Che cosa ci rende diversi dagli altri animali, anche da quelli più vicini a noi come i primati? Pur condividendo con essi la socialità e la capacità di comunicare, noi umani ci differenziamo per un linguaggio particolare, quello della parola. Oggi, le straordinarie possibilità di comunicazione aperte dall'era digitale inducono una fuga dalla parola e dalla conversazione; questo è evidente sia nei giovani chiusi in una stanza sotto una pioggia di messaggi sia negli anziani emarginati dalle nuove tecnologie, che si trovano ad affrontare tutti una paradossale solitudine. È tempo di tornare all'unicità dell'uomo e a quella «stringa di parole che la ragione infila nella collana della storia».
Guglielmo Giannini e Umberto Bossi, Achille Lauro e Antonio Di Pietro, le campagne di Almirante per la pena di morte e le esternazioni di Cossiga, la rivolta di Reggio Calabria e gli show televisivi di Berlusconi, i referendum radicali contro il finanziamento pubblico dei partiti e i girotondi capeggiati da Nanni Moretti, per finire - momentaneamente - con Beppe Grillo ossessionato dagli zombie e dal "tutti a casa": che cosa accomuna eventi e personaggi così disparati? In varia misura discendono tutti dal populismo, che in Italia ha avuto radici profonde e, dopo aver conosciuto l'apogeo in epoca fascista, si è continuamente ripresentato nel dopoguerra sotto svariate spoglie. Un libro per capire come quella che era considerata una pericolosa patologia possa diventare una componente connaturata ai dei regimi democratici.
C’è una espressione della spiritualità russa che indica i «folli di Dio»: lo jurodivyj è il portatore di una sapienza che può abitare solo nella «stoltezza» (1 Cor 1,27), che suscita inquietudine e allarme. Il fenomeno dei «folli di Dio» non ha molti emuli nella tradizione occidentale, costruita attorno a paradigmi di santità molto diversi. Il volume raccoglie alcune di queste figure italiane di «folli di Dio», che, conquistati dal Vangelo, hanno imboccato una via di autoriforma.
Dall’Introduzione di Alberto Melloni.
Codificate sulla base della Scrittura e divulgate attraverso una pluralità di testi e immagini, le opere di misericordia fornirono a istituzioni e città un riferimento fondamentale nell’individuare bisogni primari e interventi esemplari della carità pubblica. I saggi raccolti in questo volume si interrogano sulla trasformazione delle politiche di misericordia tra medieovo e prima età moderna. Grazie a un approccio multidisciplinare, il volume indaga come la misericordia venne declinata quale virtù politica, tesa a rendere meno feroce la società, mitigando il vivere comune in nome dell’ideale evangelico. La riflessione teologica e la retorica della carità servirono – non senza ambiguità – a catalizzare energie, a elaborare progetti sociali, a rendere riconoscibili e credibili antiche e recenti istituzioni, a sostenere politiche di soccorso e, anche, di controllo e disciplinamento. In nome della medesima carità si poteva infatti sia elargire un aiuto generalizzato, sia attuare un’attenta selezione, basata sull’idea che l’assistenza era un diritto riservato ad alcuni ma precluso a molti, giudicati indesiderati, pericolosi e viziosi.
Il libro ci accompagna alla scoperta delle emozioni: ne conosceremo le origini, le basi neurali, capiremo le ragioni della loro pervasività e del loro inestricabile intreccio con il nostro corpo. Vedremo come riconoscere le emozioni altrui sia un fenomeno esso stesso emozionale, e perché non esistano stati emozionali al netto della dimensione espressiva e comunicativa; perché le nostre azioni, le nostre decisioni e i nostri ricordi hanno sempre una connotazione emozionale. Perché, insomma, il nostro pensiero è «fatto di emozioni».
