Il testo biblico non affronta il problema del male come una realtà in sé per la quale individuare una soluzione, almeno in modo chiaro e distinto, come si vorrebbe talvolta; ma neanche si limita adefinire il male come un mistero per rinchiuderlo in qualche angolo del conoscibile umano il cui accesso è riservato a pochi eletti. Più che presentare una soluzione alla questione del male la Bibbia offre un itinerario che aiuti l'essere umano a rapportarsi con tale realtà che, se pur anch'essa finita e limitata, è costantemente presente nell'esperienza umana. Questo libro aiuta a percorrere le strade del male mostrandone i limiti e l'appartenenza al mondo creaturale. Ma anche come il male e il bene si riconducono alla libertà, arma potente nelle mani dell'umanità.
Lo stupore è un'emozione piccola, non è travolgente, eppure può donare grande gioia alla vita delle persone. Purtroppo è tra le più dimenticate del nostro tempo, in cui tutto va di fretta e toglie la pazienza di sorprendersi. Le pagine di questo libro accompagneranno i piccoli lettori a cogliere la meraviglia per ciò che li circonda, con l'umiltà di chi non vuole possedere, ma custodire. In appendice parole su stupore e ammirazione prese dall'Antico e dal Nuovo Testamento. Età di lettura: da 6 anni.
Un piccolo libro per conoscere il mistero della messa, per partecipare attivamente alla celebrazione dell'eucaristia e prepararsi all'incontro con Gesù.
Gli studi raccolti in questo volume si pre ggono di fare sintesi teologica e pastorale sul senso e l’esercizio di questo sacramento nella vita della Chiesa oggi per dialogare col mondo e con le problematiche attuali. I presbiteri, infatti, sono chiamati ad amare la chiesa “con cuore pasto- rale”, come scriveva Paolo VI nell’Allocuzione all’apertura del quarto periodo conciliare, perché solo l’Amore è credibile e solo l’Amore dà senso al nostro esistere. La Chiesa non può non “usare la medicina della misericordia, invece di abbracciare le armi del rigore”, perché è “madre amore
volissima, benigna, paziente”.
L'autore ricostruisce la vicenda dei primi cinquant'anni del movimento pentecostale in Italia dall'arrivo dei primi italiani, migranti di ritorno dagli Stati Uniti, fino alle durissime persecuzioni patite dai pentecostali durante il fascismo anche a causa della famigerata circolare Buffarini Guidi che segnò una sistematica e violenta discriminazione. Gli effetti di quella circolare ministeriale si protrassero incredibilmente anche nel primo decennio della Repubblica italiana, dimostrando di essere più forti degli stessi diritti sanciti dalla Costituzione. Una vicenda grave e dolorosa nella quale emergono storie e figure di una resistenza religiosa esemplare che affronta aggressioni fisiche, arresti, carcerazioni e confino senza perdere la fede in una possibile e desiderata convivenza pacifica. Con una prefazione di Walter J. Hollenweger, professore di Teologia nell'Università di Birmingham.
Lia Cerrito, Missionaria del Vangelo, ha incarnato il carisma vocazionale dell'Istituto ed è stata una donna ed una testimone dalla proteiforme attività, piena di idee, di progetti da realizzare e di tanti realizzati, ricca di fantasia, capace di sognare ma al tempo stesso di essere straordinariamente aderente alla vita di ogni giorno, calata del tutto nel mondo, pur non appartenendo al mondo. Le sue giornate erano intense, materialmente e spiritualmente, come stanno a testimoniare i suoi scritti editi ed inediti, le sue agende, i suoi appunti. Lia Cerrito ha espresso in pieno nella Chiesa del XX secolo il "genio femminile": lo aveva come dono, così come aveva come dono la "cultura del progetto", quel guardare sempre avanti con ottimismo, nonostante le tante difficoltà oggettive che ogni progetto si portava dietro, perché continuamente proiettata sul mistero Pasquale. Era al contempo una donna semplice, affascinata dal messaggio di Francesco d'Assisi, conquistata dalla "povertà evangelica" su cui tornerà molto spesso nei suoi scritti come riflessione personale e come riflessione da donare agli altri. Qui si presentano sinteticamente le vicende di una consacrata che ha vissuto nel secolo la sua esperienza vocazionale e che ha fatto della Parola il suo centro assoluto e indiscusso.
