riemersa prepotentemente all'attenzione della cronaca con il processo celebrato a La Spezia nel 2005, e poi ancora con l'uscita del film di Spike Lee "Miracolo a Sant'Anna" e le vivaci polemiche che ne sono seguite. Paolo Pezzino, storico delle stragi tedesche e consulente della Procura militare per il processo, sulla base di una conoscenza approfondita e puntuale dei fatti, racconta in questo breve libro l'intera storia della strage: in che contesto maturò, chi furono i protagonisti, carnefici e vittime, come si svolse, come non si fece giustizia nel dopoguerra e come la si è fatta a La Spezia, la sempre riaffiorante controversia circa le eventuali responsabilità dei partigiani, che ancora riesce a dar fuoco alla polemica attorno ai morti di Sant'Anna.
Molti dei comportamenti violenti messi in atto dagli adulti sono agiti nelle relazioni di coppia e omicidi e femminicidi avvengono spesso per mano del partner. Quali aspetti entrano in gioco? Come si combinano tra loro innescando una possibile escalation tragica? Sono alcuni dei quesiti a cui il volume risponde facendo riferimento al ruolo svolto dalla regolazione emotiva, dall'attaccamento e dalle pregresse esperienze traumatiche nel determinare le dinamiche, i fattori di rischio e gli elementi che portano ad agire la violenza all'interno dei legami sentimentali.
"Possibile" e "necessario" sono termini molti comuni nella nostra lingua ma il loro significato è tutt'altro che banale. La tradizione filosofica si è cimentata infatti per secoli con i due concetti, sia per gli aspetti connessi alla logica e alla conoscenza (interrogandosi per esempio sulla natura delle leggi fisiche e naturali), sia per quel che riguarda la natura delle nostre azioni (dipendono da una libera scelta fra possibilità reali o sono dettate dalla rigida necessità?). Il volume ripercorre l'evoluzione dei due termini a partire dall'antichità con Aristotele e gli stoici, e fornisce un quadro storico in cui spiccano, nel medioevo, i nomi di Abelardo, Occam e Buridano, e in età moderna l'opera di ripensamento e di rielaborazione prima di Leibniz e poi di Kant. Dal Novecento in avanti "possibile" e "necessario" entrano infine nella riflessione sul linguaggio e sulla semantica, con gli studi di Carnap e Kripke.
"Il Vittorioso", periodico a fumetti promosso dalla Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), nasce nel 1937 e si ritaglia una sfera di assoluto rilievo nel panorama della stampa per ragazzi. Una voce originale all'interno di un settore in crescita, un terreno su cui il cattolicesimo italiano andrà progressivamente distinguendosi con un'intensa azione formativa e culturale, realizzando, negli anni '20 e '30 del Novecento, un vero e proprio progetto educativo. Il nuovo settimanale punta molto sul fumetto, che gode di un buon successo presso il pubblico italiano. Il gruppo redazionale, in controtendenza con l'americanismo imperante, sceglie da subito di non utilizzare fumetti stranieri, alimentando una vera e propria scuola di autori e disegnatori (fra cui Caesar, Craveri e Landolfi) e ospitando tra l'altro il debutto del giovane Jacovitti. Il nuovo giornale svolge inizialmente un'azione essenzialmente preventiva, proponendo ai giovani una "sana e intelligente" lettura. In breve tempo, "Il Vittorioso" si distingue, nell'ampio panorama della stampa cattolica per ragazzi, per una linea molto fresca e per la capacità di dialogare anche con chi non frequenta le parrocchie, proponendo una lettura in grado di coinvolgere la fascia di età adolescenziale e contendendo il terreno alle organizzazioni del regime, prima, e a quelle vicine al PCI, poi.
Un percorso esistenziale singolare, quello di Giuseppe Dossetti, segnato dal tema della "riforma": riforma di se stessi attraverso l'ascesi religiosa, ma anche riforma della Chiesa e - ciò che è oggetto di questa indagine - riforma della politica. Una vicenda che attraversa diversi momenti cruciali: si va dalla dissoluzione del regime fascista e dall'esperienza della Resistenza alla scrittura della nuova Costituzione repubblicana; dal problema di dar forma a un partito che risponda alle "attese della povera gente" alla chiamata al sacerdozio e all'attiva partecipazione al Concilio Vaticano II, cui segue il ritiro nella vita monacale. Ma non sarà un abbandono: negli anni Ottanta Dossetti tornerà a riflettere, con spunti di straordinaria lucidità, sulla crisi del mondo e su quella della politica italiana in particolare.
Martha Nussbaum è da anni impegnata a costruire un nuovo progetto etico-politico, volto a dare un effettivo spessore al concetto di dignità umana e di giustizia sociale. Anche nella più equa delle società contemporanee, destinatario dei diritti individuali è l'individuo razionale, consapevole e indipendente. Ma la realtà, ci mettono ogni giorno sotto agli occhi molte situazioni in cui gli individui non possono contare sulle stesse abilità nell'utilizzare le proprie risorse. Bambini, anziani, persone non autosufficienti, disabili rischiano di non poter esercitare diritti fondamentali di cui pure sono nominalmente titolari. E il problema si complica ulteriormente quando ci occupiamo di culture non-occidentali.