A settant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione, ecco un'opera che fa il punto sulle figure dei tredici presidenti della nostra Repubblica e sulle funzioni presidenziali nella storia italiana, dalle settimane della presidenza provvisoria di Alcide De Gasperi fino al giuramento di Sergio Mattarella. Il volume si compone di due parti simmetriche: la prima parte offre un profilo biografico di ciascun presidente e una disamina del suo mandato presidenziale e delle caratteristiche che lo hanno contraddistinto. La seconda parte è invece centrata sui grandi snodi storico-politici legati alla funzione e all'analisi del funzionamento della presidenza, settennato per settennato. Rigoroso nei contenuti storici di prima mano e accessibile nel linguaggio, il volume intende mettere a disposizione dei lettori utili strumenti per comprendere la storia e il funzionamento dell'istituzione che sta al vertice della nostra democrazia.
Che cosa significa essere ebrei? Nel rispondere a questa domanda il volume ricostruisce la storia del popolo ebraico, della sua religione e della sua cultura. Una vicenda iniziata 2000 anni prima della nascita di Cristo con l'insediamento di una tribù semitica nella terra di Canaan. L'esperienza dell'esilio, la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei romani, la diaspora, l'Olocausto, le sfide attuali: momenti fondamentali di un percorso che gli autori seguono con acume ed empatia, organizzando il racconto sul doppio registro degli eventi storici e delle correnti di pensiero teologico e filosofico mettendoci così in contatto con una delle tradizioni culturali che più hanno impregnato la nostra civiltà.
Abbiamo adorato dèi antropomorfi e fatto per millenni degli animali l'oggetto del nostro culto. Eppure la forza cosmogonica più importante sul nostro pianeta sono le piante: sono loro le nostre ultime divinità. Sono loro ad aver prodotto il mondo così come lo conosciamo e lo abitiamo. Sono loro a mantenerlo in vita. Attraverso la fotosintesi, hanno permesso di cambiare lo statuto della materia che ricopre la crosta terrestre, trasformandola in centro di accumulazione dell'energia solare. E soprattutto hanno trasformato irreversibilmente la nostra atmosfera. Non illudiamoci: lungi dall'essere un elemento qualunque del paesaggio terrestre, le piante cesellano e scolpiscono incessantemente il volto del nostro mondo.
Tra il 1926 e il 1943 l'Italia è disseminata di luoghi di confino: isole, da cui fuggire è più difficile, ma anche borghi arroccati e sperduti nell'Abruzzo-Molise e nel Sud, dove il regime fascista invia gli oppositori e successivamente anche gli ebrei. Luoghi desolati, abitati da contadini spesso analfabeti, stupefatti all'arrivo di gente ammanettata come delinquenti.Oggi le isole di Ponza, Ventatene, Lipari, Lampedusa, e le Tremiti, così come i paesini di montagna, sono mete turistiche in cui nulla sembra evocare quel doloroso passato. Eppure, sulla ricostruzione politica e sulla vita morale del nostro paese nel dopoguerra quelle esperienze di confino hanno contato molto. Uomini e donne di estrazione borghese si erano accostati a un mondo umile ma autentico, mentre la popolazione locale aveva potuto incontrare persone alle quali il privilegio non aveva impedito uno sguardo partecipe e perfino affettuoso, come quello di Carlo Levi.
Che cos'è la giustizia sociale? Quali sono i suoi scopi? Un'equa distribuzione? La promozione dell'eguaglianza e del riconoscimento reciproco? Le risposte a tali interrogativi cruciali si organizzano oggi intorno a due filoni principali. Se per l'approccio socio-relazionale è centrale l'eguaglianza intesa nel senso delle relazioni tra persone, l'egualitarismo della sorte sviluppa una concezione di giustizia sociale come giustizia distributiva, integrando la preoccupazione per l'eguaglianza con la considerazione della responsabilità individuale. Attraverso un'attenta analisi dei due approcci, l'autrice approda a una nuova prospettiva basata sul rispetto, una nozione che - correttamente intesa - può davvero promuovere la giustizia, dandole forma nelle concrete pratiche sociali e istituzionali.