La povertà, con le molteplici forme di sottosviluppo ad essa collegate, è uno dei "segni dei tempi" più eclatanti della nostra epoca. Essa coinvolge non solo intere popolazioni di paesi che soffrono un sottosviluppo endemico, ma anche vasti settori delle popolazioni dei paesi ricchi e tecnologicamente più avanzati. Diverse campagne di lotta alla povertà su scala mondiale sono miseramente naufragate. Inoltre, si è rafforzata la dottrina che povertà e poveri siano un "danno collaterale" inevitabile se si vuole perseguire il progresso dell'umanità. Se nel passato la teologia ha proposto una sua lettura della povertà, oggi è necessariamente coinvolta nell'analisi della povertà e nella lotta per il suo superamento. Ma come si può parlare della povertà, in prospettiva teologica, come "segno dei tempi", vedere in essa un "luogo teologico"? Come può essere una fonte di conoscenza per la riflessione teologica, di concerto con gli altri luoghi teologici? L'attenzione (la "scelta preferenziale") ai poveri non è più solo una virtù individuale, ma deve essere coscienza di chiesa. Di più, l'auspicio programmatico del neoeletto vescovo di Roma, Francesco, «come vorrei una chiesa povera e dei poveri», spinge a domandarsi se il "dei poveri" sia una nota puramente congiunturale o non invece una nota costitutiva della chiesa.
Il discernimento è riproposto nell’attuale cammino ecclesiale come dinamica necessaria dell’esistenza credente e metodo nella prassi pastorale. Si pensi alle Assemblee sinodali sulla famiglia e sui giovani; al Magistero di papa Francesco. Tuttavia, sebbene già dal Vaticano II sia auspicato un ritorno all’esercizio della coscienza personale ed ecclesiale, permangono riserve circa l’autonomia morale, quale costitutivo dell’agire etico. Di conseguenza appare il pericolo di una fallacia: in linea teorica si riconosce la possibilità razionale dell’uomo, ma sotto il profilo morale ci si limita a valutare la correttezza di un’azione dalla giustezza del procedimento e dalla conformità alle norme. Riflettere sull’agire intenzionale, dunque, colloca la riflessione sugli atti umani tra l’ordine morale, la serietà del capire/decidere in coscienza e il ruolo di Dio in questo impegno di responsabilità. È chiamata in causa l’identità stessa del discernimento, che rischia di ridursi a espediente sofistico per dilazionare situazioni complesse o per differire decisioni spigolose. Discernere è attraversare la decisione per giungere alla scelta; si tratta di un presupposto e non di un correlato. Nel testo si analizzano diverse prospettive argomentative con il supporto di J. M. Aubert ed E. Chiavacci e di altri teologi post-conciliari. L’enciclica Veritatis splendor afferma che «la legge di Dio non attenua né tanto meno elimina la libertà dell’uomo, al contrario la garantisce e la promuove» (n. 35), la vera autonomia è dono creazionale ed effetto della redenzione. L’uomo, pertanto, è creato capace di partecipare alla sapienza divina e in questa relazione, razionale e storica, è abilitata la sua creatività nel mondo.
L'adorazione eucaristica non è altro che l'adorazione di Gesù, una forma di preghiera con cui si esprime l'amore verso il Signore e la gratitudine per ogni suo dono. Nasce dal bisogno di essere vicini a Gesù, vivo e vero, anche fuori dalla messa. Età di lettura: da 7 anni.