Muovendo dalla constatazione che l'esistenza umana accusa spesso un calo d'intensità, don Tonino ci esorta a danzare la vita con il cuore giovane. Ma come fare? Invoca il Signore: "Accendi nel nostro cuore il fuoco della festa". Indica alcuni testimoni di Cristo nel mondo contemporaneo e sintetizza il loro messaggio: "Se nella vita entra la dimensione del dono e dell'impegno, l'esistenza diventa una gioia". Propone la metafora della valigia: "La vita è all'opposto: se la riempi, diventa leggera; se la lasci vuota, diventa pesante. E porge l'augurio: "Amiamo la gente, facciamoci carico delle sofferenze altrui, contempliamo il volto degli altri". Una ricetta di felicità per i giovani di ogni età.
La necessità di riproporre all'uomo d'oggi la "novitas christiana", presuppone la disponibilità a ripartire per le strade del mondo con un equipaggiamento essenziale, limitato al bastone del pellegrino, segno di transumanza, e alla bisaccia del cercatore, scrigno pronto ad accogliere i valori altrui. Nella bisaccia, il carico leggero di cinque simboli quasi senza peso: un ciottolo del lago, un ciuffo d'erba del monte, un frustolo di pane, una scheggia della croce, un calcinaccio del sepolcro vuoto. Allegorie dell'accoglienza nel quotidiano, dell'altezza utopica delle beatitudini, dell'impegno concreto nell'affrontare le grandi sfide contemporanee, della disponibilità a perdersi per la vita del mondo, della speranza teologale che rende indomiti e presenti. Una chiamata per i giovani e per chi intende testimoniare la fede giovane.
Dopo l'avvio della causa di beatificazione, proliferano le testimonianze sulla figura di don Tonino Bello. Anche mons. Vincenzo Pellegrini, primo fra i parroci nominati da don Tonino in diocesi di Molfetta, spigola tra i ricordi: dal primo incontro con il vescovo salentino, alla sua ansia di rinnovamento pastorale; dall'amore per l'Eucaristia, alla profetica destinazione dei beni diocesani. In poche pagine, un'immagine efficace del vescovo santo, corredata da fotografie inedite e da una preziosa appendice documentaria.
Carl Simonton – oncologo, radiologo e pioniere dell’attuale psiconcologia – già negli anni settanta, con il suo team, aveva scoperto la connessione tra fattori psicoemotivi e salute. Da allora egli ha messo a punto e proposto il suo metodo a migliaia di pazienti e ai loro familiari fino alla sua morte, nel 2009. Oggi il metodo Simonton viene utilizzato in alcuni dei più prestigiosi istituti di cura oncologici internazionali ed europei e si sta diffondendo ovunque, vista la sua efficacia nel diminuire lo stress e, quindi, nel rafforzare il sistema immunitario.
Cornelia Kaspar, stretta collaboratrice di Simonton, presenta qui questa pratica straordinaria e ne integra nuovi e recenti sviluppi.
I racconti di chi è passato attraverso l’esperienza della malattia e il metodo illustrato con ricchezza di consigli pratici, esercizi e visualizzazioni, aiutano chi è affetto da patologie gravi a mobilitare le capacità innate di guarigione del nostro corpo e a nutrire la speranza. Essi mostrano a familiari e amici dei malati come affrontare le loro stesse paure e dare il giusto sostegno ai loro cari; insegnano a tutti noi a percorrere la strada della salute prima che la malattia si presenti.
Il volume è un prezioso contributo di riflessione sui tema del dolore umano attraverso la persona e la vita di Antonio Bello. L'autore, che ha già studiato questo grande e amato figlio della Puglia sotto vari aspetti, ora ce lo fa conoscere come "maestro da una cattedra scomoda", interessandosi al rapporto tra don Tonino e la sofferenza da un punto di vista spirituale. Come uomo e come vescovo, don Tonino ha amato i malati ed è stato colpito egli stesso da una grave malattia che lo ha portato alla morte in giovane età. La ricerca tratteggia il cammino del vescovo alessanese nell'esperienza della sofferenza, dalla preparazione remota vissuta nell'amore preferenziale per "i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi", ai frutti del dolore, offrendo anche un breviario spirituale per il tempo dell'infermità.
I beni culturali e la "tutela": un patrimonio di arte, storia, paesaggi tra i più importanti della storia e il bisogno di tutelare, salvaguardare e far conoscere questo patrimonio. II convegno organizzato dall'Accademia del Notariato del quale in questo libro vengono proposte le relazioni, mette in luce non la storia dei beni culturali, bensì ciò che in essa cerca di resistere al mutamento. Da un lato è messa in luce la ricerca di beni dotati di intima coerenza, dall'altro si evidenzia la loro storia e il bisogno di tutela da contrapporre al moderno "smarrimento" degli operatori stessi costretti ad agire all'interno del disordinato dibattito in corso. In tale quadro questo convegno fa emergere il ruolo "civile" del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico che caratterizza il territorio italiano. Ed appare, allora, un ruolo "civile" che si colloca tra la salvaguardia della memoria e il nuovo, con un invito al "recupero" di una rappresentatività tesa a valorizzare il "grande museo" costituito dalla città storica, dai suoi valori, dalle emergenze paesaggistiche. Gran parte degli interventi di questo volume mostra come ogni "bene culturale" tenta di resistere dentro la sua origine e tutti i relatori evitano l'apologia del presente e cercano di fare storie accordando alle azioni di "tutela" i medesimi diritti delle resistenze, dei ritardi, delle tante trascuratezze.
"In 'D'amore e d'ombra' ci troviamo di fronte a poesie dell'anima. L'artista diventa figlio di Icaro, consapevole delle sue ali di pece, 'dei segreti e delle illusioni del volo'. 'Ebbrezza' diventa la parola chiave. Ebbrezza si contrappone a un paesaggio di nebbie, a un cuore "di ghiaccio"; diventa fuga consapevole, esaltazione necessaria per continuare a sperare, per approssimarsi a una felicità che si fa fugace ma che si vuole assaporare fino in fondo. Una poesia, quella di Russo, lontana sia da sperimentalismi e sterili astrazioni che dalle tentazioni della dimensione edonistica di un certo postmoderno, riverso in una continua dispersione dei fatti e nella negazione di un centro. L'Autore mette in atto una forma di resistenza contro le nostre ne-vrosi, attraverso l'esercizio di una lingua classica e suggestiva che si fa custode di un forte io poetico. Le immagini e i suoni che evoca sono, come nei quadri di Hopper, raggi di luce che attraversano una camera vuota".
La testimonianza di Anna è simile a quella di tanti adolescenti che hanno vissuto il "miracolo don Tonino". Il vescovo ha saputo aprire una breccia profonda nel loro animo, orientandone le scelte e lo stile di vita. Oggi quei giovani sono uomini e donne che custodiscono l'eredità attinta dall'esperienza umana e di fede del grande formatore. Il segreto della sua capacità d'incidere nella sensibilità adolescenziale è nel racconto di Anna, scaturito dalle pagine del diario personale in cui, a suo tempo, ha annotato con scrupolo ogni situazione ed emozione vissuta nell'incontro con il suo "migliore amico".